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Autore: Dragasi    11/01/2014    12 recensioni
Non fermarsi mai davanti agli ostacoli, ma continuare a procedere imperterriti, questo ho imparato sotto la sua guida. [...] Non mi fermerò finché non me lo dirà lui.
Questa OS è una raccolta dei miei pensieri riguardo al cambiamento che ho avuto grazie al mio sport e a una persona in particolare
Genere: Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa si fa quando una persona non ha la minima fiducia in sé stessa?
Quando a ogni più piccolo errore si demoralizza e pensa di non farcela?
Le alternative sono poche, due per essere precisi. La prima è semplicemente lasciarsi cadere e non rialzarsi.
La seconda è imparare a lottare e a non arrendersi mai, perché "la cosa più importante nella vita non è il trionfo,ma la lotta. La cosa essenziale non è conquistare, ma battersi con onore".
Per riuscire a imparare a lottare bisogna avere qualcuno che te lo insegni, qualcuno che ti aiuti a rialzarti, qualcuno che a ogni errore ti ripeta che puoi farcela.
Credo che pochi abbiano la fortuna di incontrare una persona del genere, e io ho avuto questa fortuna.
La prima volta che vidi quella persona pensai "ma chi è quel deficiente?", non mi sono mai sbagliata tanto in vita mia.
Adesso devo sperare che tale persona non legga queste righe, altrimenti sono morta, molto morta.
Non arrendersi mai, questo è diventato il mio motto da quando ho incontrato quella persona. Tirarsi sempre su, spingersi oltre i propri limiti, questo è quello che mi ha insegnato. Non fermarsi mai davanti agli ostacoli, ma continuare a procedere imperterriti, questo ho imparato sotto la sua guida.
"Io non sarò gentile con te" e so che non lo sarà per davvero. È un uomo di parola, se l'ha detto vuol dire che lo farà.
 
Lo guardo un secondo negli occhi, mi sorride. Inizio a tirare pugni e calci al massimo della mia forza. "Mi devi spostare! Sono troppo vicino per tirarmi un calcio!" provo ad allontanarlo con i pugni, ma faccio fatica. Continuo a tirare pugni e calci senza fermarmi e sento lui che mi incita.
 
"Devi arrivare a baciare il pavimento con i piegamenti" guardo lui, poi guardo il pavimento che mi sembra distante chilometri. Chiudo un istante gli occhi e quando li riapro inizio a scendere. Arrivo a metà strada e mi cedono le braccia, lui non mi dice niente, non mi ha visto. Mi metto di nuovo in posizione e riprovo. Non mi fermerò finché non me lo dirà lui.


"Bisogna dire che Vitto è la ragazza più cazzuta della palestra" sorrido tra l'imbarazzo e l'orgoglio. È fiero di me, o almeno così mi sembra da quella frase. 


"Dai Vitto più giù! Devi arrivare alla mia mano" sforzo le braccia, mi spingo più in basso, ma l'unico risultato che ottengo è quello di perdere la presa sulle braccia dei miei compagni. Mi prende al volo e dico:- Grazie Maestro -. Non dice niente e io riprendo l'esercizio.


"Ci sei?" annuisco tenendo il colpitore davanti a me. Arriva il suo calcio e io per poco non cado e intanto almeno tre metri indietro me li faccio.
Non ero pronta. Mi richiede se sono pronta e annuisco di nuovo. Questa volta faccio un solo metro all'indietro.


"Dai Vitto, resisti!" ho la faccia rossa, non ce la faccio più, ma non posso fermarmi. 
"Ce la puoi fare" lo guardo, annuisco e riprendo con ancora più energia di prima.


"Calmati Vitto" giorno dell'esame, è lui a chiamarmi per valutarmi, ho paura, paura di non farcela. Lui mi ripete di calmarmi. Ci provo, ma è difficile.
"Vitto lo sai fare, mettici più grinta" ha ragione. Lo so fare. L'ho fatto tutto l'anno.
Finisco la sequenza. Sono ancora agitata, ma non importa, ho finito.


"L'importante è non prendersela se non si è superato l'esame" 
Ho un tuffo al cuore. Sono in macchina con lui. Ho come l'impressione che quelle parole le abbia dette solo per me, perché sa già che io non l'ho superato. Le ha dette solo per farmi abituare all'idea.


Consegna dei gradi, chiamano il mio nome. Non ci posso credere, l'ho superato, ce l'ho fatta. 
Saluto il Maestro e mentalmente lo ringrazio, saluto la Maestra e poi il grado. Stringo la mano ai Maestri e poi torno al mio posto. Ce l'ho fatta, ma solo grazie a lui che mi ha insegnato a lottare.
   
 
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