~Perduta per sempre
Ore 9.30, classe, fessura di un banco
Ciao. Per adesso non posso dirti molto altro. Voglio dire, non sai nemmeno chi sono. Forse lo scoprirai un giorno, ma non lo so. Se mi hai mai vista? Certo che si. Ma non ti dico dove, altrimenti che divertimento ci sarebbe? Ti chiederai perché ti ho scritto, forse. Ti ho scritto perché ti odio. Ti ho scritto perché ti amo. Ti ho scritto perché ogni giorno cerco di capire inutilmente cosa stai pensando, e ogni giorno fallisco nella mia impresa. Ti parlo un po’ di me. Credo di essere piuttosto simpatica, e anche abbastanza carina. Non trovo altri aspetti positivi. Sono orgogliosa. Sono egoista. Sono gelosa. Sono anche stronza. Tuttavia riesco ad amarti. Ti odio anche, ma questo è secondario. Dopotutto, odiare è solo un altro modo di amare. Probabilmente non mi risponderai, lo so. Però dovevo scriverti, almeno una volta. Osservare se mentre leggerai una scintilla di curiosità ti brillerà negli occhi, e magari anche se il tuo pensiero correrà a me. Be’, diciamo che non correrà mai, ma io mi accontento del fatto che mi sfiori soltanto, per un millesimo di secondo. Adesso basta con i discorsi filosofici e sdolcinati, passiamo alle cose serie. Se vorrai rispondere, nascondi la tua lettera nella fessura dell’albero più a sinistra del parco, io la troverò. Almeno spero. Ciao, 8. P.S. ti chiamo 8 perché credo che sia indifferente come ti chiamo. Però l’8 è un bel numero, se si distende diventa infinito.Ore 18.00, parco, albero più a sinistra
Due uomini potano l’albero alla luce del sole che sta calando. Mancano pochi minuti e finalmente potranno tornare a casa, dalle loro famiglie. Si sente solo il rumore delle automobili che passano lungo la strada vicina. Passa un treno. Sopra il rumore si sente la voce di uno degli uomini: < Qua abbiamo finito finalmente >. L’altro sorride soddisfatto. Osserva il lavoro svolto e l’occhio gli cade su di un piccolissimo triangolo bianco, che spunta timido dalla corteccia scura. L’uomo si avvicina, afferra il lembo bianco e tira dolcemente. Da una fessura celata dalle ombre del crepuscolo inizia a uscire un foglio bianco, piegato in due. L’uomo fa per aprirlo, quando la mano dell’altro prende la lettera, la appallottola e la lancia nel cestino più vicino. < Canestro! > esulta. Ridono entrambi, e si dirigono verso le proprie case, dimenticando in fretta la cartaccia biancastra incastrata malamente nella fessura di un vecchio albero.Giorno seguente, ore 7.00, parco
Uno spazzino solitario svuota i cestini uno ad uno, per poi portare al cassonetto sulla via principale i rifiuti, che verranno a loro volta portati alla discarica. Lo spazzino svuota l’ultimo cestino, ignorando il suo contenuto, ignorando che in quel cestino c’è la risposta misteriosa ad una misteriosa lettera d’amore, ignorando che quella risposta sarà perduta per sempre.