Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosmary    14/01/2014    4 recensioni
Raccolta di sette drabbles, ognuna di cento parole, dedicata ad alcuni membri della famiglia Black.
In fondo, 'e nonostante tutto', sono stati Black alla stessa maniera: superbi, orgogliosi e destinati al distinguersi dalla massa intera.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphard Black, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black, Sorelle Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling;
la raccolta è scritta senza alcuno scopo di lucro.




Erano Black




I. “Mi s’affacciano mille idee: scelgo, rigetto, poi torno a scegliere.” di Ugo Foscolo - Andromeda Black


Eri allo specchio, l’aggeggio infernale che ti mostrava ciò ch’eri costretta a essere, e inorridivi, nonostante fossi bella con i tuoi capelli neri raccolti e l’abito d’ottima fattura, cucito e pensato esclusivamente per te.

Lo strappasti.

Furiosa, lacerasti quella stoffa pregiata e sciogliesi le fila brune incatenate da inutili monili. Ti s’affacciavano sempre mille idee in quei momenti: tu sceglievi, rigettavi, poi tornavi a scegliere. I pensieri vorticavano attorno a un unico concetto: fuggire, fuggire dalla tua casa, dal tuo destino, dal tuo nome. Ma ogni volta ch’eri pronta a scegliere, rigettavi ancora. Ribellarsi e correre via era maledettamente difficile.



II. “Siano maledetti i tuoi occhi, che mi hanno stregato e tagliato in due.” di William Shakespeare - Cedrella Black


“Weasley?”

“Septimus.”

Non raccogliesti l’implicito invito. Lui non poteva essere Septimus, a te non era concesso che lo fosse. Poteva essere Weasley, soltanto Weasley.

Ma qualcosa andò storto: i tuoi buoni propositi fallirono.

Trascorsero appena cinque mesi e quel diciassettenne della Casa Grifondoro, non solo divenne Septimus, divenne tuo. T’aveva soggiogata coi modi irriverenti e anticonformistici, coi capelli troppo rossi e cogli occhi troppo chiari, occhi furbi e vivi, di chi, la vita, l’aveva tutta dinanzi e l’aveva da vivere, senza imposizioni alcune. Furono quegli occhi maledetti a conquistarti: t’avevano stregata, facendo a pezzi la tua educazione da perfetta Black.



III. “Chi non ride mai, non è una persona seria.” di Chopin - Alphard Black


“Sudiciume, spazzatura, umanità infetta!” inveisti contro i ritratti dei tuoi antenati, ch’impallidirono sdegnati agli epiteti. La verità? Ne avevi abbastanza. Abbastanza di morti ingiuste, di ragazzini tramutati in assassini, di dolore… Ne avevi abbastanza del sangue che t’era nelle vene. Sangue puro! Ah! Quante sciocchezze! Il sangue è sangue e anche il tuo, di lì a poco, avrebbe smesso di fluire. Neanche avresti saputo dire quando decidesti d’intestare ogni tuo Zellino a ‘Sirius il rinnegato’, riuscendo persino a ridere di gusto dopo anni di grigiore. “Chi non ride mai, non è una persona seria, e noi Black siamo persone serie!”



IV. “Che razza di gente è quella il cui animo è tutto assorbito dal cerimoniale.” di J.W. Goethe - Sirius Black


Sciocchi.

Ipocriti.

Malvagi.

Sporchi.

Non riusciva a formulare altro la tua mente, mentre eri lì, seduto con mal grazia al tavolo da pranzo, in attesa che si consumasse il rituale banchetto di famiglia; per l’occasione c’erano persino gli zii e la ‘cara’ Bellatrix.
Quindici anni avevi e li detestavi già tutti… anzi, li odiavi, e di loro odiavi ogni particolare: la postura troppo dritta, i discorsi troppo oculati, persino gli sguardi troppo bene indirizzati. Che razza di gente è quella il cui animo è tutto assorbito dal cerimoniale? pensavi. Che razza è? Non la tua, di questo, ne eri certo.



V. “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.” tratta da The Butterfly Effect - Regulus Black


Qualcosa stava per crepare l’equilibrio del mondo che conoscevi e il sapere d’essere stato tu a provocare quella minuscola frattura, che con un po’ di buona sorte sarebbe poi divenuta gigantesca, ti inorgoglì come nulla prima d’allora.
Furono fugaci istanti, ma quando stringesti il medaglione di Serpeverde tra le dita tremanti, capisti che quel pezzo di metallo fosse simile a un battito d’ali di farfalla: pochi secondi, uno svolazzare incerto e da qualche parte, forse proprio nell’altra parte del mondo, una forza simile a un uragano si sarebbe scatenata.
Il devastante uragano era Lui. Tu eri l’apparente innocuo battito d’ali.



VI. “Quello che un uomo può e quello che un uomo non può.” tratta da La Maledizione della Prima Luna - Narcissa Black


Esistono regole semplicissime a questo mondo, ad esempio, c’è la regola assoluta secondo la quale vi sono cose concesse all’uomo e cose a egli non concesse. L’uomo può e l’uomo non può fare, dire, pensare… Ma, in generale, l’uomo in quanto essere pensante e autonomo può scegliere.
Tu, Narcissa, non avevi mai veramente scelto nell’arco della tua vita, t’eri contentata di ciò che t’avevano istruita a fare, dire, pensare, e andava bene così. Una notte, ‘la notte’, ti fu imposto di scegliere tra l’essere madre e l’essere serva. E tu scegliesti e scegliesti d’essere madre pronunciando una sola parola: ‘morto’.



VII. “Nell'angolo più remoto della mia anima, io esistevo ancora e credevo nei sogni.” di Paulo Coelho - Bellatrix Black


Freddo.

Terrore.

Freddo.

Angoscia.

Freddo.

Rabbia.

Freddo.

Il freddo di Azkaban era tutto ciò che ricordavi di quell’inferno in cui t’avevano scaraventata a forza. Non raccontasti mai a nessuno, vivo o morto che fosse, quanti brividi percorsero la tua pelle, quanto infidi e spietati furono i tuoi incubi. Eppure, in un remoto angolo dell’anima tua, ancora esistevi e ancora credevi nei sogni.
E sognavi, sognavi di mura ch’esplodevano, di libertà rubate e di Lui di nuovo con te. Erano solo sogni, solo ‘speranze’ – una parola che detestavi –, ma che ti permisero di restare viva e di esistere, nonostante tutto.








 
NdA: per ogni drabble c'è un prompt diverso, tutti presi in prestito dal mio contest! Ogni drabble conta 100 parole. Cedrella Black è la madre di Arthur Weasley. Alphard Black è lo zio di Sirius, nipote a cui ha lasciato tutta la sua eredità, venendo così rinnegato.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rosmary