Allynchannel
trasmette, ancora lacrimante per il cap 661 di
Naruto...(non facciamo spoiler).
Perdonatemi per
il ritardo, torno con il capitolo diciotto,
un po’ strano, abbiamo l’inserimento di un pg
cattivo XD <3 muhahaha
malvagissima.
I prossimi
capitoli saranno più movimentati, anche come
pallini rossi <3 e poi Naruto finalmente mollerà
Hinata...ahahhah <3 sì,
ve lo spoilero...dov’è il problema? Direte
voi...ecco, che ‘Suke caro ha conosciuto
l’uomo con cui non bisognerebbe mai fare un affare, un
accordo...XD
Io intanto vi
ringrazio infinitamente per le recensioni e per
seguirmi, spero ancora di sentirvi in commenti, pomodorate e urla
isteriche
<3
Baci, a chi
recensirà e a tutti i lettori silenziosi <3
Allyn
DICIOTTESIMA
REGOLA:
nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore.
Il sesso?
Complica solamente le cose, da secoli.
Se la
depressione, il rancore, il rimorso, l’odio, il dolore,
potevano essere raggruppati sotto un unico nome o sostantivo, quello
era “Sasuke Uchiha”.
O meglio, questo
fu quello che pensò Suigetsu quando rientrò
dalle vacanze.
“Oh,
culo d’oro, come hai passato il periodo di
libertà?” Gli
aveva chiesto scaraventando la valigia a terra con un tonfo e
raggiungendolo.
Sasuke non si
era mosso dal letto, era rimasto immobile,
rannicchiato sotto le coperte.
Hozuki per un
attimo aveva pensato dormisse, invece, quando
si era chinato per guardarlo in viso l’aveva scoperto sveglio.
“Allora,
ti sei divertito? Non credo, senza di me, come
avresti potuto? Abbiamo del sesso arretrato da recuperare!”
Aveva trillato
Suigetsu, ghignando.
Nessun calcio,
nessun insulto, niente di niente, Sasuke si
era stretto ancor più tra le lenzuola affondando il viso nel
cuscino,
privandogli la vista dei suoi occhi nerissimi.
Che fosse
malato? La carnagione era pallida, ma quella era
una consuetudine, perciò, tutto sommato, Suigetsu
pensò che no, Sasuke non era
ammalato, anche perché non tossiva, non starnutiva e non
vedeva in giro
fazzoletti o sciroppi.
“Oi,
‘Suke, perché non vieni a spaccarmi la
faccia?” Lo
provocò.
“Guarda
che prendo il tuo silenzio come un invito, eh? Poi se
ti trovi il mio coso piantato nel didietro non protestare” E
rise per poi
raggiungerlo sul letto. Ma Sasuke si voltò solamente,
offrendogli una perfetta
visuale della sua schiena.
Quello era il
momento in cui gli dava del depravato
ninfomane, qualcosa non tornava.
Si
sfilò le scarpe e lo raggiunse sotto le coperte, ancora
vestito, attendendo le sue grida, Sasuke odiava andare a letto con gli
abiti
con cui era uscito, figuriamoci ospitare sulle lenzuola un altro essere
umano
ancora avvolto in un paio di jeans logori e una felpa sdrucita.
No, niente,
nessuno scatto d’ira funesta.
Se non era
malato...allora...
“Quel
ragazzo biondo ti ha scaricato?”
Centro, cento
punti e in regalo una paperella di gomma
autografata da tutti i membri più cool della famiglia Uchiha.
Sasuke
scattò come in risposta ad uno stimolo elettrico,
Frankenstein
riportato alla vita in un unico colpo.
“Io e
quell’infame non siamo mai stati insieme, ficcatelo
bene in testa!” Aveva quasi gridato, poi si era alzato ed era
andato in bagno.
Prima di poter
sentire il getto della doccia ticchettare
sulle piastrelle, Suigetsu aveva potuto constatare quanto Sasuke fosse
dimagrito, nascosto sotto una maglietta troppo larga, trasandata e
macchiata di
cibo incrostato, sembrava più esile del solito.
Notò
che praticamente dormiva tutto il giorno, mangiava solo
a pranzo, qualcosa di rabberciato dal distributore nel corridoio,
niente di
sano o nutriente, come invece era solito fare; perché Sasuke
Uchiha era uno che
amava l’alimentazione corretta. Mens
sana
in corpore sano, aveva ripetuto per settimane sgranocchiando
mele, chino
sui suoi tomi; ora, invece, quel Sasuke sembrava aver lasciato spazio
ad un ameba
pallida e con i capelli neri in grado di mandare giù qualche
biscotto o una
merendina al cioccolato per pietà di uno stomaco che ogni
tanto richiedeva
cibo.
Suigetsu si
chiese a cosa fosse dovuto un tale e repentino
cambio di personalità, che i folletti Natalizi avessero
rapito il Sasuke
originale per sostituirlo con un essere rammollito e malato di sonno e
apatia?
No, non era
possibile, Uchiha era un tipo in grado di sterminare
Babbo Natale e il suo esercito di folletti senza sentirsi in colpa.
“Usciamo”
Gli disse una sera, stanco di provocarlo senza
ricever risposta, stanco del suo continuo dormire, aveva perfino smesso
di frequentare
le lezioni mattutine.
“Per
andare dove?” Gracchiò roco dal suo giaciglio di
coperte
e cuscini, con i capelli raccolti in una minuscola coda nera.
“Non
lo so, magari dove ci siamo conosciuti, romantico no?”
Propose Suigetsu ammiccante.
“Non
ci torno in quel posto e poi non ho la minima intenzione
di alzarmi”
“Sei
un vegetale Sasuke, dove sono finiti tutti i tuoi piani
di vendetta contro tuo fratello? Volevi studiare, no? Diventare
migliore di lui
in tutto, sicuramente a letto non apprenderai niente”
“Vi
immischiate, tutti quanti...sempre a farvi i cazzi miei,
sono stanco” Borbottò.
Suigestsu si
alzò e gli tirò via le coperte di dosso, Sasuke
si rannicchiò in risposta.
“Ti ha
piantato, e allora? E’ pieno di gente là
fuori” Disse
serio.
Non sapeva,
Suigestsu non riusciva a comprendere che per Sasuke
poteva esplodere tutto il mondo intero, non gli importava degli altri,
non
gliene sarebbe mai importato. L’universo era collassato su se
stesso, tutte le
regole, la gravità, la conservazione dell’energia,
era tutto fottuto, niente
aveva più senso. Naruto era arrivato, aveva incasinato il
suo mondo, la sua
logica, poi era andato via, lasciandolo con la coscienza, con i
ricordi, con la
consapevolezza che no, non si poteva tornare indietro, che le regole
erano
state infrante, che aveva fatto sesso con il suo migliore amico, che se
chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la sensazione del suo corpo
troppo
caldo, del suo piacere teso, bagnato, scavargli dentro fino in fondo
alle
viscere.
Non sarebbe
riuscito a cancellare quella sensazione, mai più.
Non sarebbero bastate cento docce a cacciar via la sensazione di quelle
labbra
carnose e belle.
Ma Suigestu
aveva ragione, lui era cresciuto con uno scopo,
doveva risollevarsi e continuare la sua vita, in nome della vendetta,
almeno.
“Sasuke,
se non ti alzi da quel letto e non ti vesti
decentemente giuro che ti scopo seduta stante!” Lo
minacciò.
Uchiha si
alzò, si sentiva atrofizzato, dolorante. Si
stiracchiò un po’, si lavò e si
vestì, si pettinò i capelli neri, evitando di
incrociare il proprio sguardo nello specchio, come se guardarsi gli
potesse
ricordargli chi in realtà si nascondeva dietro quella nuova
maschera.
Uchiha Sasuke
aveva il cuore spezzato, ma non l’avrebbe mai
ammesso, neppure a se stesso.
Suigetsu
guidò fino a un locale fuori mano, sembrava emozionato,
agghindato in un modo che al moro pareva raccapricciante, con quella
camicia
viola pallido e i jeans troppo stretti. Non fece che parlare per tutto
il
viaggio, sorseggiando una cola e decantando il suo amico barista.
“Perché
Juugo è uno figo, quando ci sono certe serate lo
chiamano sempre” Spiegò.
Parcheggiarono
su un marciapiede poco illuminato, con tanto
di insulti di Suigestu, quando il retro dell’auto
andò a sbattere contro un
cestino dell’immondizia.
Una volta nel
locale a Sasuke girò la testa, troppo rumore,
troppe luci, troppa gente.
Voleva
tornarsene a letto, dormire e non pensare, non
esistere.
Ma
l’altro lo trascinò vicino al bancone, dove
l’enorme tizio
dai capelli arancioni gli sorrise ammiccante.
“Ehi
Ju” Salutò Suigestsu.
“Chi
si vede” Rispose il ragazzone mixando due liquidi colorati
a del ghiaccio e della menta, per poi aggiungere al tutto una cannuccia
troppo
azzurra, che al moro ricordò inevitabilmente
cert’occhi che voleva dimenticare.
Sasuke pareva
stordito, si guardava intorno con l’aria
annebbiata e stanca di chi è stato chiuso in casa per troppi
giorni.
“Ti
ricordi della checca repressa di qualche tempo fa?” E
indicò il l’Uchiha
“Svampita,
più che repressa” Sorrise Juugo indicando Sasuke,
che si era raccolto in osservazione di una coppia di ragazzi poco
più in là.
Uno era moro e
pallido, sorrideva, sistemandosi gli occhiali
da vista sul naso, l’altro era biondo, abbronzato,
l’aria da surfista.
Sasuke
digrignò i denti, poi si morse il labbro inferiore,
con rabbia, fino a quando i due ragazzi non si baciarono, con dolcezza,
e gli
occhi di Sasuke divennero tristi.
“Juugo,
qualcosa di forte” Sospirò Suigetsu.
Il barista
annuì.
“Scaricato
da poco?” Chiese, come se preoccuparsi dei
problemi dei clienti fosse una specie di aggiunta dovuta al suo
mestiere.
“A
quanto pare...”
“Tu,
ragazzo depresso, offre la casa” Juugo lanciò un
cubetto
di ghiaccio contro il viso dell’Uchiha, distogliendolo dai
pensieri.
“Che
caz-“ Borbottò Sasuke, tornando per un attimo nel
personaggio.
“Ju ti
offre da bere, bellezza, ringrazia” Lo ammonì
Suigestu
con un ghigno.
“Non
ho bisogno di bere” Mollò lì, acido.
“Bevi”
Rispose l’altro, afferrando il bicchiere dalla mano
del barista e porgendo la brodaglia colorata a Sasuke, che
annusò spazientito.
“Cos’è,
alcol etilico alla fragola?” Sbottò, storcendo il
naso.
“No,
è il cocktail ripara cuori di Juugo”
Sghignazzò
l’Hozuki, lanciando un’occhiata ad un ragazzo
biondiccio dall’altra parte della
stanza.
“Ehi,
mentre affoghi i tuoi dispiaceri nell’alcol cerca di
non farti rimorchiare troppo” E se ne andò ridendo.
Sasuke era a
stomaco praticamente vuoto, bastarono un paio di
quegli intrugli colorati perché la testa cominciasse a
girargli e i suoni a
farsi confusi.
Tutto
però sembrò stranamente chiaro, nella sua testa.
Sapeva
cosa doveva fare, e cosa aveva rimandato in quell’ultima
settimana.
Doveva parlare
con Naruto.
Perché
non l’aveva fatto prima? Perché si era chiuso nel
silenzio della sua stanza, lasciando che l’ultimo contatto
tra loro rimanesse
quel pugno dato nel bagno dell’università? Ancora
percepiva la sensazione delle
nocche premere forte sulla sua guancia abbronzata.
Lo sapeva,
certo: perché era incazzato, e perché era deluso,
e perché era stato piantato il giorno dopo aver concesso a
quel cretino infame
del suo migliore amico di scoparlo, di scoparlo e di sussurrargli tutte
quelle
stronzate.
Ecco, aveva le
sue ragioni.
Si era stupito
di se stesso, del sonoro crack che gli aveva
riempito il petto dopo aver visto la rediviva coppia
Naruto&Hinataamorepertuttalavita, così era
corso in
camera, con il cuore a mille e un dolore che gli aveva fatto sospettare
un
infarto in corso.
Poi aveva dato
un pugno ad un libro, poi aveva pianto, poi
aveva bestemmiato, poi maledetto suo zio Madara, poi invidiato suo zio
Madara,
poi si era sentito un cretino, e allora aveva maledetto Naruto e aveva
pianto
ancora, aveva recuperato tutti i pianti evitati e mai sfogati in tutti
quegli
anni.
Poi aveva smesso
di sentire, si era addormentato, con il
dolore al fondoschiena che diminuiva, con la sensazione che tutto fosse
diventato da troppo colorato a troppo grigio.
“Dov’è
il tuo ragazzo con i capelli bianchi?” Chiese Sasuke,
con la voce instabile, guardando Juugo che gli serviva
l’ennesimo drink.
“Oh,
mettilo sul conto di Suigetsu” Aggiunse con un leggero
ghigno.
Il barista
sorrise poi si avvicinò al bordo del bancone per
rispondergli.
“All’ospedale,
è un tirocinante della facoltà di Medicina,
studia per specializzarsi in ortopedia, ha una fissa per le
ossa” Raccontò con
un sorriso amichevole.
“E
come vi siete conosciuti?”
“Kimimaro
era il mio migliore amico dall’infanzia”
Spiegò.
Sasuke
assottigliò lo sguardo e bevve dal suo bicchiere.
“L’unico
che mi ha sempre appoggiato in tutto, che mi ha
sempre capito...” Continuò sognante.
Sasuke
svuotò la sua bevuta, si era pentito di aver fatto
troppe domande, ancora una volta rimaneva delle sue idee, parlare
troppo
fruttava poco e con buona probabilità ti danneggiava pure.
Sospirò,
era il momento, lo voleva fare, sentiva che non si
sarebbe dato pace finchè la voce di Naruto non gli sarebbe
rimbombata nelle
orecchie.
Un po’
perché sentir Juugo parlare così beatamente del
suo
amore corrisposto lo mandava su tutte le furie, un po’
perché era il momento di
chiarire, di mettere le carte in tavola.
Afferrò
il cellulare e uscì dal locale, l’ultima cosa che
vide fu Suigetsu che ficcava la lingua in bocca ad un ragazzo.
Ci vedeva
doppio, o meglio non riusciva a mettere a fuoco i
nomi in rubrica sul display del cellulare, lo schermo touch poi non
aiutava, se
uno era ubriaco.
Selezionò
la voce Naruto Idiota Uzumaki, ed ebbro di un
coraggio alcolico accostò il telefono all’orecchio.
***
[Naruto]
L’aveva
portata a casa, si erano seduti sul letto di lei.
C’erano stati momenti di silenzio, momenti in cui sarebbe
voluto fuggire,
tornare in quel bagno sporco, cercare Sasuke, baciarlo, dirgli che non
c’era
niente, niente in grado di poterli separare.
Dirgli che
avrebbe voluto rifare l’amore con lui non una, non
due, ma mille volte, per il resto della sua esistenza, che quella notte
l’avrebbe
contata per sempre come la prima vera volta da
ricordare...perchè era Sasuke
che aveva sempre desiderato, perché era Sasuke, la persona
più importante della
sua vita che aveva dovuto allontanare.
Poi Hinata aveva
ripreso a piangere, si era portata le mani
al grembo, poi alla fronte, poi alle labbra, per poi raggomitolarsi su
se
stessa.
Piccola,
fragile, onesta.
“Potrebbe
essere solo un ritardo” Disse Naruto, con un
sospiro, carezzandole i capelli nerissimi, sentendo ancora pulsare il
labbro e
la guancia per il pugno di Sasuke, il cuore, per il dolore di averlo
lasciato
così.
“Io
non ho avuto il coraggio di fare il test”
Singhiozzò lei.
Buona, generosa,
con il cuore friabile.
“Ci
siamo sempre protetti” La rassicurò
lui.“Perché non mi
hai detto niente?” Le chiese poi, cercando il suo viso.
Bella, gentile,
umile.
“Avrei
voluto dirtelo poco prima di Natale, ma...avevo paura
tu potessi...lasciarmi” Sussurrò flebile.
Hinata era
insicura, impalpabile, sola.
“Sembravi
tanto lontano, sembravi assente...” Ammise lei.
Naruto si
sentì vile, sporco, vigliacco.
Anche ora che
era tornato da lei, aveva commesso l’ennesimo
errore, perché c’era Sasuke nella sua testa, per
quanto quella ragazza lo
amasse e fosse bella, genuina, Sasuke riempiva tutto, ingombrante, vero.
Ma aveva deciso,
perché lei era la scelta giusta, perché
altrimenti l’avrebbe distrutta, perché ora, forse,
c’era qualcosa che li
legava, di incerto, e piccolo e anche suo, nel grembo di lei.
E anche se non
ci fosse stato non avrebbe mai potuto, mai,
deluderla, dirle che no, non l’aveva mai amata.
Ripensò
alla notte passata, a come si era lasciato andare
dentro il corpo dell’altro, a come si era sentito.
Vivo,
estremamente concreto e reale, felice.
“Io ti
amo così tanto” Sussurrò Hinata,
prendendogli le mani
e portandosele alle guance, richiedendo carezze e attenzioni.
“Lo
so” Seppe dirle lui, senza aggiungere altro.
E qualunque cosa
fosse successa, sapeva che non avrebbe
potuto lasciarla.
Lei che
l’aveva sempre amato in silenzio, lei che l’aveva
fatto sentire giusto, che l’aveva ammirato in ogni
sfaccettatura, fuori da ogni
comprensione.
Lei, che nella
vita aveva affrontato dolori e perdite, che aveva
visto morire il cugino sotto i propri occhi, lei che dalla famiglia
aveva
sempre e solo ricevuto disprezzo.
Lei che aveva
solo lui, al mondo.
Non avrebbe
potuto distruggerla, per una volta nella vita,
Naruto Uzumaki avrebbe dovuto prendersi le proprie
responsabilità, bambino o
meno esistevano i sentimenti, i cuori, le promesse, le azioni...Il
tempo gli
avrebbe insegnato a dimenticare gli occhi neri dell’altro, il
tempo avrebbe
aggiustato le cose.
“Hinata,
adesso dormi, domani faremo il test, faremo tutto
ciò che serve...io...non ti lascerò, comunque
vada” E mentre scandiva queste
parole, sentì il cuore farsi pesante, il sorriso di lei
prender posto sul
visetto rotondo, rosso per il pianto.
Dopotutto non
avrebbe mai funzionato, dopotutto Sasuke era un
ragazzo, non avrebbero avuto nessun futuro, nessuno.
Pianse,
stringendo a sé il corpo della ragazza, sentendo le
sue mani cingergli le spalle.
“Grazie,
Naruto” Sussurrò lei.
***
Passarono i
giorni, e nonostante quel test fosse risultato
negativo, Naruto non riacquistò il suo sorriso,
né la sua luce. Hinata invece
sembrava rifiorita, si era tagliata i capelli, e quando Naruto la
prendeva di
notte, sulle lenzuola del letto di lei, gli sembrava di afferrare i
capelli
neri di Sasuke, di spingersi dentro il suo corpo pallido, e a volte
doveva
mordersi le labbra per non sospirare il suo nome.
E Hinata non
sospettava, gli credeva ciecamente, e lui
sapeva, in un modo doloroso e logorante, che se le avesse chiesto di
fare
realmente un figlio, in quel momento, su quel letto, lei avrebbe
acconsentito,
gli avrebbe donato se stessa senza esitazione.
Sasuke non
l’avrebbe mai fatto, Sasuke non si sarebbe mai
espresso...anche se il ricordo di quella notte dipingeva nella sua
testa un
ragazzo diverso, un ragazzo che si lasciava amare, prendere, consumare,
che gli
permetteva di crollare esausto e sudato sul suo corpo, di baciarlo fino
ad
addormentarsi.
Era libero,
Naruto a suo modo era libero. Di guardare negli
occhi Hinata e dirle che non l’amava, che lei meritava di
meglio, non uno come
lui, era libero di tornare da Sasuke, anche se la paura di un rifiuto
era
grande. E allora cosa avrebbe fatto?
Hinata era la
sua isola felice, dove illudersi, dove sognare
una famiglia piena di bambini, e anche se sua madre non faceva altro
che urlargli
in faccia la verità, lui sapeva che in cuor suo avrebbe
sempre rimpianto di non
poter aver nipoti che le somigliassero.
Era notte
inoltrata, Hinata dormiva, libera dal peso di una
presunta gravidanza, libera da ogni incubo, il cellulare di Naruto
vibrò sul
comodino.
Lo
afferrò distrattamente, aprendo gli occhi a fatica.
Un tuffo, un
salto da trenta metri senza paracadute gli
avrebbe dato meno vertigini, rispetto a quel nome sul display.
Chiamata in
entrata: Sasuke Uchiha.
Doveva
rispondere?
Lo
lasciò squillare, mentre le mani diventavano sempre
più
fredde, mentre il pompare troppo assordante del suo cuore nel petto gli
lasciava sospettare che qualcosa, dentro di lui, potesse scoppiare.
Hinata
sospirò nel sonno.
Lasciò
che la chiamata si esaurisse, che il display tornasse nero.
“Addio”
Pensò, tristemente.
Si promise di
bloccare il suo numero in futuro, di buttare le
loro foto assieme, perché si conosceva, prima o poi la
tentazione di ricercare
il suo viso sarebbe stata troppo forte.
Il cellulare
vibrò ancora.
“Al
diavolo” Si disse, alzandosi dal letto, infilandosi una
felpa, e correndo sul terrazzo con il cellulare in mano.
L’aria
era freddissima contro la pelle accaldata del suo viso
e dei polpacci, cercò le sigarette nella tasca della felpa,
se ne accese una e
sbuffò contro il telefono.
“Hai
bisogno di me?” Disse allo schermo, senza rispondere.
“Eh,
Sasuke? Cosa vuoi? Tutto ad un tratto provi qualcosa?
Dopo anni? Ti sei sentito abbandonato?” Continuò,
tirando avidamente e
lasciando nuvole di tabacco nell’aria.
Aveva ripreso un
vizio che aveva lasciato nell’adolescenza,
per cosa poi? Perché gli ricordava il loro ultimo giorno
insieme, e quel bacio
sulla porta di casa Uchiha.
Prese coraggio e
premette il tasto verde.
Silenzio.
“Gli
sarà partita la chiamata” Pensò, con un
po’ di
tristezza. “Cosa credevo?”.
Ma la voce
traballante di Sasuke lo sorprese.
“Tu”
Disse.
“Mi
hai...”Esitò.
“Perché?
Perché hai dovuto fare tutto questo? Stavamo
bene...”
Sembrava
piangesse, o meglio, che trattenesse le lacrime. La
voce era instabile, leggermente metallica per via della linea scadente,
eppure
era la sua, la stessa che lo tormentava nei sogni.
“Sasuke”
Lo chiamò. E sentì che le mani gli tremavano
troppo
forte e non per il freddo.
“Hai
rovinato tutto” Esclamò Sasuke.
“Io mi
sono...Fidato di te” Incespicò.
“Sei
ubriaco?” Gli domandò Naruto, buttando via il
mozzicone
di sigaretta dal balcone.
“Cosa
cazzo te ne frega se ho bevuto?” Ribatté.
“Dove
sei?” Soffiò.
“Non
sono affari tuoi Naruto, non più...mi hai piantato, dopo
aver...” Si interruppe e riprese “Mi devi un
motivo...se non ti andava non
dovevi venire, non dovevi comportarti in quel modo, non
dovevi...”
“Scoparti?”
Sussurrò il biondo, mordendosi un labbro fino a
sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua.
Avrebbe voluto
dirgli altro, molto altro, ma Hinata dormiva
lì vicino, ma Hinata era la scelta giusta.
“Sasuke,
sono esperienza della vita, sii contento che sia
stato con un vecchio amico e non con un estraneo...” Naruto
si chiese se quelle
parole fossero realmente sue, perché soffriva, mentre gli
parlava, perché mentiva
troppo bene.
“Non
pensarci troppo, trovati una ragazza, fatti una
famiglia, tua madre ne sarebbe felice, tuo padre lo stesso”
“Voglio
te” Un sussurro metallico.
“Voglio
te” Ancora, più forte, la voce di Sasuke gli
risuonò
nell’orecchio.
“Io...”
A Naruto tremò la voce, tremò il cuore.
“Naru?
Cosa fai sul balcone, prenderai freddo” La voce
impastata dal sonno di Hinata, lo sorprese.
“Io
no” Disse a Sasuke per poi chiudere la conversazione.
“Torno
subito dentro, amore, prendevo un po’
d’aria” Mentì.
Com’erano
arrivati a questo?
[Sasuke]
Provò
a richiamare, ma il numero risultava irraggiungibile.
Era stato
davvero lui a pronunciare quelle parole?
Quel ti voglio tanto disperato?
Aveva così bisogno di Naruto nella sua vita?
Sì.
“Merda”
Imprecò più volte, con la nausea che saliva, un
po’
per l’alcol, un po’ per il dolore.
“Perché
proprio io, perché proprio lui” E si sedette sul
marciapiede, con la testa tra le mani per non vomitare, tirandosi i
capelli.
“Io
ero normale” Mugolò, stringendosi forte le ciocche
scure.
“Ehi,
ragazzino” La voce di un uomo lo costrinse ad alzare il
viso.
“Che
vuoi?” Sputò rabbioso, sentendo ancora quella
nebbia
dovuta all’alcol ovattargli i sensi.
“Non
piangere sul latte versato, entra, ti offro da bere”
Propose l’uomo, allargando le labbra in un sorriso che non
prometteva niente di
amichevole.
Sasuke si
alzò e lo scrutò, per quanto le sue
facoltà mentali
e fisiche permettessero.
Sembrava sulla
quarantina, ma messo bene, di quelli che
tradiscono la loro età solo per l’atteggiamento e
gli abiti firmati da uomo in
carriera.
I capelli erano
neri, lisci e insolitamente lunghi, fermati
in una coda blanda. Furono gli occhi a colpirlo, ambrati e dal taglio
affusolato,
inquietante, gli ricordavano quelli di un serpente.
“Ok”
Disse, seguendolo.
“Sapevo
che non avresti rifiutato”
Si chiamava
Orochimaru, e quel nome gli pareva di averlo già
sentito, ma non ricordava dove, per il resto aveva scoperto che
possedeva una
grande azienda, che cercava giovani laureati o laureandi per degli
impieghi
anche di un certo prestigio.
Menti giovani in
corpi giovani, aveva ripetuto più volte,
passandosi la lingua sul labbro superiore per leccare un po’
di schiuma della
sua birra scura.
Avevano parlato
degli esami di Sasuke, dei suoi buoni voti.
“Potresti
fare uno stage nella mia azienda, offriamo
tantissime possibilità a ragazzi come te” Disse,
ticchettando con le lunghe
dita pallide sul tavolo.
Sasuke trovava
insolito che un cacciatore di teste
frequentasse locali di quel tipo, ad ogni modo ognuno era libero di
scoparsi
chi voleva, uomini o donne, lui era l’ultimo al mondo a poter
giudicare, e poi,
parlare del futuro gli toglieva di testa Naruto, riportandolo alle
origini,
facendogli ricordare i suoi piani di vendetta e onore.
“Sono
una persona ambiziosa” Esclamò guardando
Orochimaru
negli occhi.
“Il
tipo di persona che vogliamo” Sussurrò lui,
porgendogli
un biglietto da visita.
Sasuke lo
afferrò. Era giallo, il logo era una serpe verde e
viola.
Soundteam, era
il nome dell’azienda.
“Grazie”
“Il
numero è sul retro, ma ti lascio il mio cellulare, chiama
direttamebnte me, se sei interessato”
Sasuke
annuì, qualche minuto dopo l’inquietante uomo
d’affari
lo salutò, pagando il proprio conto e il suo, praticamente
quello che avrebbe
dovuto pagare Suigetsu che gli si piantò vicino
mezz’ora dopo.
“Dobbiamo
andarcene!” Gli disse isterico “Un tizio vuole
uccidermi, è enorme, ci ho provato con il suo
ragazzo”.
Sasuke
sbuffò, combatté contro la voglia che aveva di
veder
Suigetsu menato da un colosso gay e geloso, e uscì dal
locale.
“Allora,
ti sei divertito?” Chiese l’Hozuki, guidando.
Sasuke sorrise
stanco, poggiando la testa contro il
finestrino.
“Ho
fatto affari con un tizio” Mormorò.
“Credo che tu avessi
ragione, devo perseguire i miei piani di vendetta contro Itachi,
diventare il
più affermato della famiglia” Continuò
con uno sbadiglio, sentendo nella tasca
dei jeans la presenza di quel biglietto da visita e il peso di quel
cellulare
attraverso il quale Naruto l’aveva rifiutato per la seconda
volta.
MINI
EXTRA(Demenza garantita): di bave di cane, sensi di
colpa e minacce via posta.
Kakashi se
l’era vista piombare in casa, o meglio, tra le
fredde pareti del casolare in ristrutturazione dove abitava. Tutti i
cani dell’allevamento
avevano abbaiato, era corso in giardino, ancora in pantofole, per poi
scoprire
che la causa di tutto quel baccano non era altro che Rin.
Rin che lo aveva
mollato perché incerta, Rin che lo amava ma
pensava che Obito fosse più responsabile, Rin che odiava i
cani.
“Sono
pronta” Gli aveva detto, entrando nel recinto.
“Apri
le gabbie, voglio accarezzarli tutti, perché sono tuoi,
perché li ami, e perché li crescerò
con te, me ne prenderò cura con te...perchè
ti amo, e amo anche tutti i tuoi cani” Aveva gridato
piangendo.
E Kakashi aveva
sorriso con il suo solito ghigno malinconico,
l’aveva raggiunta, aveva liberato i suoi amati cuccioli e
l’aveva baciata tra
code in fermento, latrati e morsi giocosi.
“Sono
piena di bava” Aveva detto lei sorridendo.
“Ehi,
non bacio così male!” Aveva esclamato Kakashi.
“Bava
di cane, amore mio” E avevano riso, poi avevano fatto
la doccia insieme. Avevano fatto l’amore il giorno dopo
Natale, e quello dopo
ancora, in quel casolare freddo, felici, ignari del pacco che gli
sarebbe
arrivato nella settimana seguente.
La firma era
quella di Obito Uchiha, all’interno tutte le
loro foto scarabocchiate e un biglietto.
Che i cani vi
sbranino, infami! Mi vendicherò
NdAllyn:
allora, sono
in ritardo :D ma questa è una settimana di fuoco. Hinata non
è incinta, ma
Naruto ha deciso di stare con lei perché è un
cretino, perché ha paura che
Sasuke non ricambi veramente, che alla fine possa tornare il freddo di
sempre,
e poi perché HInata è fragile ed è la
scelta giusta, è una donna...ma noi lo
sappiamo, ama Sasuke, fin troppo...Sasuke intanto fa l’OOC,
perché giustamente
si è ritrovato con il lato B dolorante e il cuore a
pezzi...e chi trova? Il lupo
cattivo, anzi il serpente cattivo, che gli offre tutto quello che ha
sempre
desiderato, gloria e prestigio lavorativi...la vendetta
terrà la sua mente
lontana dal dolore della perdita amorosa...Beh, capitolo di
transizione, per
introdurre gli avvenimenti futuri...Cioè Sasuke tra le
grinfie di orcio, che
proverà a stuprarlo in tutti i modi ahahah :D Molestie
sessuali sul lavoro,
povera papera...Naruto, salvalo <3
Spero che il
capitolo non vi abbia annoiato, spero che vi sia piaciuto, fatemi
sapere, un
bacione <3 e non disperate per il 661 del manga, ci sono io che
piango in
abbondanza.
A
prestissimo,
grazie davvero per
continuare a
seguirmi...
Nei
prossimi capitoli:
Sasuke molestato da Orociccio, Naruto che pianterà
finalmente una certa fidanzata
e farà di tutto per riprendersi un ‘Suke invasato!
<3