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Autore: Allyn    16/01/2014    22 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Allynchannel trasmette, ancora lacrimante per il cap 661 di Naruto...(non facciamo spoiler).

Perdonatemi per il ritardo, torno con il capitolo diciotto, un po’ strano, abbiamo l’inserimento di un pg cattivo XD <3 muhahaha malvagissima.

I prossimi capitoli saranno più movimentati, anche come pallini rossi <3 e poi Naruto finalmente mollerà Hinata...ahahhah <3 sì, ve lo spoilero...dov’è il problema? Direte voi...ecco, che ‘Suke caro ha conosciuto l’uomo con cui non bisognerebbe mai fare un affare, un accordo...XD

Io intanto vi ringrazio infinitamente per le recensioni e per seguirmi, spero ancora di sentirvi in commenti, pomodorate e urla isteriche <3

Baci, a chi recensirà e a tutti i lettori silenziosi <3

Allyn

DICIOTTESIMA REGOLA: nella vita non dare mai niente per scontato, neppure l’amore. Il sesso? Complica solamente le cose, da secoli.

Se la depressione, il rancore, il rimorso, l’odio, il dolore, potevano essere raggruppati sotto un unico nome o sostantivo, quello era “Sasuke Uchiha”.

O meglio, questo fu quello che pensò Suigetsu quando rientrò dalle vacanze.

“Oh, culo d’oro, come hai passato il periodo di libertà?” Gli aveva chiesto scaraventando la valigia a terra con un tonfo e raggiungendolo.

Sasuke non si era mosso dal letto, era rimasto immobile, rannicchiato sotto le coperte.

Hozuki per un attimo aveva pensato dormisse, invece, quando si era chinato per guardarlo in viso l’aveva scoperto sveglio.

“Allora, ti sei divertito? Non credo, senza di me, come avresti potuto? Abbiamo del sesso arretrato da recuperare!” Aveva trillato Suigetsu, ghignando.

Nessun calcio, nessun insulto, niente di niente, Sasuke si era stretto ancor più tra le lenzuola affondando il viso nel cuscino, privandogli la vista dei suoi occhi nerissimi.

Che fosse malato? La carnagione era pallida, ma quella era una consuetudine, perciò, tutto sommato, Suigetsu pensò che no, Sasuke non era ammalato, anche perché non tossiva, non starnutiva e non vedeva in giro fazzoletti o sciroppi.

“Oi, ‘Suke, perché non vieni a spaccarmi la faccia?” Lo provocò.

“Guarda che prendo il tuo silenzio come un invito, eh? Poi se ti trovi il mio coso piantato nel didietro non protestare” E rise per poi raggiungerlo sul letto. Ma Sasuke si voltò solamente, offrendogli una perfetta visuale della sua schiena.

Quello era il momento in cui gli dava del depravato ninfomane, qualcosa non tornava.

Si sfilò le scarpe e lo raggiunse sotto le coperte, ancora vestito, attendendo le sue grida, Sasuke odiava andare a letto con gli abiti con cui era uscito, figuriamoci ospitare sulle lenzuola un altro essere umano ancora avvolto in un paio di jeans logori e una felpa sdrucita.

No, niente, nessuno scatto d’ira funesta.

Se non era malato...allora...

“Quel ragazzo biondo ti ha scaricato?”

Centro, cento punti e in regalo una paperella di gomma autografata da tutti i membri più cool della famiglia Uchiha.

Sasuke scattò come in risposta ad uno stimolo elettrico, Frankenstein riportato alla vita in un unico colpo.

“Io e quell’infame non siamo mai stati insieme, ficcatelo bene in testa!” Aveva quasi gridato, poi si era alzato ed era andato in bagno.

Prima di poter sentire il getto della doccia ticchettare sulle piastrelle, Suigetsu aveva potuto constatare quanto Sasuke fosse dimagrito, nascosto sotto una maglietta troppo larga, trasandata e macchiata di cibo incrostato, sembrava più esile del solito.

Notò che praticamente dormiva tutto il giorno, mangiava solo a pranzo, qualcosa di rabberciato dal distributore nel corridoio, niente di sano o nutriente, come invece era solito fare; perché Sasuke Uchiha era uno che amava l’alimentazione corretta. Mens sana in corpore sano, aveva ripetuto per settimane sgranocchiando mele, chino sui suoi tomi; ora, invece, quel Sasuke sembrava aver lasciato spazio ad un ameba pallida e con i capelli neri in grado di mandare giù qualche biscotto o una merendina al cioccolato per pietà di uno stomaco che ogni tanto richiedeva cibo.

Suigetsu si chiese a cosa fosse dovuto un tale e repentino cambio di personalità, che i folletti Natalizi avessero rapito il Sasuke originale per sostituirlo con un essere rammollito e malato di sonno e apatia?

No, non era possibile, Uchiha era un tipo in grado di sterminare Babbo Natale e il suo esercito di folletti senza sentirsi in colpa.

“Usciamo” Gli disse una sera, stanco di provocarlo senza ricever risposta, stanco del suo continuo dormire, aveva perfino smesso di frequentare le lezioni mattutine.

“Per andare dove?” Gracchiò roco dal suo giaciglio di coperte e cuscini, con i capelli raccolti in una minuscola coda nera.

“Non lo so, magari dove ci siamo conosciuti, romantico no?” Propose Suigetsu ammiccante.

“Non ci torno in quel posto e poi non ho la minima intenzione di alzarmi”

“Sei un vegetale Sasuke, dove sono finiti tutti i tuoi piani di vendetta contro tuo fratello? Volevi studiare, no? Diventare migliore di lui in tutto, sicuramente a letto non apprenderai niente”

“Vi immischiate, tutti quanti...sempre a farvi i cazzi miei, sono stanco” Borbottò.

Suigestsu si alzò e gli tirò via le coperte di dosso, Sasuke si rannicchiò in risposta.

“Ti ha piantato, e allora? E’ pieno di gente là fuori” Disse serio.

Non sapeva, Suigestsu non riusciva a comprendere che per Sasuke poteva esplodere tutto il mondo intero, non gli importava degli altri, non gliene sarebbe mai importato. L’universo era collassato su se stesso, tutte le regole, la gravità, la conservazione dell’energia, era tutto fottuto, niente aveva più senso. Naruto era arrivato, aveva incasinato il suo mondo, la sua logica, poi era andato via, lasciandolo con la coscienza, con i ricordi, con la consapevolezza che no, non si poteva tornare indietro, che le regole erano state infrante, che aveva fatto sesso con il suo migliore amico, che se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la sensazione del suo corpo troppo caldo, del suo piacere teso, bagnato, scavargli dentro fino in fondo alle viscere.

Non sarebbe riuscito a cancellare quella sensazione, mai più. Non sarebbero bastate cento docce a cacciar via la sensazione di quelle labbra carnose e belle.

Ma Suigestu aveva ragione, lui era cresciuto con uno scopo, doveva risollevarsi e continuare la sua vita, in nome della vendetta, almeno.

“Sasuke, se non ti alzi da quel letto e non ti vesti decentemente giuro che ti scopo seduta stante!” Lo minacciò.

Uchiha si alzò, si sentiva atrofizzato, dolorante. Si stiracchiò un po’, si lavò e si vestì, si pettinò i capelli neri, evitando di incrociare il proprio sguardo nello specchio, come se guardarsi gli potesse ricordargli chi in realtà si nascondeva dietro quella nuova maschera.

Uchiha Sasuke aveva il cuore spezzato, ma non l’avrebbe mai ammesso, neppure a se stesso.

Suigetsu guidò fino a un locale fuori mano, sembrava emozionato, agghindato in un modo che al moro pareva raccapricciante, con quella camicia viola pallido e i jeans troppo stretti. Non fece che parlare per tutto il viaggio, sorseggiando una cola e decantando il suo amico barista.

“Perché Juugo è uno figo, quando ci sono certe serate lo chiamano sempre” Spiegò.

Parcheggiarono su un marciapiede poco illuminato, con tanto di insulti di Suigestu, quando il retro dell’auto andò a sbattere contro un cestino dell’immondizia.

Una volta nel locale a Sasuke girò la testa, troppo rumore, troppe luci, troppa gente.

Voleva tornarsene a letto, dormire e non pensare, non esistere.

Ma l’altro lo trascinò vicino al bancone, dove l’enorme tizio dai capelli arancioni gli sorrise ammiccante.

“Ehi Ju” Salutò Suigestsu.

“Chi si vede” Rispose il ragazzone mixando due liquidi colorati a del ghiaccio e della menta, per poi aggiungere al tutto una cannuccia troppo azzurra, che al moro ricordò inevitabilmente cert’occhi che voleva dimenticare.

Sasuke pareva stordito, si guardava intorno con l’aria annebbiata e stanca di chi è stato chiuso in casa per troppi giorni.

“Ti ricordi della checca repressa di qualche tempo fa?” E indicò il l’Uchiha

“Svampita, più che repressa” Sorrise Juugo indicando Sasuke, che si era raccolto in osservazione di una coppia di ragazzi poco più in là.

Uno era moro e pallido, sorrideva, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso, l’altro era biondo, abbronzato, l’aria da surfista.

Sasuke digrignò i denti, poi si morse il labbro inferiore, con rabbia, fino a quando i due ragazzi non si baciarono, con dolcezza, e gli occhi di Sasuke divennero tristi.

“Juugo, qualcosa di forte” Sospirò Suigetsu.

Il barista annuì.

“Scaricato da poco?” Chiese, come se preoccuparsi dei problemi dei clienti fosse una specie di aggiunta dovuta al suo mestiere.

“A quanto pare...”

“Tu, ragazzo depresso, offre la casa” Juugo lanciò un cubetto di ghiaccio contro il viso dell’Uchiha, distogliendolo dai pensieri.

“Che caz-“ Borbottò Sasuke, tornando per un attimo nel personaggio.

“Ju ti offre da bere, bellezza, ringrazia” Lo ammonì Suigestu con un ghigno.

“Non ho bisogno di bere” Mollò lì, acido.

“Bevi” Rispose l’altro, afferrando il bicchiere dalla mano del barista e porgendo la brodaglia colorata a Sasuke, che annusò spazientito.

“Cos’è, alcol etilico alla fragola?” Sbottò, storcendo il naso.

“No, è il cocktail ripara cuori di Juugo” Sghignazzò l’Hozuki, lanciando un’occhiata ad un ragazzo biondiccio dall’altra parte della stanza.

“Ehi, mentre affoghi i tuoi dispiaceri nell’alcol cerca di non farti rimorchiare troppo” E se ne andò ridendo.

Sasuke era a stomaco praticamente vuoto, bastarono un paio di quegli intrugli colorati perché la testa cominciasse a girargli e i suoni a farsi confusi.

Tutto però sembrò stranamente chiaro, nella sua testa. Sapeva cosa doveva fare, e cosa aveva rimandato in quell’ultima settimana.

Doveva parlare con Naruto.

Perché non l’aveva fatto prima? Perché si era chiuso nel silenzio della sua stanza, lasciando che l’ultimo contatto tra loro rimanesse quel pugno dato nel bagno dell’università? Ancora percepiva la sensazione delle nocche premere forte sulla sua guancia abbronzata.

Lo sapeva, certo: perché era incazzato, e perché era deluso, e perché era stato piantato il giorno dopo aver concesso a quel cretino infame del suo migliore amico di scoparlo, di scoparlo e di sussurrargli tutte quelle stronzate.

Ecco, aveva le sue ragioni.

Si era stupito di se stesso, del sonoro crack che gli aveva riempito il petto dopo aver visto la rediviva coppia Naruto&Hinataamorepertuttalavita, così era corso in camera, con il cuore a mille e un dolore che gli aveva fatto sospettare un infarto in corso.

Poi aveva dato un pugno ad un libro, poi aveva pianto, poi aveva bestemmiato, poi maledetto suo zio Madara, poi invidiato suo zio Madara, poi si era sentito un cretino, e allora aveva maledetto Naruto e aveva pianto ancora, aveva recuperato tutti i pianti evitati e mai sfogati in tutti quegli anni.

Poi aveva smesso di sentire, si era addormentato, con il dolore al fondoschiena che diminuiva, con la sensazione che tutto fosse diventato da troppo colorato a troppo grigio.

“Dov’è il tuo ragazzo con i capelli bianchi?” Chiese Sasuke, con la voce instabile, guardando Juugo che gli serviva l’ennesimo drink.

“Oh, mettilo sul conto di Suigetsu” Aggiunse con un leggero ghigno.

Il barista sorrise poi si avvicinò al bordo del bancone per rispondergli.

“All’ospedale, è un tirocinante della facoltà di Medicina, studia per specializzarsi in ortopedia, ha una fissa per le ossa” Raccontò con un sorriso amichevole.

“E come vi siete conosciuti?”

“Kimimaro era il mio migliore amico dall’infanzia” Spiegò.

Sasuke assottigliò lo sguardo e bevve dal suo bicchiere.

“L’unico che mi ha sempre appoggiato in tutto, che mi ha sempre capito...” Continuò sognante.

Sasuke svuotò la sua bevuta, si era pentito di aver fatto troppe domande, ancora una volta rimaneva delle sue idee, parlare troppo fruttava poco e con buona probabilità ti danneggiava pure.

Sospirò, era il momento, lo voleva fare, sentiva che non si sarebbe dato pace finchè la voce di Naruto non gli sarebbe rimbombata nelle orecchie.

Un po’ perché sentir Juugo parlare così beatamente del suo amore corrisposto lo mandava su tutte le furie, un po’ perché era il momento di chiarire, di mettere le carte in tavola.

Afferrò il cellulare e uscì dal locale, l’ultima cosa che vide fu Suigetsu che ficcava la lingua in bocca ad un ragazzo.

Ci vedeva doppio, o meglio non riusciva a mettere a fuoco i nomi in rubrica sul display del cellulare, lo schermo touch poi non aiutava, se uno era ubriaco.

Selezionò la voce Naruto Idiota Uzumaki, ed ebbro di un coraggio alcolico accostò il telefono all’orecchio.

***

[Naruto]

L’aveva portata a casa, si erano seduti sul letto di lei. C’erano stati momenti di silenzio, momenti in cui sarebbe voluto fuggire, tornare in quel bagno sporco, cercare Sasuke, baciarlo, dirgli che non c’era niente, niente in grado di poterli separare.

Dirgli che avrebbe voluto rifare l’amore con lui non una, non due, ma mille volte, per il resto della sua esistenza, che quella notte l’avrebbe contata per sempre come la prima vera volta da ricordare...perchè era Sasuke che aveva sempre desiderato, perché era Sasuke, la persona più importante della sua vita che aveva dovuto allontanare.

Poi Hinata aveva ripreso a piangere, si era portata le mani al grembo, poi alla fronte, poi alle labbra, per poi raggomitolarsi su se stessa.

Piccola, fragile, onesta.

“Potrebbe essere solo un ritardo” Disse Naruto, con un sospiro, carezzandole i capelli nerissimi, sentendo ancora pulsare il labbro e la guancia per il pugno di Sasuke, il cuore, per il dolore di averlo lasciato così.

“Io non ho avuto il coraggio di fare il test” Singhiozzò lei.

Buona, generosa, con il cuore friabile.

“Ci siamo sempre protetti” La rassicurò lui.“Perché non mi hai detto niente?” Le chiese poi, cercando il suo viso.

Bella, gentile, umile.

“Avrei voluto dirtelo poco prima di Natale, ma...avevo paura tu potessi...lasciarmi” Sussurrò flebile.

Hinata era insicura, impalpabile, sola.

“Sembravi tanto lontano, sembravi assente...” Ammise lei.

Naruto si sentì vile, sporco, vigliacco.

Anche ora che era tornato da lei, aveva commesso l’ennesimo errore, perché c’era Sasuke nella sua testa, per quanto quella ragazza lo amasse e fosse bella, genuina, Sasuke riempiva tutto, ingombrante, vero.

Ma aveva deciso, perché lei era la scelta giusta, perché altrimenti l’avrebbe distrutta, perché ora, forse, c’era qualcosa che li legava, di incerto, e piccolo e anche suo, nel grembo di lei.

E anche se non ci fosse stato non avrebbe mai potuto, mai, deluderla, dirle che no, non l’aveva mai amata.

Ripensò alla notte passata, a come si era lasciato andare dentro il corpo dell’altro, a come si era sentito.

Vivo, estremamente concreto e reale, felice.

“Io ti amo così tanto” Sussurrò Hinata, prendendogli le mani e portandosele alle guance, richiedendo carezze e attenzioni.

“Lo so” Seppe dirle lui, senza aggiungere altro.

E qualunque cosa fosse successa, sapeva che non avrebbe potuto lasciarla.

Lei che l’aveva sempre amato in silenzio, lei che l’aveva fatto sentire giusto, che l’aveva ammirato in ogni sfaccettatura, fuori da ogni comprensione.

Lei, che nella vita aveva affrontato dolori e perdite, che aveva visto morire il cugino sotto i propri occhi, lei che dalla famiglia aveva sempre e solo ricevuto disprezzo.

Lei che aveva solo lui, al mondo.

Non avrebbe potuto distruggerla, per una volta nella vita, Naruto Uzumaki avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità, bambino o meno esistevano i sentimenti, i cuori, le promesse, le azioni...Il tempo gli avrebbe insegnato a dimenticare gli occhi neri dell’altro, il tempo avrebbe aggiustato le cose.

“Hinata, adesso dormi, domani faremo il test, faremo tutto ciò che serve...io...non ti lascerò, comunque vada” E mentre scandiva queste parole, sentì il cuore farsi pesante, il sorriso di lei prender posto sul visetto rotondo, rosso per il pianto.

Dopotutto non avrebbe mai funzionato, dopotutto Sasuke era un ragazzo, non avrebbero avuto nessun futuro, nessuno.

Pianse, stringendo a sé il corpo della ragazza, sentendo le sue mani cingergli le spalle.

“Grazie, Naruto” Sussurrò lei.

***

Passarono i giorni, e nonostante quel test fosse risultato negativo, Naruto non riacquistò il suo sorriso, né la sua luce. Hinata invece sembrava rifiorita, si era tagliata i capelli, e quando Naruto la prendeva di notte, sulle lenzuola del letto di lei, gli sembrava di afferrare i capelli neri di Sasuke, di spingersi dentro il suo corpo pallido, e a volte doveva mordersi le labbra per non sospirare il suo nome.

E Hinata non sospettava, gli credeva ciecamente, e lui sapeva, in un modo doloroso e logorante, che se le avesse chiesto di fare realmente un figlio, in quel momento, su quel letto, lei avrebbe acconsentito, gli avrebbe donato se stessa senza esitazione.

Sasuke non l’avrebbe mai fatto, Sasuke non si sarebbe mai espresso...anche se il ricordo di quella notte dipingeva nella sua testa un ragazzo diverso, un ragazzo che si lasciava amare, prendere, consumare, che gli permetteva di crollare esausto e sudato sul suo corpo, di baciarlo fino ad addormentarsi.

Era libero, Naruto a suo modo era libero. Di guardare negli occhi Hinata e dirle che non l’amava, che lei meritava di meglio, non uno come lui, era libero di tornare da Sasuke, anche se la paura di un rifiuto era grande. E allora cosa avrebbe fatto?

Hinata era la sua isola felice, dove illudersi, dove sognare una famiglia piena di bambini, e anche se sua madre non faceva altro che urlargli in faccia la verità, lui sapeva che in cuor suo avrebbe sempre rimpianto di non poter aver nipoti che le somigliassero.

Era notte inoltrata, Hinata dormiva, libera dal peso di una presunta gravidanza, libera da ogni incubo, il cellulare di Naruto vibrò sul comodino.

Lo afferrò distrattamente, aprendo gli occhi a fatica.

Un tuffo, un salto da trenta metri senza paracadute gli avrebbe dato meno vertigini, rispetto a quel nome sul display.

Chiamata in entrata: Sasuke Uchiha.

Doveva rispondere?

Lo lasciò squillare, mentre le mani diventavano sempre più fredde, mentre il pompare troppo assordante del suo cuore nel petto gli lasciava sospettare che qualcosa, dentro di lui, potesse scoppiare.

Hinata sospirò nel sonno.

Lasciò che la chiamata si esaurisse, che il display tornasse nero.

“Addio” Pensò, tristemente.

Si promise di bloccare il suo numero in futuro, di buttare le loro foto assieme, perché si conosceva, prima o poi la tentazione di ricercare il suo viso sarebbe stata troppo forte.

Il cellulare vibrò ancora.

“Al diavolo” Si disse, alzandosi dal letto, infilandosi una felpa, e correndo sul terrazzo con il cellulare in mano.

L’aria era freddissima contro la pelle accaldata del suo viso e dei polpacci, cercò le sigarette nella tasca della felpa, se ne accese una e sbuffò contro il telefono.

“Hai bisogno di me?” Disse allo schermo, senza rispondere.

“Eh, Sasuke? Cosa vuoi? Tutto ad un tratto provi qualcosa? Dopo anni? Ti sei sentito abbandonato?” Continuò, tirando avidamente e lasciando nuvole di tabacco nell’aria.

Aveva ripreso un vizio che aveva lasciato nell’adolescenza, per cosa poi? Perché gli ricordava il loro ultimo giorno insieme, e quel bacio sulla porta di casa Uchiha.

Prese coraggio e premette il tasto verde.

Silenzio.

“Gli sarà partita la chiamata” Pensò, con un po’ di tristezza. “Cosa credevo?”.

Ma la voce traballante di Sasuke lo sorprese.

“Tu” Disse.

“Mi hai...”Esitò.

“Perché? Perché hai dovuto fare tutto questo? Stavamo bene...”

Sembrava piangesse, o meglio, che trattenesse le lacrime. La voce era instabile, leggermente metallica per via della linea scadente, eppure era la sua, la stessa che lo tormentava nei sogni.

“Sasuke” Lo chiamò. E sentì che le mani gli tremavano troppo forte e non per il freddo.

“Hai rovinato tutto” Esclamò Sasuke.

“Io mi sono...Fidato di te” Incespicò.

“Sei ubriaco?” Gli domandò Naruto, buttando via il mozzicone di sigaretta dal balcone.

“Cosa cazzo te ne frega se ho bevuto?” Ribatté.

“Dove sei?” Soffiò.

“Non sono affari tuoi Naruto, non più...mi hai piantato, dopo aver...” Si interruppe e riprese “Mi devi un motivo...se non ti andava non dovevi venire, non dovevi comportarti in quel modo, non dovevi...”

“Scoparti?” Sussurrò il biondo, mordendosi un labbro fino a sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua.

Avrebbe voluto dirgli altro, molto altro, ma Hinata dormiva lì vicino, ma Hinata era la scelta giusta.

“Sasuke, sono esperienza della vita, sii contento che sia stato con un vecchio amico e non con un estraneo...” Naruto si chiese se quelle parole fossero realmente sue, perché soffriva, mentre gli parlava, perché mentiva troppo bene.

“Non pensarci troppo, trovati una ragazza, fatti una famiglia, tua madre ne sarebbe felice, tuo padre lo stesso”

“Voglio te” Un sussurro metallico.

“Voglio te” Ancora, più forte, la voce di Sasuke gli risuonò nell’orecchio.

“Io...” A Naruto tremò la voce, tremò il cuore.

“Naru? Cosa fai sul balcone, prenderai freddo” La voce impastata dal sonno di Hinata, lo sorprese.

“Io no” Disse a Sasuke per poi chiudere la conversazione.

“Torno subito dentro, amore, prendevo un po’ d’aria” Mentì.

Com’erano arrivati a questo?

 

[Sasuke]

Provò a richiamare, ma il numero risultava irraggiungibile.

Era stato davvero lui a pronunciare quelle parole?             Quel ti voglio tanto disperato? Aveva così bisogno di Naruto nella sua vita?

Sì.

“Merda” Imprecò più volte, con la nausea che saliva, un po’ per l’alcol, un po’ per il dolore.

“Perché proprio io, perché proprio lui” E si sedette sul marciapiede, con la testa tra le mani per non vomitare, tirandosi i capelli.

“Io ero normale” Mugolò, stringendosi forte le ciocche scure.

“Ehi, ragazzino” La voce di un uomo lo costrinse ad alzare il viso.

“Che vuoi?” Sputò rabbioso, sentendo ancora quella nebbia dovuta all’alcol ovattargli i sensi.

“Non piangere sul latte versato, entra, ti offro da bere” Propose l’uomo, allargando le labbra in un sorriso che non prometteva niente di amichevole.

Sasuke si alzò e lo scrutò, per quanto le sue facoltà mentali e fisiche permettessero.

Sembrava sulla quarantina, ma messo bene, di quelli che tradiscono la loro età solo per l’atteggiamento e gli abiti firmati da uomo in carriera.

I capelli erano neri, lisci e insolitamente lunghi, fermati in una coda blanda. Furono gli occhi a colpirlo, ambrati e dal taglio affusolato, inquietante, gli ricordavano quelli di un serpente.

“Ok” Disse, seguendolo.

“Sapevo che non avresti rifiutato”

Si chiamava Orochimaru, e quel nome gli pareva di averlo già sentito, ma non ricordava dove, per il resto aveva scoperto che possedeva una grande azienda, che cercava giovani laureati o laureandi per degli impieghi anche di un certo prestigio.

Menti giovani in corpi giovani, aveva ripetuto più volte, passandosi la lingua sul labbro superiore per leccare un po’ di schiuma della sua birra scura.

Avevano parlato degli esami di Sasuke, dei suoi buoni voti.

“Potresti fare uno stage nella mia azienda, offriamo tantissime possibilità a ragazzi come te” Disse, ticchettando con le lunghe dita pallide sul tavolo.

Sasuke trovava insolito che un cacciatore di teste frequentasse locali di quel tipo, ad ogni modo ognuno era libero di scoparsi chi voleva, uomini o donne, lui era l’ultimo al mondo a poter giudicare, e poi, parlare del futuro gli toglieva di testa Naruto, riportandolo alle origini, facendogli ricordare i suoi piani di vendetta e onore.

“Sono una persona ambiziosa” Esclamò guardando Orochimaru negli occhi.

“Il tipo di persona che vogliamo” Sussurrò lui, porgendogli un biglietto da visita.

Sasuke lo afferrò. Era giallo, il logo era una serpe verde e viola.

Soundteam, era il nome dell’azienda.

“Grazie”

“Il numero è sul retro, ma ti lascio il mio cellulare, chiama direttamebnte me, se sei interessato”

Sasuke annuì, qualche minuto dopo l’inquietante uomo d’affari lo salutò, pagando il proprio conto e il suo, praticamente quello che avrebbe dovuto pagare Suigetsu che gli si piantò vicino mezz’ora dopo.

“Dobbiamo andarcene!” Gli disse isterico “Un tizio vuole uccidermi, è enorme, ci ho provato con il suo ragazzo”.

Sasuke sbuffò, combatté contro la voglia che aveva di veder Suigetsu menato da un colosso gay e geloso, e uscì dal locale.

“Allora, ti sei divertito?” Chiese l’Hozuki, guidando.

Sasuke sorrise stanco, poggiando la testa contro il finestrino.

“Ho fatto affari con un tizio” Mormorò. “Credo che tu avessi ragione, devo perseguire i miei piani di vendetta contro Itachi, diventare il più affermato della famiglia” Continuò con uno sbadiglio, sentendo nella tasca dei jeans la presenza di quel biglietto da visita e il peso di quel cellulare attraverso il quale Naruto l’aveva rifiutato per la seconda volta.

 

MINI EXTRA(Demenza garantita): di bave di cane, sensi di colpa e minacce via posta.

Kakashi se l’era vista piombare in casa, o meglio, tra le fredde pareti del casolare in ristrutturazione dove abitava. Tutti i cani dell’allevamento avevano abbaiato, era corso in giardino, ancora in pantofole, per poi scoprire che la causa di tutto quel baccano non era altro che Rin.

Rin che lo aveva mollato perché incerta, Rin che lo amava ma pensava che Obito fosse più responsabile, Rin che odiava i cani.

“Sono pronta” Gli aveva detto, entrando nel recinto.

“Apri le gabbie, voglio accarezzarli tutti, perché sono tuoi, perché li ami, e perché li crescerò con te, me ne prenderò cura con te...perchè ti amo, e amo anche tutti i tuoi cani” Aveva gridato piangendo.

E Kakashi aveva sorriso con il suo solito ghigno malinconico, l’aveva raggiunta, aveva liberato i suoi amati cuccioli e l’aveva baciata tra code in fermento, latrati e morsi giocosi.

“Sono piena di bava” Aveva detto lei sorridendo.

“Ehi, non bacio così male!” Aveva esclamato Kakashi.

“Bava di cane, amore mio” E avevano riso, poi avevano fatto la doccia insieme. Avevano fatto l’amore il giorno dopo Natale, e quello dopo ancora, in quel casolare freddo, felici, ignari del pacco che gli sarebbe arrivato nella settimana seguente.

La firma era quella di Obito Uchiha, all’interno tutte le loro foto scarabocchiate e un biglietto.

Che i cani vi sbranino, infami! Mi vendicherò

 

NdAllyn: allora, sono in ritardo :D ma questa è una settimana di fuoco. Hinata non è incinta, ma Naruto ha deciso di stare con lei perché è un cretino, perché ha paura che Sasuke non ricambi veramente, che alla fine possa tornare il freddo di sempre, e poi perché HInata è fragile ed è la scelta giusta, è una donna...ma noi lo sappiamo, ama Sasuke, fin troppo...Sasuke intanto fa l’OOC, perché giustamente si è ritrovato con il lato B dolorante e il cuore a pezzi...e chi trova? Il lupo cattivo, anzi il serpente cattivo, che gli offre tutto quello che ha sempre desiderato, gloria e prestigio lavorativi...la vendetta terrà la sua mente lontana dal dolore della perdita amorosa...Beh, capitolo di transizione, per introdurre gli avvenimenti futuri...Cioè Sasuke tra le grinfie di orcio, che proverà a stuprarlo in tutti i modi ahahah :D Molestie sessuali sul lavoro, povera papera...Naruto, salvalo <3

Spero che il capitolo non vi abbia annoiato, spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere, un bacione <3 e non disperate per il 661 del manga, ci sono io che piango in abbondanza.

A prestissimo, grazie  davvero per continuare a seguirmi...

Nei prossimi capitoli: Sasuke molestato da Orociccio, Naruto che pianterà finalmente una certa fidanzata e farà di tutto per riprendersi un ‘Suke invasato! <3

   
 
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