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Autore: didi93    16/01/2014    3 recensioni
La mano di Maria scivolò sul polso sinistro di Altair. Senza dargli il tempo di capire cosa stesse per fare, fece scattare la lama celata e se la portò alla gola mentre lui sgranava involontariamente gli occhi. Fu la prima volta che vi scorse qualcosa di molto vicino alla paura.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Maria Thorpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nuova alba

Maria osservava l’immagine del suo viso riflessa nell’acqua. La guancia sembrava aver riacquistato un colorito normale e il dolore che aveva sopportato nei giorni precedenti era ormai un ricordo. Le era rimasto addosso solo un po’ di indolenzimento, nulla di cui preoccuparsi. Si sentiva finalmente bene. Quest’ultima considerazione la raggelò. Ora che era guarita, non aveva più scuse, doveva prendere una decisione.
Gettò uno sguardo fuori dalla finestra al cielo scuro. La notte era calata in un lampo e non se ne era neppure accorta. Si alzò in piedi gocciolante d’acqua con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e uscì dalla tinozza di legno avvolgendosi nel lenzuolo che aveva lasciato ripiegato sul pavimento. Aveva sentito la porta aprirsi e richiudersi un attimo prima, ma solo ora portò lo sguardo alla figura dell’Assassino che la fissava immobile, con la schiena appoggiata alla porta. Trattenne un sorriso e gli si avvicinò per lasciargli un leggero bacio sulle labbra.
Quando fece per allontanarsi l’uomo la trattenne avvolgendola dolcemente in un abbraccio, in contrasto con il desiderio che era sicura aver visto accendere i suoi occhi un istante prima. –Come va oggi?- le chiese in un sussurro poggiando il viso sui suoi capelli bagnati. Da quando aveva riaperto gli occhi, quella era la domanda che le rivolgeva più di frequente.
-Sto bene…- rispose incerta. Si chiese se per lui sapere che stesse bene, che fosse perfettamente in grado di riprendere le fila della sua vita, avesse lo stesso significato che aveva per lei. Non avevano più parlato con vera sincerità da quando si era risvegliata. Qualcosa era cambiato ed era sicura che lo sentissero entrambi, benchè nessuno fosse ancora capace di ammetterlo.
L’Assassino si allontanò di poco senza sciogliere completamente l’abbraccio, solo per scrutare i suoi occhi alla ricerca di qualcosa che a lei non era chiaro. Probabilmente si domandava anche lui se quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti che potessero passare insieme, come se fossero due persone e basta, non una Templare e un Assassino.
-Ho pensato che potessi morire, che non ti avrei più rivista…- disse con una nota amara nella voce.
Gli leggeva nel nero liquido degli occhi che si rendeva perfettamente conto di quanto la prospettiva di non rivederla più fosse realistica. Odiava quella freddezza che pian piano si era frapposta tra di loro e che ogni giorno di più li divideva. Benchè sentisse di amarlo, sapeva che non lo amava abbastanza, non tanto da rinunciare a se stessa, a quello che era sempre stata e che sempre aveva voluto essere.
Mentre ancora era assorta in questi pensieri lui la baciò, in un modo delicato e gentile. Maria rispose al bacio stringendogli le braccia intorno al collo e lasciando ricadere a terra il lenzuolo. Si staccò da lui con una scintilla di malizia negli occhi. Quando le loro labbra si incontrarono di nuovo il bacio fu molto meno casto.  Era certa che quel momento non sarebbe più ritornato.
 
 
Era notte fonda quando Maria si svegliò. Guardò Altair che dormiva, immobile come una statua, non fosse stato che per il movimento regolare del suo torace, tempestato di cicatrici, che si sollevava piano al ritmo del respiro. Si allontanò da lui con cautela, facendo attenzione a non svegliarlo e stupendosi di quanto facesse inaspettatamente male sciogliere quell’ultimo abbraccio. Sistemò i capelli ancora umidi in una crocchia, indossò alla svelta i vestiti maschili che gli Assassini le avevano procurato e si legò alla cintura la spada che Altair si era finalmente deciso a restituirle. Gli gettò un’ultima occhiata e, senza sapere bene cosa stesse facendo, o dove fosse diretta, sparì dietro la porta. Attraversò il corridoio deserto con una certa circospezione augurandosi che anche gli altri due Assassini dormissero ancora. In quel periodo di convalescenza e convivenza forzata non avevano perso occasione per farle capire quanto non fosse beneacetta, nonostante mettesse piede fuori dalla sua stanza solo quando era strettamente necessario.
Era evidente che le permettessero di rimanere lì  esclusivamente perché quello era il volere di Altair. A lui, per un motivo che solo ora cominciava ad apparirle chiaro, tributavano tutti una sorta di incondizionata obbedienza. Beh, finalmente non avrebbero più dovuto imporsi la sua presenza, pensò. D’altra parte, su una cosa avevano ragione, non era quello il suo posto. Raggiunse l’ingresso cercando di fare meno rumore possibile, ma la sua mano non aveva ancora sfiorato il legno scuro della porta che si ritrovò la fredda lama di una spada alla gola.
-Dove credi di andare?- chiese Alessandro guardandola torvo.
Maria non rispose e la pressione sul suo collo divenne più forte.
-Togliti di mezzo.- sibilò sguainando la spada e incrociandola con quella dell’Assassino, dopo essersi spostata di lato con un’abile mossa.
-Ho sempre saputo chi eri davvero, sei riuscita ad ingannare perfino il Maestro, ma certo non me.- aggiunse lui colpendola con forza.
Parava gli affondi meglio che poteva, ma non combatteva da molto tempo e sentiva di maneggiare la spada più fiaccamente del solito. Mentre lei perdeva gradualmente le energie, il suo avversario sembrava rinvigorirsi man mano che la sua superiorità diventava più evidente. Si scagliò contro di lei facendo leva sulla spada con il peso del corpo. Maria parò il colpo  ignorando i forti dolori alle braccia prima di perdere l’equilibrio e cadere al suolo. Lui spinse via con un calcio la spada che le era volata di mano, prima di sollevare la donna in malo modo trattenendola per il bavero del mantello.
-Sei stata tu a dare informazioni ai Templari fino ad ora, non è così? Come avrebbero fatto altrimenti a trovarci, a Limassol? - esclamò in preda alla rabbia colpendola con uno schiaffo.
Maria sputò a terra saliva e sangue –Non ne ho idea. E tu non sai un bel niente di me.- disse.
Per tutta risposta l’Assassino la scagliò lontano da sé facendola piombare a terra con un tonfo. Lo spigolo del tavolo le centrò in pieno lo stomaco. Si rannicchiò su se stessa per il dolore mentre Alessandro le si avvicinava. Le sembrò che volesse dire qualcosa, ma non fece in tempo ad aprire bocca che la lama di Altair si era materializzata sotto il suo mento.
-Dici un’altra parola e ti assicuro che sarà l’ultima.- sibilò con rabbia il Maestro.
L’Assassino gli lanciò un’occhiata piena di rancore ma rimase in silenzio finchè Altair ritirò la lama celata.
-Se le permetti di scappare, tutto quello per cui abbiamo lavorato fino ad oggi, andrà in fumo. Non puoi farlo.- disse subito dopo.
-Decido io quello che posso o non posso fare.- rispose Altair con un tono che non ammetteva repliche.
 –Non decidi solo per te, Altair. Tutti pagheranno le conseguenze delle tue scelte.-  Alessandro sputò queste parole mentre sul suo volto cresceva sempre più la rabbia, poi voltò le spalle con disprezzo e uscì sbattendo la porta.
Il Maestro lo guardò allontanarsi con la coda dell’occhio, poi si chinò vicino a Maria per aiutarla ad alzarsi, ma lei si tirò in piedi da sola reggendosi al tavolo e portandosi una mano al labbro spaccato.
-Tutto bene?- chiese preoccupato.
-Si.- rispose la donna con un filo di voce mentre evitava accuratamente di guardarlo negli occhi.
L’attimo di silenzio che seguì fu forse il peggiore della sua vita. Sentiva di potersi considerare una traditrice, non solo nei confronti del suo Ordine, ma anche di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, l’avevano amata. Pensò che forse i suoi genitori e il suo primo marito avevano avuto ragione da sempre, non sarebbe mai riuscita a fare nulla di buono.
La voce di Altair la riportò alla realtà. –Saresti davvero sparita così, senza dire una parola? Non merito neanche una spiegazione?-  
–Mi dispiace…ho solo pensato che sarebbe stato più facile.- sussurrò.
-Non capisco…perché lo stai facendo? Cos’è cambiato?-
 -Era solo questione di tempo, ma sarebbe andata così in ogni caso. Ho solo anticipato le cose.-
-Potrebbe andare in un altro modo…se solo tu volessi.-
Maria scosse la testa decisa. –Questa è una follia, lo è stata sin dall’inizio. Abbiamo fatto finta fino ad oggi che io non sia quello che sono, adesso basta.-
-Tu non sei più una Templare Maria! Credi che ti stiano aspettando a braccia aperte? Non ti hanno già dimostrato che ti considerano una traditrice?-
Quell’ultima affermazione la irritò tanto da darle il coraggio di alzare finalmente lo sguardo al viso di lui. La sua solita maschera di impassibilità si era completamente sgretolata e, per la prima volta, potè vedere chiaramente sul suo volto il dolore che non riusciva a nascondere. –Forse no, non sono più una Templare, ma io credevo nella causa e di certo non sarò mai dalla parte degli Assassini. Rimanere con te andrebbe contro tutti i miei principi, contro tutto quello per cui ho lottato ed io tengo troppo alla mia libertà, non la sacrificherò, né per te, né per nessun altro.-
L’Assassino non rispose. D’altra parte, cosa poteva ribattere? La verità delle sue parole era sin troppo evidente, eppure le parve di leggere un’accusa negli occhi spenti di lui, forse un’accusa che in realtà era lei stessa a rivolgersi. La verità è che tu hai paura Maria, che la tua vita possa non andare come avevi programmato, perciò scappi.
Sentì una rabbia ingiustificata montare dentro di lei. Il suo solo desiderio era allontanarsi da lì, da tutta quella parte della sua vita il più velocemente possibile e dimenticare in fretta. –Forse hai ragione, c’è un altro modo.- disse scoccandogli un’occhiata di sfida. -Rinuncia al titolo di Maestro,lascia il tuo Ordine e andiamocene in un posto in cui dire Templare o Assassino non significa nulla.-
Altir la guardò sorpreso aggrottando la fronte senza rispondere.
 –Non lo faresti mai, non è così?- continuò Maria con una risata nervosa -Eppure è esattamente ciò che stai chiedendo a me, rinunciare a tutto quello in cui credo.-
L’Assassino si avvicinò a lei e appoggiò la fronte alla sua –Resta…ti prego.- disse con un filo di voce.
D'un tratto la colse l’improvviso e straziante bisogno di abbracciarlo, baciarlo e dirgli che sarebbe rimasta lì per sempre, per lui. Ma non era la verità. Aveva bisogno di tempo. Doveva capire, lo doveva a se stessa. Scosse lentamente la testa –Non posso.- sussurrò con la voce rotta  
L’Assassino rimase immobile, in ascolto. Sentì i passi di Maria e il rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle. Gli avevano insegnato a sopportare il dolore, eppure questa volta gli sembrava maledettamente difficile.
 
Quando uscì all’esterno un vento gelido le graffiò il viso. Maria tirò un respiro profondo avvolgendosi di più nel mantello e facendo entrare nei polmoni l’aria fredda di quel mattino invernale. 
Era come se le sue gambe si muovessero da sole, non più governate dalla sua volontà, mentre si impegnava a ricacciare indietro le lacrime e nella sua testa regnava soltanto una gran confusione. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo avesse camminato quando cominciò a sentire l’aria salmastra e il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla sabbia. Si allontanò dai vicoletti che si inoltravano fino al cuore della città e raggiunse la spiaggia.
Era seduta in riva al mare e lasciava scivolare la sabbia fine dalle dita chiuse a pugno come in una pioggia dorata, quando il cielo cominciò a tingersi di rosso. Una nuova alba spazzava via la notte precedente, come la luce del mattino allontana un incubo e pensò che per lei era giunto di nuovo il momento di ricominciare da capo, una nuova vita.

 



NOTE

Buonasera a tutti!
Chiedo scusa per il ritardo pauroso.
Ho un sacco di dubbi su questo capitolo, ma dato che quando rileggo quello che scrivo non mi piace mai e sto diventando ripetitiva, questa volta non mi esprimo.
Spero comunque che l’attesa non sia stata del tutto vana.
Ciao. A presto;)
  
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