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Autore: L_Fy    03/06/2008    24 recensioni
Quando si nasce con il gene della sfiga potenziato come il mio si possono raggiungere vette di iattura che voi umani non potreste immaginarvi: cosa che è successa oggi, fatidico venerdì 17, anno domini 2008 che, fra l’altro, è un anno bisesto e quindi funesto…
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Recensione di ellemyr, fatta il 31/05/2008 - 11:02PM sul capitolo 4: Capitolo 3 - Firmata

Per un attimo ho avuto un flash: ho immaginato il vero PR di Nakamura come un giapponese piccolo, segaligno e arrabbiato che nella hall dell’Artemide faceva la conoscenza di Natasha Boccadifuoco, intrattenitrice professionista; per poco non ho rigurgitato nella scollatura di Labbrona, davanti a me.

“Senti, posso fare una telefonata?” le ho chiesto con voce flebile flebile.

Labbrona ha preso a prestito il simpatico Sopracciglio Altezzoso di Li per guardarmi.

“Kui no telefono. Tu no ha cellulare?” ha chiesto con voce incredula come se le avessi confidato di avere una terza tetta sulla schiena. La mia risposta è arrivata piuttosto sostenuta.

“Tak che ho il cellulare.”

Solo che l’ho lasciato a casa. Di fianco alla cervelliera, per intenderci.

Labbrona ha rovistato un po’ dentro una borsetta grande come una cimice (chissà perché nei night le borsette delle donne sono sempre inversamente proporzionali alle dimensioni delle loro poppe…) poi mi ha passato il suo cellulare con aria comprensiva. Ho fatto il numero di Sandro come se dovessi disattivare una bomba atomica a orologeria, sudando come un montone arrosto.

“Pronto!” mi ha ruggito Sandro nell’orecchio dopo il terzo squillo.

“Sandro ciao, sono io Luana” ho pigolato con voce supplice “Sono…”

“DOVE CAZZO SEI?!?” ha urlato Sandro e persino Labbrona è sobbalzata al suono della sua voce.

“Te lo stavo giusto per dire, sono…”

“Hai idea di quanti anatemi asiatici mi sono beccato da Nakamura? Hai idea della figura di merda cosmica che abbiamo fatto davanti ai soci di Okinawa? Hai anche solo una vaga idea di cosa mi sono dovuto inventare per far capire loro che la mia collaboratrice spastica si è persa nel nulla e che non so assolutamente DOVE CAZZO SIA?!?!”

Mentre Sandro parlava, io mi trasformavo lentamente in un invertebrato piccolo, gobbo e gelatinoso.

“Sandro mi dispiace moltissimo, davvero non so cosa…”

“Eccolo il tuo problema!! Che non sai cosa! Tu non sai mai un cazzo, d’Angelo!”

La disponibilità  lasciar parlare gli altri non era certo una delle doti preponderanti di Sandro…

“Hai tutti i diritti di essere incavolato a morte e credimi sono già pronta per qualsiasi punizione corporale tu voglia infliggermi, a partire dal chilo di riso infilato nel retto coi bastoncini, ma ti prego, avrei bisogno del tuo aiuto…”

“AIUTO!?”

La voce di Sandro ha raggiunto la devastante ampiezza sonora di Callas.

“TU chiedi aiuto a ME? Tu, che hai provocato l’invasione di letame più puzzolente nella storia dell’agenzia chiedi aiuto A ME IN QUESTO MOMENTO?”

“Se solo mi lasciassi spiegare…”

“Tu non spieghi un cazzo! Tu semplicemente… SEI… LICENZIATA!”

“Sandro, per favore…”

Ma stavo già parlando all’etere.

*          *          *

Sono rimasta muta per un bel pezzo, col telefono di Labbrona in mano e il suo sguardo addosso, a cercare di non scoppiare a piangere come una bambina piccola. Ho deglutito a vuoto una decina di volte prima di riuscire a ricacciare indietro le lacrime e restituire finalmente il telefono a Labbrona.

“Tutto ok?” mi ha chiesto lei quasi gentilmente.

Ok? Certo, tutto ok… per essere venerdì 17, si intende.

Ero solo appena stata licenziata e mi ritrovavo senza telefono e senza soldi, con mamma e papà in visita da zia Mariangela a Treviso e io lì che non sapevo nemmeno chi chiamare, sola come un cane idrofobo, in unica compagnia di una receptionist labbruta e polacca e di un pappone giapponese con la pistola. Dovevo chiamare la polizia, forse? E per dire cosa? Che c’era stato un equivoco? Che io  ero solo una povera impiegata deficiente e sfigata e che avevo addosso un vestito che non sapevo da dove venisse quindi non dovevano fermarsi all’apparenza perché in realtà ero pura e innocente come una carmelitana scalza? Che ero solo una cerebrolesa sfigata cronica e che per questo avevo bisogno del programma di protezione testimoni, possibilmente dopo un doveroso pellegrinaggio a Lourdes con immersione totale in acqua benedetta?

Ero ancora aggrappata al bancone della reception, ingobbita e rigida come un tronco di ulivo quando una voce impaziente mi è arrivata alle spalle.

“Non dovevi andare in bagno, tu?”

Era Li. Avrei dovuto capirlo dalla faccia di Labbrona, che tutto d’un tratto aveva sporto le labbra in fuori rischiando di inciamparci sopra e aveva strinto gli occhi in due fessure ammalianti.

Bene: visto che Li era arrivato dovevo coraggiosamente girarmi verso di lui e dirgli che c’era stato un piccolo errore… Io cercavo un PR giapponese e avevo trovato lui; il misunderstanding era plausibile, no? Dopotutto, quanti dannati giapponesi potevano trovarsi equamente divisi tra il Semiramide e l’Artemide quel venerdì mattina?!?! Comunque, lui non era il PR che io stavo cercando e io non ero la puttana che lui stava aspettando. Certo, il nome Luana d’Angelo avrebbe tratto in inganno chiunque… ma comunque non ero un a puttana. Nemmeno volendo avrei potuto esserlo: ho l’impeto del vomito troppo sensibile agli stimoli visivi. E alle puzze: come sento odore di sudore stantio, blah! ho già rigettato la cena. Quindi spiacente, non potevo accogliere Ekekazo e la sua, ehm, delegazione. Semplice, no?

Avrei generosamente sorvolato su una certa pistola che lui custodiva al calduccio sotto l’ascella, ovviamente… sperando che sorvolasse anche lui. Dubitavo che sarebbe finito tutto con una semplice stretta di mano e tante scuse, ma che alternative avevo…? Mi sono girata verso Li lentamente, spaventata come non mai: lui mi ha guardata con quel suo sguardo da sogno erotico, inclinando la testa di lato e facendo quel suo sorrisino sghembo. Invece di farmela sotto dalla paura, mi ha ceduto l’aorta come se niente fosse e ho capito in quel momento che non sarei riuscita a dire a Li la verità: non mentre mi guardava così, non mentre il mio cuore ballava il mambo bruciando per il suo sorriso. Merda secca, mi ero dimenticata di essermi innamorata di lui… di un pappone giapponese con la pistola!!

Altro che colpettino di malasorte, quel venerdì 17 si stava dimostrando un vero e proprio tsunami di sfiga!!!

“Stai male?” mi ha chiesto Li posandomi premuroso la mano sul braccio.

Io ho avuto un brivido e avrei tanto voluto dire che era per via del fatto che con quella stessa mano aveva toccato la pistola, che era stato un brivido di paura… invece ero lì lì per sbavare come un Labrador dall’eccitazione. Dannati ormoni: non si erano ancora resi conto che non potevano agitarsi per Li? Che lui era

A)    un giapponese

B)     un pappone

C)    il proprietario di una pistola

quindi era

a)      giallo

b)      pericoloso

c)      molto pericoloso!!

“Io… sì… no… un po’” ho risposto balbettando “Ho bisogno di bere.”

Sante parole: le prime e uniche della giornata!

“Vieni.” mi ha detto Li sorreggendomi delicatamente: Dio, che tiepida e leggera meraviglia quella sua mano sulla schiena… avrei varcato le porte dell’Inferno, sorretta così da lui. Chissà che non lo stessi davvero facendo.

“Cosa prendi?” mi ha chiesto Li quando siamo arrivati al bancone del bar; io ho appoggiato una fettina di chiappa sullo sgabello e lui, grazie a Dio, ha lasciato la sua mano sulla mia schiena.

“Una grappa.” ho risposto di riflesso: la grappa è sempre stata la panacea universale di mamma e nonna, nei momenti catartici. Li ha rispolverato il suo fedele amico Sopracciglio Altezzoso prima di passare l’ordinazione al barman. Quando mi sono trovata col bicchiere in mano, ho ingoiato la grappa tutta d’un fiato, deglutendo prima di rischiare di spruzzare quella robaccia in faccia allo scettico pappone: sono diventata color porpora, poi grigiastra a chiazze cerulee tipo alopecia sparsa, passando da un bel viola cardinalizio. Alla fine ho connesso di nuovo l’apparato digerente al resto del corpo, ansimando dal naso come una locomotiva a vapore.

“Va meglio?” mi ha chiesto Li fin troppo dolcemente.

“Alla grande” ho sfiatato io con la voce di Sandro Ciotti “Senta, signor Li… di preciso… tornando alle domande di prima… cosa, ehm, cosa dovrei fare con la… ehm, delegazione nipponica?”

Tanto valeva sapere di che morte dovevo morire, no?

“Il solito” ha risposto prontamente Li “Senza strafare, perché dopotutto si deve parlare di affari.”

“Il solito.”

Chiaro, no?

“Niente lavori sotto il tavolo, niente tette al vento, niente chiappe in faccia.”

“Oh.” ho sospirato tremula: tette al vento…?  

“A Ekekazo però piace la lap dance: come te la cavi?”

Lap dance? Ha detto proprio… lap dance?

“V-vuole dire, ehm… col palo?”

Ecco che saltava fuori il famoso palo di Doralis. Stronza brasiliana premonitrice!  

“Col palo.” ha confermato Li sorridendo.

Io sono tornata bianca come un lenzuolo candeggiato.

“Vuoi un’altra grappa?” mi ha chiesto Li disinvolto, massaggiandomi la schiena con quella sua mano maledetta e provocante.

“Magari col ghiaccio.” ho gracchiato io agitando un braccio per attirare l’attenzione del barman. Il quale, ovviamente, non mi ha considerato nemmeno di striscio: poi Li ha alzato il suo dito satellitare e paf!, il barista era già davanti a noi con la bottiglia di grappa in mano.

“Allora, per la lap dance?” si è informato Li quando ho ingoiato vivo il secondo bicchiere di grappa, proprio mentre cominciavo a sentire il gargarozzo che si anestetizzava.

“La lap dance.” ho ripetuto io gracidando come una rana nello stagno.

“Già.”

Ballare. Concetto alieno assolutamente non applicabile al mio apparato muscolare…

Avrei dovuto dire a Li che io non ballo. Avrei dovuto informarlo che il mio modo di ancheggiare somiglia a quello di un cubo di travertino e che nemmeno un bradipo con antenati mammut risulta più goffo di me sulla pista da ballo. Figurarsi avviluppata a un palo come un’edera rampicante… il solo pensiero mi faceva ghiacciare lo stomaco.

“Magari non subito.” ho tentennato incerta.

“Sì, forse è meglio” ha commentato Li cogitabondo “Ekekazo ci mette un po’ a carburare e sicuramente fino alla fine del pranzo non si degnerà nemmeno di aprire bocca. Dopo pranzo, potrai fare la lap dance…” e qui ho ingoiato la terza grappa d’un fiato come fosse chinotto “E mi raccomando, non farli scalmanare troppo… Bonanno li vuole lucidi per l’incontro.”

“Non c’è problema.” ho ragliato convinta: far scalmanare qualcuno, come no. Era più probabile che cadessero tutti in crisi narcolettica nel vedere me appesa a un palo… e comunque chi diavolo era Bonanno? Il corrispettivo di Sandro in quell’orrorifico universo parallelo? E che dovevano fare quei due gentiluomini durante l’incontro? Giocare alla morra cinese?

“Per curiosità, quale sarà l’argomento portante dell’incontro?” ha chiesto la mia voce a tradimento.

Li mi fissava serio, con la bocca da Johnny Depp imbronciata.

“Non credo che la cosa ti riguardi.” ha detto sostenuto: avrei dovuto ricordarmi che stavamo parlando di me come una ballerina di lap dance, ma assurdamente io non potevo far altro che guardargli ancora la bocca e pensare a mille e uno modi sconci per utilizzarla. Doveva essere colpa della grappa che stava lentamente entrando nel mio sistema circolatorio.

“Ehm.” ho buttato lì cercando di non arrossire.

Cosa che mi è riuscita malissimo, anche perchè la mano di Li continuava a sostare tranquilla sulla mia schiena mandandomi a fuoco la colonna vertebrale e tutte quante le ghiandole endocrine.

“Concordo perfettamente.” ha mormorato Li increspando la bocca e scatenando così una nuova ondata di fantasie perverse: il barista mi ha versato comprensivo l’ennesimo bicchiere di grappa che io ho bevuto d’un fiato nonostante l’odore cominciasse a darmi un vago senso di nausea.

“Non stai esagerando con le grappe?” mi ha chiesto Li severamente “Le stai mandando giù peggio di un camionista e i tuoi occhi sembrano sempre di più quelli di un gufo impagliato.”

La grappa cominciava finalmente a sostituire i globuli rossi nel sangue e l’effetto di calore diffuso era così piacevole che mi sono trovata a parlare senza nemmeno sapere di farlo.

“Lo sapeva che la larghezza del viso deve essere quattro volte quella del naso?”

“Come?” ha chiesto lui educatamente.

Io ho guardato Li con aria un po’ sorpresa, chiedendomi come avesse fatto la grappa a prendere possesso delle facoltà motorie della mia bocca in così breve tempo.

“L’altezza della fronte, la parte inferiore del viso e la lunghezza del naso devono essere uguali” ho continuato poi con la voce rarefatta di un documentarista navigato “Nel rinascimento si preferiva una bocca con un rapporto di 1,5 rispetto alla larghezza del naso, mentre oggi il rapporto preferito è 1,6… secondo lei è per colpa delle labbrone di Angelina Jolie?”

Li mi ha fissato con la faccia seria e gli occhi che ridevano: bello di una bellezza da spezzare il cuore, ammaliante.

“Ammetto di non aver mai ponderato approfonditamente la questione.” ha risposto con voce seria.

“Invece per i volti maschili sono considerati attraenti la simmetria delle punte superiori delle labbra e la simmetria del naso, oltre alla possibilità di dividere il viso in tre parti verticali uguali.” ho proseguito io imperterrita, sicura di stare per avere un aneurisma.

“Interessante” ha commentato Li senza trattenere un sorriso “E come mai pensi che io debba essere erudito su tutto ciò proprio adesso?”

“Perché non me lo spiego” ho risposto io rannuvolata “Il suo viso non rispetta una proporzione che sia una. Ha gli occhi a mandorla, quindi è tagliato fuori a priori dai razzisti canoni rinascimentali; ha il naso piccolo e la bocca grande; ha gli zigomi troppo alti e il sorriso storto.”

“Un vero mostro” ha commentato Li freddamente “Quasimodo sembra Brad Pitt a confronto.”

“E allora come lo spiega?”

Li è sembrato preso in contropiede.

“Cosa spiego cosa?”

“Mi spiega come fa a essere lo stesso l’uomo più bello che io abbia mai incontrato?”

Li è rimasto in silenzio, sempre con la testa inclinata, la bocca imbronciata e negli occhi quella irresistibile espressione un po’ curiosa e un po’ triste. Per un attimo, ma doveva essere un sogno, mi è sembrato che la sua mano premesse un po’ più forte sulla schiena… la sua mano tiepida, asciutta e deliziosa… ma è stato solo un attimo, poi l’ha tirata via quasi a malincuore.

“Io non ti capisco” ha sospirato “Cosa ci guadagni?”

“A fare che?” ho chiesto io confusa: non mi piaceva affatto stare in piedi senza la sua mano sulla schiena: mi sentivo nuda e indifesa.

“A farmi gli occhi dolci” ha risposto Li lapidario “Io sono solo l’intermediario, il procuratore di incontri; non valgo un cazzo. E comunque, se vuoi un consiglio, non credo che questa tecnica possa funzionare, né con Bonanno né con Ekekazo.”

“Tecnica?” ho chiesto io: stranamente, cominciavo a vedere i contorni delle cose indistinti e tremolanti.

“La tecnica dell’agnellino sperduto. Quei due non vogliono agnellini; se li mangiano a colazione con tanto di pelo bianco.”

“Io non sono un agnellino.” ho protestato debolmente: un agnellino è armonioso e tenero, io sono disarticolata e sgraziata… modello gnu, tanto per intenderci.

“O lo sei o lo fai. Ma l’agnellino non va per la maggiore in questo ambiente: per continuare la metafora della vecchia fattoria, direi che quei due possono apprezzare qualche pecorina, ogni tanto, ma preferiscono di sicuro le vacche. Capito?”

“Tak. Signor Li?”

“Sì?”

“Mi rimette la mano sulla schiena, per favore?”

Li si è masticato l’interno delle guance per un po’ e sembrava indeciso se prendermi a sculacciate o farmi fare cavalluccio.

“Maledizione.” ha detto alla fine: però mi ha rimesso la mano sulla schiena, attirandomi a sé e io ho potuto posare la testa sulla sua spalla e annusare il suo profumo.

“Grazie.” ho sospirato grata: era un po’ che non glielo dicevo, no?

“Sei per caso ubriaca?” ha borbottato Li burbero “O drogata o affetta da qualche psicopatia?”

“No” ho risposto in un sospiro “E’ solo venerdì 17.”

E mi sono accomodata meglio con la fronte contro la sua spalla: mi sentivo come a casa.

*          *          *
Sarei rimasta lì per sempre: l’odore della pelle di Li era qualcosa di scandalosamente buono, speziato e così sensuale che faceva venire l’acquolina in bocca… se fossi stata anche solo un pelino più bevuta l’avrei leccato come un cono gelato.

“Cosa stai facendo?” mi ha chiesto Li con voce scura di rimprovero.

Ho socchiuso gli occhi e mi sono accorta che gli stavo leccando davvero il collo. Ok, ero ufficialmente sbronza!!

“Mi scusi!” ho sfiatato in fretta riprendendo almeno momentaneamente le redini dei miei muscoli facciali “Io… sono costernata!”

Li mi ha allontanato con fermezza pressando le labbra in una linea dritta e richiamando all’ordine Sopracciglio Altezzoso.  

“Luana, è inutile che ci provi con me” ha detto freddo come un orso polare “Se in taxi ti ho baciata era solo per provare la merce, sia chiaro.”

Ah, ecco. Avrei dovuto capire che quel bacio da urlo era solo un test sul prodotto… come quei cubetti di mortadella infilzati dagli stuzzicadenti che ti offrono in salumeria. Una bella voragine di vergogna sotto i piedi era esattamente quello che ci voleva!

“Certo” ho risposto in fretta, ma sentivo il mio mento che tremava per i fatti suoi e di colpo ci vedevo appannato come in piena nebbia in Val Padana “Mi scusi.”

Li mi ha guardata con quella sua solita seria aria di rimprovero, di nuovo indeciso tra le sculacciate e il cavalluccio.

“Perché, cosa pensavi che fosse?” mi ha chiesto sospettoso.

Niente. Solo un bacio. Anzi, solo il Bacio. Quello da tirare fuori nei momenti di sconforto, da ricordare con tiepida nostalgia rannicchiata sotto le coperte in un giorno di pioggia; il Bacio su cui  tu, dannato pappone cinonipponico, potevi anche lasciarmi sognare un po’ prima di demolirne il ricordo con la brutale realtà. Solo quel Bacio, ecco.

“Ho una cosa dirle” ho sfiatato con voce liquida “In verità io non…”

In quel momento è arrivata la delegazione nipponica.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Ellemyr: Ma se pubblico molto più velocemente di quanto scriva!! Sono sempre in ritardo con le scadenza, la mia povera e adorata Beta Romina non sa più che pesci pigliare con me!! Eh, queste case editrici… s ene trovi una disposta a pubblicarmi, fammi un fischio, sarebbe un sogno poter vivere scrivendo… troppo bello per essere vero, appunto. Uff!! Bacioni, a presto!

Maharet: Quale strano e perverso ragionamento ha portato Li a baciare Lu? Beh, donna: quando mai si bacia ragionando?!?! Personalmente non faccio niente ragionando, ma baciare, dai, meno che meno… comunque, mai sentito neanche io che qualcuno chieda scusa, dopo, è per questo che ho usato subito l’idea!!!

78kira: Da dove pesco le mie idee? Oddio, che domanda pericolosa: posso rispondere a quella sulla scissione dell’atomo, invece? Non ho seguito il telefilm che hai menzionato, anche se ho capito qual è: comunque sia, grazie infinite per il paragone! Fosse vero!!

Moonwhisper: Eh, fosse vero che riesco a far spargere colazioni sui tappeti alle mie lettrici… ma no, non sono così brava. Forse sono così TERRIBILE, ma non così brava. Scusa se insisto col discorso, ma adoro la tua storia e vorrei davvero tanto che tu fossi un filino più solerte nel pubblicare i tuoi scritti. Tipo, un capitolo al giorno, può andare? Ma sì, và. Comunque, sempre grazie, sono onorata e ammirata e (ecc)…ata di avere una fidanzata come Heidi. La amo tanto e mi manca (zob!). Quando ti rivedrò, mio amor…?

MabyChan: E i son detta: ma guarda te, quella che ha lasciato la recensione per geometrie coi cuoricini!! Qual buon vento! Complimenti immeritati, sei troppo buona. Dio, non che mi faccia dispiacere!! Continua pure a mentire indefessamente, la cosa mi aggrada. A presto, spero, ciauz!!

Kyaelys: Ma il tuo tizio biondo di Mont Saint Michel… è francese? Perché coi franzosi ho una sorta di strano amore/odio: in genere, li prednerei a baguettate in testa per il loro ascento da manjaranè, ma se mi dici che per il tuo vale la pena… manda qua, che leggo io!! Baci baci (p.s.: niente diabete, continua pure!!!!)

Piccola dea: Sono felice che Ekekazo abbia riscosso tanto successo. E dire che io mi sentivo così deficiente… non riuscivo a smettere di pensarci, ogni tre per due mi dicevo “E che cazzo, Ekekazo!” e giù a ghignare, come una demente. Finita la ff ti mando Li a guardianare il tuo corpo, ti va?;-) Bisous!!

Londonlilyt: Ogni cosa viene rielaborata nella mia mente… ho una sorta di impastatrice nella scatola cranica, entra tutto quello che vedo/sento/assaggio/annuso/tocco/percepisco ed escono… biscotti, di solito. Un bacio pralinato e uno chimico, dolcezza! P.S.: Ma l’hai rivisto quel tizio di Camden…?

Rik Bisini: Sai perché DAVVERO i maschi delle mie ff hanno tanto successo?Perchè non esistono. Per quanto li imbottisca di difetti e/o armi fino ai denti, sono innocui come agnellini perché basta chiudere la pagina e non ci sono più. Eh, averceli dei maschi così J E delle femmine, mi sa. Sempre grazie per la fine “setacciatura”, nonostante l’infimo livello neuronico… un saludos!!!

Suni: Ho coniato uno slogan per te!! Suni, non ci sono paraguni!! J Come, l’hanno già usata…? Con la U? Sei sicura? Allora niente. E io che credevo… sob. Scusa, la vena artistica è un po’ secca, ultimamente. Speriamo in una ripresa… grazie come sempre, alla prossima!!!

__Miriel__: Come si suol dire, non c’è limite al peggio!! Nella vita, come ha detto fin Luana stessa, “si raggiungono vette di iattura che voi umani…” ecc ecc ecc. No, povero Li, perché lo vuoi calciare? E’ solo un onesto pappone, porello…

Unintended: Ehm… alla Yakiza come ci sei arrivata? Uff, volevo che fosse una sorpresa!!!! Così non vale, piantatela di fare congetture azzeccate, o sembra che vi freghi le idee!!! Non sarebbe affatto professionale, ne va della mia reputazione, perbacco e poffarbacco! Comunque sia, grazie, dolcezza..;-)

Nisibella: Mitoki mi piace. Ha un che di sanitario, di mitosi e osmosi… è bello!! E così, Mitoki Ekekatso (ma ormai sono partita con la z finale, dovrò continuare così!!) ti porge i suoi più sinceri saluti. E io mi accodo, mia sensei che più sensei c’è solo la maestrina dalla penna rossa di Cuore. Ti spalmo di crema alla nocciola, allora, così siamo felici entrambe. Mille baci, mia cara!

Krisma: Teo, saputa la tua preferenza, si è infilato in fretta una camicia spumeggiante color malva, si è sparato in vena due bombolette di lacca ed è corso sgambettante verso al porta… ma dove abiti di preciso? Intanto parte con la Multipla, ma non so bene dove arriverà… grazie per aver notato Labbrona: è stata ignorata dai più, e dire che il suo personaggio è così complesso e ricco di sfumature… ehm. Beh, ancora grazie, un bacione dal bocciolo!!

Eilinn: Io sadicissima!! Come ti permetti!! (aspetta che nascondo sotto lo zerbino il cilicio di vernice nera…). Beh, solo un filino, dai. Quel tanto che basta. E poi sai che alla fine esce sempre il mio cuore d’oro e le cose si mettono a posto. Alla fine. E non sempre. Beh…. Vedremo! Intanto, baci sparsi, tesoro!

Lauraroberta87: E’ vero, sei un genio. Un filino “sui generis”, psicolabile e sconcertante, ma d’altronde, quale genio è una persona normale? Non posso produrre la documentazione fotografica di Mariolone il Pitone perchè è timido e queste cose lo sconvolgono. Non come il tuo Gaetano il Pakistano… non diventate troppo intimi, eh, sennò sai che divento gelosa!! Buon studio, mi amor…

Zerby: Effettivamente, Lu è rimasta solo perché il suo cuore ha pensato bene, del tutto a sproposito, di innamorarsi del nippo. Come dire, scene di vita vissuta: se c’è un tizio sbagliato in giro, me ne innamoro io. Gratias por los complimentos, un besito!!

Thia: Avevo pensato anche io di far fuggire la povera Luana… in fondo sono una persona di buon cuore… ma alla fine ho pensato che è più divertente lasciarla fumigare nel guano!! E comunque, credo che il mio record di figura di mmmm… rimarrà ineguagliato!! Se vuoi ti spiego pure perché…

Aki_penn: L’onore è tutto mio per ricevere la tua recensione!! J Però ammettiamolo, è ancora presto epr tirarci fuori dai casini… siamo ancora in fase “penetrativa”, non so se mi spiego… Baci baci!!

  
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