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Autore: saltandpepper    18/01/2014    7 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
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ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction Inglesi, abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
____________
 
Capitolo 8



E' solo strano, sai?
 
Non sfruttai l'offerta di Harry di mandargli un messaggio se avessi avuto bisogno di parlare, anche se avevo avuto veramente bisogno di parlare con qualcuno. Il motivo per cui non l'avevo fatto era perchè pensandoci ero giunto alla conclusione che me l'aveva offerto solo perchè si sentiva dispiaciuto e voleva essere gentile. Era come quando da piccolo ricevevi un biglietto d'invito per un compleanno ma sapevi che il motivo per il quale l'avevano fatto era perchè era stata invitata tutta la classe. Nessuno ti voleva davvero lì, era solo un invito di cortesia.
Così non gli mandai nessun messaggio e non l'avevo praticamente più visto, tranne quando passavamo nel corridoio e io cercavo sempre di non aver nessun contatto visivo con lui, risparmiandogli la fatica di dover salutare o qualsiasi altra cosa si sentisse in obbligo di fare. La sua vita sociale non avrebbe dovuto soffrire solo perchè avevo deciso di di tenere il mio bambino.
E per questo, la prossima volta che parlai con lui fu quando ci incontrammo all'ufficio del medico poco più di una settimana dopo il nostro discorso nel parco.

Lunedì 6 Dicembre
Sedici settimane


Arrivai in ufficio trenta minuti prima di quanto fosse necessario quel Lunedi. Avevo preso il giorno libero da scuola e andare in giro per casa senza avere niente da fare mi aveva fatto sentire incredibilmente inquieto, così alle nove e mezza del mattino, ero seduto su una sedia piuttosto scomoda, in attesa che avrebbero chiamato il mio nome. C'erano due donne sedute lì, sembravano entrambe sulla trentina, entrambe incinte ed entrambe con il loro marito a fianco. Tutti e quattro continuavano a guardarmi con curiosità, chiedendosi senza dubbio che cosa ci facessi lì, soprattutto senza una ragazza al mio fianco. Mentre i minuti passavano e non smettevano di guardarmi, la mia pazienza per l'attesa dell'arrivo di Harry stava raggiungendo il limite. Se quello era ciò che succedeva in quel momento, quando ancora non era possibile capire che fossi incinto a causa dell'enorme maglione e della giacca che stavo indossando, cosa sarrebbe successo da lì ad un paio di mesi?
Quando mancarono cinque minuti al mio appuntamento, sentii la porta a vetri nella sala d'attesa aprirsi e quando alzai gli occhi notai un Harry infreddolito camminare verso di me.
"Cazzo, si congela di fuori," disse quando si fu seduto sulla sedia accanto alla mia. I suoi ricci erano coperti da un cappello ed aveva una sciarpa blu scura avvolta intorno al collo. Dovetti ammettere che sembrava molto adorabile.
"E' quasi Natale, si suppone che sia freddo," dissi.
"Cos'hanno in comune il freddo e il Natale?" Chiese mentre si toglieva il cappello e si scompigliava i ricci.
Mi strinsi nelle spalle.
"Non lo so, ma un Natale freddo e bianco è molto meglio di un Natale caldo e piovoso."
"Bene, ti darò quello."
"Grazie."
"Quindi non hai mai avuto bisogno di parlare?"
"Cosa?"
"Ti avevo detto di mandarmi un messaggio se avessi avuto bisogno di parlare, ma non me l'hai mai inviato."
"Oh, quello. No, pensavo fossi impegnato con... Lauren o il calcio o le feste o qualcosa del genere," dissi, mentendo solo per metà.
"La mia vita di tutti i giorni non è molto piena, quindi non preoccuparti se hai voglia di parlare," disse con un sorriso sincero.
"Per ora. Tutta questa faccenda la devo affrontare io, non dovresti soffrirne anche tu," dissi.
Lui alzò le sopracciglia.
"Correggimi se sbaglio, ma credo di esserne il cinquanta per cento responsabile."
Mi strinsi nelle spalle.
"Si, beh, se io non fossi stato completamente pazzo, avrei appena avuto un aborto e tu non avresti avuto il cinquanta per cento di responsabilità."
Sorrise prima di chinarsi in avanti e mettermi una mano sul ginocchio.
"Io non voglio che tu abordisca, ricordi?" Disse. "E non è molta responsabilità visto che hai intenzione di darlo in adozione, lo sai. Quindi, se hai bisogno di parlare con qualcuno, o hai bisogno di qualcosa veramente, non esitare a chiamare o a mandarmi un messaggio, va bene? Voglio che tu lo faccia."
La mano che aveva messo sul mio ginocchio mi fece sentire nervoso per qualche strano motivo e deglutii, cercando di allievare il leggero fastidio allo stomaco.
"Io - uhm- non voglio darti fastidio con i miei lamenti e i miei discorsi noiosi, non c'è bisogno che tu lo faccia. Dovresti solo... vivere la tua vita e-"
"Balbetti molto quando sei nervoso, vero?" mi interruppe.
"Scusa," mormorai.
"Non sei tanto noioso come pensi di essere," continuò ed io sbuffai.
"Tu non mi conosci veramente, no?"
Lui sorrise e scosse la testa, apparentemente esasperato.
"Non proprio, no, ma ad essere onesti posso immaginare modi peggiori di passare i miei pomeriggi e le mie serate che parlare con te."
"Oh... io- grazie, credo," dissi, sentendo un leggero rossore strisciare sulla mia faccia quando pensai di trascorrere le serate con Harry. Dovetti darmi uno schiaffo mentale, ovviamente lo stava dicendo solo per essere educato.  Per fortuna la nostra conversazione finì lì, quando una voce familiare chiamò il mio nome ed entrambi alzammo lo sguardo. Vedemmo il dottor Hayes in piedi, sulla porta di una stanza diversa da quella in cui ero stato per i primi controlli.
"Ciao," disse lei con un sorriso una volta dentro l'ufficio. "Sono contenta che sembri ancora in buona salute."
Sorrisi.
"Si, anche io," dissi, quando inziai a guardarmi intorno per la stanza. C'erano un sacco di grafici e immagini di diverse cose che, per quanto riuscii vedere, avevano a che fare con la gravidanza. Accanto al tavolo degli esami c'era una macchina ad ultrasuoni molto simile a quella nello studio del dottor Wright, solo che quella sembrava un po' più moderna.
"Questo ufficio è un po' diverso," commentai mentre mi sedetti sulla sedia accanto alla scrivania in cui era seduta la dottoressa.
"Dal momento che sono un ostetrica mi sembra giusto avere delle decorazioni sui muri legate alla gravidanza," disse con un sorriso mentre guardava alcuni documenti sulla sua scrivania. Battè le mani e poi alzò lo sguardo dai documenti per portarlo su me e Harry. "Sono contenta di vedervi qui," disse, "Tutti e due."
Sentii Harry muoversi un po' a disagio nella sedia accanto alla mia. "E' un po' colpa mia se lui è qui ora, perciò..." biascicò con una risata nervosa.
"Si, beh, non sono qui per darvi lezioni di vita," disse con un sorriso confortante rivolto ad Harry, "Ora, come avevo già detto, ci sono un po' di esami che voglio fare oggi," continuò, ora guardando di nuovo me, "Inizierò con delle veloci domande sulla condizione medica di entrambi, poi faremo il resto delle cose, okay?"
Annuii e, con la coda dell'occhio, vidi Harry fare lo stesso. Il Dr Hayes aprì una cartella sulla sua scrivania e tirò fuori alcuni fogli bianchi e una penna. La vidi scrivere il mio nome e la data.
"Okay, quindi, c'è qualcuno nella vostra famiglia che ha qualche tipo di allergia?"
Scossi la testa e sentii Harry pronunciare un veloce "no".
"Nessuna condizione genetica?"
Scossi la testa ed Harry fece lo stesso.
"Nelle vostre famiglie ci sono stati casi di diabete o di altri disagi riguardanti lo stile di vita?"
Ancora la stessa reazione.
"Beh, molto bene. Ora, Louis, se vuoi alzarti e toglierti le scarpe e la giacca, misurerò il tuo peso e la tua altezza."
Mi sentii arrosire ancora. Come minimo sarei pesato una centinaia di chili... minimo. "E' necessario?" Chiesi.
"Sfortunatamente, si," disse con un sorriso simpatico, come se mi avesse letto nella mente.
Sospirai, ma mi alzai dalla sedia, mi tolsi le scarpe e mi sfilai la giacca che appoggiai sulla sedia. Poi mi voltai verso Harry e lo guardai implorante. "Non ridere se dovessi pesare duecento chili," dissi.
"Ti rendi conto che anche se pesassi duecento chili, cosa che dubito fortemente, sarebbe dovuto al fatto che sei incinto e non perchè sei grasso, vero?" disse.
"E' la stessa cosa," mormorai e lui alzò gli occhi al cielo.
"Non riderò, lo prometto."
Gli lanciai un ultimo sguardo sospettoso prima di dirigermi verso la bilancia dove il Dr. Hayes mi stava aspettando.
"Devo solo...?"
"Devi solo salire sulla bilancia," disse con un cenno del capo.
Presi un respiro profondo prima di fare un passo sulla bilancia, pensando che probabilmente questa esperienza mi avrebbe portato ad un disturbo alimentare.
I numeri elettronici andarono su e giù per qualche secondo prima di fermarsi e farmi singhiozzare in silenzio.
"Settantuno chili e quattro," disse, mentre scriveva i numeri sul foglio che si era portata dietro dalla scrivania.
Settantuno chili e quattro. Il mio cuore affondò come una roccia nell'acqua. "Oh, mio Dio," gemetti.
"Quanto pesavi prima di rimanere incinto?" Chiese.
"Sessantasette chili," dissi cupo.
"Perciò hai guadagnato tre chili e quattro," dichiarò. "Tutto normale e sano."
"Normale e sano," ripetei scettico.
"Molte persone hanno guadagnato molto più peso alla loro sedicesima settimana, perciò non hai nulla di cui preoccuparti."
"Continuo a sentirmi grasso."
Lei sorrise. "Non preoccuparti, molto di questo peso in più lo perderai non appena avrai partorito. Ora, se vuoi venire qui, misurerò la tua altezza," disse mentre si spostava un po' di fianco dove c'era un metro attaccato al muro.
Ancora un po' depresso per l'aumento di peso, mi spostai verso il muro e mi misi proprio sotto il metro.
"Vediamo..." disse lentamente e la sentii armeggiare con qualcosa sopra la mia testa.
"Un metro e settantacinque centimetri."
Sentii Harry sghignazzare e lo guardai acido.
"Mi avevi detto che non avresti riso," dissi.
"Non per il tuo peso, ma non hai detto nulla riguardo alla tua altezza," ridacchiò. "Sei molto piccolo."
"Come se tu fossi molto più alto di me." Lo sfidai.
"Sono quasi un metro e ottanta," disse indignato.
"Oh, si, certo."
"Beh, Louis," disse il Dr Hayes mettendo fine alla mia conversazione con Harry, "data la tua altezza e il tuo peso prima della gravidanza, hai un corpo apparentemente normale e sano. Fai qualche tipo di esercizio?"
"Non proprio," dissi. "Vado a correre ogni tanto. E vado un bel po' di volte a camminare, ma niente di estremo."
"E tu?" Chiese, stavolta guardando Harry.
"Io?" chiese confusamente. "Non sono io quello incinto."
"No, ma i tuoi geni sono la metà del bambino," disse lei, divertita dallo sguardo del ragazzo.
"Oh, beh..." si grattò la nuca. "Sono nella squadra di calcio della scuola, quindi ho sei ore di allenamento a settimana. Vado a correre ogni giorno a parte la Domenica e, se ho tempo, faccio sollevamento pesi un paio di volte a settimana. Sono in una forma abbastanza buona."
Non riuscii ad evitare un sorpreso "wow" e lui mi sorrise.
"Impressionato?"
"No, solo... no," mentii in fretta, un po' imbarazzato per la mia reazione.
Il suo sorriso si allargò ma non disse nulla.
"Entrambi sembrate essere perfettamente sani e giovani, ragazzi," disse il dottore e andò di nuovo a sedersi sulla scrivania. La seguii e anche io mi sedetti sulla sedia per poi infilarmi le scarpe.
"Okay, oggi farò qualche altro test. Non credo sia necessario, ma è una procedura comune."
"Che genere di test?" chiesi.
"Per l'HIV, la Sifilide e l'Epatite B. E potrei anche controllare il bambino per la sindrome di Down. E un'analisi delle urine per individuare eventuali rischi di diabete e infezioni renali."
"Wow, sono tanti," dissi, pensando che non sapevo nemmeno cosa fosse la metà di quello che aveva detto.
"Come ho già detto al telefono, puoi decidere tu se fare questi test o no, ma io consiglio di farli."
"Si, lo so, facciamole," dissi in fretta. "Quanto ci vorrà?"
"Circa un'ora, prendere o lasciare."
Mi voltai verso Harry e feci una smorfia di scuse.
"Mi dispiace," dissi, "Non c'è bisogno che aspetti, puoi andare a casa o tornare a scuola o andare da qualche altra parte."
"No, va bene. Voglio aspettare," disse.
Mi sentii arrossire ancora una volta. Voleva aspettare?
"Ok, come vuoi," dissi.
"Non possiamo fare questi esami in quest'ufficio, dobbiamo andare al laboratorio, ma puoi unirti a noi Harry," disse il Dr. Hayes.
"Va bene per te?" Chiese, guardandomi con aria interrogativa.
"Si, certo," dissi in fretta, guadagnandomi un sorriso.
"Andiamo allora," disse il dottore mentre si alzava in piedi con una pila di cartelle sotto braccio.
"Se mi dice di spogliarmi, esci fuori dalla stanza," mormorai a Harry mentre camminavamo lungo numerosi corridoi con il Dr. Hayes ad un paio di metri davanti a noi.
"Oh, per favore, ho già visto molto di più."
"Ma se nemmeno ti ricordi!" mormorai. "Ed era piuttosto buio, perciò penso che in verità tu non abbia visto nulla."
"E allora come ho fatto ad infilare il mio cazzo?"
"Zitto."

Esattamente un'ora e undici minuti dopo eravamo di nuovo nell'ufficio del Dr. Hayes. In nessuno degli esami che mi aveva fatto era stato necessario togliere i vestiti, e ne fui grato, perciò Harry era rimasto accanto a me per tutto il tempo. E per qualche motivo lo trovai confortante.
"Dubito che ci sia qualcosa che non va in te o nel vostro bambino, ma ti farò sapere al nostro prossimo appuntamento," disse il medico, dopo che ci eravamo seduti di nuovo nelle sedie.
"Va bene," dissi. "Quando?"
"Sta a te decidere. So di aver detto di voler fare un controllo ogni settimana, ma se aspettiamo tre settimane sarò in grado di dire anche il sesso del vostro bambino."
La mia bocca si spalancò, "Il-Il sesso del bambino? Così presto?" chiesi debolmente.
"Probabilmente sembra presto perchè non sapevi di essere incinto fino a due mesi dopo l'accaduto, ma sei già di diciassette settimane ora ed è più di un terzo dell'intera gravidanza."
"Continuo a dimenticarlo," mormorai. "Okay, quindi... wow, il sesso del bambino. Ora mi sembra tutto più reale."
"Penso sia reale, già," disse Harry con un'alzata di spalle.
"Beh, si ma... sai cosa voglio dire," mi rivolsi di nuovo al medico, "ho solo una domanda da fare," dissi e lei annuì come a dire 'vai avanti'.
"E' che, insomma, ho guardato alcune foto su internet delle pance delle donne in gravidanza di 16-17 settimane e c'erano così tante immagini diverse, ma la maggior parte di queste erano... beh, la maggior parte delle pance che ho visto erano più piccole della mia."
"E sei preoccupato che ci sia qualcosa che non va in te," dichiarò con un piccolo sorriso.
"Si, un po'."
"Se sei preoccupato basta togliere la giacca e farmi dare un'occhiata."
"Sarebbe fantastico, grazie," dissi prima di togliermi la giacca e la maglia sotto di essa rapidamente. Solo pochi istanti dopo notai che Harry mi stava fissando. O, più precisamente, stava fissando la mia pancia. "Harry?" dissi, sentendomi a disagio.
"Oh, scusa, smetto, sembri un po'... non so, incinto," disse.
"Grazie?" Dissi esitante, non del tutto sicuro se fosse un complimento o meno.
Lui sorrise di traverso. "Era un complimento."
"Oh. Grazie allora."
Il Dr. Hayes si fece un po' più vicina a me e distolsi lo sguardo da lui. "Se lasci cadere le braccia lungo i fianchi, riesco a vedere meglio," disse.
Feci come mi aveva detto, cercando di non agitarmi troppo. Guardò la mia pancia per un paio di secondi prima di puntare di nuovo gli occhi nel mio viso.
"Sembra tutto normale, Louis, non c'è bisogno di preoccuparsi," disse.
"E' sicura?" Chiesi tristemente guardando la mia pancia.
"Assolutamente."
Sospirai ma poi sorrisi. "Va bene, grazie allora."
Harry ed io aspettammo lì solo per altri dieci minuti. Il Dr. Hayes mi aveva detto che le sarebbe piaciuto rivedermi Martedì 25 Gennaio quando avrei avuto più probabilità di sapere il sesso del bambino e, poi, ci trovammo fuori dall'edificio.
"Allora," disse Harry mentre camminavamo lungo il marciapiede coperto di neve nella strada di casa. "Conosceremo il sesso tra tre settimane."
"Noi? Tu vieni con me?" Chiesi sorpreso.
"Se non ti dispiace."
"No, va bene."
Ne seguì una breve pausa.
"Perciò conosceremo il sesso." disse Harry, rompendo il silenzio.
"Suppongo di si," dissi con un'alzata di spalle.
"Cosa vuoi che sia?"
"Non importa."
"Non sei curioso?" Chiese confuso.
"Certo che lo sono, ma..." Mi fermai. Sospirai e scossi la testa. "No, niente."
"Oh, andiamo, dimmelo."
"No, io-"
"Per favore? E' anche il mio bambino quello che stai portando, sai," disse con un sorriso.
"E questo significa che devo condividere tutti i miei pensieri con te?
"Non devi, ma penso che ti farebbe sentire meglio."
Presi un respiro profondo e calciai un paio di palle di neve frantumandole. "Ho solo... non voglio iniziare a pensare troppo a questo bambino, perchè facendolo mi sentire sempre più attaccato e io-io non voglio che succeda visto che dovrò darlo via appena nato. Sarebbe tutto più difficile di quanto già lo è ora."
"Penso che ti ci affezionerai in ogni caso, non importa quanto duramente tenti di non farlo."
"Grazie, mi aiuti molto." mormorai.
"Scusami."
"E' solo strano, sai?" dissi con un sospiro, "Ho questa vita dentro di me ma, una volta nato, lui o lei non lo saprà mai. Sarà portato via da me e non mi piace pensarlo. Crescerà con altri genitori e pensarlo mi rende un po' triste."
Harry restò totalmente in silenzio per qualche secondo prima di lasciarsi sfuggire una piccola risatina. "Vuoi sapere una cosa?" disse.
"Cosa?"
"Mi rende un po' triste anche a me."
"Davvero?"
"Già."
"Oh."
"Hm. Ma sai, anche se potresti non conoscere il bambino, saprai sempre che è la fuori. Sperando che viva la vita felice che tu avresti voluto per lui o lei. Forse un giorno i genitori adottivi gli parleranno di te e desidereranno trovarti. Non si sa mai."
Sorrisi leggermente. "Grazie, ma non sarà lo stesso. Lo sai."
"Si, lo so. Sempre, penso."
"Già."
"Non fa male essere curiosi, sai. Chiedersi di che sesso è il bambino non ti farà sentire più attaccato a lui comunque."
"Forse no, è solo un po', sai, deprimente." Ed era più deprimente di quanto potessi (o volessi) dire a parole. Una sensazione di disagio scoppiava nel mio stomaco ogni volta che pensavo di dare via il mio bambino dopo averlo tenuto per così tanto tempo dentro di me, crescendo attaccato a lui. E il più delle volte mi veniva una sensazione di nausea e una strana sensazione dolorosa nel petto.
"Si, lo so. Ma io sono ancora curioso," disse, e mise una mano sulla mia schiena. Non mi succedeva spesso di essere toccato in questo modo (triste, vero?) e il gesto mi fece trasalire un po'. "Scusa, scusa," disse e subito ritrasse la mano.
"No, va bene," dissi in fretta, non volendo offenderlo, "E' stato solo un po' inaspettato."
"Sicuro?"
"Si."
Camminammo in silenzio per un minuto o due prima di aprire di nuovo bocca.
"Allora, cosa vuoi che sia? Femmina o maschio?" disse.
"Io- Ha importanza?"
"Non proprio, suppongo, ma sono curioso," disse. "Facendo finta che tu non abbia intenzione di darlo via ma che lo volessi tenere, cosa vorresti che fosse?"
Mi strinsi nelle spalle e sospirai. "Finchè è sano, sono felice," dissi.
"Certo, ma è più felice pensare a se sia un ragazzo o una ragazza, quindi...?"
Gli lanciai una rapida occhiata, trovandolo mentre mi guardava con gli occhi verdi molto curiosi.
"Io credo che, se non stessi per darlo via, mi piacerebbe un maschio," dissi esitante.
"Hm, si, un calciatore, un piccolo maschietto," disse con un sorriso morbido sul viso. "Sarebbe stato bello."
"Anche tu vorresti un maschio quindi?" Chiesi, senza essere in grado di contenere la mia curiosità.
"Non avrebbe avuto importanza," disse. "Mi sarebbe andato bene in entrambi i casi, ma... si, un maschio sarebbe stato bello," aggiunse. "Anche una piccola bimba mi sarebbe piaciuto. Pensa, una piccola ballerina, vero?"
Sorrisi. "Si, sarebbe stato bello."
"Si, beh, forse un giorno," disse, il suo sorriso scomparso.
Un giorno. Non ora, non questo bambino, non con me. "Si, un giorno," Concordai, "Tu vuoi- voglio dire, vuoi dei bambini in futuro quando troverai la ragazza e sarai felicemente innamorato e tutto il resto?" Aggiunsi, cercando almeno un po' di nascondere il mio stato d'animo.
Una strana espressione si fece largo sul suo viso, ma scomparse in un secondo e fu sostituita da un sorriso. "Si, certo, preferibilmente non quando sono troppo vecchio però," Rispose.
"Non parlarmene," dissi con una piccola risata. "Mio zio non si è sposato fino ai cinquant'anni, penso che si sia sposato con una ragazza di trent'anni in meno, quindi lui ha avuto il suo primo bambino quando aveva cinquant'anni o giù di lì."
"Wow, un po' più vecchio rispetto a quando a me piacerebbe averlo quando inizierò una famiglia," disse, arricciando un po' il naso.
"Già, anche io. Non vorrei essere nemmeno troppo giovane però."
"Come ora?"
Gli rivolsi un triste sorriso e annuii. "Si, come ora."
Lui sorrise di rimando, ma poi la sua espressione tornò pensierosa e mi guardò con le sopracciglia corrugate, come se stesse pensando a qualcosa.
"Che c'è?" chiesi.
"Niente, solo... okay, non fraintendermi, ma tu sei gay, giusto?" disse.
"S-si," dissi esitante. "Per favore non dirlo a nessuno."
Mi fece un sorriso rassicurante. "Non lo farò, è solo che - io - beh, tu hai detto che vuoi una famiglia, così, voglio dire, ti piacerebbe o vorresti rimanere incinto di nuovo in futuro?"
"Oh," dissi, corrugando un po' la fronte, "Questa è- non è ho idea, ma questa è una bella domanda. Probabilmente dovre pensarci, penso, in modo che non finisca di nuovo in questa situazione."
"Si," concordò. "Pensi che lo vorrai avere di nuovo se potessi? Rimanere incinto, intendo."
"Intendi più tardi nella vita?" Lui annuì ed io mi morsi il labbro. "Non ne sono sicuro. Forse," dissi. "E' un po' strano- no, è davvero fottutamente strano, ma, non so. Ad essere onesto, sarebbe bello. Se non si tiene conto del mal di schiena, del peso in eccesso e il resto degli effetti collaterali."
"Giusto, giusto," mormorò, "Quindi lo riprenderai in considerazione?"
"Se troverò un ragazzo di cui mi innamorerò follemente, che voglia un bambino con me e che abbia una mente abbastanza aperta da accettare che il suo ragazzo può rimanere incinto, allora si, credo che lo prenderò in considerazione. Se posso rimanere di nuovo incinto ovviamente."
"Per quello che vale, penso che sarai un buon genitore," disse con un sorriso.
Gli sorrisi anche io e chinai un po' la testa per non fargli notare quanto fossi arrossito. "Grazie. Anche tu lo sarai," dissi guardandomi i piedi.
Non feci caso a quanto camminammo mentre la conversazione andava avanti, ma poi mi fermai e mi guardai intorno. La strada in cui ci trovavamo era vagamente familiare e sapevo di essere molto lontano da casa.
"Dove siamo?" Chiesi.
"Oh, mi dispiace, veramente io non so dove vivi e i miei piedi  hanno... trovato la strada per casa da soli, suppongo," disse con uno sguardo di scusa.
"Tu vivi qui?"
"Poche case più in là."
"Oh. Si, va bene, io... farei meglio a cercare una fermata degli autobus o altro, è troppo lontana per me casa mia da qui," dissi nervosamente, guardandomi attorno per vedere se c'era qualche fermata dell'autobus nelle vicinanze.
"Scusa, scusa, avrei dovuto chiederti dove vivi, avrei potuto accompagnarti a casa a piedi," disse Harry, sembrando arrabbiato con se stesso.
"E' troppo lontano per te da casa mia a casa tua a piedi," dissi sbuffando.
"Hey, sono in buona forma."
"Hey, sono solo minimo sette chilometri."
"Oh."
"Già."
"Quindi... dovresti andare a casa, huh?"
"Si, è troppo freddo per stare fuori," ridacchiai. "Quì c'è una fermata degli autobus o qualcosa di simile?"
"Sfortunatamente, no, in genere prendo la macchina per andare nei posti troppo lontani per arrivarci a piedi."
"Oh," dissi, mordendomi il labbro. Non volevo chiedergli di darmi un passaggio in macchina, ma che altra scelta avevo? Ma prima che potessi aprire bocca, lui iniziò a parlare di nuovo.
"Mi offrirei di riaccompagnarti a casa con la macchina," disse come se mi avesse letto nel pensiero, "ma la macchina di mia mamma è in revisione, perciò lei ha la mia e mi ha lasciato senza."
"Oh, no, non importa," dissi velocemente, agitando le mani in aria. "Cercherò... qualcos'altro."
"Tipo?"
Alzai le spalle. "Non so. Chiamerò un taxi o qualcos altro."
"Un taxi? Sei pazzo?" sbuffò. "Prendere un taxi in questa città è come subire una truffa."
"Sarò vittima di una truffa allora, sempre meglio che morire di freddo qui fuori."
"No, sai una cosa? Perchè non... vieni con me?"
La mia bocca si spalancò. Harry mi stava invitando in casa sua? "Io- io- uhm- v- venire con... te?" balbettai.
"Rilassati, non è la casa bianca sai," disse, ovviamente divertito dal mio improvviso nervosismo.
"Lo so, io- uh, scusa, solo... vuoi che io venga con te?" Chiesi, un po' più calmo ora.
"Si?" disse come una domanda e la sua espressione diventò insicura. "Non sei obbligato, però pensavo fosse meglio che spendere cento sterline per un taxi."
"Oh. Si suppongo."
"Quindi, vieni con me, possiamo fare qualcosa prima che mia madre ritorni dal lavoro verso le tre, poi ti porterò a casa. Va bene per te?"
Sospirai, esitando per qualche altro secondo prima di annuire.
"Okay," dissi, "grazie."
Uscire con Harry Styles. Sbuffai leggermente dentro di me.
E' triste pensare che ci è voluto qualcosa di così estremo come rimanere incinto per smuovere la mia vita sociale.



Occhio a me!

Woah! Incredibile ma vero: sono tornata!
Allooora, come ho già detto, questo è un periodaccio. Pensavo che oltre al 2013 se ne sarebbero andati anche i problemi ma... che povera illusa che sono! Volevo pubblicare ieri, ma, ovviamente, la sfiga del Venerdì 17 chi poteva colpire se non me? Giuro, sono in crisi. Stamattina poi, oltre ad essere l'ennesima giornata nera, sono uscite le bellissime foto di Harry e Kendall al concerto di ieri sera! Evvai!
......................... Meglio lasciar perdere.
Comunque, nonostante questo, sono riuscita a finire di tradurre questo benedetto capitolo (Yaaaay) che però non ho potuto ricontrollare e non ho di certo voglia di farlo ora visto che sto per addormentarmi sulla tastiera del computer. Ma o domani o dopodomani cercherò di fare del mio meglio per rileggerlo, perciò perdonate gli errori che sicuramente ci saranno.
Riguardo al capitolo, beh, c'è veramente poco da dire. Solo che... Louis e la sua depressione per l'adozione del bambino? Dio, ma quanto è dolce? E' dolce almeno quanto voi nelle vostre recensioni. Io giuro che vi faccio una statua ad ognuna.
Voglio ringraziarvi a tutte quante che, nonostante il miei ritardi pazzeschi, non perdete la voglia di leggere questa storia. In particolare ci tenevo davvero tanto a ringraziare le dodici ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo (dodici, veramente?). E' anche merito vostro se sono riuscita a finire di tradurre il capitolo sappiatelo.
Non so quando posterò il prossimo capitolo, ho deciso che d'ora in poi non farò più promesse, ma probabilmente se continuerete ad essere così tante e a lasciarmi recensioni così belle, non smetterò di certo di tradurre. Penso che anche l'autrice di questa storia sarebbe felicissima di tutti i complimenti. Devo dirglielo uno di questi giorni... :
Bene ragazze, me ne vado a nanna ora che sono veramente sfinita! 
Abbraccio virtualmente tutte le lettrici. :*

Giulia.
  
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