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Autore: masked_lady    04/06/2008    2 recensioni
Questa è la storia di come Eowyn e Faramir si sono innamorati. Tutto quello che il libro dice e non dice. la storia di come una dama ardita e fiera fu guarita dall'amore vero. Leggete in tanti e SE VI VA LASCIATE UN COMMENTO. bACI.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eowyn, Faramir
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Conoscenza

Conoscenza

Sono distesa sul mio giaciglio. La morbidezza del materasso di piume mi è quasi di conforto, ma non abbastanza da farmi dimenticare la mia condizione. Non posso capacitarmi di essere ferma, qui, senza poter combattere per la mia terra, per il mio defunto zio e mio fratello, che senza dubbio farà onore alla nostra stirpe. Cosa direbbe mio padre, Eomund, vedendomi qui, debole e riversa, inutile, inattiva, quando la mia abilità con le armi e le strategie militari era per lui fonte di orgoglio?

Non posso uscire da qui. Non me lo permetterebbero, e, anche lo facessero, ferita come sono, sarei di ben poco aiuto per il mio popolo. Almeno, però, il mio nome diverrebbe immortale nella gloria della battaglia e dello spargimento di sangue nemico.

Sento dei colpi esitanti. Qualcuno sta bussando alla mia porta. Mi alzo a mezzo busto, in allarme. Anche se so che nella casa di guarigione, nessuno è in pericolo, la mia abitudine alla prudenza è dura a morire.

« Chi è là? » chiedo risoluta.

Un momento di silenzio, poi sento una voce energica che mi risponde da dietro la porta « Sono il guaritore di turno, dama Eowyn. Mi è permesso di venire alla vostra presenza? »

Il guaritore di turno… cosa mai potrà volere da me a quest’ora tarda, quando il momento dell’ultimo pasto della giornata si avvicina? C’è un solo modo per saperlo.

« Entra pure, guaritore. »

La porta si apre con un lievissimo cigolio ed io mi alzo a sedere sul bordo del mio giaciglio, pronta ad accogliere il nuovo venuto. La mia curiosità è accesa.

Quando arriva davanti a me, vedo che è lo stesso anziano uomo che mi ha curata qualche giorno fa. Ricordo la sua mano delicata e gentile prendersi cura dei miei tagli. Si inchina rispettosamente, come gli è imposto dalla condizione sociale che lo rende inferiore a me.

« Dama Eowyn, perdonate la mia intrusione. » si scusa « ma sono qui per conto di qualcuno. »

Corrugo le sopracciglia, sospettosa « E di chi, buon uomo? »

Il guaritore sembra esitare. Rivolge uno sguardo oltre la soglia della porta, dove la prospettiva mi impedisce di arrivare con il mio sguardo. Poi finalmente, torna a fissarmi.

« Sono qui per conto di sire Faramir, mia signora. »

Sentendo quel nome, mi raggelo. Un uomo del suo rango e della sua tempra dovrebbe ispirarmi rispetto ed ammirazione, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare e che si è permesso di guardarmi ben oltre quanto gli fosse concesso.

« Cosa desidera il sovrintendente di Gondor da me? » chiedo, cercando di mantenermi calma.

Il guaritore s inchina brevemente « Vorrebbe fare la conoscenza della Dama di Rohan, mia signora. » mi risponde.

Non posso fare a meno di pensare che quell’uomo è sfrontato e impertinente, eppure una parte di me mi dice che il suo è un gesto innocente. Io, però, so che si tratta della parte debole della mia anima. Da quando essa si è risvegliata, se credevo di averla sopita per sempre?

« Mi dispiace, buon uomo, ma dovrete riferire al sovrintendente che sono molto stanca e non desidero ricevere visite. » rispondo, con dolcezza ma estremamente ferma « Ci conosceremo in un’altra occasione. »

Il guaritore mi guarda per un attimo, come incerto se aveva inteso o no le mie parole. Successivamente, si volta un’altra volta verso la soglia della porta del mio alloggio, esitante.

« Come la Bianca Dama desidera » dice infine, inchinandosi un’ultima volta e arretrando rispettosamente prima di voltarmi le spalle e richiudere la porta dietro di sé. Mentre si allontana, sento che il suo non è il solo rumore di passi che sento. Con lui deve esserci una persona. Una persona che, evidentemente, si trovava fuori dalla porta, dove il guaritore aveva rivolto più volte lo sguardo.

Senza aver bisogno di conferme, capisco, in quel preciso istante, che si tratta di Faramir. Lo comprendo, oltre che grazie all’istinto, anche grazie alla sua andatura. Infatti, se quella dell’anziano guaritore è lenta e lievemente strascicata, gli altri passi sono decisi e dalla ampia falcata. Non ho dubbi.

Mi alzo dal letto, lentamente e mi affaccio alla finestra che dà su uno dei cortili delle case di guarigione. Mentre rivolgo gli occhi all’esterno della mia stanza, penso che preferirei di gran lunga avere come vista il nero cancello di Mordor, così da potermi sentire vicina ai soldati che stanno recandosi a combattere per tutti noi.

Anche io dovrei essere con loro. Anche sire Faramir dovrebbe essere con loro. Il nostro posto non è questo: ecco, finalmente, una cosa che mi fa pensare di avere qualcosa in comune con lui.

Ma non basta questo a indurmi a permettergli di avvicinarsi a me. Non dopo quegli sguardi, non dopo quegli strani ed a me ignoti sospiri che gli ho sentito fare quando per caso gli passavo accanto, accompagnata da una delle dame che mi assistono.

Chissà che cosa lo avrà spinto a venire fin qui! Non posso credere che non ci sia una ragione, perché una ragione esiste sempre, in ogni situazione. Ma era mio dovere rifiutare. Non deve pensare di potermi avvicinare, qualunque sia il suo scopo.

Ecco, improvvisamente sento bussare di nuovo alla mia porta.

« Dama Eowyn! » è la voce di una delle mie donne, quella che sento « Siete pronta? »

Mi volto verso la porta, che è ancora chiusa, a separare me dalla mia interlocutrice « Pronta per cosa? »

Un momento di silenzio, che identifico come incredulità anche se non posso vedere il volto della mia dama. Non capisco davvero a cosa si riferisca.

« Mia signora… » continua esitante « È ora di cena… Il sovrintendente ha detto che vuole che gli sediate accanto. »

La cena…come ho potuto dimenticarmene? Deve essere trascorso più tempo di quanto credessi, mentre osservavo il cortile, persa nei pensieri.

Ma sire Faramir ancora mi perseguita! Perché è così ansioso di conoscermi? Cosa vedrà mai in me quell’uomo così strano?

Non posso accettare. « Riferisci, per favore, al sovrintendente che ho intenzione di consumare il pasto qui nella mia stanza. Non ho voglia di vedere nessuno per oggi. »

« Come desiderate, mia signora. » la sua voce è incredula, stupita. Perché?

Immagino che trovi strano che una donna rifiuti un invito del genere, da un uomo del genere. Soprattutto visto che tra pochi giorni a questa parte, tutto potrebbe essere avvolto dalla nera oscurità del signore del male.

Se il modo degli uomini cadrà, allora vorrà dire che si trattava del suo destino. Chi siamo noi per lottare contro il nostro destino? Non possiamo ribellarci a ciò che la vita ci impone. Persino io sono rassegnata, stanca di divincolarmi e dibattermi, nella speranza di poter ritornare la fanciulla d’arme che il mio popolo ha sempre ammirato e la cui fama ha attraversato fiumi e terre straniere.

Credevo che il mio destino fosse questo…ma evidentemente mi sbagliavo. Era già stato stabilito che io restassi qui, inerme, con la sola compagnia della tortura dell’attesa.

Sire Faramir proverà le mie stesse pene? Si sentirà anche lui fuori posto, in trappola?

Ho ricordi molto nitidi di quando, tempo fa…il mio amato…l’uomo che ammiravo…sire Aragorn, mi chiese cosa temessi, se non avevo paura della morte e del dolore. La gabbia, io gli risposi. Stare dietro le sbarre fino a che l’abitudine e la vecchiaia le accettino, e ogni occasione di dimostrare il proprio valore sia diventata un ricordo o un desiderio.

Queste erano state le mie esatte parole.

Questo era ciò che realmente temevo.

Eppure io ora mi trovo qui, in gabbia, nella stessa situazione che era protagonista dei miei incubi così come delle mie parole. E oltre questo, sire Aragorn ha rifiutato il mi amore. Un amore prezioso, visto che non l’avevo mai donato ad alcuno, nonostante i cavalieri valorosi fossero in tanti, tra la mia gente.

“ tu sei figlia di re! Una scudiera di Rohan! ” egli mi rispose “ Non credo che questo sarà il tuo destino.

In quel momento, cominciai ad amarlo. Fu quello l’istante fatale che avrebbe segnato la mia esistenza.

Ma lui si sbagliava. Mi sbagliavo anche io.

La mia paura è divenuta realtà, perché io, Eowyn, figlia di Eonund, sono rinchiusa premurosamente nelle case di guarigione quando vorrei combattere per la mia patria.

Io, Eowyn, figlia di Eomund, sono in gabbia.

  
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