L'alfabeto ha
così tante belle lettere
che sarebbe uno spreco non usarne tutte.
Su questo non ci piove, su questo sono
d'accordo anche io. Il problema è che si dovrebbe inventare
un
foglietto illustrativo dei vocaboli, con le avvertenze e le
controindicazioni.
Così, accanto ad un 'mi manchi', ci
sarebbe scritto 'non usare in pazienti particolarmente sensibili,
infatuati o innamorati, se poi non si ha l'intenzione di ricambiare';
oppure vicino a un 'ti amo' ci si dovrebbe leggere 'usare solo il
caso di forte dolore al cuore, fitte allo stomaco e farfalle (vive e
durature) nella pancia'. Giusto per essere sicuri di prendere le
precauzioni adatte prima di parlare.
Perché se poi si parla e si dicono le
parole sbagliate, l'unica soluzione plausibile è quella di
'consultare il medico in caso di contatto con gli occhi, o col
cuore'. E il punto è che è sempre sabato
pomeriggio e il medico non
c'è mai fino a lunedì mattina.
E il week-end si
trasforma in un
ritaglio di tempo vuoto, fatto di lacrime e mal di stomaco.
Così ti verrebbe la voglia di andare
di fronte a qualche stronzo e chiedergli per quale fottuto motivo,
prima di parlare, non ha letto le avvertenze. La soddisfazione di
avere il coltello dalla parte del manico, la consapevolezza di
poterlo colpire perché è evidentemente dalla
parte del torto,
perché bastava che spendesse dieci minuti della sua futile
vita a
leggere un foglietto cazzuto per evitare lo scoppio della terza
guerra mondiale.
Che poi, se ci
rifletti, la colpa non è
neanche sua. Lui si era solo preoccupato di dire qualcosa di carino e
tu, boom, gli hai letterlamente sbattuto in faccia il tuo stato
d'animo da schifo solo perché hai temuto che potesse
ignorare le tue
chiamate, o non mantenere le sue promesse. Ma il mal di stomaco
continua, insieme ai giorni vuoti. E nemmeno il medico riesce a
curarti.
Allora torni a pensare a quanto sei
stata stupida, a quanto sei irritabile e a come ti lasci prendere in
giro facilmente. Succede così, sapete. Noi soggetti
psicologicamente
disturbati che pensiamo di comprare tutto con le parole, ci facciamo
fregare dalle parole stesse. E vai tu a cancellarla, una promessa,
una volta che t'è entrata in testa. Spiegaglielo tu al
cervello che
ha captato il segnale sbagliato, ora che i codici vagano alla
rinfusa.
E' un virus da combattere con gli
antibiotici. Da prendere in tempo, perché se poi passano
troppi
giorni finisce che ti aggravi e ti ritrovi con un piede sul patibolo.
E le promesse non mantenute sono quel nodo intorno al collo che si
stringe sempre di più.
A chi darai la
colpa adesso che, a
fregarti, è stata una promessa e non più uno
stronzo?
Ora che è di nuovo lunedì ma che non
vuoi andare dal medico perché c'è troppa fila e i
vecchi che
aspettano ti mettono l'ansia?
Li guardi e pensi che loro sono felici
più di te. Perché non conoscono l'alfabeto.
Perché quando gli
hanno fatto una promessa, poi, qualcuno l'ha mantenuta, nonostante
nessuno dei due avesse letto le avvertenze.
Ma non possiamo diventare tutti vecchi
solo per essere felici. Sarebbe come negare l'esistenza delle parole,
e quindi delle promesse, e a quel punto, per forza, saremmo senza
pensieri, ma soli, così soli da piangere e da avere sempre
il mal di
stomaco, per la terza volta.
Allora sarebbe
il caso di rimanere
tutti giovani, e di leggere almeno le indicazioni presenti sulla
scatola, che pure se sono solo un riassunto di tutto quello che
dovremmo sapere, possiamo esser certi che sono essenziali. Le nozioni
necessarie a salvarti la vita. Poi le lacrime e il mal di stomaco
faranno parte degli effetti collaterali, ma smetteranno di uccidere.
E allora saremmo una generazione di
persone felici, che aspetterebbero un giorno o un anno
perché tanto
lo sanno che prima o poi la promessa viene mantenuta.
Perché, anche
se nel peggiore dei casi il tuo 'compagno d'avventura' si è
fermato
ad una lettura superficiale, hai comunque la garanzia che, in qualche
modo, abbia ricevuto un brevetto per il giusto uso delle parole.
A quel punto
sì che non ci si
farebbero più problemi ad amare.
Sarebbe tutto così spontaneo e
naturale da rischiare di far perdere il posto di lavoro perfino ai
dottori, e le cause farmaceutiche per i medicinali contro il mal di
stomaco, fallirebbero.
Come falliscono gli esami, le nostre
paure e le banche.
Ho scritto il tuo nome sopra a tutti i fogli di carta che mi sono passati tra le mani negli ultimi mesi per ricordarmi di quanto fossimo stati vicini in quell’attimo di eterna distanza. Ho scritto anche il mio di nome, ma per essere sicura di non dimenticarmelo.