Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Ommy Wilson    19/01/2014    1 recensioni
Lei era la ragazza in fondo all'aula.
Lei era quella che non riusciva a socializzare.
Lei era la testarda che si ostinava a non fare i compiti a casa.
Quella sempre con la testa tra le nuvole.
Sunflower racconta la storia di una ragazza di nome Misaki che, a causa di un incidente, ha decretato la fine della felicità dei suoi genitori, ma soprattutto ha completamente annullato ogni possibilità di avere un'infanzia ed una vita felice. Lì dove la realtà la ha tradita ed umiliata, dove l'umanità non ha fatto altro che ferirla, forse è necessario qualcosa di magico e surreale per curarla.
Una storia che gira intorno alle emozioni ed al bisogno di non essere abbandonati e di trovare quell'unica forma di affetto di cui tutti abbiamo bisogno.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Homura Akemi, Kyubey, Madoka Kaname
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Puella Magi Madoka Magica :

Sunflower




Io sono morta.

 

 

Misaki si era più volte chiesta cosa si provasse ad essere innamorati. La sua vita era sempre stata una tale agonia da spingerla a credere che fosse impossibile riuscire a trovare un essere vivente in grado di annegare tutto il dolore del mondo riempiendole il cuore di gioia; si era quindi, come sempre, rassegnata all'idea che non avrebbe di certo fatto parte di quelle scenette che vedeva nella sua scuola, dove due persone scherzavano e ridevano tra loro, creando una sorta di barriera invisibile che li proteggeva dal marcio che colava da tutto il resto. In fin dei conti lei era una figlia di convenienza, non una ragazza come le altre, quindi se esisteva un destino scritto per ogni essere vivente, la cosa non poteva valere per una che aveva lo stesso valore di un oggetto; avevi bisogno di fare una gita in camper? Compravi un camper, quindi se avevi bisogno di accrescere la tua fama tra i media facevi nascere Misaki.

Tutta quella rassegnazione era però venuta a meno dal momento in cui, quella notte, Kyubey si era presentato nella sua stanza, poco dopo il calare della notte; fu allora che tutto prese ad avere senso. Era stata una scossa imprevista e travolgente, che Misaki non era stata affatto in grado di gestire; lei era come un neonato indifeso che non aveva mai sentito la morsa del freddo invernale e quando questa l'aveva raggiunto allora lei non era stata in grado di fare altro se non farsi travolgere dagli istinti. Tutto quello che aveva sofferto aveva un incredibile risvolto che mai si sarebbe aspettata, la sua vita era finalmente giunta al momento della verità; non era più una figlia di convenienza, lei era Sunflower, un fiore che era finalmente sbocciato e che non zoppicava più, non temeva gli insulti e le prese in giro, ma soprattutto che aveva trovato quel qualcuno in grado di isolarla come facevano le coppiette che vedeva ogni giorno felici, come se volessero vantarsi con lei della loro allegria.

Misaki era innamorata? Non sapeva se fosse giusto definire amore un sentimento che l'altro non era neppure in grado di provare per nulla, però fatto stava che non esistevano altre parole adatte per come si sentiva. Non aveva mai ricevuto affetto, perciò lo dimostrava in modi contorti ed aveva una paura tremenda di perdere quella speranza che sentiva di dover proteggere con tutte le sue forze, come una candela sferzata dal vento che aveva bisogno delle sue mani e del suo corpo per evitare di estinguersi.

Eppure c'era qualcosa che ancora la turbava. C'era quella Homura Akemi che operava contro Kyubey e contro di lei; una minaccia da estirpare e che avrebbe ucciso già molto tempo prima, se gli eventi non fossero roteati dalla parte di quest'ultima. Però Misaki era paziente. Non bastava la perdita di un arto a fermare il suo ardore e neppure il foro nella trachea che si era appena procurata ricevendo un colpo di cannone in pieno volto. La magia scorreva in lei e la curava meglio di qualsiasi medicina, in pochi secondi sarebbe stata in grado di rialzarsi e di combattere ancora. Mentre Homura Akemi? Cosa poteva fare lei se non soccombere di fronte a quel divario che c'era tra di loro? Un divario enorme che non trattava solo la forza, ma anche le emozioni; perché Misaki ne era certa, lei era senza dubbio più determinata per il suo Kyubey che Homura per la sua Madoka e glielo avrebbe dimostrato. Presto sarebbe caduta sotto i suoi colpi, poi lei e Kyubey sarebbero andati a mangiare quel creme caramel.

Riuscendo nuovamente a reggersi sulle proprie gambe, dopo il colpo subito, Misaki notò che di fronte a lei altri non vi erano se non la sola Homura che l'attendeva con le ferite grondanti di sangue e con un'espressione molto più determinata se paragonata a quella di qualche minuto prima che mostrava solo terrore ed inquietudine.

« Oh... Hai nascosto la tua amica? »

Sibilò tra le fauci, sgranchendo il braccio rachitico ed artigliato che le era appena ricresciuto e facendo dondolare le lunghe escrescenze delle orecchie assieme alla testa; nonostante si fosse completamente rimessa in sesto, il suo corpo ancora risentiva delle continue alterazioni dovute alla distruzione ed alla ricrescita di svariati tessuti.

« Non avrei mai avuto un'idea così stupida. E' stata lei a voler proseguire assieme a quella professoressa. Io sono rimasta dell'idea che avremmo fatto meglio ad uscire da questo posto. »

Rispose freddamente Homura. Lei e Madoka avevano nuovamente discusso su quanto stava accadendo, mentre Misaki si ricomponeva di fronte ai loro occhi, e la Puella Magi in rosa non aveva alcuna intenzione di cedere sul salvare la città così, appoggiata da Noriko, si era diretta verso il poco distante Daiki Nagai, con l'intento di abbatterlo. Homura si era rassegnata a quella scelta ed aveva deciso di aiutarle intralciando il cammino di quel gigantesco Kyubey che era Misaki; il nemico più pericoloso.

« Già, quella professoressa. Che persona fastidiosa non trovi? »

Ribatté Misaki, affilando le unghie sul terreno contorto e pittoresco. Homura si passò una mano tra i capelli, attraversandoli con le dita per tutta la sua lunghezza, mantenendo la propria aria di superiorità nei confronti del nemico.

« Ci troviamo d'accordo. »

Disse poi, suscitando una fragorosa risata dall'aberrante mostro biancastro che non vedeva l'ora di farla a pezzi, ma che mostrò nel tono una sorta di umanità imprevista.

« Sai è quasi un dispiacere non averti conosciuta in altre situazioni. Magari ti trasformerò in una strega e diventerai la mia bambola. Sarebbe divertente no? »

Homura scosse la testa inorridita da quella possibile alternativa del suo futuro, poi evocò la propria magia mettendo in funzione il suo micidiale scudo circolare e disse:

« Non sono ancora pronta per diventare una strega. E probabilmente mai lo sarò per diventare la tua bambola. »

 

 

 

-

 

 

 

« Quindi siete riuscite a superare Sunflower? »

Commentò Kyubey, ondeggiando la soffice coda, mentre scrutava Noriko e Madoka dall'alto di uno dei girasoli. La professoressa osservò l'esserino esterrefatta nel vederlo ancora vivo, dopo che Homura gli aveva sparato dritto in faccia; in quelle poche ore stavano avvenendo cose tremende ed al di là di quanto il suo cervello potesse comprenderne , perciò si astenne dal chiedere informazioni a Madoka che sembrava già sufficientemente provata. Aveva capito che tipo fosse quella ragazzina, non era difficile da intendere in fin dei conti; nonostante quell'altruismo che l'aveva spinta ad imbarcarsi nella missione più disperata della sua vita, Madoka non aveva un carattere coraggioso, ma soprattutto non aveva metà della sicurezza che invece possedeva la sua egoistica compagna dai capelli corvini. Tuttavia il destino della città era proprio in quelle esili e delicate mani da ragazzina, perciò Noriko si ritrovava quasi costretta a credere in lei, non sapeva se lo faceva per disperazione o perché ammirava i suoi sforzi, né le interessava saperlo veramente, l'importante era fermare la follia di Daiki Nagai il più presto possibile.

« Homura è rimasta indietro con lei. »

Rispose Madoka, brandendo il proprio arco ed indirizzandolo verso l'enorme figura che si ergeva di fronte a loro.

Kyubey mosse le orecchie ed inclinò la testa, notando la presa di posizione della Puella Magi e preparandosi a smentirla nella sua stessa determinazione.

« Madoka Kaname... Non ti sei accorta del silenzio? »

La maga in rosa esitò per un secondo, osservando Kyubey senza capire cosa le avesse appena detto, cosa che però Noriko afferrò immediatamente: non c'era più musica. La professoressa giunse a quella conclusione appena in tempo per accorgersi che un'enorme oggetto sferico stava per precipitare su Madoka; l'afferrò e la strattonò all'indietro per evitarle di morire schiacciata.

« Le streghe! »

Urlò allarmata la ragazza, notando che ad essere piovuta dal cielo era una delle enormi palle da basket di una delle streghe presenti in quel campo di girasoli maledetto. Le immagini sinistre delle quattro serve della magia nera si manifestarono di fronte al terrificante Daiki; il canestro, il centauro, la nuvola sorridente e l'orologio a pendolo impazzito, si erano tutte radunate lì in quell'esatto momento, libere dall'influenza della canzone che le aveva stordite per tutto quel tempo.

Madoka tentò disperatamente di scagliare una raffica di dardi verso il bersaglio principale, ma le streghe impedirono agli attacchi magici di andare a segno; sarebbe stato impossibile riuscire a toccare Daiki senza abbatterle, un'impresa disperata per una sola Puella Magi.

« E adesso che facciamo? »

Chiese Noriko, disgustando se stessa nel chiedere ad una sua alunna come salvarsi la vita. Madoka dal canto suo era egualmente spiazzata e presa in contropiede; erano davvero arrivate al capolinea?

Le streghe ciondolarono minacciose verso le due, poi fecero per scagliarsi all'attacco usando le loro terrificanti magie che contorcevano ogni cosa avesse la sfortuna di avvicinarvisi, imitando una sorta di orribile danza della morte. Il loro intento fu però bloccato da un'ossuta, ma enorme, mano che si allungò come un fulmine verso Noriko e la strinse in un presa ferrea; era la mano di Daiki Nagai.

« Sembra che tu faccia parte di quella cerchia di persone verso cui quest'uomo brama vendetta. »

Spiegò Kyubey, rimasto impassibile su uno dei petali neri, mentre studiava con interesse tutto ciò che stava avvenendo di fronte ai suoi occhi rosati e privi d'emozioni.

Mentre veniva portata lentamente verso la bocca del grosso mostro ammaliatore di streghe, Noriko riuscì a percepire tutti i risentimenti della rock star semplicemente tramite il suo tocco. Quell'uomo era completamente impazzito negli anni e ciò che la figlia gli aveva fatto lo aveva reso ancora peggio! Persino il risentimento legato a poche ore prima, quando Noriko lo aveva disturbato per parlarle di Misaki sottraendolo dal suo mondo di illusioni, era divenuto così enorme da fargli desiderare di uccidere la professoressa che adesso si ritrovava di fronte a quelle enormi fauci spalancate e pronte ad inghiottire lei e tutte le persone che si stavano recando in quel posto tremendo. Era una bocca sporca, dai denti acuminati color avorio, attraversati da venature verdastre; in fin dei conti tutto ciò che componeva quell'astratto essere era marcio sino al midollo, proprio come l'umano che gli aveva dato vita, anzi, forse la sua anima aveva sempre avuto quell'aberrante forma.

Madoka tentò di intervenire, ma le streghe le furono subito addosso ed il centauro approfittò della sua distrazione per imprigionarla di nuovo con la sua magia. La Puella Magi cadde a terra come un peso morto, incapace di opporsi al destino inevitabile che la attendeva, mentre tutte le streghe si posavano su di lei, oscurandole la visuale. Le lacrime iniziarono a grondarle dagli occhi e disperata fece l'unica cosa che era in grado di fare; si mise a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.

« Siete Puelle Magi anche voi! Lo siete state! Per favore ribellatevi! »

Strillò, per poi rendersi conto di quanto fosse stupido pretendere un miracolo come quello che non era avvenuto neanche quando le sue amiche avevano avuto la sfortuna di scontrarsi con quel destino infame che era divenire streghe. Aveva provato ad evitare che una sua cara compagna dovesse finire ghermita dal suo stesso arco, ma non era stato possibile; una volta che si diveniva streghe, l'umanità e l'anima vengono a meno per dare spazio ad un mostruoso agglomerato di risentimenti e malvagità. Madoka lo sapeva benissimo, la la sua mente pura ed innocente continuava inconsciamente a rifiutare quel pensiero che delle ragazze della sua età che si erano devote a combattere il male potessero trasformarsi in esso dimenticando tutte le loro buone motivazioni.

« Vi prego... »

Sussurrò ancora, prima di sparire tra le ombre delle astratte di quelle sorde creature del male.

Vedendo quella scena, Noriko non poté fare a meno di dimenticarsi della sua sorte incombente e chiamare il nome di Madoka con tutto il fiato che aveva in corpo; anche di fronte alla bocca spalancata dell'inferno che si preparava ad inghiottila, non era stata in grado di pensare più a che stessa che al destino di una delle alunne della sua scuola; poteva in fin dei conti definirsi soddisfatta almeno di quello, era diventata una persona diversa rispetto a quando era talmente ammaliata dalla rock star del momento da ignorare totalmente il dolore della povera Misaki. E Misaki? Cosa le sarebbe successo ora che non era più umana? Quella domanda le scaldò sorprendentemente il cuore e la preparò a morire più di quanto si aspettasse. Alla fine Misaki era felice; certo era un'allegria contorta e malata, qualcosa che lei non comprendeva, però forse quella ragazza aveva ragione, l'umanità e la realtà l'avevano solo umiliata e straziata, ci voleva qualcosa di assurdo, di grottesco e fantastico per poterla salvare dal suo abisso di dolore.

« Mi aspettavo di vedere qualcosa di meglio. E' finita. »

Sentenziò Kyubey che però venne contraddetto da un'esplosione di luce bianca proveniente proprio dal punto dove Madoka era stata annichilita dalle streghe. Il fascio di luce sprigionatosi si espanse con violenza anche sul mostruoso Daiki che non riuscì a terminare la sentenza di morte che si era imposto su Noriko e si esibì in un terrificante urlo, mentre agitava le braccia per impedire che la luce gli crivellasse gli occhi morti e spenti. La professoressa portò lo sguardo sconvolto e confuso verso il punto da dove scaturiva tutto quel bagliore accecante e, quando questo divenne sopportabile alla vista, riuscì a scorgere Madoka, libera dalla magia della strega, affiancata da quattro figure femminili composte da luci di svariati colori.

« Le Puelle Magi?! »

Esclamò Kyubey interdetto, tornando a fissare la scena con rinnovato interesse ed un'incredulità che neanche lui credeva di poter manifestare. La soul gem di Madoka emetteva una forte luce che allontanava le streghe ed impediva loro di avanzare, mentre attorno a lei si erano schierate ben quattro Puelle Magi composte di sola magia luminosa, una rosa, una arancio, una azzurra ed una bianca. Queste si lanciarono ciascuna verso una strega e le ghermirono tutte utilizzando particolari magie che il gatto magico conosceva molto bene; visto che era stato proprio lui a generarle in passato.

La maga color azzurro si lanciò contro la strega canestro, generò nelle proprie mani una sfera luminosa e con un gesto degno del miglior giocatore di basket fece centro nella rete, portando la creatura astratta e deforme a crollare su se stessa come un castello di carta.

La maga color rosa, la più minuta, si fece ingoiare dalla nuvoletta sorridente, poi generò a sua volta una sostanza rosea simile a zucchero filato che fece esplodere la strega dall'interno, facendo piovere sul campo di girasole tanti batuffoli di cotone magico.

La maga color arancio si posò di fronte al pendolo impazzito, poi fece ciondolare di fronte ad esso quello che sembrava essere un orologio da taschino che, dopo aver dondolato per circa cinque volte davanti agli occhi della strega la fecero marcire come un cadavere sino a farla svanire nel nulla.

La maga color bianco infine aggredì il centauro con una sorta di lunga lancia dall'impugnatura che ricordava la testa di un unicorno, trafiggendola e portandola ad una morte molto più gloriosa di quanto il suo aspetto disgustoso e terrificante potesse farle meritare.

« Le maghe che Sunflower aveva trasformato si sono opposte al loro destino... Questo è il lato negativo della trasformazione indotta? La coscienza rimane, anche se in minima parte, celata dentro le streghe stesse? Ha tutto senso. »

Spiegò involontariamente Kyubey, mentre Madoka brandiva con rinnovata sicurezza il suo arco e si preparava a scoccare una potente freccia contro Daiki Nagai per porre fine a quell'incubo.

« Io non vi conosco ma...Grazie... A tutte voi. »

Sussurrò, poi scagliò il dardo.

Mentre la devastante esplosione rosa annichiliva l'immagine del mostro rachitico ed affamato di una vendetta che non avrebbe mai assaporato, le maghe composte di magia luminosa iniziarono a svanire nel nulla, rilasciando nell'aria tante scintille che andavano a spegnersi lentamente; come loro ultimo atto, scrutarono la Puella Magi che le aveva raggiunte con la sua forza unica e le loro espressioni auree si contorsero in un sorriso, poi quella di colore bianco, che sembrava la più grande e la più esperta di tutte, inclinò la testa facendo capire che non servivano ringraziamenti, perché erano tutte nella stessa barca.

 

 

 

-

 

 

 

Gli artigli di Misaki stridettero contro lo scudo di Homura mentre le due si scontrarono nuovamente in volo. Il terreno era cosparso di numerose armi che la maga dai capelli neri aveva utilizzato e poi abbandonato nel tentativo di abbattere l'aberrante creatura che continuava a cercare di dilaniarla in ogni modo. La rigenerazione di quest'ultima però si era rivelata un fattore decisivo perché riusciva a riprendersi da ogni singolo attacco, mentre Homura subita dei danni effettivi a causa del potere di Misaki. Quando toccò terra, la Puella Magi crollò in ginocchio esausta e con il corpo pieno di graffi e ferite che grondavano sangue; anche le sue capacità magiche si impegnavano ad impedirle di morire, ma non erano sufficienti a contrastare tutte quelle lacerazioni che continuava a subire senza sosta; la velocità del mostro era superiore alla sua e senza la possibilità di bloccare il tempo per Homura era quasi impossibile deviare totalmente quegli attacchi letali.

Notando di aver oramai la vittoria in pugno, Misaki evitò di assalire ancora l'avversaria; si bloccò e mosse le lunghe escrescenze delle orecchie attorno al suo corpo che, dopo averla completamente avvolta, si sciolsero in melma densa e biancastra, dalla quale ella uscì nuovamente in forma umana e col il solito ghigno che le segnava il volto.

Nonostante l'enorme figura di Daiki Nagai fosse stata abbattuta e stesse rovinosamente crollando di lì a pochi metri, le due rimasero impassibili e si scrutarono intensamente negli occhi, prima che Misaki cominciasse ad avvicinarsi ad Homura a passi molto lenti. La ragazza tentò di rimettersi in piedi, ma le gambe non la reggevano più, perciò si ritrovò costretta a strisciare all'indietro per prendere le distanze, ma fu tutto inutile perché Misaki si avvicinò senza sforzo e si chinò su di lei afferrandola per il viso.

« La mia offerta è ancora valida, bambolina. »

La schernì, stringendole le guance tanto da farle male. Homura mosse la testa di scatto, liberandosi da quella fastidiosa presa, poi assestò un calcio in pieno ventre a Misaki, facendola cadere all'indietro. Quest'ultima schizzò in piedi colma d'odio e colpì con violenza il viso della maga con lo stivale, poi le afferrò la mano dove si trovava incastonata la soul gem e si inginocchiò su di lei, per impedirle di muoversi.

« Adesso ti faccio vedere una cosa divertente! Vedrai ti piacerà... »

Sibilò malignamente, mentre le sue dita penetrava dentro la pietra violacea.

Homura percepì numerose fitta agli organi interni, come se degli insetti glie li stessero pungendo da dentro, e non poté fare a meno di emettere delle urla straziate e colme di dolore. Tentò di strappare la mano da quella di Misaki, ma questa la stringeva con una forza che sembrava impossibile provenire dal corpo di una ragazzina.

« ...Ti piacerà da morire! »

Esclamò la folle maga, cominciando a ridere mentre il suo tocco andava casualmente ad infliggere dolore al corpo di Homura che sembrava sul punto di svenire.

Quella tortura si prolungò per circa una decina di secondi, secondi che per Homura sembrarono eterni, poi improvvisamente Misaki smise di tormentarla ed assunse un espressione confusa e sorpresa allo stesso tempo. Il silenzio regnò incontrastato, alterato solo dai respiri affannati della Puella Magi che sentiva il suo corpo come in mano ad un burattinaio folle che si divertiva a mettere fili a tutti gli organi ed i tessuti umani per farli soffrire muovendo solo il dito mignolo.

« Tum tum. »

Fece Misaki.

« Tum tum! »

Ripeté con una tetra soddisfazione nel tono di voce.

« Ho trovato il cuoricino! Senti come batte! »

Dopo quelle parole, Homura sentì come la presa di una mano stringersi sul suo cuore delicatamente, muovendosi allo stesso ritmo dei suoi battiti, come se non avesse intenzione di farle male, ma di accarezzarla e coccolarla, un'impressione che la maga si cancellò subito dalla testa, sapendo con chi aveva a che fare.

« Mi sono sempre chiesta come battesse sai? Non intendo come funzionasse! Solo... Adesso che finalmente voglio vivere lo sento muoversi veramente. Voglio dire... Lo faceva anche prima ma... Adesso è diverso; è caldo... E' così che ci si sente quando si è innamorati? Batte in questo modo? »

« Amore? Quell'essere che tu dici di amare non potrà mai ricambiarti lo sai? Sei solo una povera pazza che si è attaccata ad uno spiraglio di luce oscura... »

Sentenziò Homura, riuscendo a parlare quasi a fatica. Misaki rimase in silenzio, offesa da quelle parole, ascoltando con attenzione il battito del cuore che teneva tra le grinfie; era proprio quello che provava da quando Kyubey era entrato nella sua vita, una sensazione di vita calda e sincera.

« E tu? Che vivi sempre lo stesso dolore ogni volta? Non sei abbastanza forte per dare della pazza a me Homura Akemi. Io sono riuscita in quello in cui tu hai sempre e solo fallito. Starò per sempre insieme a chi voglio bene, a chi mi fa battere il cuore in questo modo. Tu invece... Morirai qui! »

Le azioni di Misaki però non rispecchiarono le sue parole perché un improvviso conato di vomito la sorprese, facendole tirare via gli artigli dal cuore di Homura. Dalla sua bocca fuoriuscì un'ingente quantità di sangue, poi un dolore atroce le colpì il ventre e lo stomaco, spingendola a contorcersi a terra ed a raggomitolarsi in posa fetale.

Homura riuscì a riprendere finalmente fiato, ringraziando il cielo di essersi salvata, per la seconda volta, per il rotto della cuffia. Attese diversi secondi, forse minuti, a terra, mentre sentiva le urla di Misaki ed i suoi conati di vomito, tentando di raccogliere le forze, poi riuscì finalmente a mettersi in piedi, anche se a fatica. Di fronte a lei vi era una Misaki distrutta, che continuava a tentare di non espellere altri liquidi dalla bocca, mentre il sangue che aveva già vomitato le macchiava tutti i vestiti. I capelli le stavano in parte cadendo, lasciandola nelle condizioni di una strega che bruciava lentamente al rogo.

« Che mi sta succedendo? Perché sto così... »

Chiese disperata, incapace di opporsi a quei sintomi devastanti.

« Ti ho colpita con un'arma batteriologica... Fusarium per la precisione, noto anche come “nebbia gialla” fa marcire la cute e provoca emorragie intestinali. Visto che le armi convenzionali non servivano ho pensato di colpirti con qualcosa che continuasse a ferirti nel tempo, eludendo la tua rigenerazione. Probabilmente con il tempo riuscirai a smaltire anche questo ma per allora... »

Spiegò Homura, facendo sgusciare l'ultima pistola dalla scudo e portandosi di fronte alla devastata avversaria.

« … Per allora tu non esisterai già più. »

Misaki esplose in un urlo di rabbia e paura, continuando a soffrire ai piedi della sua rivale.

« No! No! Non voglio! »

Strillò disperata, cercando invano di alzarsi. Raccogliendo tutte le sue forze si mise in ginocchio, ma subito crollò in avanti e dovette arrampicarsi sulla gonna di Homura per non sbattere a terra.

« Ti prego io... Sarò la tua bambola ok? Ma non uccidermi ti scongiuro! Non adesso! Farò tutto quello che vuoi! »

« Dammi la soul gem. »

Ordinò freddamente Homura, puntando la pistola verso Misaki che invece di obbedirle si abbandonò ad un pianto disperato che andò ad asciugarsi sulle gambe della Puella Magi.

« No! No! Perdonami ti prego! Volevo solo essere felice! Come lo sei tu! Volevo che il mio cuore battesse e che fosse caldo proprio come il tuo! Non hai idea quanto fossi spaventata e sola! Neanche i miei genitori mi hanno mai voluta ed avrebbero dato qualsiasi cosa per liberarsi di me! Cosa avresti fatto al mio posto Homura Akemi? Cosa!? Rispondimi con sincerità se ne hai il coraggio! »

Dei mostruosi colpi di tosse investirono Misaki che non riuscì più a parlare per diversi secondi. Homura la osservava disgustata, ma incapace di poter rispondere alla domanda che quella pazza le aveva posto; se fosse stata nelle sue condizioni si sarebbe comportata davvero in quel modo? Avrebbe agito per puro egoismo senza curarsi del prossimo e pensando solo alla sua luce che brillava nell'oscurità? Sapeva la risposta, ma tentava di nasconderla a se stessa, come se temesse di diventare Misaki all'improvviso, di smettere di essere Akemi Homura e diventare quella disperata che le stava sputando sangue sulle calze nere, nel tentativo di elargire nuove suppliche. Doveva assolutamente chiudere quella discussione ed andarsene via con Madoka, dimenticare ciò che era successo per sempre, ma ci sarebbe davvero riuscita? Oppure l'ultima parte di quella tetra canzoncina offensiva che aveva sentito dalla stessa Misaki era vera? Se avesse ucciso la zoppa lo sarebbe divenuta lei a sua volta? Era pronta a rischiare così tanto?

« Homura! »

La voce di Madoka irruppe tra i suoi pensieri improvvisamente, scacciandoli via e sostituendoli con un'enorme quantità di sollievo che fu incrementato dal momento in cui vide l'amica correrle incontro; sembrava esausta e provata da ciò che era riuscita a fare contro Daiki, ma era viva e vegeta, tanto bastava da far sentire Homura in pace con se stessa. Era finita, ce l'aveva fatta! Aveva salvato Madoka, non c'era più nessuna partita contro il destino da giocare perché lei aveva vinto! Aveva cambiato il fato!

« Non riesco a trovare Noriko! Spero stia bene... Se non ci fosse stata lei sarei morta schiacciata... Ma? Cosa fai? »

Madoka, una volta accostatasi alle due, osservò inorridita le condizioni di Misaki e la spietatezza dell'amica che voleva spingere quest'ultima a darle la sua soul gem per distruggerla per sempre.

« Voglio chiudere completamente la questione. Ti ho detto di darmi la soul gem! »

Ringhiò la ragazza dai capelli corvini, spingendo con il tacco dello stivaletto la piangente ed indifesa avversaria che continuava a piangere ed a resistere a malapena agli effetti stomachevoli del fungo batteriologico che l'aveva infettata.

« Homura basta! Non so cosa è successo, ma non vedi che non si regge neppure in piedi?! »

La ammonì Madoka, afferrando per il polso la mano in cui l'amica stringeva l'arma e piazzandosi davanti a lei per impedirle di continuare a tormentare Misaki.

« Sono già morte troppe Puelle Magi come noi, come lei, per questa storia! Basta! »

« Madoka... »

Le due si fissarono per diverso tempo in silenzio, concentrandosi sui singhiozzi disperati di quella che, sino a pochi minuti prima, era stata la più terribile delle minacce, poi Madoka diede le spalle all'amica e si avvicinò a quel gomitolo di sangue, lacrime e disperazioni, chinandosi su di esso per parlarle.

« Adesso smetti di piangere ok? Non ti faremo nulla, né io né Homura. »

Misaki ascoltò quelle parole, osservò la maga rosa sgranando gli occhi per la sorpresa e forse per la felicità, poi pianse ancora più forte di prima, stringendo con forza i pugni e sbattendoli a terra.

« Stai tranquilla... »

Insistette Madoka, accarezzandole la testa che era oramai un ammasso di ciuffi sporchi e pelle morta. Misaki, sentendo quel contatto sincero ed affettuoso, così estraneo alle sue abitudini, prese tra le proprie mani quella della ragazza che cercava di rassicurarla dolcemente e la fissò con incredulità.

« Ne hai passate di tremende eh? Ma adesso è tutto finito, voglio aiutarti non devi avere paura, so che è tutta colpa di tuo padre, di quel mostro che ha creato tutto questo, non tua non è così? »

Misaki deglutì, riuscendo a smettere di lacrimare.

« Ha tentato di... Uccidermi... »

A quelle parole, Madoka sentì un fremito attraversarle il corpo; lei che aveva una famiglia amorevole ed affettuosa non riusciva neppure ad immaginare che un padre potesse avventarsi sulla propria figlia con il desiderio di ucciderla.

Homura osservava la scena senza dire nulla; la vista aveva cominciato a farle brutti scherzi e si sentiva a pezzi ed era solo un miracolo se riusciva a stare in piedi così, visto che tentava di tenere gli ultimi deboli sensi su Madoka e su quanto stava accadendo, non si rese minimamente conto dei passi alle sue spalle.

« Forza alzati... Andiamo via insieme. »

Disse Madoka, aiutando Misaki ad alzarsi con entrambe le mani. Quest'ultima la osservò incredula, poi si guardò intorno come se si preparasse a confessare un segreto che nessuno oltre Madoka doveva udire.

« Insieme? Amiche? »

Madoka assunse un'espressione interrogativa, come se quelle parole incerte fossero per lei di un'ovvietà smisurata, poi sorrise dolcemente, mentre tirava su la ragazza che, grazie alla magia, aveva iniziato debolmente a riprendersi e che, quando fu finalmente in piedi, si gettò su di lei abbracciandola sinceramente, per poi portarle una mano sul petto, lì dove si trovava il cuore della maghetta rosa.

« Tum tum... Grazie... »

Madoka, riuscendo solo ad immaginare lontanamente quanto quella ragazza si fosse sentita sola in tutti quegli anni, ricambiò l'abbraccio e lasciò che Misaki appoggiasse la testa sulla sua spalla. In quell'esatto momento,, in Homura si generò un freddo glaciale all'interno del cuore, mentre vedeva il volto di Misaki contorcersi nuovamente in un ghigno mostruoso ed inquietante, lo stesso che aveva sempre avuto per tutto il tempo in cui aveva avuto la sfortuna di averci a che fare; stava fissando lei e si preparava a fare qualcosa di terrificante.

« Madoka! »

Riuscì a strillare Homura, prima che un lungo artiglio argenteo perforasse prima la soul gem, e quindi il petto dell'amica, poi anche il suo stomaco. Un conato di vomito le soffocò la voce, poi crollò in ginocchio esanime, mentre vedeva Madoka cadere di fronte ai suoi occhi, con la soul gem che conteneva la sua anima in procinto di rompersi; l'unica rimasta in piedi era Misaki che esplose in una risata mostruosa, tendendo le mani a quel cielo di follia ed astrattezza.

« Ho vinto io! Homura Akemi! Sono più forte di te! »

Homura tentò di trascinarsi verso l'amica in agonia, poi sentì la risata malvagia di Misaki interrompersi bruscamente e qualcuno alle sue spalle afferrare la pistola che le era caduta poco dopo essere stata trafitta dall'artiglio retrattile della maga gialla.

« Cosa? Tu?! »

« Perdonami per non averti salvata quel giorno Misaki. Perdonami per tutto... Anche per questo. »

Disse in lacrime Noriko, prima di raccogliere tutte le sue forze sia fisiche che mentali per spingersi a fare fuoco sulla madre delle motivazioni che l'avevano spinta ad aiutare il prossimo sino a quel giorno. I proiettili perforarono la carne, già resa marcia e molle dal batterio, di Misaki, facendola indietreggiare di diversi metri. Quando il caricatore fu completamente vuoto, la maga scoppiò nuovamente a ridere.

« Non funziona! Stupida! Stupida! Non uscirete vive di qui! E io andrò a mangiare il creme caramel! »

Strillò entusiasta, ma Noriko non le rispose e si limitò a lasciare scivolare la pistola scarica a terra, mentre le lacrime le sgorgavano copiose dagli occhi.

« Addio Misaki... »

A quelle parole il volto di Misaki assunse un'espressione confusa, poi una sorta di lamento grottesco la costrinse a voltarsi. Si ritrovò faccia a faccia con il volto del devastato demone del padre che, nel vederla, altro non provava se non il rancore che lo aveva spinto a desiderare la morte di tutte quelle persone che lo avevano, secondo lui, tradito ed umiliato. La bocca marcia esplose in un ruggito stridulo ed assordante, mentre Misaki comprendeva che quei proiettili erano serviti a spingerla proprio alla portata di quel mostro che adesso allungava una mal ridotta mano con sole tre dita verso di lei; tentò di scappare evitando di essere afferrata la prima volta, ma scivolò rovinosamente a terra e non fu in grado di scampare al suo atroce destino. Le tre dita ossute si strinsero attorno alla sua vita ed iniziarono a trascinarla verso i denti color avorio bramosi della sua carne; nelle stesso momento, Homura era riuscita a strisciare verso l'amica che sembrava in procinto di andarsene per sempre.

« Homura... »

Mormorò Madoka, fissando con occhi spenti come la propria soul gem il volto dell'amica che sembrava mantenersi cosciente per miracolo.

« Madoka... No... ti prego... Non voglio ancora... »

« Perdonami... »

Nello stesso momento, proprio quando Misaki si trovava a pochi centimetri dalla bocca del mostro che un tempo era stato suo padre, Kyubey si portò su uno dei girasoli e fissò la scena senza dire nulla. La ragazza lo vide immediatamente e lo fissò con le lacrime agli occhi, ricordando tutto ciò che era avvenuto dal momento in cui era stata investita sino ad allora, poi sorrise vedendo che il gatto magico le aveva dato le spalle, oramai conscio dell'inutilità che si parava di fronte ai suoi occhi.

Così, mentre i denti di Daiki si chiudevano e la soul gem di Madoka si spegneva, sia Homura che Misaki esplosero in un grido di rabbia, paura e dolore simultaneo.

   
 
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