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Autore: Mistress Lay    04/06/2008    14 recensioni
Odiava quella casa, quella falsa liberta', il giunzaglio che gli aveva messo indosso Silente. Meno male che c`era Harry... l`unico al quale avrebbe permesso di tenere prigioniero il suo cuore. Per il compleanno di fann1kaoriyuki!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XHachiML

*

 

04/06

Ho dovuto fare tanti di quei salti mortali per scrivere questa shot che mi gira la testa! @.@ Però è una bella soddisfazione: l’avevo messa in lista alle shot da scrivere a postumi dopo l’esame, però non ho avuto proprio il cuore di aspettare fino a luglio… e poi alla mia adorata Hachi glielo dovevo, lei mi sostiene sempre e mi fa sempre sorridere! (Insomma l’adoro alla follia! *.*)

Eggià, perché oggi è il suo compleanno e le voglio fare i miei migliori auguri!

Spero davvero che il risultato dei miei continui salti mortali non sia deludente… >.< Anche per il paring che ho deciso di trattare: si tratta di una Sirius/Harry, una delle tante coppie non-canon che ho cominciato ad amare.

La mia cara Hachi mi ha lasciato carta bianca per quanto riguardava la coppia trattata – sebbene non sapesse che dietro il mio interesse verso i suoi paring preferiti di HP c’era la mia volontà di dedicarle qualcosa! – e quindi mi sono sbizzarrita.

Ripeto, spero che il risultato sia decente… >.<

Fatemi sapere, mi raccomando…

Un’ultima cosa…

 

Buon compleanno Hachi adorata! ©

Ti adoro!

 

*

 

Noticina necessaria:

Le frasi che vedrete in corsivo sono da considerarsi I pensieri di Sirius.

 

 

*

 

 

He Holds My Heart Captive

 

 

 

Le notizie che apparvero sulla Gazzetta del Profeta odierna sembravano essere le stesse di ogni giorno, stessi avvertimenti, stesse norme anti-mangiamorte, stesse patetiche rassicurazioni del Ministero, stessi articoli su Silente e sul Prescelto.

Sirius inghiottì l'ultimo sorso di caffè nero della tazzina mentre chiudeva il giornale, diede un'occhiata all'orologio, pensando tra sè e sè che era veramente presto per vedere una sola scintilla di vita in quella casa, e in quel momento la sua attenzione fu attratta dallo spiraglio di panorama esteriore che l'ampia finestra di fronte a sé gli donava.

Dall'altra parte della strada il postino si affaccendava con il suo solito giro mattutino, lanciando ad ogni casa visibile il Times del giorno, qualche vecchietta era uscita presto a portare a spasso il proprio cane e qualche babbano mattiniero usciva dal vialetto di casa sua con la sua macchina, diretto a lavoro.

Improvvisamente si sentì quasi sopraffatto dal silenzio che vigeva nella casa e dall'opprimente sensazione di essere intrappolato in quelle quattro mura, si alzò in piedi per sfuggire a quella spiacevole suggestione, ma quella ritornò prepotentemente non appena lo sguardo dell'uomo fu catturato dal buio del corridoio che collegava la cucina con il salotto. Che silenzio…

In quel corridoio dormiva quietamente sua madre dalle lunghe dita adunche e la voce strimpellante, là riposava il residuo di un passato da dimenticare, un passato da adolescente ribelle e sprezzante di regole ed imposizioni, un adolescente che aveva deciso che il potere di cambiare la sua vita l'aveva solamente lui e non altri. Come adesso.

Era un ragazzo quando se n'era andato di casa e ora che un adolescente non lo era più vi aveva fatto ritorno, suo malgrado.

 

Odiava quella casa. Maledetta casa.

Odiava quelle mura ricche di ricordi. Maledetti ricordi.

Odiava dover vedere il mondo filtrato attraverso il vetro di una finestra. Maledettamente distante.

Odiava considerarsi prigioniero ancora una volta. Maledetta prigionia.

 

Quando era ad Azkaban il suo animo non si era mai fiaccato, neppure per un istante: sapeva di essere innocente, aveva sviluppato una specie di insana follia al pensiero di essere stato imprigionato ingiustamente e la sua anima gridava vendetta verso Peter. Non era stato particolarmente difficile sopravvivere - per quanto potesse essere orribile - perché aveva un fuoco dentro, una forza che lo spingeva continuamente a sopravvivere e a meditare come uscire. Felpato ha fatto il resto.

Quando finalmente era riuscito ad evadere da Azkaban, aveva incontrato Harry e si era fatto accettare da lui, aveva cominciato ad assaporare il dolce aroma della promessa di un futuro libero quando Peter aveva avuto il buongusto di scappare e tutto era tornato come prima, solo, un po’ più difficile. Potevo sentire il profumo inebriante della libertà, potevo vedermi passeggiare per Diagon Alley o Hogsmeade a testa alta… potevo persino immaginarmi dividere una casa anonima assieme a Harry e condividere con lui i miei ricordi dei suoi genitori… quando quel sogno di cristallo si è frantumato. C’ero così vicino!

Costretto a fuggire, costretto a nascondersi, costretto persino a vivere nella sua stessa vecchia casa, nella sua odiata Grimmauld Place, e costretto a non uscirne mai... era una seconda Azkaban, solo, più amara.

Non c'erano i Dissennatori, vero, ma non c'era nemmeno quella folle forza rinvigorente ad animarlo: era intrappolato in quattro mura senza poter far nulla, senza dare una mano, completamente inutile sebbene finalmente libero.

Inoltre Grimmauld Place era sede dell'Ordine, quindi significava partecipare alla progettazione di piani e piani di sabotaggio ai quali mai avrebbe preso parte, e vedere continuamente persone che andavano in missione e tornavano con qualche ferita o qualche successo.

E lui rimaneva in quella casa, ad angosciarsi, a pensare alla vita che pulsava fuori di quelle mura, a progettare dietro un tavolo delle sortite per non rischiare mai la sua vita in prima fila. Maledetto Silente.

Da quanto non respirava l'aria esterna a pieni polmoni? Voglio essere vivo.

Da quanto non camminava per strada, sentendo il terreno acciottolato, la rada erbetta del prato o il liscio del marciapiede? Voglio la mia vita. La rivoglio indietro.

L'unica cosa che poteva fare era girovagare per la sua casa, come una tigre in gabbia, e parlare occasionalmente con le persone che di rado si fermavano per cena. Pretendo di riavere la mia vita!

Inoltre l'estate stava per finire, gli ultimi ospiti fissi sarebbero rimasti in quella casa per altre due settimane, e poi sarebbero tornate le une alla Tana, le altre a Hogwarts. La famiglia Weasley a casa propria, i ragazzi a scuola, per frequentare il loro sesto anno – o, nel caso di Ginny, il suo quinto -.

Soprattutto, se ne sarebbe andato Harry. Per fortuna c’è Harry.

Dall'incursione a giugno nell'Ufficio Misteri, Harry aveva cominciato a comportarsi in maniera strana: non c'era da stupirsi, Harry si era andato letteralmente a gettare tra le braccia dei mangiamorte solo per salvare Sirius da un presunto rapimento di Voldemort.

Sirius si sarebbe anche sentito oltremodo felice di quel cieco interessamento per la sua persona da parte di Harry, se non vi fosse un risvolto drammatico nella vicenda: Harry si era lasciato condizionare dai giochetti mentali di Voldemort e aveva portato con sè cinque ragazzini in una disperata manovra di salvataggio finita con una profezia distrutta, un faccia-a-faccia con Voldemort e qualche ferito al San Mungo.

Sirius conosceva bene l'indole di Harry, poiché aveva conosciuto molto intimamente James e Lily, - sapeva che Harry aveva preso da entrambi il senso di responsabilità e di amicizia -, si rendeva conto anche della triste storia che era costretto a portarsi dentro e della sua naturale insicurezza derivante da anni e anni di maltrattamenti da parte dei Dursley.

Dal canto di Sirius, la vicenda all'Ufficio Misteri aveva ulteriormente esacerbato la rabbia e l'insoddisfazione per la sua condizione: quando Piton aveva avvertito di quello che aveva fatto Harry, Sirius aveva afferrato immediatamente la bacchetta per gettarsi nel camino in direzione del Ministero, senza preoccuparsi delle conseguenze, come aveva fatto lo stesso Harry gettandosi in un’impresa disperata senza sicurezze, solo per salvarlo. Harry era riuscito ad arrivare all’Ufficio Misteri grazie all’impegno dei suoi amici, ma a Sirius era stato impedito di lanciarsi in difesa del proprio figlioccio. IO sono il suo padrino! È compito MIO proteggere il mio figlioccio!

Così, mentre auror, Ordine della Fenice, Mangiamorte e Harry lottavano nell'Ufficio Misteri, Sirius era rimasto rinchiuso nella sua casa, a distruggere ogni oggetto che si ritrovava tra le mani, fino a quando non era giunta la notizia della vittoria.

Intanto Sirius non aveva fatto nulla e la sensazione di oppressione verso quelle maledette mura di casa aumentava di giorno in giorno. Non sono riuscito nemmeno a difendere Harry… Scusa James…

Harry come prima cosa lo aveva contattato tramite specchio, aveva un'espressione orribile, ma aveva sorriso a Sirius quasi commosso, chiedendogli come stesse.

 

‘Sono felice che tu non sia venuto’ gli aveva confessato con voce roca ‘Almeno non ho messo in pericolo anche te…’

‘Non essere ridicolo!’ aveva esclamato come risposta Sirius quasi adirato per quella replica ‘Avrei voluto essere accanto a te, avrei dovuto esserci! E invece… non sono nemmeno in grado di proteggere il mio figlioccio… che razza di padrino!’

‘Non dire così! Io…’

‘Harry, ascoltami bene. Tu non hai colpa di nulla. E di cosa ti dovresti incolpare? Di aver messo i bastoni tra le ruote a Voldemort ancora una volta? Di essergli sfuggito? Di aver portato in salvo i tuoi amici? Di aver permesso al mondo di rendersi conto del reale ritorno di Voldemort?’

‘Ma Sirius…’

‘Niente ma, non li voglio sentire!’ aveva replicato bruscamente, poi aveva sorriso ‘Io sono orgoglioso di te. ricordalo sempre’

Harry allora aveva sorriso. Un piccolo sorriso, ma pur sempre un sorriso. Probabilmente il primo dopo la vicenda del Ministero.

‘Vorrei tanto che tu fossi qui ad abbracciarmi’ aveva confessato poi con voce piccola, quasi imbarazzato.

‘Ti prometto che ci sarò’ aveva giurato Sirius ‘Chiederò a Silente almeno il permesso di venire da te. Ti abbraccerò e starò con te. Aspettami’

 

Silente non aveva potuto negargli il permesso di vedere Harry. E quella stessa notte aveva tenuto tra le braccia Harry, ascoltarlo parlare, incolparsi, recriminarsi, e poi addormentarsi. E’ difficile essere padrino di un eroe, James. Ma non vorrei non esserlo per nulla al mondo!

Se non ci fosse stato Harry a Grimmauld Place quell’estate probabilmente Sirius si sarebbe bellamente ribellato agli ordini di Silente: avrebbe impacchettato le sue cose e se ne sarebbe uscito, alla ventura, facendo poi la spia per Silente o qualcosa del genere, ma non sarebbe mai ritornato ad essere prigioniero. Mai.

Non l'aveva fatto, sebbene vi fantasticasse sopra più volte, era rimasto solo perchè Harry, dopo solo una settimana passata dagli zii babbani, era stato prelevato da Silente e portato da lui.

 

Meno male che c'era Harry. Harry… c’è Harry. Ma non ci sarà per sempre…

 

- Già sveglio? -

La voce di Harry fece voltare immediatamente Sirius verso la porta, il viso pensieroso si aprì in un sincero ed affettuoso sorriso: - Dovrei dire lo stesso di te, piccolo Ramoso... -

Da tempo aveva preso a chiamarlo con quel nomignolo, e a ragione: Harry assomigliava sempre di più a James, il viso era identico a quello del padre, i capelli sempre lo stesso 'nido di cornacchie', il profilo, il mento, quel sorriso sbarazzino che riservava solamente a Sirius.

Era come riavere James di nuovo. Scusa James.

Eppure c'era qualcosa di diverso. Scusa James.

L'anno prima, durante una discussione con Molly, era stato accusato di vedere in Harry l'ombra del suo migliore amico defunto, Sirius ci aveva riflettuto su e, con il passare del tempo, aveva trovato una soluzione al suo dilemma: i sentimenti che Harry risvegliava in lui non era la stessa ridda di sensazioni che andavano dall'affetto fraterno alla complicità che aveva avuto con James, era qualcosa di diverso, in qualche maniera più profondo.

Mentre lo guardava avanzare verso di lui con indosso jeans babbani e una t-shirt stropicciata, osservò con attenzione il suo corpo di sedicenne, straordinariamente cresciuto durante quell’estate, e ben proporzionato grazie all'allenamento del Quidditch, il viso era meditabondo e Sirius provò il desiderio di appianare quella piega impensierita per farlo sorridere, per divertirlo e rilassarlo. Quando Harry sorride è bellissimo…

Quando Harry alzò gli occhi da terra, cioè nel momento in cui si trovò a pochi centimetri dal padrino, e gli sorrise, Sirius si sentì come se un doloroso nodo alla gola lo stesse soffocando. Non per la prima volta Sirius si ritrovò a constatare quanto fosse affascinante Harry.

Precedentemente aveva cercato di soffocare quei pensieri, perchè non erano decisamente appropriati se formulati da un padrino nei confronti del proprio figlioccio, ma poi aveva imparato a conviverci.

Harry era straordinariamente bello, dovette ammettere più volte Sirius, e il desiderio di cancellare le sue paure gli stava logorando l'anima.

Sempre più spesso si era ritrovato a passargli un braccio attorno alle spalle, ad attirarlo a sè, ad accostargli le labbra ai capelli soffici, solamente per avere un contatto, mascherando il semplice desiderio di toccarlo con qualche mossa affettuosa padre-figlio. Scusa James. Scusami, ma Harry non ti ha rimpiazzato. Harry è tutta un’altra storia. Harry è… Harry.

Poi Harry aveva cominciato a giocargli il brutto scherzo di sorridergli con calore incredibile, e il dilemma interiore di Sirius si era complicato, invece di risolversi.

Harry non era un bambino, non lo era da molto, era un uomo ormai, responsabile delle proprie scelte, però era pur sempre il suo figlioccio. Al di là della differenza di età, Sirius considerava l'attrazione verso Harry come una specie di tradimento nei confronti di James.

Doveva proteggerlo, eppure in quei sedici anni non aveva fatto nulla di tutto ciò, e ora che doveva solamente dargli affetto e appoggio come padre, si ritrovava a fare pensieri illeciti sul suo corpo.

- Tutto a posto, Sirius? -

La domanda dell'oggetto dei suoi desideri lo distolse dalle sue elucubrazioni, sorrise: - Certo, tutto a posto - Sto guardando te, Harry…

Avvicinò la mano alla guancia del ragazzo per un amichevole buffetto ma poi, roso dall'indecisione, bloccò la sua mano a pochi centimetri dalla guancia di Harry. Anche a quella distanza poteva sentire il calore del suo corpo... maledizione! Scusa James. Non è solo colpa mia. Harry è così…

Harry rimase interdetto, non tanto dal gesto, piuttosto dall'esitazione di Sirius, così accostò la guancia alla mano di Sirius.

Per un riflesso spontaneo, Sirius gli accarezzò quella delicata porzione di morbida carne.

Improvvisamente le implicazioni di quel gesto balenarono nella mente di entrambi: non si trattava di un semplice gesto affettuoso, di uno sfregare di pelle amichevole, paterno, era qualcosa di diverso, perchè la pelle che Sirius stava accarezzando era colorata di un intenso rosso e gli occhi di uno era così incatenati nell'altro da sembrare un contatto senza tempo. Sono ancora in tempo per resisterti?

Fu Sirius il primo a scostarsi, si voltò, dandogli le spalle, cercando con la voce di ritornare distaccato come un padre che si interessa della vita del figlio. Mica facile. Mica possibile.: - Tu, piuttosto, pronto per ritornare a Hogwarts? -

Harry sbattè un attimo le palpebre, cercando di riprendere possesso della sua lucidità: - Sì. Sì, certo -

- Ti spiace se ti lascio fare colazione da solo? - domandò. Doveva allontanarsi il più possibile da Harry, per quella mattina si sentiva abbastanza su di giri... e il tepore della pelle di Harry era impressa come un marchio sul palmo della sua mano. Ehi, Jamie, io sto provando a ricordarmi chi sono per Harry, ok? - Tra poco sicuramente scenderà Molly per preparare qualcosa... -

- No, certo che no - si affrettò ad annuire Harry, cercando di nascondere un poco la delusione - Mi mancherà la cucina di Molly a Hogwarts - poi, per onor del vero, aggiunse - Mi mancherai moltissimo, Sirius... -

Il padrino si lasciò sfuggire un sorriso, felice per quella confessione, la necessità di allontanarsi da quel giovane ricco di tentazioni si sovrappose a quella di toccarlo ancora una volta: - Mi mancherai anche tu, Harry, ma potrai comunicare con me con lo specchio, no? -

- Non è la stessa cosa -

- Lo so bene... - per un attimo il viso si incupì - Non sei tu quello che deve rimanere bloccato come un prigioniero in questa casa, con la sola compagnia di un elfo pazzo e la mia cara mammina... - la sua replica lasciò trasparire tutta l'amarezza che provava.

- Ti capisco - Sirius si voltò verso di lui, sorpreso da quella obiezione, Harry sorrise, con tristezza - Dopotutto ho passato undici anni nel sottoscala dei Dursley, no? -

Sirius sbuffò: - Questo mi fa venire in mente che non sono ancora riuscito a fare un discorsetto a quei babbani orribili... - Maledetti babbani.

Harry si lasciò andare ad un autentico sorriso: - Basterebbe che tu ti presentassi: sono semplicemente terrorizzati da quel pazzo maniaco omicida del mio strano padrino... - ridacchiò.

Anche Sirius ridacchiò, prima di tornare accigliato: - Dico sul serio, Harry, un discorsetto a loro glielo farò prima o poi -

- Non devi - scosse la testa il ragazzo - Ancora un anno e poi sarò libero di uscire da quella casa -

- Un anno - mugugnò Sirius - Chissà se tra un anno riuscirò finalmente ad uscire anche io da questa casa... - strinse i pugni, sentendo il ritorno della dolorosa stretta al cuore per l'oppressione che la casa esercitava su di lui. Maledetta casa. Maledetta falsa libertà.

Un anno.

E poi Harry sarebbe stato maggiorenne. Hai visto com’è cresciuto, James, il tuo ragazzo? Sapessi davvero quanto è cresciuto… oh! Scusa James! (lo so che non sono pensieri leciti da fare su tuo figlio! – Io sto davvero provando a fare il mio dovere di padrino e basta, sai?!)

Ancora un anno in quella casa e Sirius era sicuro che sarebbe impazzito.

Continuare a nascondersi, ogni giorno. E la mia vita? quando riprenderò a viverla davvero?

Continuare ad essere considerato un pluriomicida. Peter… questa me la paghi!

Continuare a vedere le persone attorno a lui fare il loro dovere, correre rischi, proteggere Harry e lui… lui a casa a non fare niente. Prigioniero seppure libero!

Continuare a guardare da lontano Harry. sapere che pericolo corre ogni volta che esce dalla casa, ma non poter fare nulla di concreto per aiutarlo. Harry, vorrei tanto esserci sempre per te.

- Sirius... - Harry si avvicinò a Sirius, sentiva il desiderio di rassicurarlo, di assicurargli che gli era vicino, ma al momento opportuno quelle parole gli vennero meno, così si limitò a mettergli una mano sul braccio.

La vicinanza di quel giovane uomo annebbiò per un istante i sensi di Sirius, avvicinò il viso a quello dell’altro, chinandosi, voleva dargli un bacio sulla fronte ma Harry aveva sollevato il mento e le labbra dell'uomo si bloccarono a pochi centimetri dalla bocca del più giovane. … James?… scusa amico mio.

Un secondo di esitazione, poi Sirius poggiò delicatamente le sue labbra su quelle dell'altro, dandogli tutta la possibilità di respingerlo. Harry, non appena avvertì quel contatto, non provò alcun desiderio di ritrarsi, al contrario, voleva solamente che quel bacio accennato si approfondisse maggiormente.

Non era la prima volta che sentiva il desiderio di ricevere da Sirius qualcosa di più che un semplice buffetto o un abbraccio fuggevole: inizialmente pensava fosse un semplice calore umano, un calore che assomigliava estremamente a quello che un padre poteva dargli, poi Sirius aveva cominciato ad entrare nei suoi pensieri in maniera del tutto inaspettata. Aveva bisogno di Sirius. Come padre?…

Quando si era reso conto della gravità dei suoi pensieri aveva cercato di scacciarli, dopotutto Sirius era il suo padrino, ed in più era un uomo. Poco a poco quei dubbi sparirono, perchè anche se erano entrambi maschi, il bisogno di averlo accanto non si acquietava facilmente.

Tutto era cominciato quell'estate, dopo l'attacco all'Ufficio Misteri, e da quando aveva rivisto Sirius, si era subito reso contro che qualcosa era inesorabilmente cambiato: Sirius gli era stato così vicino dalla sua incursione al Ministero, tanto da rendersi per lui indispensabile, ancora più dei suoi amici.

E ora… con quelle labbra premute sulle sue… non riusciva a sottrarsi a quel contatto, non riusciva a farsi venire qualche dubbio, ora nella sua mente vigeva la chiarezza più assoluta: voleva che Sirius lo baciasse, non come bacerebbe un figlioccio, ma come bacerebbe un uomo.

- Sirius... -

Il semplice sussurrare del suo nome fece perdere a Sirius le ultime remore: spinse ulteriormente con dolcezza le labbra su quelle di Harry, lambendone il contorno con la lingua e quando finalmente il ragazzo le socchiuse, l'uomo lo attirò a sè con un possessivo abbraccio mentre la sua lingua affondava nella bocca di Harry.

Anche il giovane non si lasciò spiazzare, si sollevò in punta di piedi, allacciò le sue braccia alla nuca di Sirius, avvicinandolo al suo viso, lo baciò profondamente, sentendo il petto sollevarsi per la miriade di sensazioni potenti che lo avevano colpito.

Quel bacio rovente era tutto quello che desiderava: quando Cho l'aveva baciato, non aveva provato niente, quasi un senso di disagio ed imbarazzo, ora invece sentiva le ginocchia cedere e dall’emozione e fu felice che Sirius lo stringesse così forte, perchè altrimenti sarebbe crollato a terra.

Si scambiarono quel bacio per qualche secondo, prima di trasformarlo in qualcosa di più dolce, più lento, estremamente languido, fino a ridurre quell’intensa battaglia di lingue in un semplice contatto di labbra, lieve, tenero, impalpabilmente perfetto. Quando si staccarono Harry rilasciò un sospiro direttamente sulla bocca di Sirius, al che l'uomo lo strinse ancora, e gli diede qualche piccolo ed innocente bacio, giocoso, divertito, come un cane che continua a leccare scherzosamente con il musetto del suo cucciolo.

- Harry, non sai quanto ho atteso questo momento... -

Le guance di Harry si colorarono di una delicata tonalità di rosso mentre rispondeva, con evidente spavalderia: - Perchè non l'hai fatto prima allora? – con quel tono così simile a quello di James e quell’espressione così 'particolarmente' di Harry… James, vecchio mio, hai fatto un figlio perfetto!

Sirius scoppiò a ridere, una risata potente, cristallina, così gioiosa da essere contagiosa: - Se avessi saputo in anticipo la tua risposta, non avrei fatto troppi complimenti! -

Harry sorrise, lasciandosi trasportare dall'allegria di Sirius: quanto sembrava giovane e spensierato quando era felice!

– Spero davvero che d’ora in poi tu non ti faccia troppe remore… -

- Non ne ho la minima intenzione… -

Sirius lo baciò di nuovo, anche questa volta il bacio fu dolce, ma fece quasi andare il sangue alla testa a Harry da quanto era stracolmo di un affetto e non aveva niente che a vedere con la sfera 'paterna'.

Un improvviso rumore li fece mettere sull'attenti, si separarono proprio in tempo per vedere Molly entrare in cucina: - Buongiorno Sirius, buongiorno Harry! – osservò il viso di Sirius, così allegro da stupirla – Ti vedo di buonumore stamattina, Sirius… -

L’uomo esibì un sorriso da trentadue denti, sfacciatamente felice. Harry sorrise tra sé, anche se sorpreso da quell’allegra evidente che rendeva Sirius ancora più bello di quanto già non fosse.

Molly scosse la testa, lasciando correre la questione anche se sollevata di non fargli la solita ramanzina: - Avete già fatto colazione? -

Sirius le rivolse un sorriso allegro: - 'giorno Molly... io ho già fatto colazione, ma Harry no... -

- Perfetto caro! Ti preparo subito qualche pancake! -

- Io vado di sopra - sussurrò Sirius nell'orecchio di Harry – Ti aspetto, appena hai finito – aggiunse, e si dileguò dirigendosi verso la sua stanza. James, ‘all’amore non si comanda’, dicevi parlando di Lily. Maledizione, vecchio mio, ma sai che avevi proprio ragione?

 

 

*

 

 

 

Era andata avanti per quasi due settimane quella loro 'storia', non avevano detto a nessuno del loro personalissimo legame: lo conservavano gelosamente, custodendolo come un tesoro prezioso, quasi ubriacandosi della reciproca compagnia, dei ritagli di tempo creati solo per loro, dei loro baci, le carezze.

Non era la vergogna a far mantenere loro il segreto sebbene Sirius si chiedesse più volte come la prenderebbe la gente se sapesse che lui si scambiava effusioni con colui che era considerato essere il suo figlioccio nonché ragazzo di nemmeno diciassette anni.

No, la verità era che quel loro legame era solo loro, e la paura che potesse essere contaminato da qualcosa di male, dal dolore di quella guerra in corso, terrorizzava entrambi, così avvezzi a perdere le persone che avevano accanto.

Intanto i giorni passarono ed era ormai giunto il tempo di tornare alla realtà: il giorno seguente Harry sarebbe dovuto tornare a Hogwarts mentre Sirius sarebbe rimasto lì a Grimmauld Place.

Alla vigilia della separazione avevano cercato di rimanere soli per scambiarsi un bacio o semplicemente farsi compagnia, ma Grimmauld Place era invasa da una ridda di persone piene di agitazione di fronte all’aspettativa del ritorno a Hogwarts dei ragazzi.

Per tutta la cena Sirius cercò di stare fermo al tavolo, agitato, e desideroso solamente di baciare Harry, ma limitò solamente a stringergli la mano sotto la tovaglia e scoccargli qualche calda occhiata che gli sguardi indagatori di Hermione e di Remus avevano immediatamente colto con curiosità e un briciolo di preoccupazione.

Quando Sirius si alzò da tavolo, si diresse velocemente verso la sua stanza, sicuro che Harry lo raggiungesse dopo poco, come poi successe, per gli ultimi momenti assieme.

Appena entrò nella sua camera Harry gli gettò le braccia al collo, baciandolo profondamente, corrisposto da Sirius con la stessa medesima e disperata passione. Si staccarono e si sorrisero, le labbra rosse per quell’intenso bacio, e poi Harry lo abbracciò stretto, alla ricerca di conforto: - Non ti voglio lasciare per così tanto tempo – sussurrò.

- Nemmeno io – distrattamente, Sirius si riprese tra sé e sé: doveva essere lui l’adulto, doveva rassicurare Harry… non comportarsi come un adolescente innamorato!

Eppure il suo comportamento in quell’ultimo periodo si avvicinava molto a quello status, perfettamente giustificato, si premuniva di aggiungere mentalmente Sirius, perché mai, dopo anni di solitudine in quella squallida cella di Azkaban, non poteva essere pazzamente felice di dividere qualcosa di così prezioso con Harry?

Per la prima volta da quando era evaso, aveva sentito finalmente la gioia di vivere, quella gioia da lungo tempo soppressa a causa dell’isolamento e della sua prigionia, aveva assaporato finalmente – per la prima volta – l’ebbrezza di essere libero.

Libero dall’incubo dei Dissennatori, libero dalla sua folle rabbia e desiderio di vendetta, libero di amare qualcuno, libero di scegliere.

Per una volta aveva scelto lui.

Non era stata una prigionia voluta da Peter, non era stata una fuga necessaria per la propria incolumità, non era stato un imprigionamento forzato ordinato da Silente… era una sua scelta, così necessaria, così sospirata. Io ho bisogno di Harry. Eppure, non posso essergli vicino.

C’era ancora un ‘ma’…

- Non voglio lasciarti – mormorò.

E allora non te ne andare. Non lasciarmi solo, qui dentro. – Ma devi andare, Harry… -

- Lo so. Ma non vorrei -

Non andare. – Ci rivedremo a Natale – Tra così tanto tempo? E io come faccio a resistere? - Mi raccomando, se Mocciosus ti da fastidio, chiamami immediatamente! – ghignò Sirius – Non potrò venire a Hogwarts, ma quando lo becco gliela faccio vedere io! -

Harry rise, divertito, poi ritornò serio: - Promettimi che non farai niente di… -

Sirius sbuffò, scostandosi da lui: - Non anche tu, Harry! –

Il ragazzo gli prese il braccio: - Non fraintendermi, Sirius! Sono solo preoccupato e… -

Sospirando, l’uomo si sedette sul letto per poi, lentamente, distendersi: - Non ti devi preoccupare, Harry. non farò nulla che possa anche solo avvicinarsi a trasgredire gli ordini di Silente! –

Harry si sedette accanto a lui, tentando di fare la pace, sapendo perfettamente di aver sbagliato a tirar fuori quella raccomandazione che, in fondo, sentiva provenire dal profondo del cuore. Conosceva il carattere del suo padrino, eppure…

- Ho già provato una volta il terrore di sentirti nelle mani di Voldemort… - iniziò, ma Sirius non lo lasciò finire, lo afferrò per la vita, trascinandolo accanto a lui – Scusa, lo so che tu lo fai per me. Ti assicuro che non farò nulla per mettermi in pericolo, va bene? -

Harry annuì: - Non sopporterei saperti in pericolo… -

- Lo so – affermò Sirius baciandogli la fronte – perché non sopporterei saperti io in pericolo -

Harry sbuffò, comunque divertito: - Sai, è difficile non essere in pericolo quando un pazzo Signore Oscuro mi vuole morto! –

Sirius rise, per poi tornare serio in un baleno e dire, con voce appassionata, trascinato dal pathos del momento: - Ti amo, Harry –

Vide gli occhi smeraldo di Harry spalancarsi per lo stupore e poi tornare dolci e languidi come sempre, lo baciò leggermente, a schiocco, sulle labbra: - Ne ero sicuro –

- Davvero? – indagò scherzosamente Sirius, improvvisamente si sentì leggero come l’aria per la sua confessione – E tu mi ami, bricconcello? -

- Certo che sì! – rispose Harry quasi oltraggiato.

Passarono qualche minuto a baciarsi e rotolare sul letto quando Harry lo guardò dritto negli occhi, con un’espressione compunta sul volto.

- Sono un uomo, Sirius – disse Harry seriamente – Non sono un bambino -

Sirius gli prese la radice del naso tra l’indice e il pollice: - So perfettamente che non sei un bambino, Harry –

- Non voglio che tu pensi che io sia un poppante – replicò Harry con voce nasale.

Sirius tolse le sue dita, facendo scorrere l’indice lungo la guancia: - Non lo penso, Harry. come puoi pretendere che io ti reputi un bambino quando… - Quando i miei pensieri si sono discostati dall’idea di te bambino da molto tempo? Quando faccio pensieri che non sarebbero proprio da applicarsi ad un bambino?

- Quando? -

Quando desidero soffocarti di baci, prenderti, farti completamente mio? Non sei un bambino, Harry. Oh, lo so bene… - Quando ti guardo, Harry, credimi, non vedo un bambino – sussurrò con voce roca.

Harry lo baciò, e quando il contatto finì le sue labbra erano ancora lì, tentatrici e rosse, ad esalare respiri su quelle di Sirius: - Dimostramelo, Sirius – Non sai quanto vorrei.

Sirius incorniciò il suo volto con le mani, baciandolo profondamente, nel mezzo di quell’assalto, si posizionò sopra Harry, gemendo ai movimenti che Harry faceva sotto di lui, così sensuali da stordirlo.

Sentì il desiderio di Harry, avvertì il suo disperato bisogno di sentirlo su di sé, eppure, in un angolo recondito della sua mente, qualcosa si illuminò indignata.

Pensò che nessuno sapeva di loro, che il segreto sulla loro relazione era stato mantenuto fin troppo bene. Aveva sempre pensato che quel segreto fosse fatto apposta alla situazione, perché voleva custodire quel rapporto più gelosamente possibile, come non avrebbe potuto fare con Harry stesso.

Si rese conto della sua scelta egoista: quella relazione segreta era anche una stupida-ribellione-adolescenziale! Voleva mantenere il segreto solo perché voleva avere una rivincita su Silente e sulle catene che lo tenevano legato alla sua prigione personale!

Quella rivelazione gli permise di riprendere il controllo del suo corpo e della sua mente razionale, si staccò dalle labbra di Harry, sentendo il ragazzo grugnire in disapprovazione. Non sono mai stato così egoista. Come se fosse uno stupido adolescente! Mi sto comportando come un’irresponsabile, anche adesso! Come un irresponsabile egoista! Oh, James, non sono cambiato per niente? Gli anni ad Azkaban, invece di farmi maturare mi hanno lasciato con gli egoismi di un ragazzo? è così forte il mio desiderio di essere libero da calpestare l’unica cosa che mi rende tale?

- Sirius? – lo chiamò Harry con voce preoccupata.

L’uomo sorrise: - Io sono un uomo, Harry - Diventerò più responsabile, Harry, ti prometto. Sei la cosa più importante che ho. Voglio essere degno di te. Fino in fondo. – E non ti nascondo che ti desidero –

- Anche io… -

Sirius scosse la testa: - Lo so. Però non adesso… adesso non è il momento giusto –

- Perché? Credi che io non possa fare le mie scelte? – s’indignò Harry.

- Sai perfettamente fare le tue scelte – ghignò Sirius – Infatti hai scelto me… -

Harry lo guardò stupito: - Non capisco… -

- Voglio fare l’amore con te, Harry, ma non adesso. Adesso non sarebbe giusto, non voglio che sia una semplice mossa disperata in vista di quattro mesi di lontananza. Non voglio amarti questa notte e domattina aiutarti a fare le valigie. Voglio amarti come meriti, e voglio avere il privilegio il mattino dopo di osservarti dormire, e, con calma, svegliarti – confessò. E tu devi vivere questo momento nella maniera più perfetta possibile. Ti meriti tutto questo. E io devo sapertelo dare. Almeno questo. – Voglio che la nostra prima volta assieme sia perfetta. Non ti sto respingendo, ma capisci quello che voglio dire? -

Per un lungo momento Harry lo osservò intento, fino a che non strinse la braccia che teneva allacciate al collo di Sirius e sorrise, annuendo leggermente: - Sì, lo capisco. E hai ragione, deve essere tutto perfetto per la nostra prima volta –

Sirius sorrise in risposta, lasciandosi scivolare su un fianco, a letto, abbracciando comunque stretto Harry: - Quando ritornerai – promise.

- Quando ritornerò -

 

 

*

 

 

 

Il mattino dopo fu una tortura svegliarsi, vedere Harry accanto a lui dormire, stretto nel suo abbraccio, e poi rendersi conto di doverlo svegliare a causa dell’ora tarda. Non rimpianse la scelta della notte prima ma desiderò che il loro momento giungesse più presto possibile. Se fosse per me, non lascerei mai scendere Harry a questo letto!

Lo svegliò con un bacio, e poi lo spronò a filare in camera per terminare di preparare il baule mentre i passi frettolosi di Molly si sentivano già per il pianerottolo. Lo baciò ancora una volta prima di lasciarlo uscire dalla sua stanza, non scese nemmeno per colazione, sentendo un nodo all’altezza dello stomaco sottrargli l’appetito al pensiero di sedere in cucina prima della partenza di Harry.

Lo rivide dopo una mezz’oretta, fermo sulla soglia di casa, con il baule alla mano e sentì il cuore stringergli. Non parte per sempre! Che bisogno c’è di sentirsi così male?

Il problema era che non voleva che andasse, perché una volta varcata quella porta, una volta uscito da Grimmauld Place, lui sarebbe stato fuori, e Sirius dentro. Quando quel pesante portone si sarebbe richiuso dietro Harry, Sirius avrebbe visto come delle sbarre chiudersi di fronte a lui. Grimmauld Place, la sua seconda prigione.

In più aveva l’animo esacerbato da quella situazione: avrebbe voluto solo baciare Harry e stringerlo forte forte a sé, anche in mezzo a tutti.

Sì, quello che aveva pensato la notte prima era vero, si stava comportando come un adolescente ribelle che si rifiutava di crescere. Non aveva esposto agli altri quel particolare e intimo legame che lo legava a Harry non solo perché voleva custodirlo nel suo cuore, ma anche perché, alla fine dei conti, avrebbe potuto dire a Silente che per una volta non l’aveva ascoltato, che aveva seguitato con la sua vita, che aveva fatto una scelta e lui non gliel’avrebbe portata via, nonostante disapprovasse.

In quel momento Harry distolse lo sguardo dagli occhi nocciola di Remus per fissarli sul viso del padrino, accennò un saluto con un cenno di mano, delineò un ultimo sorriso, come promessa di rivederlo presto, anche se sotto forma di riflesso in uno specchio.

Sirius provò a rispondere a quel sorriso, ma non ne ebbe la forza, Molly spinse i ragazzi fuori di casa, Harry rimase per ultimo e solo quando la donna lo pregò gentilmente di uscire, il ragazzo le diede finalmente ascolto.

Ancora un gradino e Harry sarebbe uscito da Grimmauld Place. E poi chi potrà placare la mia angoscia, Harry? Chi potrà darmi quella scintilla che cerco in questa prigione?

I suoi piedi si mossero da soli, coprì con pochi passi la distanza che lo separava dal ragazzo, e quando questi sollevò lo sguardo per vedere il suo sorriso di saluto, si ritrovò premuto contro il petto del padrino, stretto stretto.

Ascoltò il suo cuore battere forte, e Harry si aggrappò a lui, incurante delle persone che li stavano guardando.

- Ti aspetterò, Harry, ricordalo – sussurrò nel suo orecchio Sirius, così a bassa voce che solo Harry captò quelle poche parole e sentì il cuore gonfiarsi di amore in risposta.

Lo scostò da sé e, sollevatosi sulle punte dei piedi, lo baciò. Oh, questo sì, questo è perfetto.

- Non voglio stare da nessun altra parte se non con te – disse il ragazzo una volta separatisi, poi sorrise, birichino – Ricorda, quando ritornerò – gli fece l’occhiolino, malizioso, per poi raggiungere gli amici, che lo fissavano allibiti.

Sirius stesso lo fissò allibito, non capacitandosi della sua sfacciataggine, ma poi scoppiò a ridere di una risata viva, contagiosa, cristallina, così piena di felicità che lasciò ulteriormente sorpresi tutti e mentre la porta si richiuse di fronte a lui, stava ancora ridendo, sentendosi libero come mai in tutta la sua vita.

 

Amo la vita!

 

 

* The End *

 

 

Noticina finale:

Ok, sono arrivata alla fine… accidenti, non sapete la soddisfazione di essere riuscita finalmente a scrivere una shottina Sirius/Harry!

A tal proposito devo ringraziare Moony perché davvero mi ha sopportato molto stoicamente mentre blateravo sconclusionatamente riguardo il tempo che mancava, l’impossibilità di riuscire nell’impresa in tempo e il corpo centrale della shot che mi ha letteralmente fatto dannare! XD

(A proposito… Ammetto che ‘piccolo Ramoso’ non suona esattamente ‘Piccolo Prongs’… >.< - quindi mi scuso con James! XD)

Un grazie stratosferico a Astaroth, che, accidenti, mi ha intasato msn con tutte le immy Sirius/Harry che ha voluto spedirmi! (e non la ringrazio, però, per aver cercato di sottrarmi il mio adorato ShuShu U.U Scherzo tesoro! XD)

Mi raccomando, Hachi, se non ti dovesse piacere, sono sempre pronta per l’harakiri ! ><

 

À la prochaine! (e non dimenticate di commentare! Capito?!? >.<)

Miss

  
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