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Autore: donalbain    20/01/2014    1 recensioni
"L'inizio di qualcosa" è il primo capitolo di "Le dodici fatiche di Ernesto". Ernesto operaio quarantacinquenne viene lasciato dalla moglie e colto dalla disperazione decide di ubriacarsi. Seduto al bancone del bar conosce un uomo affetto da nanismo, Lino, che gli chiede di aiutarlo in dodici misteriose fatiche.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’entrata del ristorante era cupa,priva di vita; entrarono. Il locale era desolato, l’unico segno di vita era una luce che usciva dallo spiraglio di una porta socchiusa che dava al vicolo sul retro,entrambi decisero di uscire. Ernesto fece cadere un paio di cestini per l’immondizia disturbando Lino e la quiete del puzzolente vicolo. Lino tremava, Ernesto dondolava per la sbronza che intendeva continuare tutta la serata. Stettero lì fermi per una decina di minuti, poi all’improvviso sentirono cadere una lattina, seguita da una bottiglia di vetro che si ruppe in mille pezzi e infine nella penombra videro un topo privato della vita. Lino si nascose dietro il gigante che continuava a dondolare. Ernesto vide luccicare tra l’immondizia due luccichii gialli e attratto da questi si avvicinò,l ’ometto lo teneva per la camicia dicendo:”Fermo! Non farlo stai qui!” ma Ernesto avanzando praticamente indisturbato rispose:”Cosa c’è?! Voglio solo vedere! Guarda sono due occhi di un grazioso gattino”. Ernesto guardò più attentamente, sì era proprio un gatto,ma il grazioso gattino immediatamente lo assalì e gli affondò i lunghi artigli guance emettendo continui miagolii,l’operaio nel panico si continuava a dimenare imprecando e maledicendo il gatto inarrestabile; il piccoletto saltava nell’invano tentativo di scacciarlo. Continuarono per diversi minuti così: con i continui tentativi di scalfire il gatto da parte di Ernesto,ma ahimè inconcludenti, e i tentativi inutili del nano per aiutare il gigante. Allora Ernesto per liberarsene una volta per tutte si fece coraggio e con tutta la rabbia a sua disposizione se lo strappò di dosso e tra le grandi mani lo strangolò; i due occhi gialli scintillanti del felino pian piano si spensero. Ernesto cadde a terra con il viso graffiato e straripante di sangue, Lino li diede una pacca sulla schiena e li porse un fazzoletto. L’ometto guardò il cadavere del gatto, non era poi tanto grazioso, aveva un pelo tappezzato,grigio e sporco. Lo punzecchiò con un bastone trovato lì vicino,e disse:”Adesso lo carico” Ernesto curioso chiese:”Perché mai?” e il nano:”Devo portare la prova della fatica compiuta” così prese il gatto e lo caricò in spalla, ma Ernesto lo fermò e gli domandò:”Posso tenerlo?” il nano comprensibile glielo porse e gelosamente l’amico lo prese; poi tenendo l'animale sotto braccio andò a frugare nei bidoni; poco dopo ne uscì con in mano un pezzo di spago che magistralmente legò intorno al gatto e il tutto intorno al suo capo. L’animale vittima delle sue grandi mani diveniva così il suo copricapo che sfoggiava con estrema eleganza e mettendosi di profilo chiese al nano:”Ti piace?” Lino rispose:”Almeno così sembra che hai i capelli “ ed entrambi scoppiarono a ridere fragorosamente. Il campanile scoccava le sette.
  
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