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Autore: Faith Grace    20/01/2014    6 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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Viva la Vida


Nel capitolo precedente
"Ti ho dato tutto quel che sapevo e tu l'hai accolto come un'assetato che è posto davanti ad una sorgente d'acqua. Ti ho sempre lasciato libero ma in realtà è a me che appartieni"
"No... non sono mai stato tuo. Era tutto perfetto all'inizio, ma poi è arrivato Xemnas e allora ho capito che tra noi non c'è mai stato nulla. Adesso c'è Roxas per me"
"Il tuo è solo un atto di ribellione" continuò poi Saix, facendomi risvegliare dai miei pensieri "Axel, stai lontano da lui. Ti sta mettendo strane idee in testa"
"Ti piacerebbe" sbuffai sarcastico.
"Questo è un avvertimento"

"Cos'è che ti fa sentire tanto in gamba rispetto a me?"
"Il fatto che non verrei mai a 'prendere' una Coca alla ciliegia con te"
"Sta' a sentire...io non mi sognerei mai di invitarti ad uscire!"
"E questo dimostra quanto sei idiota"

"Voleva farmi crollare emotivamente... sa che è la mia debolezza"
"Non piangere che poi ti senti male" mormorai passando una mano tra i fili dorati che erano i suoi capelli "Se poi ti senti male di nuovo io che faccio?" ridacchiai malinconicamente per alleggerire il momento.
"Mi porti di nuovo in salvo" rispose lui come se fosse un dato di fatto.
"Adesso però basta essere tristi"
"Ma io non sono triste... sono solo arrabbiato" lui mi afferrò la mia maglia e la strinse convulsamente "Fremo di rabbia... sia perché lui è stronzo... sia perché io sono così idiota da esserci cascato"

"Se proprio vuole vuole dar loro una punizione" annunciò la castana con un grande sorriso sulle labbra, poco prima di congedarci "Possiamo fare di Axel l'accompagnatore ufficiale di Roxas quando non c'è Sora!"

"Non sembravi tanto entusiasta del fatto che venissi a casa tua" sussurrai neutro.
"Al contrario... sono felice" rispose asciutto "Volevo solo preservarti"
"In che senso?"
"Volevo che fossi una mia esclusiva, senza che dovessi presentarti a troppa gente"



#6 - Lively


Se pensate con la testa, il cuore è solo un organo che pompa il sangue.
Ma se pensate con il cuore... sapete che il cuore è il centro dell'esistenza umana.
Un cuore sente, si emoziona e parla.
Con un cuore puoi percepire, comprendere e giudicare.
Spesso al cuore si accorda una maggiore importanza del cervello.



L'autunno di Tarrytown è uno degli spettacoli più belli che avessi mai visto in vita mia.
Probabilmente vi chiederete di cosa io stia parlando, ebbene Tarrytown, contea di Westchester, stato di New York, a soli 30 minuti dal centro di Manhattan, è una piccola macchia di verde in mezzo al caos metropolitano. Beh, forse non proprio piccola, si parla pur sempre di una cittadina. Una piccola cittadina immersa nella natura ma con la comodità di essere vicinissima al cosiddetto centro del mondo e non era raro vedere persone che fuggivano da smog e grattacieli per rintanarsi nella natura della periferia. Io e Roxas eravamo due chiari esempi, anche se per motivi diversi. Io mi ero trasferito a Tarrytown con mio padre poco dopo la morte di mia madre, prima vivevamo insieme nella lussuosa Brooklyn Heights* ma ad un certo punto, lui ha iniziato a sentirsi oppresso in quel pandemonio di luci e suoni ed è venuto qui, in cerca di una vita più sana e tranquilla... ma questa era solo la sua giustificazione, in realtà è scappato dalla città perché tutto gli ricordava mia madre e lui non riusciva a farsene una ragione. Anche Roxas arrivò quando era ancora piccolo, frequentava le elementari all'epoca e non era tanto entusiasta di aver lasciato l'eleganza della 5th Avenue di Upper East Side*, ma Sora da piccolo soffriva di una lieve forma di asma e i genitori ovviamente volevano il meglio per loro, e ovviamente cosa c'era di meglio di una villa ai piedi di uno splendido lago? "Che assurdità!" adoravo Aerith e Sora quando imitavano Roxas da bambino, gonfiavano le guance, mettevano il broncio e portavano le mani ai fianchi "Se tutti i bambini di Manhattan che hanno l'asma si trasferissero in periferia, la città si decimerebbe!", Roxas da piccolo doveva essere tanto intelligente quanto adorabile!
Ma ritornando a noi, la zona dei laghi di Tarrytown era considerata come il gioiello della città perché qui più che altrove si concentrava l'estrema bellezza della natura: c'erano alberi di tutti i generi ad incorniciare i laghi tanto che in primavera e in autunno diventava un vero e proprio trionfo di colori, mentre in inverno la superficie dell'acqua si ghiacciava e diventavano ottime piste di pattinaggio su ghiaccio.
Una volta raggiunto Roxas sulla barca, lui aveva tanto insistito a mostrarmi le sue doti di guida. Ora, non che non volessi fidarmi di lui, ma ero piuttosto preoccupato di affidare la mia vita nelle mani di un sedicenne sprovvisto non solo di patente nautica ma anche di quella automobilistica.
"Non guido non perché sono un'incapace ma perché non posso" mi lanciò un'occhiata sprezzante mentre prendeva posto ai comandi "Semmai l'incapace è Sora che è già stato bocciato due volte di seguito"
Io presi posto sulla poltroncina a poppa poco dietro di lui (avevo portato con me anche il vassoio con la merenda per paura che a prua potesse riversarsi a terra), ero ancora titubante ma ridacchiai al pensiero di Sora "Quindi sei assolutamente sicuro di saper far muovere quest'affare?"
"Per la millesima volta, sì Axel è da anni che lo faccio e non preoccuparti non ci allontaneremo molto" disse accendendo il motore.
Io per sicurezza mi aggrappai come meglio potei al divanetto "E... e se ti sentissi male alla guida?"
Lui voltò il capo, mi scrutò con attenzione e poi scrollò le spalle "Nel migliore dei casi affondiamo"
Cavolo che prospettiva confortante!
Purtroppo non potei protestare di più perché proprio mentre parlavamo la barca aveva iniziato a muoversi, all'inizio lentamente, poi sempre più velocemente e in men che non si dica ci allontanammo dal piccolo molo finché non divenne un piccolo puntino in lontananza.
"Allora come ti sembro?"
Bellissimo, volevo rispondere ma mi contenni "Direi capace"
Lui mi rivolse un sorriso e tornò alla guida senza aggiungere altro, ci fermammo pochi minuti dopo dalle parti della sponda opposta ma eravamo sempre al largo, mi chiedevo come mai.
"Dai Moore, alzati che siamo arrivati"
Roxas spense il motore e si avviò di nuovo a prua facendomi cenno di seguirlo, afferrai di nuovo il vassoio e lo seguii di nuovo sul divanetto dove avevamo iniziato a chiacchierare poco prima. Prima di sedermi accanto a lui mi soffermai a guardare l'ambiente, eravamo circondati da una miriade di alberi dal mantello giallo-rossiccio proprio dello stesso colore del sole che si specchiava nell'acqua e vicino a noi emergeva un minuscolo isolotto popolato solo da qualche sterpaglia.
"È davvero bello qui" mormorai e mi sentii in estasi quando guardai Roxas e mi accorsi di come la luce del rosso sole del tramonto illuminava ancora di più la sua capigliatura dorata. Forse per lo sfondo pittoresco, forse per l'illuminazione o forse perché era Roxas, la scena che mi si parava davanti era un qualcosa di paradisiaco. Attorno a noi il silenzio più totale.
"Sono felice che ti piaccia"
Senza pensarci due volte, afferrai di scatto il mio cellulare e immortalai quell'attimo a dir poco perfetto.
Il volto rilassato e appena sorridente di Roxas in primo piano, i capelli leggermente spettinati dalla brezza pomeridiana, gli occhi così caldi e vivi, le labbra rosee piegate in un caldo sorriso, la pelle un po' troppo pallida, e dietro di lui tutte le tonalità di giallo, arancione e rosso degli alberi.
Avete presente quella sgradevole sensazione delle farfalle nello stomaco? Ecco mi sentivo proprio così, e iniziai a temere che se avessi fatto una scansione a raggi x del mio corpo le avrei trovate a svolazzare allegramente dentro di me!
"Ehi che fai!"
Ridacchiai appena al rossore che si era venuto a formare sulle guance del biondo quando si era accorto che gli avevo appena scattato una foto. Rimasi a contemplarla con un sorriso a fior di labbra per una manciata di secondi, poi gli passai il cellulare per farla vedere anche a lui e si dipinse un'espressione compiaciuta sul suo volto.
"Non è male" commentò solamente "Se ti piace puoi tenerla, non ti denuncerò per furto d'immagine"
Il fatto di vederlo così beato mi scaldò il cuore e mi sentii pervadere da un sentimento di completezza e appagamento che non avevo mai provato prima. Stavo bene se stava bene lui, ma a proposito di questo...
"Allora che ci facciamo in mezzo al lago?"
"Volevo mostrarti una cosa" rispose guardando verso l'isolotto, sembrava deluso "Ma è ancora presto"
"Di cosa si tratta?"
"Te lo mostrerò al calar del sole"
Dal momento che ci mancava ancora un po' di tempo decisi di mettermi comodo sul divanetto, allungai le braccia lungo lo schienale e accavallai le gambe, alzai lo sguardo al cielo e ridacchiai "Che pace che c'è qui... dovremo saltare più spesso le attività pomeridiane"
"Certo, così ci bocciano" lui sogghignò, mettendosi comodo accanto a me...molto accanto a me.
Quando notai la sua vicinanza (che avrei definito spassionata, perché non sembrava mosso da particolari intenzioni) sentii il mio corpo irrigidirsi e, dal momento che avevo fatto fin troppo la figura dello scemo vicino a lui, mi imposi di riprendere le redini della mia persona, e per evitare qualcosa di cui mi sarei pentito, mi sporsi in avanti e afferrai con entrambe le mani il vassoio per servire la merenda, da buon cavaliere quale potevo essere, se volevo.
Roxas rimase quasi stupito dal mio gesto e quando lo avvicinai a lui afferrò goffamente la sua tazza dello stregatto e le pillole poggiate lì vicino, quando lui si fu servito io presi una fetta di torta e ritornai alla mia postazione.
"Latte caldo di pomeriggio?" feci addentando un pezzo di dolce "Che buona!" aggiunsi dopo aver ingoiato.
Roxas si prese qualche secondo per inghiottire le sue medicine, una per volta, accompagnata ognuna con un piccolo sorsetto e dopo questo suo piccolo rituale finalmente rispose "Il latte caldo ti aiuta a rilassarti... o almeno è quello che ripete sempre mia madre. Non credo in questa vecchia diceria, ma a quanto pare è fondamentale nella mia dieta". Lo vidi prendere qualche altro sorsetto e poi appoggiò la tazza mezza piena sulle gambe.
"Sai... sarà anche salutare ma di tutte le merende che ho visto durante la mia vita, latte caldo e una banana è la più strana di tutte!"
"Qualche esempio?" ciondolò la testa di lato in maniera carina.
"Qualcosa come alette di pollo fritte con contorno di gelato al pistacchio" solo Demyx poteva fare un'oscenità del genere e l'espressione di puro orrore che indossò Roxas fu la stessa mia di quando mi ritrovai quello spettacolo raccapricciante davanti agli occhi.
"Penso che chiunque abbia fatto una cosa del genere non stia tanto bene con la testa..."
"Lo penso anche io" mi ritrovai a sorridere. Dopotutto Demyx era pazzo.
"Allora Moore, di che si parlava prima?" cambiò argomento.
A quella domanda mi sentii improvvisamente come risvegliato da un lungo sonno e finalmente ricordai il motivo per cui avevo accettato ad andare a casa di Roxas...beh oltre al fatto che non avevo saputo dire di no alla signora Strife. Tagliai un altro pezzetto di dolce e lo portai alla bocca "Ti avevo chiesto come stavi"
"Tutto bene, grazie, e te?" mi rispose sarcastico
Abbozzai una lieve risata "Non vorremo finire a divagare un'altra volta come abbiamo fatto ora? Parlo seriamente, come stai ora? Sai dopo...dopo quello-"
"Si, ho capito cosa intendi Axel" mi interruppe, non lasciandomi il tempo di finire, dopotutto era ovvio cosa stessi cercando di chiedergli. Lui fece un lungo sospiro e fece un altro sorsetto di latte "Non è una buona situazione, ma possiamo dire che ora sto meglio... non vorrei annoiarti con tutta questa storia"
"Tu non mi annoi, Rox. Se te l'ho chiesto è perché mi interessa" ribattei serio voltandomi verso di lui, ma il suo sguardo era perso davanti a sé, verso qualcosa di invisibile.
Tra di noi era piombato di nuovo il silenzio.
Corrugai la fronte e inspirai profondamente, dal momento che evidentemente non voleva parlare decisi di non forzarlo, posai il piattino nel vassoio e presi il bicchiere con il succo che iniziai a bere lentamente.
"Axel..." il mio nome fu pronunciato in un sussurro e mi voltai di nuovo verso di lui "Circa due anni fa... mi è stato impiantato un defibrillatore proprio qui" parlava con una lentezza estenuante, ma in essa vi potevo percepire nervosismo e preoccupazione, e intanto con la mano destra era andato a sfiorarsi un punto un po' più in basso della clavicola sinistra, proprio come aveva giù fatto in precedenza "Allora non mi era stato ancora diagnosticato il qt lungo, sai... si pensava che fosse un problema di aritmie... ma non di questo livello!"
"Perché è tanto difficile da trovare?"
"Perché... come ti ho già detto, non è un problema del muscolo del cuore in sé ma della velocità dei battiti: se diventano incostanti e troppo veloci, il cuore non ha il tempo di riempirsi e pompare il sangue necessario per tutto il corpo. È difficile da diagnosticare perché i sintomi non si possono generalmente ricreare durante gli esami medici, certo possono metterti sotto sforzo... ma la particolarità di questa condizione, che si differenzia da tutte le altre malattie, è il fatto che sono soprattutto le forti emozioni a causarti attacchi e non solo i movimenti" spiegò allontanando gli occhi blu da me e voltandosi verso il pavimento della barca.
"Non puoi comandare le emozioni" aggiunsi completando il suoi pensiero.
"È vero, non puoi comandare le emozioni" lui confermò "Ma è anche vero che è quello che pensano tutti"
Inarcai un sopracciglio, scettico dal momento che a scuola era successo quel che era successo "Credi di saper controllare le tue emozioni?"
"Axel... scusami eh? Scusami per tutto..."
"Perché ti scusi adesso?"
Forse ero io scemo perché la maggior parte delle volte che parlava, io non riuscivo a capire dove voleva arrivare lui. Il suo tono era afflitto e le sue scuse sincere e speranzose, come se intendesse davvero dire quel che stava dicendo, ma il problema è che io davvero non avevo la più pallida idea di ciò che pensasse.
"Perché sono cattivo ed egoista"
Quell'affermazione mi spiazzò totalmente. Ma siamo sicuri che quello che aveva lui non intaccava anche qualcosa in testa? Che ne so, gli provocava sbalzi d'umore, dimenticava le cose, entrava in confusione, cambiava personalità? Eppure lui mi sembrava sempre lucido e pareva mantenere un filo logico del discorso, per quanto contorto fosse.
"No, tu sei bravo e altruista" lo rassicurai con dolcezza.
"Ti sbagli Axel, tu sei bravo e altruista"
Mantenne il suo tono fermo come a voler sottolineare che quella fosse la realtà dei fatti e io mi massaggiai le tempie per scacciare quell'inizio di mal di testa che mi stava venendo a furia di scervellarmi.
"Cosa significa tutto questo, Rox? Vuoi dirmi qualcosa?"
Lui esitò ma poi scosse il capo. Aveva un'espressione contratta e stringeva convulsamente la tazza che aveva tra le mani .
"Bene" sospirai solamente dopo qualche istante, mettendomi più comodo sul divanetto.
Avevo capito che Roxas era una persona che aveva tanto da dire, che aveva tanto che gli frullava in testa ma a quanto pare non si sfogava e continuava a tenersi tutto dentro. Non era quel tipo di persona che ti veniva vicino e parlava subito di tutto quello che pensava o lo affliggeva, era diretto, sì, ma c'erano anche tante parole non dette. Con i tipi come lui se si voleva cavare un ragno dal buco la cosa migliore era lasciarli parlare, far dire loro quello che volevano, far capire loro che si potevano fidare e che tu eri li per aiutarli e alla fine, se andava tutto come doveva andare, si sarebbero completamente aperti. Ci voleva pazienza.
Lanciai uno sguardo al vassoio e notai che Roxas non aveva ancora mangiato nulla, non aveva neanche bevuto la metà del suo latte.
"Rox, tua madre mi ha chiesto di assicurarmi che tu mangiassi" iniziai prendendo il frutto giallo e porgendoglielo"Che ne dici di mangiare la banana?"
Lui scosse la testa.
"Avanti, non hai mangiato niente... anche a pranzo ho visto che il tuo vassoio era mezzo pieno"
"Non ho fame"
"Non vorrai farmi fare brutta figura con tua madre?" ridacchiai, l’avevo appena conosciuta ma non potevo fare a meno di considerala come una sottospecie di suocera. Lo so, probabilmente ero pazzo dal momento che io e Roxas non stavamo neanche insieme. Non chiedetemi altro che è meglio.
"Che ne dici di fare a metà?" proposi poi, lui mi guardò per un istante ma si rifiutò di nuovo di collaborare. Ora, per esperienza personale e per conoscenza generale, sapevo che quando una persona non sta proprio bene non se la sente di mangiare e cose così, non dovevo forzarlo ma non potevo neanche permettergli di rimanere digiuno.
Sbucciai la banana e la avvicinai con delicatezza alla sua bocca "Qualcosa mi dice che le banane ti fanno bene" mormorai dolcemente e lui annuì debolmente, probabilmente aveva bisogno di potassio "Allora che ne dici se ti imboccassi io? Ne mangeresti un pochino? Lo faresti per me?"
Roxas esitò incerto per una manciata di secondi ma poi alla fine diede un morsetto e io sorrisi soddisfatto "Vedi? Anche tu sei bravo" feci accarezzandogli il capo.
Anche lui abbozzò un sorrisetto e masticò con lentezza.
"Ti va di continuare da dove ci siamo fermati?" domandai con accortezza per paura che non volesse più parlare, però mi rispose affermativamente e io feci il punto della situazione "Quindi ti hanno messo questo defibrillatore senza sapere cosa avessi... e quali sono i sintomi che puoi avere? Sai, giusto per prepararmi"
"Svenimenti improvvisi, palpitazioni, convulsioni o arresto cardiaco" rispose senza troppi preamboli.
"Capisco... e non ci sono dei campanelli di allarme o sintomi più leggeri che possono avvisarmi che stai per sentirti male?" chiesi dandogli un altro po' di banana, e lui scosse la testa. La cosa mi preoccupava abbastanza, cos'avrei dovuto fare in quei casi?
"È per questo che ho il defibrillatore. Mi serve a normalizzare i battiti del mio cuore affinché sia tutto regolare..." mi lanciò un'occhiata tesa"Però... le protesi possono scatenare delle complicazioni... soprattutto se il fisico è debilitato e le difese immunitarie sono basse"
Spalancai gli occhi e lo afferrai per le spalle.
"Quali complicazioni? Riguarda quello che ha detto tua madre prima quando eravamo a scuola?"
"Già... è possibile che si sviluppino delle infezioni... e noi ce ne siamo accorti troppo tardi" lui si bloccò un attimo e mi guardò grave.
"Di che si tratta?" chiesi timoroso.
"È un'infiammazione della parte interna del cuore, è una cosa abbastanza grave perché può danneggiarlo irreversibilmente"
"Come avete fatto a non accorgervene prima?" chiesi con urgenza, Roxas sospirò e appoggiò la testa alla mia spalla, come se fosse una cosa normalissima per lui... ma non lo era per me. Il cuore mi batteva all'impazzata, era già un momento critico per l'argomento che stavamo affrontando, poi si aggiungeva anche lui. Sarebbe stato un miracolo se ne sarei uscito indenne da lì!
"Perché i sintomi sono gli stessi della comune influenza: febbre, stanchezza, dolori articolari, brividi... Qualche settimana fa però le cose sono peggiorate quando ho iniziato a tossire sangue e non avevo più forze per muovermi"
"È... è terribile" la mia mascella si contrasse, sussurrai racchiudendolo tra le mie braccia come avevo fatto giusto qualche ora prima "Però se stai così male perché vieni ancora a scuola?"
"Perché non voglio più stare a casa o in ospedale... mi sembra di impazzire tra quelle mura"
Non aveva tutti i torti.
Un ragazzo della sua età, nel pieno degli anni migliori, non doveva essere costretto a soffrire così tanto, a vivere una vita diversa da quella degli altri, avere certe limitazioni. Essere sempre calmi e rilassati, non poter più correre sul campo, non poter piangere, provare eccitazione, rabbia, ansia, terrore, malinconia... è come essere morti prima del tempo. La persona quando è privata di ogni emozione è come un guscio vuoto, come poteva esserci vitalità in un ragazzo che non poteva provare nulla?
Eppure Roxas lo era. Lo era sempre, anche quando non stava bene.

Senza che ce ne accorgessimo ci eravamo ritrovati entrambi distesi su un lato sul divanetto, Roxas era ancora tra le mie braccia e io accarezzavo con gesto meccanico i suoi capelli ribelli dietro la nuca, i nostri sguardi si incrociarono per quasi un minuto e poi lui li socchiuse.
Rimanemmo in silenzio per un'infinità, nessuno si azzardò a spezzare quella quiete confortante o a muoversi dalla rispettiva posizione.
Giuro che se qualche settimana prima mi avessero detto che presto mi sarei ritrovato su una barca, in mezzo ad un lago, con Roxas tra le mie braccia e il cuore che minacciava di esplodermi in petto, penso che me ne sarei uscito con una risata tutt'altro che signorile.
Improvvisamente la tranquillità del posto fu interrotta da alcuni starnazzamenti molto simili a quelli di un gruppetto di papere, immediatamente Roxas spalancò gli occhi, si levò con un veloce scatto dal nostro caldo giaciglio e andò ad inginocchiarsi vicino al bordo.
"Vieni qui Axel" mi fece cenno di sbrigarmi a raggiungerlo "E porta i biscotti"
Non capivo cosa fosse tutta quell'emozione nella sua voce così feci come mi disse, presi una manciata di biscotti dalla piccola scodella nel vassoio e lo raggiunsi in un baleno.
"Guarda lì" mi fece cenno di vedere la sponda erbosa proprio davanti a noi "Li vedi? Li vedi?"
Io aguzzai lo sguardo e, quando sentii di nuovo quello strano starnazzare, individuai delle piccole macchioline grigette che si muovevano - erano in mezzo ai piccoli tronchi di alberi e ai cespugli. Poi quando arrivarono sulla terra ghiaiosa della riva riuscii a metterle a fuoco e mi scappò un sorriso "Sono delle paperelle?"
"Ma no... sono dei cignetti"
Aveva pronunciato quelle parole con una tenerezza tale che mi assalì un desiderio incontenibile di abbracciarlo e coccolarlo come se fosse un peluche. Dio come era bello, il suo essere emanava una felicità genuina come solo un bambino può provarla e io, grazie a lui, stavo riscoprendo emozioni che ormai neanche più ricordavo di aver mai provato.
"Sono davvero carini" commentai, intenerito sia dai piccoli animaletti che si affrettavano goffamente a raggiungere il lago sia da Roxas.
"Tutti i giorni verso quest'ora vengono qui a nuotare e poi vanno a passare la notte su quell'isolotto" si girò verso di me e prese un paio di biscotti dalle mie mani "Questi li dobbiamo sbriciolare così poi possono mangiarli"
Rimirai sognante il modo in cui Roxas si applicava a sbriciolare i biscotti «altrimenti i cignetti potevano soffocare» e lo seguii a ruota in quell'attività. Alle vocine stridule dei piccoli si erano aggiunte anche quelle dei genitori, ormai erano tutti in acqua e nuotavano indisturbati. Quando si furono avvicinati abbastanza, lanciammo le briciole e rimanemmo a guardarli un po'.
"Grazie per avermi portato qui"
"Figurati... volevo condividere con te questo momento"
"Non avevo mai visto dei cigni dal vivo"
Roxas mi guardò intensamente per un attimo e poi si alzò "Sai Axel, chi cerca la perfezione guardando sempre verso il cielo, rischia di non vedere i fiori sulla terra"
Era ironico come un ragazzino a cui la vita aveva tolto molto, aveva così tanto da insegnare, primo fra tutti riscoprire i piccoli piaceri della vita.

Rientrammo non molto tempo dopo, quando Roxas iniziò ad accusare una forte spossatezza e freddezza, l'aria in effetti stava diventando sempre più umida e pungente e anche il cielo stava diventando scuro. Quando si rimise alla guida della barca mi premurai di fargli indossare di nuovo la sua felpa che aveva abbandonato sul divanetto e rimasi in piedi accanto a lui per evenienza, una volta rientrati in casa ci togliemmo entrambi le scarpe (prima regola fondamentale: 'se vuoi stare dentro usi le pantofole!') e non potei fare a meno di fare qualche battutina di spirito alla vista degli enormi pantofoloni a forma di Stitch in cui erano sprofondati i suoi piedi - a me per fortuna toccò un paio più normale. Aerith era ancora ai fornelli e di Sora neanche l'ombra quindi ci rifugiammo al piano superiore dove sarei entrato finalmente nel mondo di Roxas.
La camera di Roxas non era esattamente come l'avevo immaginata.
A prima vista sembrava una stanza nella norma come tutte le altre: era abbastanza spaziosa con divanetto nel bow window, le pareti erano grigio scuro, c'era una scrivania, un'ampia libreria, un tv al plasma, il letto a una piazza e mezzo era accostato al muro e sopra di esso la una buona parte della parete era ricoperta di fotografie.
Ma poi quando accese le luci si ebbe la magia.
Vicino ad una delle pareti, dalla sagoma di un albero vettoriale dipinto di nero, prese vita uno sciame di lucine dorate che si estendevano dalle radici del pavimento, su per il tronco fino ai lunghi rami intricati e da lì si spandevano fino ad arrivare a contornare il soffitto e confluire in un cerchio concentrico al centro di esso. Tutto questo concorreva a donare all'ambiente un tocco magico e mozzafiato.
Vedendolo come un tipo perfettino pensavo che andasse su un genere classico o comunque sobrio e invece quello che mi ritrovai davanti fu davvero uno spettacolo inatteso. Spettacolo, perché era davvero bellissimo! Non penso di aver mai visto un qualcosa di simile.
Non seppi descrivergli a parole la mia estasi ma doveva aver capito dalla mia espressione tant'è che mi invitò ad entrare e guardarmi attorno. La prima cosa che mi colpì furono le numerose fotografie appese alla testata del letto, la maggior parte di esse ritraevano Roxas assieme a Sora, Riku, Naminè, in alcune comparivano anche Kairi e Zexion e altri ragazzini che non avevo mai visto, era ricorrente in particolare una ragazza carina dai capelli corti neri e gli occhi blu. Mi domandavo chi fosse, probabilmente una persona importante per lui dal momento che era unica protagonista di più di una foto. Guardando le fotografie la mia attenzione fu catturata da un fiume di parole che navigavano nella parete.
If today's the day I die, lay me down under the light, let me fall in love, let me save a life. E poi ancora. Cause we're all just kids who grew up way too fast, yeah the good die young but the great will always last¹.
Dovevano essere le parole di una canzone che io non conoscevo, ma le pareti ne erano piene. Ovviamente non mancavano poster di Freddie Mercury o dei Queen e spiccava anche quello di God Save The Queen dei Sex Pistols e Jim Morrison. Certo che il ragazzino aveva una buona cultura musicale.
In un angolo vuoto invece c'era una specie di torre fatta con dei tubetti arancioni disposti circolarmente, avvicinandomi per scrutarli meglio, mi accorsi che quelli erano i contenitori delle sue medicine. Erano davvero tantissimi, la costruzione arrivava quasi al soffitto e cosa ancora più stupefacente è che anche lì accanto c'erano delle parole. Don't worry, it could have been worse².
Contrassi la fronte in un espressione di dolore a quella vista e mi voltai verso Roxas, che ora aveva preso posto sul letto. Era così forte da riuscire anche a scherzare sulla sua malattia, se io fossi stato nella sua situazione chissà come mi sarei comportato, ma di certo non avrei eretto delle piccole sculture con i tubetti delle pillole. Era la persona più viva che io avessi mai visto.

Quando Roxas mi chiese se mi piacevano i videogiochi capii che era la persona fatta apposta per me.
Tirò fuori un rpg di nome Kingdom Heart, ne avevo sentito parlare in giro ma non avevo mai avuto l'opportunità di giocarci - anche perché non mi attraeva tanto l'idea di combattere assieme a Pippo e Paperino, mi sembrava una cosa da bambini, e invece mi dovetti ricredere.
"Senti un po'" iniziai durante un momento morto del gioco "Per caso conoscevi già Xemnas?"
Lui mi lanciò un'occhiatina ma poi ritornò a guardare la tv "Perché?"
"Avevate un tono quasi confidenziale, se così si può definire"
"Eh... più o meno. Era il fratello di un tizio che conoscevo"
"E come mai ti odia a tal punto?"
"Perché sono successe varie cose"
"Cioè?"
"Stai attento.... non attaccarlo ora" evitò di rispondere alla mia domanda deviando l'argomento sul videogioco.
E se non fosse stato per lui sarei stato sconfitto.
"Il protagonista è proprio un idiota" sbottai passando il controller a Roxas, il quale annuì senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Mi ricorda tanto mio fratello. Guardalo bene, sono quasi identici... il livello di stupidità è lo stesso e hanno anche lo stesso nome!"
Io ridacchiai e gli diedi ragione.
"Eh? Ma come cavolo hai fatto a sconfiggere quell'Heartless così in fretta?" esclamai stupito ma anche un po' contrariato perché quel mostro mia aveva quasi ucciso.
"Sappi che io non muoio mai... almeno nei videogiochi! È statisticamente provato" rise compiaciuto.
Io feci un grugnito di dissenso e riafferrai il controller. Essendo abituato ad essere il vincitore e glorificato per tutto ciò che facessi, vedermi battuto da un piccoletto del genere mi dava davvero fastidio.
"E come hai trovato questo gioco?"
"L'ho provato a casa di Riku e quando entrambi abbiamo concordato sulla somiglianza con Sora ho deciso di comprarlo giusto per continuare a prenderlo in giro. Però a parte questo è davvero bello"
"È vero... per quanto odio il protagonista penso che lo prenderò anche io" assentii e subito dopo esultai per aver sconfitto il boss del mondo in cui ci trovavamo, anche a Roxas scappò una risata cristallina e mi diede una pacca sulla spalla mormorando un "Bravo"
Quando ci ricomponemmo e iniziò a scorrere un video sul monitor, ne approfittai per riprendere a chiacchierare "Toglimi una curiosità. Sora e Riku stanno insieme?"
Roxas mi guardò genuinamente perplesso "Perché questa domanda?"
"Sai... a scuola si parla tanto di loro, nessuno capisce se sono amici o qualcosa di più. Yuffie dirige addirittura le scommesse su di loro" risi e lui assieme a me.
"E chi lo sa...non mi interessa della vita sentimentale di mio fratello" disse poi stendendosi a terra accanto a me e appoggiandosi sui gomiti, io ero accanto a lui steso a pancia sotto.
"Però ti piace fare la candela" ribattei malizioso.
"Non faccio la candela" mi fulminò con lo sguardo "Riku è un tipo apposto... è vero, per un periodo non potevo proprio vederlo però il mio è stato solo un malinteso... e comunque è molto protettivo con entrambi. Non lo frequento solo a causa di Sora"
"Guarda... non riesco proprio a crederti" accennai un sorrisetto "E di Kairi che mi dici?"
"È la migliore amica di Naminè e Sora" rispose con ovvietà.
"Ed è innamorata follemente di Sora" aggiunsi.
"Okay, okay. Diciamo che forse vengono sempre da me perché Sora è un babbeo e non sa che vuole"
"Ah! Lo sapevo. E ora com'è lo stato delle cose?" mi informai pensando che l'indomani avrei avuto qualche news scottante da riferire a Yuffie.
"Non so proprio tutti i dettagli, comunque credo che Riku sia sempre stato innamorato di Sora ma lui è troppo stupido per capirlo. Sora intanto si era preso una cotta per Kairi e credeva che fosse vero amore, così ha iniziato a corteggiarla però dopo qualche tempo ci ha rinunciato e ora sono tutti amici... o meglio lui crede così perché adesso è Kairi quella innamorata... oltre a Riku, sia chiaro"
Misi in pausa il gioco e mi voltai sconcertato verso Roxas.
"Ma che cazzo di intreccio è? Sembra di essere in un film" esordii e poi mi portai una mano al mento mentre Roxas rideva del mio stato confusionale "E perché ha lasciato perdere Kairi?"
Lui scrollò le spalle e scosse la testa "Sai le donne... sono tutto casini e problemi, sanno solo loro cosa vogliono e come debba essere fatto"
"Un po' come te allora" ghignai con tono di scherno e Roxas, sentendosi attaccato, mise su un broncio carino e incrociò le braccia al petto.
"Parla quello che legge i manga shojo che gli passa la cugina e vede anime yaoi!"
Arrossii violentemente a quell'affermazione.
"E tu che ne sai?!"
"Ho le miei fonti" ostentò una finta incuranza.
"Se uccidessi Kairi non avresti più le tue fonti vero?" mi avvicinai a lui e sorrisi malefico.
"Non ti credere, Moore" Roxas sorresse il sorriso con tono di sfida e si avvicinò a sua volta, sempre di più, finché non ci separavano che pochi centimetri.
Mi specchiai in quegli occhi color cielo per lunghi istanti, i nostri respiri caldi si intrecciavano e per un momento il mio cuore minacciò di scoppiare quando constatai la vicinanza delle nostre bocche.
Ma prima ancora che potessi pensare lui si ritirò "Comunque il tuo sfondo del cellulare di Shion e Nezumi³ è davvero carino"
Ci misi un paio di secondi per rendermi conto di ciò che era successo - o meglio, ciò che non era successo - e ritornai anche io al mio posto iniziale, anche se un po' deluso, sul mio volto su dipinse un sorriso malizioso "Allora non sono l'unico che guarda quel genere di cose"
Roxas strabuzzò gli occhi e arrossì, rendendosi conto del passo falso che aveva fatto, e alzò le mani in segno di resa "Touché"

"Ehi Rox, ma allora sei felice che sarò il tuo accompagnatore?"
"Ehh"
"Cos'era quel sospiro?"
"È una cosa lunga"
"E allora?"
"Un giorno te ne parlerò"
"Ma quindi non sei felice?"
"Sì, lo sono"





·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•


*
Brooklin Heights e Upper East Side sono dei quartieri lussuosi rispettivamente nel quartiere di Brooklin e Manhattan, entrambi locati nel centro di New York City
¹ "Se oggi è il giorno in cui muoio, stendimi sotto la luce, lasciami innamorare e fammi salvare una vita", "Perché siamo tutti bambini che sono cresciuti troppo velocemente, già il buono muore giovane ma il grande durerà sempre" The Cab - Living Louder (2011)
² Non preoccuparti, poteva andare peggio.
³ Protagonisti di No.6 (novel, manga e anime)
   
 
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