Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: HaguCHAN    21/01/2014    1 recensioni
[ JELSA Jack Frost x Elsa ]
Dal capitolo 3:
“p-posso vederli?!” Jack aveva tra le mani i ricordi di Elsa che Toothiana gli aveva appena dato, non li stringeva forte, teneva l'astuccio tra le mani come se si trattasse di un oggetto vivo, con lo stesso riguardo che si ha per un uccellino con le ossa cave.
“di regola, io e le mie fatine non permettiamo che si vedano i ricordi di altri bambini...ma...” Toothiana guardò Jack con un sorriso, “infondo questi ricordi sono anche i tuoi.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Elsa of Arendelle

 

Ad Arendelle il paese fu in festa per un intera settimana, celebrando la nascita della bambina con ingenti quantità di granite, offerte dall'insolita neve estiva che aveva addobbato tutto il fiordo.

Non passò molto tempo che il re e la regina si accorsero che la loro piccola principessa era nata con dei poteri particolari: quando piangeva, fiocchi di neve iniziavano a scendere dal soffitto, nonostante tutte le finestre fossero chiuse. La pelle della bambina iniziava a prendere un colorito più roseo, ma rimaneva sempre fredda come il ghiaccio. Ogni tanto nella nursery, per terra, le balie trovavano bagnato, e se all'inizio credettero si trattasse solo di qualche 'incidente' molto comune ai neonati, presto fu chiaro che in realtà erano solo pozzanghere d'acqua, come se si fosse sciolto del ghiaccio in mezzo alla stanza.

Il re e la regina decisero quindi che il dono della piccola Elsa doveva essere tenuto segreto, e non permisero più a nessuno al di fuori di loro, di avvicinarsi alla loro preziosa bambina. Ma questo non rappresentava un problema per Jack Frost. Cavalcando il vento, il ragazzo si ritrovava più spesso di quanto volesse ammettere ad Arendelle. Dopo quell'enorme bufera che l'aveva attirato lì il giorno della nascita della principessa, il tempo nel fiordo era tornato mite e soleggiato, quale scusa aveva dunque lo spirito del gelo per trovarsi in un posto simile?

Dalle finestre del castello Jack spiava ogni nuovo, piccolo, prezioso, momento della piccola Elsa, quell'insolita creatura che gli assomigliava tanto pur rimanendo umana.

Più il tempo passava, più il ragazzo trovava il coraggio di avvicinarsele, così come aveva fatto quel giorno. E più le stava intorno più era certo che non era stato un caso, quella bambina inspiegabilmente riusciva davvero a vederlo.

 

Un giorno accadde che Elsa venne lasciata sola.

La regina, che era stata tutta la notte sveglia a cercare di far addormentare la sua bambina; vedendo che ora finalmente si era assopita, si era ritirata nelle sue camere, non sopportando il gelo che si era creato nella stanza. Aveva lasciato detto alle guardie davanti alla porta di non far entrare nessuno, e al minimo rumore di chiamarla immediatamente.

Jack Frost, dopo aver osservato la scena dalle finestre, entrò come sempre accompagnato dal vento, nella nursery vuota. Elsa stava dormendo nella sua culla e piccoli fiocchi di neve cadevano dal soffitto, leggeri ed effimeri.

Il ragazzo si guardò intorno: la stanza vuota, la luce soffusa, quel silenzio quasi sacrale, e quella neve così soffice che sembrava aver preso il posto della sabbia di Sandman. un'atmosfera irreale, magica aleggiava intorno alla bambina, pensò, 'era lei che faceva le magie'. Jack si avvicinò alla culla di Elsa, cercando di non rompere quell'incanto, anche se in fin dei conti pensò, non era 'davvero' lì.

Non era mai stato solo con lei, vederla così lo faceva sentire...strano, gli regalava un grande senso di pace, come se da qualche parte, nascosto nella sua memoria che non riusciva a recuperare, si fosse acceso ora uno spiraglio di luce.

Il volto di Elsa iniziò a contorcersi in una serie di smorfie infastidite, la neve smise di cadere, 'stava per mettersi a piangere?', Jack di istinto la prese in braccio, e iniziò a cullarla “whoa, whoa Snowflake non vorrai svegliare tutto il castello vero? Rimaniamo ancora un po' qui..”. Quando la bambina aprì gli occhi e vide Jack le smorfie divennero risate e allora il ragazzo capì perchè era stata così indisponente in quei giorni: Elsa stava mettendo i dentini.

“oh, oh guarda, guarda! Stai mettendo i dentini eh? Ma che brava!” le sorrise il ragazzo.

Ora che la piccola era più calma la rimise nella sua culla -non voleva rischiare di essere visto, o meglio, 'non visto' con in braccio la principessina. Elsa protese le manine verso il viso di lui, ma i dentini si fecero di nuovo risentire, e ritornarono le smorfie “oh! No, no! povera piccola, ti fa male eh?” Jack circondò con una mano il visino della bambina, sperando che il suo palmo gelido le desse un po' di sollievo, e la cosa evidentemente funzionò, perchè Elsa tornò presto a dormire beata, facendo di nuovo cadere la neve.

Jack sorrise, e rimase lì in piedi non seppe neanche lui per quanto, finchè non tornò la regina.

 

Gli anni passarono, e Jack Fost veniva sempre più spesso a trovare la piccola principessa delle nevi, ma più le sue visite aumentavano più si rendeva conto che Elsa perdeva la capacità di vederlo. Quando ancora era piccola, il ragazzo approfittava di ogni momento a disposizione solo con lei, per cercare di farla divertire, per tentare in qualche modo di segnare il suo ricordo nella fragile mente di quella bambina.

Quando aveva due anni, un giorno Jack la portò fuori dalla nursery, in cima alle scale, e controllato che non ci fosse in giro nessuno la fece scivolare giù per tutto il castello! divertito dalle grida di gioia di quella bambina senza paura “Allora Elsie, ti piace la velocità?” Lui creava il ghiaccio, lei faceva scendere la neve.

Ma più cresceva, più i momenti in cui la lasciavano sola diminuivano, e sopratutto, più cresceva e più i suoi poteri aumentavano, facendo aumentare con loro anche l'ansia del re e della regina.

 

Quando Elsa aveva tre anni poi, arrivò una 'vera', nuova compagna di giochi a prendere il posto Jack: sua sorella, la piccola Anna. Attraversando il lungo corridoio di corsa per andare a vedere la nuova arrivata, Elsa attraversò allo stesso modo anche lui. Tante volte era successo al ragazzo, ormai era convinto di averci fatto l'abitudine, ma quando fu Elsa a farlo il dolore che provò diventò quasi fisico: lei, la sua piccola Elsa che era sempre stata in grado di vederlo, che gli aveva fatto sentire per la prima volta di aver trovato un posto in quel gelido mondo, ora, passandogli attraverso così, fu come se si fosse portata via con sé quel nuovo 'mondo' appena conquistato. Un nuovo mondo di cui Jack non avrebbe più fatto parte.

Il ragazzo si voltò, guardando quell'idillica scena famigliare: un padre, una madre, due bellissime bambine, e nessuna strana, inspiegabile bufera di neve, nessuno spirito del gelo, solo loro quattro: felici.

Ancora una volta Jack tornò ad essere uno spettatore estraneo,guardando da lontano una felicità che credeva, non avrebbe toccato mai. Quella sera volò via con l'intenzione di non tornare più, ma presto si rese conto che anche se non esisteva più per la piccola Elsa, lei continuava ad esistere, e con prepotentenza quasi, nei suoi ricordi.

Così, presto, lo spirito del gelo tornò a cavalcare il vento del Nord, verso il fiordo, verso di lei, verso Elsa di Arendelle.

  
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