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Autore: donalbain    21/01/2014    1 recensioni
"L'inizio di qualcosa" è il primo capitolo di "Le dodici fatiche di Ernesto". Ernesto operaio quarantacinquenne viene lasciato dalla moglie e colto dalla disperazione decide di ubriacarsi. Seduto al bancone del bar conosce un uomo affetto da nanismo, Lino, che gli chiede di aiutarlo in dodici misteriose fatiche.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lino disse di sbrigarsi ma Ernesto non volle proseguire,aveva fame,così domandò:”Ci fermiamo a mangiare un piatto di spaghetti e bere un bicchiere di vino?” il piccoletto era restio ma dopo varie discussioni l’ebbe vinta l’operaio,però il nano ordinò:”Solo dieci minuti!” l’operaio annuì felice. Entrarono nel ristorante,non c’era ancora nessuno,ma gli amici incuranti si sedettero a un tavolo che era illuminato da una lampada. Seduti, Lino disse:”Ma non ti puoi togliere quel gatto morto dalla testa?” Ernesto non volle saperne, diceva che era il suo gatto-copricapo e nessuno glielo avrebbe portato via come la moglie; Lino così capì la situazione sentimentale di Ernesto e non gli sembrava il caso di continuare. Cambiò discorso dicendo:”Dai,leggiamo il secondo punto … allora dobbiamo uccidere senza pietà un essere,il quale ha nove … (qua il punto si interrompe bruscamente) … e un enorme crostaceo,perché loro non ne avranno di voi” Ernesto annuì indistintamente e gridò:”Ma il cameriere! Adesso vado in cucina e mi sentono!” Lino:”Non abbiamo tempo! Non perderlo in queste cose!”, ma il gigante si recò in cucina con passo deciso,aprì la porta e il piccoletto la chiuse dietro di sé. Non c’era nessuno nemmeno in cucina. Subito Ernesto prese da una piccola credenza un vino Franciacorta e si attaccò alla bottiglia e ne bevve la metà, poi la ripose e lesse il menù:”Allora folletto,c’è un buonissimo polpo dai nove tentacoli e un granchio reale con un buon contorno di patate lesse, non ti viene l’acquolina in bocca?” il piccoletto notò immediatamente la somiglianza del menù con il secondo punto, eccetto le patate lesse, e allarmò subito l’amico,ma questo colto dalla sbronza del vino non lo ascoltò, anzi frugò tra le pentole in cerca di cibo. Una pentola era coperta,ed Ernesto,la quale curiosità non ha limiti,la aprì; c’era il granchio reale,sembrava morto,così lo prese dalla zampe e guardò l’enorme corazza,sembrava un vero e proprio chef, anche se al posto del tipico capello c’era un gatto sporco. Ernesto stava mettendo a cuocere il granchio,ma questo agitato si mosse nelle sue mani e la chela destra gli prese l’indice,cercò di sbarazzarsene,ma la presa del granchio era debole e subito lo mollò, cadde a terra, prese il coperchio della pentola e senza pietà glielo scagliò contro; l’impatto fu talmente forte che la maestosa corazza si divise in due. Nel frattempo Lino aveva svuotato il sacco delle patate e ci mise dentro il granchio ormai stecchito. Ernesto era in piedi, fiero del suo operato, l’indice gli sanguinava ma non pareva dargli importanza, Lino esultò:”Grande Ernesto,sei stato formidabile! Adesso manca il polpo dai nove tentacoli” l’operaio disse:”Caro amico, adesso libereremo questo ristorante, ma prima un po’ di zuppa” e aprì un’altra pentola e ne fuoriuscì il polpo: era terribilmente grande e i tentacoli presero le braccia di Ernesto,era immobilizzato, si dimenava, ma tutto era inutile. Poi il polpo attorcigliò uno dei suoi tentacoli intorno alla sua gola, più che un polpo sembrava un serial killer. La faccia del gigante divenne violacea, stava stramazzando a terra soffocato, ma Lino vedendo la situazione che andava peggiorando prese un coltello da macellaio e tagliò il tentacolo che soffocava l’amico e subito dopo gli altri,il polpo killer, inerme, finì nel sacco di Lino. Ernesto era tramortito, ma Lino senza esitazioni con il sacco si diresse verso l’ape, lo seguiva l’amico barcollando. Caricarono il bottino e lasciarono il ristorante:erano le otto e un quarto.
  
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