E Katniss sorride
Child!Everlark♥
I
sassolini di ghiaia rotolano pigramente giù per il sentiero
deserto
che porta al Giacimento, sollevando una leggera nube di polvere.
Il
ragazzino avanza lentamente, gli occhi bassi, le braccia, rigide,
dietro la schiena. Le dita ben strette attorno ad un piccolo mazzo di
fiori freschi, appena raccolti.
Cammina
piano, il ragazzino, il cuore pesante e la mente annebbiata.
La
miniera è esplosa. Saltata in aria. Fatta a pezzi.
E,
con essa, pure i minatori che vi lavoravano dentro, in quegli stretti
tunnel soffocanti.
Sono
morti. Non tutti.
Quasi.
Cerca
di non pensarci, Peeta, ma la desolazione che lo circonda, le
casupole grigie e buie dalle imposte serrate, i lontani lamenti di
qualche familiare distrutto dal dolore, ecco, glielo
impediscono.
Cerca
di non pensarci, Peeta, ma intravede una casetta familiare in fondo
alla strada. Grigia, buia, dalle imposte serrate. Esattamente come
tutte le altre.
Cerca
di non pensarci, Peeta, ma le sue mani iniziano a tremare.
Lei
è là dentro. Lei è là
dentro a piangere il suo papà,
pensa, Peeta, sentendosi improvvisamente tanto stupido, con quel
mazzolino di fiori in mano, vestito di tutto punto, pronto a darle un
po' di conforto. Conforto per cosa, poi? Non è possibile
trovare
conforto in un dolore così grande.
Non
mi conosce nemmeno,
riflette
ancora, titubante. Poi scuote nervosamente il capo. Ne è
valsa la
pena beccarsi l'ennesimo ceffone da sua madre pur di venire qui. Ne
è valsa la pena.
Dieci, quindici passi o giù
di lì, e Peeta si ritrova la porta di casa Everdeen a un
palmo dal
naso.
Dieci, quindici secondi o
giù di lì, e Katniss verrà ad aprirgli.
No.
Non posso.
Peeta però ha un'idea.
Si china flemmaticamente, le membra tese quanto la corda un arco. Adagia delicatamente il mazzolino sul consumato zerbino grigiastro, un mezzo sorrisetto triste sulle labbra. Bussa tre volte, con non troppa forza. Ma con urgenza. Poi scappa. Nascosto dietro il robusto tronco di un albero lì vicino, Peeta aspetta. Impaziente. Insicuro.
Una nuvola di arruffati capelli corvini compare sulla soglia. Peeta trattiene il fiato, allungando un po' di più il collo per riuscire a vederla meglio. La ragazzina si sta osservando attorno, accigliata. Lo sguardo di Peeta è fisso sulle sue guance pallide, talmente scavate da a far intravedere le ossa degli zigomi. Gli occhi grigi di Katniss Everdeen, invece, hanno già assunto la loro più consueta espressione contrariata, ma poi si posano sullo zerbino.
L'allegro giallo sole dei denti di leone è quasi un pugno nell'occhio, in mezzo a tutto quel grigiore.
Katniss
si rannicchia a
terra, la gracile schiena poggiata contro la porta, lo sguardo
trasparente fisso sui fiori. Il suo capo s'affossa per un istante tra
le braccia con cui si abbraccia le ginocchia. E Peeta teme il peggio.
L'ha fatta piangere. Non doveva venire. Sono
uno stupido.
Però Katniss si è rimessa
in piedi; le sue guance sono perfettamente asciutte. E sta
sorridendo.
Sorride, Katniss, rincuorata
da un mazzo di insignificanti fiori gialli.
Sorride, Katniss, e Peeta si
chiede come riesca a farlo così bene.
Ma è il sorriso più bello
del mondo, quello di Katniss Everdeen. E adesso sorride anche lui.
NdA:
UFFAAAAAAA! Questa non
doveva essere una maledetta one shot .-. Ma una double drabble, o al
massimo una flash fic. Sono logorroica anche mentre scrivo, non
è
possibile! ç_ç
Comunque.
Buonasera!
Come state, miei prodi(?)!?
Non è
niente di che, lo so. Ma i child!Everlark sono la cosa più
dolce che
sia mai esistita, avevo voglia di scrivere qualcosa su di loro e
allora eccomi qua. L'ho finita, diciamo, cinque minuti fa.
Spero
non faccia totalmente c#&%@$.
Commentate,
anche e soprattutto se avete qualche critica!♥♥♥
Bacini,
V.