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Autore: donalbain    24/01/2014    0 recensioni
"L'inizio di qualcosa" è il primo capitolo di "Le dodici fatiche di Ernesto". Ernesto operaio quarantacinquenne viene lasciato dalla moglie e colto dalla disperazione decide di ubriacarsi. Seduto al bancone del bar conosce un uomo affetto da nanismo, Lino, che gli chiede di aiutarlo in dodici misteriose fatiche.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dove andiamo adesso?” chiese Ernesto mentre guidava. Lino tirò fuori dal taschino la solita carta giallastra e lesse il sesto punto:”Pulire delle stalle mai pulite prima” Ernesto come illuminato svoltò a sinistra, Lino innervosito domandò:”Ma cosa fai?!” ed Ernesto con il sorriso rispose:”L’ippodromo” il nano si complimentò con lui. Parcheggiarono e scesero,il piccoletto era proprio contento della sua nuova macchina e la guardava commosso. Lino incuriosito chiese all’amico:”Ma perché ti è venuto in mente l’ippodromo?” Ernesto rispose con un po’ di magone:”Sai,io e mia moglie,anzi la mia ex moglie, ci siamo conosciuti qui … io ero un giocatore incallito,ma lei mi ha portato sulla retta via” l’amico annuì un poco impacciato. All’ippodromo c’era un bel po’ di gente, c’era chi urlava il nome del cavallo, chi sventolava allegro il biglietto della vincita e chi dalla rabbia strappava quello della sconfitta. Lino non era mai stato in un ippodromo e guardava divertito le scene. Ernesto guardava dritto senza guardarsi mai indietro e camminava spedito,sapeva benissimo dove erano le stalle; aveva passato interi giorni in quell’ippodromo. Il padrone dell’intera struttura era Augusto Eliandro, ereditò tutto dal padre che aprì una delle prime centrali eoliche in Italia e divenne milionario, ma il figlio poco dopo la sua morte scialacquò tutto e li rimase solo l’ippodromo che non curava con il minimo ritegno. Ernesto non aveva mai visto ripulire le stalle. Scesero una ripida scalinata, c’erano una decina di stalle, nessun cavallo al loro intero, una puzza insopportabile penetrava nelle narici degli amici. Lino si mise la manica della giacca davanti al naso, Ernesto era immobile, guardava le stalle e respirava profondamente, ma i suoi occhi lacrimavano per l’odore nauseabondo. Lino domandò:”Ma come facciamo a ripulire le stalle di tutto questo letame?” “Non lo so” rispose Ernesto. “Mi sa che dobbiamo spalare” disse Lino amareggiato. “Mi sa di sì” ed Ernesto prese il badile appoggiato alla prima stalla con le sue grandi mani,Lino fece lo stesso ma riusciva a malapena a reggere il badile per lui enorme. L’operaio spalò per pochi minuti e si rese conto che ci avrebbe messo dei giorni per finire l’intero lavoro ed esclamò:”Non c’è la faremo mai!” e scaraventò il badile contro il muro; dalla crepa provocata dal badile fuoriusciva dell’acqua, il gigante si avvicinò, il tubo perdeva e cominciò con il badile a spaccarlo. Lino domandò:”Ma cosa stai facendo?” ed Ernesto rispose:”Vedrai mio piccolo amico!” il tubo liberò un’ondata d’acqua, l’operaio corse in tutte le stalle e fece lo stesso. Dopo pochi minuti tutte le stalle erano sommerse dalle acque e spazzarono via tutto il letame nel circuito. Le acque che trasportavano il letame investirono i cavalli con i fantini e la gente urlava e chiedeva con forza il rimborso delle scommesse. Augusto Eliandro vide la scena dalle tribune e si recò nelle stalle; nel frattempo Lino ballava per la gioia ed Ernesto si accasciò sulla terra bagnata. Lino gli diede una mano a rialzarsi e gli disse:”Adesso prendi un po’ di letame come prova della nostra fatica compiuta” “Ma scusa io? Ma prendilo tu, la fatica è tua” allora Lino schifato prese tra le piccole mani il letame bagnato. Ernesto guardò in alto sollevato per l’impresa compiuta e in quel momento che vide scendere dalle scale il vecchio muso di Augusto, così senza esitare prese Lino sotto braccio e corse via. Eliandro li vide e urlò di fermarli,ma ovviamente nessuno lo fece, tutti erano troppo impegnati a lamentarsi per il rimborso. Gli amici raggiunsero vittoriosi il parcheggio. Lino depose il suo letame nel sacco sul sedile posteriore ed Ernesto fiero di se si mise alla guida e partirono, lasciandosi un frastuono alle spalle, mentre arrivavano pompieri e ambulanze per soccorrere i fantini travolti dall'ondata di acqua e letame. Erano le undici e cinque.
  
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