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Autore: Luu    25/01/2014    3 recensioni
[Le mani tremavano e gli occhi guardavano ciò che la mente non riusciva a comprendere. L’aveva uccisa, aveva ucciso la sua Bulma…]
In questa fiction, ambientata un anno dopo la sconfitta di Majin Bu, Vegeta è tormentato da incubi insopportabili che lo porteranno, con l'aiuto di un coraggioso dottore, a riflettere sulla sua vita passata e sull'importanza di quella attuale... Non aggiungo nient’altro se non un invito a leggere questa storia un po’ improvvisata, ma piena di significato ^^ Buona lettura
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 5

-Tsk, aiutarmi?!... sparisci!- il saiyan diede le spalle al dottore e si incamminò per il corridoio. Quel terrestre doveva essere pazzo…
-Aspetti, per favore!- ma notando che Vegeta non si degnava di ascoltarlo, l’uomo iniziò una sorta di diagnosi parlando alla schiena del suo misterioso paziente.
-Io so che cosa la turba, signor Vegeta- il principe arrestò la sua camminata, incuriosito da quel tono così imperioso: quell’essere inutile aveva preso coraggio e la cosa lo aveva lasciato sorpreso. Per questo rimase in ascolto, ma senza voltarsi.
-La rabbia che prova non è una rabbia normale… lei è un uomo che ha sofferto molto, glielo si legge negli occhi- fu allora che il saiyan si voltò si scatto, fulminandolo con le sue iridi d’ossidiana.
-Chi ti ha mandato?- il suo tono risultò meno minaccioso di quanto le sue stesse orecchie si aspettassero, forse quel tizio aveva colto nel segno.
-Sono settimane che sua moglie mi tiene informato circa i suoi continui incubi, signor Vegeta… credevo ne foste al corrente…-.
Il moro non sapeva davvero cosa rispondere, quella situazione era a dir poco assurda. Come si era permessa quella donna di fare una cosa del genere?! Strinse i pugni fino a sbiancare le nocche e la vena sulla fronte iniziò a pulsare in modo poco rassicurante. La rabbia gli ribolliva nelle vene ed il dottor Hans se ne accorse. Continuò ad osservare il saiyan, che nonostante la statura, possedeva una singolare capacità di incutere timore anche solo attraverso lo sguardo.
-Senta… capisco che per lei non è facile accettare questo comportamento da parte di sua moglie, ma in fondo lo ha fatto solo per il suo bene e…-
-Vattene-
-Signore, io…-
-Ho detto VATTENE!!!- l’urlo fu così forte da far tremare le finestre, ma il dottore non sembrava aver intenzione di demordere.
-Arrabbiarsi non risolverà niente- Vegeta infatti prese a massaggiarsi le tempie, il mal di testa era tornato ed il dottore si avvicinò lentamente, continuando con tono pacato ad interagire con il moro.
-Perché non si rilassa e non mi racconta cosa sogna di così orribile?- il saiyan lo guardò a lungo prima di rispondere.
-E tu come pensi di aiutarmi, caro psicologo?- lo canzonò – tu non hai idea di ciò che ho passato, non hai idea di chi sono stato e di cosa ho fatto… non ne hai idea!- il dottor Hans prese un taccuino dalla tasca interna della sua giacca e fece scattare la penna per prepararsi a prendere appunti.
-E’ vero… non ne ho idea… allora perché non mi racconta tutto dall’inizio?-.

Non sapeva se fosse stata la grinta dell’uomo, la precisione con la quale aveva compreso i suoi tormenti in pochi secondi, oppure il fatto che si stava annoiando e che aveva voglia di divertirsi un po’, ma alla fine quel caparbio del dottor Hans, era riuscito a guadagnarsi la sua attenzione.
-Allora, mi dica… com’erano i suoi genitori?- il saiyan se ne stava appoggiato al tavolo del salotto con le braccia incrociate al petto e con lo sguardo puntato fuori dalla finestra.
-Non me li ricordo- mentì.
-O forse ha solo paura di rivivere dei traumi legati all’infanzia…- Vegeta si voltò improvvisamente verso il suo interlocutore, con sguardo accigliato.
-Io non ho paura di niente- il dottore sorrise, il suo paziente gli aveva detto di non temere nulla, ma non aveva negato di aver avuto brutte esperienze.
-Bene, allora perché non mi dice cosa si ricorda di quando era bambino?- dopo aver sospirato profondamente, il saiyan si decise a parlare.
-Avevo quattro anni quando mia madre morì e sette quando fu mio padre ad andarsene- lo psicologo iniziò ad appuntare con sguardo triste quella tremenda notizia. Probabilmente poteva essere solo quello il motivo di tanta rabbia manifestata poco prima, ma c’era qualcosa in quegli occhi neri e profondi che lo portava a chiedere di più. Perché, come gli diceva sempre sua madre, era negli occhi delle persone che si potevano leggere le loro gioie, ma soprattutto i loro tormenti. Poi il tono pacato con il quale il suo paziente aveva dato un notizia del genere, sembrava nascondere solo l’inizio di una serie di traumi psicologici che lui, da bravo dottore, aveva intenzione di esaminare con cura.
-Riesce a ricordare in modo nitido i loro volti?-
-Mia madre era bellissima, mio padre era… uno stronzo- il dottore alzò lo sguardo dal suo taccuino e tornò a guardare Vegeta.
-Mi parli di lui…- il saiyan sollevò un angolo della bocca in una specie di ghigno strafottente.
-Ne ho già parlato abbastanza-
-Era un tipo violento?- nell’udire quella domanda, il principe scoppiò a ridere.
-No, era un tipo piuttosto tranquillo… il tipico uomo “casa e chiesa”!- anche quel tono ironico venne appuntato dallo psicologo, che non riusciva davvero a capire cosa ci trovasse da ridere il suo paziente in una situazione del genere. Aveva davvero a che fare con un individuo fuori dal comune…
-Quindi l’ha picchiata, suppongo…- Vegeta annuì leggermente.
-E… ha mai abusato di lei?-
-No- un lieve sospiro di sollievo si levò dalla bocca del dottor Hans.
-E, dopo la sua morte, a chi è stato affidato?- il saiyan non riuscì a restare serio, stravolgere la giornata a quel tizio, si stava rivelando davvero uno spasso.
-Ehm… a mia zia! Una donna piccola e pallida, che metteva sempre un orribile rossetto nero!- la risata di Vegeta incuriosiva sempre di più lo psicologo.
-Lei è convinto che io non possa capire, vero? E’ convinto che non possa aiutarla…-
-Aiutarmi?- il principe tornò serio -Ascoltami bene, psicologo da strapazzo…- si era avvicinato alla poltrona dove sedeva il dottore e continuò il suo discorso a denti stretti –Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. Se ancora non l’avessi capito, non hai a che fare con la normalità in questa casa, quindi ti consiglio vivamente di girare i tacchi e di non farti più vedere- ma l’uomo era testardo. Molto più testardo di quanto Vegeta potesse immaginare e soprattutto era un uomo che amava il suo lavoro e che voleva aiutare i suoi pazienti, anche se si trattava di cause perse.
-Signor Vegeta, io sono qui perché sua moglie è molto preoccupata… la prego, mi racconti i suoi incubi, lo faccia anche per lei…-.
Il saiyan si soffermò sull’espressione decisa dello psicologo ed iniziò a pensare a quanto quel terrestre somigliasse a Bulma in fatto di caparbietà. Si sedette sul divano e continuò a scrutare con sufficienza la figura del dottore senza dire una parola.
-Cosa sogna di così terribile? Potrei trovare un rimedio efficace ai suoi tormenti…- Vegeta iniziò a riflettere. Da quando quegli insopportabili incubi disturbavano il suo sonno, non era riuscito ad allenarsi come avrebbe voluto e la sua forza non sembrava decidersi ad aumentare. Per non parlare delle continue emicranie, che lo stavano letteralmente facendo impazzire…
-Sangue- disse dopo una pausa che sembrava infinita –Sangue e morte-.


  
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