Quella
mattina il Sole
splendeva alto nel cielo di Tokyo, era una delle
giornate più calde
dell’anno, le strade del quartiere di Shibuya erano
particolarmente affollate
da innumerevoli ragazze intente a fare shopping e tutto questo,
riempiva il
quartiere commerciale di un piacevole frastuono. Dalle loro espressioni
e dalla
loro spensieratezza, si poteva benissimo intuire che la maggior parte
di esse frequentasse
le superiori, alcune di loro erano sedute nelle panchine di una
gelateria,
altre si godevano l’ombra sotto le siepi poste sotto il
maestoso 109*,
altre ancora uscivano dai negozi d’abbigliamento con dei
sorrisi a 360°
scaturiti, ovviamente, dall’imminente acquisto.
Vacanze, caldo, cielo
limpido…eh sì, era proprio il giorno ideale per
fare un po’ d’acquisti. D’un
tratto però, qualcosa ruppe quella pace che si era venuta a
creare, un urlo.
AL LADRO! CHE QUALCUNO MI AIUTI! SONO STATA DERUBATA!
Era la voce di una donna non più giovanissima, ad occhio e
croce dimostrava una
cinquantina d’anni, si era accasciata a terra, continuando a
chiedere il
soccorso di qualcuno. Provò ad alzarsi ma il tacco rotto
della scarpa destra
glielo impedì, era in preda al panico e, con il volto colmo
di collera,
continuava a toccarsi il petto come se le fosse stato strappato via
qualcosa.
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"E adesso le notizie dell’ultima ora: Una ricca ereditiera
americana è
stata aggredita e derubata nel quartiere di Shibuya. La donna afferma
d’esser
stata privata di uno dei gioielli più importi della sua
collezione, il suo
costo si aggira intorno ad due milioni di yen**"
Se per lei era così importante perché se
lo portava appresso? Commentai
seccata con il telecomando fra le mani.
Ma è un vero disastro! Sorellona hai sentito? E
dire che questo pomeriggio
io e le mie amiche dovevamo incontrarci proprio a Shibuya! E se al
posto di
quella signora ci fossi stata io?!? AAH Non oso pensarci!!
Esclamò mia
sorella posando i palmi delle mani contro le guance per stupore.
Non preoccuparti, noi non abbiamo nessun gioiello del genere,
in realtà non
abbiamo il becco di un quattrino, se un ladro vedesse
com’è ridotta casa nostra
scoppierebbe in una risata interminabile. Sakura, ti dispiace se tolgo
questa
roba? Chiesi. Non mi va proprio di sentire
assurdità all'ora di pranzo.
Continuai appoggiando il gomito sul tatami*** con fare irritato
Ma come?! Non eri tu a dire di voler guardare i notiziari per
informarti di
come va il mondo? Replicò mia sorella intenta a
mordicchiare una mela.
Hai detto bene, i notiziari. Questo è un
programmucolo di terza categoria
che si occupa solo di donne in carriera, donne post parto o roba dal
genere.
Che idiozia. Spensi la tv e mi distesi sul pavimento. Se c'era una cosa che
odiavo, era
dovermi rovinare l'appetito ascoltando notizie futili come quella.
Non fare così sorellona, scommetto che quando
diventerai un’agente di
polizia qualcosa cambierà, nel nostro quartiere almeno.
Proferì la mia dolce sorellina nel vano tentativo di
conformarmi...
Puoi dirlo forte! Esclamai. Concluso il
liceo darò il meglio di me
per diventare una poliziotta esemplare. Butterò in gattabuia
tutta la feccia
della società, farò in modo che la nostra
città diventi un posto dove poter
vivere tranquilli.
Quando pensavo al mio avvenire, il cuore mi si riempiva di
speranza, ero
sicura che sarei riuscita nel mio intento e guardavo al domani con
occhi pieni
d'ardore.
Io e mia sorella, eravamo solite passare insieme la domenica mattina in
quanto,
frequentando scuole diverse, i momenti da passare insieme erano
pressoché
assenti. Io, la più grande, frequentavo il secondo anno al
liceo Minami, una
scuola divenuta mista solo negli ultimi anni, mia sorella Sakura,
invece, era
all'ultimo anno delle medie Namimori. Dopo la morte dei nostri
genitori,
avvenuta tre anni prima, eravamo state affidate ai nostri
nonni materni
ma, dopo essere entrata alle superiori, decisi di tornare
nella casa dove
io e mia sorella eravamo cresciute. Quella casa era troppo importante
per noi,
al suo interno, riuscivamo a carpire il tepore familiare, era come se i
nostri
genitori fossero ancora al suo interno, o meglio, a noi piaceva
pensarla così.
Certo, non vivevamo negli allori e pensare positivo non era facile
eppure,
riuscivamo ad andare avanti grazie ad alcuni lavoretti part-time che
svolgevo
dopo la scuola.
Tsubaki, non vorrei disturbarti ma, guarda che ore sono, non
farai tardi con
il turno al combini****? Domandò Sakura
preoccupata.
Ma no figurati, è ancora presto guar...EEEEEH?!? Ma
è tardissimo! Com'è che
il tempo è passato così velocemente?!?!? Esclamai
in preda al panico per il
ritardo.
Non è il tempo ad essere passato velocemente, sei
tu che ti sei addormentata
sorellona. Rimproverò. La borsa è davanti la porta, te l'ho
già preparata su, sbrigati.
Rispose Sakura rassicurandomi.
Ti ringrazio sorellina. Stai attenta, mi raccomando! Se esci chiudi la porta, se non esci
chiudila lo
stesso e non aprire agli sconosciuti, scappo, ciaooooo!
Conclusi
incamminandomi. Ogni volta la stessa storia, nonostante avessi fiducia
in lei,
quando uscivo di casa non riuscivo a non farle delle raccomandazioni,
il nostro
era un bellissimo rapporto e sentivo che avrei dovuto proteggere la
felicità di
quella ragazza finché avessi avuto sangue nelle vene.
Ah che noia, avrei voluto restare un altro po' in casa a
riposare però, il
capo mi ha detto che questa settimana mi avrebbe dato un extra quindi,
non devo
lamentarmi. Pensai camminando tra la folla finché,
tra un pensiero e
l'altro, giunsi a destinazione. Lavoravo allo "Sweet", una rinomata
pasticceria situata nel famoso quartiere di Shibuya e il mio compito
era
servire la clientela. Era un lavoro semplice ma al tempo stesso molto
impegnativo: era difficile essere gentili con clienti che venivano ad
acquistare solo per provare a rimorchiarti ma, aimè dovevo
resistere, quel
lavoro mi serviva e, in più, si trovava a due passi da casa,
era perfetto e non
potevo lasciarmelo scappare.
Sono pronta per un'altra giornata di lavoro! Pronunciai
entrando,
intenta a sfoggiare uno dei miei migliori sorrisi.
Oh, signorina Yoshikawa, buon pomeriggio, sempre piena di energie
eh? Ah, beata
gioventù. Commentò l'ormai anziano capo
responsabile. Dà il meglio anche
oggi. Concluse con un sorriso reso possibile solo grazie a
quella dentiera
di cui nessuno era a conoscenza, già... nessuno tranne tutto il quartiere...
Sì capo, conti pure
su di me! Replicai e mi diressi in camerino per indossare la divisa del locale: un vestito rosso pieno di merletti in stile lolita con tanto di grembiule bianco coordinato. Per me, indossare quel vestito era troppo, decisamente troppo imbarazzante.
Le ore passate al lavoro erano quasi sempre piacevoli, la ragazza che
lavorava
al mio fianco, Yuya, era una mia coetanea ed era rilassante poter
parlare e
scherzare con qualcuno che viveva i miei stessi problemi. Anche quel
pomeriggio
era finito e con esso il mio turno al lavoro.
Yoshikawa-san, per oggi hai fatto abbastanza, puoi tornare a
casa, ecco qui
la tua paga. Disse il capo responsabile porgendomi una busta
contenente il
frutto del mio duro lavoro.
La ringrazio infinitamente signor Suzuki, grazie davvero.
Ringraziai.
Sono io che devo ringraziare te, sei così carina che rendi
questo posto
allegro e pieno di clienti, spero ci aiuterai anche in futuro.
Concluse il
signor Suzuki.
Eh eh. La ringrazio
capo, se continua
a pagarmi bene, vedrà che non si libererà mai di
me! Pensai divertita
Certamente! Adesso vado, a domani! Enunciai uscendo
dal negozio.
Non avrei mai pensato che qualcuno potesse considerarmi "carina"...Sono
sempre stata considerata simile a mia madre, sia caratterialmente che
fisicamente: solare, combattiva, avevo un fisico slanciato, lunghi
capelli
mossi color castano chiaro, e grandi occhi dorati…Ora che ci
penso, all’epoca
delle medie ero proprio un maschiaccio, tenevo sempre i capelli legati
e il mio
corpo presentava varie cicatrici un po’ ovunque per via di
qualche duro
allenamento al club di kendo. Mi consideravo accettabile,
quella carina
era mia sorella Sakura, anche
lei snella, acconciava ogni giorno in modo diverso i suoi lunghi
capelli neri, ricordo
che spesso, per prenderla in giro, usavo chiamarla
“Sadako”*****… Era un tipo
spigliato e socievole, ammirata e invidiata da molte sue coetanee.
Nonostante la giovane età, aveva già
infranto una miriade di cuori, del
resto, aveva preso tutto da nostro padre. Quanto rimpiango quei
momenti…
Evviva la paga, la paga, la paga! Con questi soldi finalmente
potrò tornare
a mangiare della carne dopo tanto tempo! Pensai felice. Si
era fatta sera,
la Luna splendeva alta nel cielo ed io, incurante della gente che mi
passava
affianco, camminavo a testa alta per ammirare quel meraviglioso
paesaggio che
solo la sfarzosa Tokyo poteva regalare. Nelle serate come quella, ero
solita
perdermi tra i ricordi del passato: pensavo alla vita di un tempo, a
quanto
fosse spensierata la mia esistenza fino a qualche anno addietro, un
tempo erano
ben altre le cose che mi rendevano felice, pensavo ai miei genitori,
chissà
come avremmo vissuto io Sakura se i loro fossero stati in vita...quando
d'un
tratto...
AIUTO, AL LADRO! FERMATELO PER FAVORE!!
Era la voce di una donna situata a poca distanza da me.
Che cosa? Ancora?! Mi chiesi e, senza pensarci due
volte, cominciai a
correre cercando di riuscire a scorgere la figura del ladro. In
quell'istante,
venni urtata da qualcuno che sembrava avere non poca fretta, teneva
qualcosa
fra le mani e si allontanava a gran velocità.
Ti ho trovato, amico. Pensai e subito iniziai
inseguirlo fino a quando
lo raggiunsi in un vicolo cieco. Era un ragazzo, alto, snello e con
lunghi
capelli castani raccolti in una coda.
Fermo dove sei! Gridai. So quello che hai
fatto quindi, restituiscimi
subito quello che hai rubato, forza! Pretesi per niente
intimorita. Provavo
un senso di eccitazione all'idea di trovarmi in una situazione del
genere,
finalmente potevo mettere alla prova le mie vere capacità,
ero al settimo cielo!
Senti, senti.
Rispose il ragazzo. Una liceale che svolge in gran
segreto un part-time non dovrebbe fare la voce grossa, mi sbaglio?
Continuò
voltandosi verso di me. Nonostante fosse illuminato dai raggi della
Luna, il
volto era nascosto da lunghe ciocche di capelli ma era
intuibile che
avesse l'età per frequentare le superiori. Al suono di
quelle parole,
sussultai.
C...come fai a sapere del mio lavoro part-time?
Chiesi stranita. Il
ragazzo rise puntandomi l'indice contro.
Hai ancora l'uniforme addosso, stupida. Rispose.
Stupida a me? Razza di pezzente, ma come ti permetti?!? Senti
un po' adesso
tu mi resti...
Senti un po' tu, signorina. Disse senza lasciarmi il
tempo di
rispondere. Mi sembra che adesso sia io ad avere il coltello
dalla parte del
manico, facciamo così: tu non dici niente sul mio conto e io
non dirò nulla sul
tuo lavoretto. Che ne dici? Propose lui.
Eeeeh?? E perchè mai dovrei fare una cosa del
genere?! Io sono dalla parte
della giustizia, non permetterei mai ad un ladro di farla fran...
Forse non hai ancora capito la situazione.
Continuò interrompendomi.
So bene che la scuola che frequenti non accetta che i suoi alunni
abbiano un
lavoro part-time, saresti costretta a lasciarlo e non penso che tu
possa
permetterlo. Concluse.
Accidenti, ma chi è questo qui e come fa a sapere
una cosa simile? E adesso?
Cosa posso fare? Pensai. Ero nervosa, parecchio
nervosa...mai avrei
pensato di trovarmi in un simile contesto.
E allora? Chiese il ragazzo misterioso.
Annotazioni:
*Il
109 è un centro
commerciale situato a Shibuya , nei pressi della
famosissima statua
di Hachiko. Piccola chicca: Il nome dell'edificio ha origine da un
gioco di
parole , il cosiddetto goroawase, cioè la
sostituzione delle cifre con
delle parole per ricordare, ad esempio, date o numeri di telefono, ed
è stato
ottenuto utilizzando i caratteri tō (10) e kyū
(9), formando la
parola Tōkyū (Grazie Wikipedia ♥)
**Circa € 14000
*** Tradizionale
pavimentazione giapponese.
**** Convenience Storie giapponesi.
***** Sadako Yamamura, conosciuta in tutto il mondo come Samara,
protagonista
del famoso film horror "The Ring".
Tadaaan! Che fatica pazzesca ragazzi >o<". Vi presento "Unmei no itazura ~ Tutta colpa del destino",
la mia primissima fan fiction inventata di tutto punto. Non ero sicura di volerla pubblicare (e allora
perchè lo hai fatto? é_é) però un qualcosa mi ha detto: "dai, che ti costa?" ed eccomi qui. L'idea è
nata da un sogno in cui vwrgefhefsdhjfgwuyfegshfd, eh, se ve lo racconto poi che scrivo a fare? XD
Spero che la storia sia di vostro gradimento, ci sentiamo nel prossimo capitolo gente!