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Autore: PRISHILLA    29/01/2014    2 recensioni
Corretta per la miliardesima volta, forse finalmente ha davvero un senso ed è uscita fuori una cosa carina XD
*Era così. Inutile negarlo ormai. Tanto a cosa sarebbe servito? Probabilmente sarebbero morti comunque tutti a breve. Certo non era un bel pensiero ma chi sa perché riusciva in qualche modo a confortarla in quel momento, a darle il coraggio di dirgli quello che aveva di recente appreso, ma che forse avrebbe dovuto capire prima.
Se volete saperne di più, non vi resta che leggere...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mio...


-Ti sei mai chiesto come sarebbero andate le cose se fossi nato in un momento diverso?- guardava fuori assorta in chi sa quali pensieri. -In una famiglia diversa, con un nome diverso... con una vita diversa.-

Draco non sapeva cosa risponderle. Certo, ci aveva pensato eccome. Fin troppe volte forse. -Mi hanno ordinato di uccidere, Ginevra, certo che ci ho pensato.- ormai parlare con lei di certi argomenti era diventato facile. Non era sempre stato così.

La vide annuire distrattamente. -E cosa ti sei risposto?-

-Che tanto non posso cambiare le cose. Perché perdere tempo a idealizzare qualcosa che non sarà mai?- la guardava di sottecchi pensoso. Il più delle volte non la capiva, davvero. Perché mai Ginevra Weasley avrebbe dovuto sognare un'altra vita? Perché una persona nata in una famiglia per bene, con genitori affettuosi, con libertà di scelta, avrebbe dovuto volere un'altra vita?

-Io non riesco a darmi pace, Draco.- sempre più confuso rimase in ascolto. Sembrava tentasse di reprimere il pianto. -Perché deve succedere tutto questo? Perché dobbiamo essere coinvolti in questa stupida guerra?-

A quel punto non poté non voltarsi per guardarla. Gli occhi lucidi e le gote arrossate. Capitava poco spesso di vederla così sconvolta. Ma di tanto in tanto anche i suoi nervi d'acciaio fallivano e Ginevra Weasley passava dall'essere un leone ad una facile preda. -Non è giusto.- insistette lei in un sussurro. -Quel... essere... è un demonio, ha distrutto intere famiglie e neanche gl'importa. Rende le vite di tutti noi miserabili... e noi non possiamo far altro che starcene qui con le mani in mano a non far niente per aiutare quelli che sono in guerra.- strinse i pugni sul davanzale indurendo la mascella. -Avrei dovuto essere lì, non qui.- pareva sarebbe esplosa da un momento all'altro. -Siamo degli esserei inutili. Tutti noi qui dentro. Siamo dei codardi. Tanto vale farsi uccidere. Preferisco morire piuttosto che vedere i miei cari farlo per me.- ringhiò al vento che rapì l’eco di quello sfogo e lo portò lontano da loro. -A questo punto preferisco morire.-

-Adesso basta.- s'innervosì. Non riusciva più a sentire quelle parole uscire proprio dalle sue labbra. Lei non doveva assolutamente morire, non poteva. -Parli come una smidollata. Non dovresti neanche pensarle certe cose. Te lo proibisco categoricamente.-

-E con quale diritto tu proibiresti qualcosa a me?- il gelo di quelle parole lo destabilizzò. Ma che l'era preso? -Non sei mio padre, non sei mio fratello e non sei neanche il mio fidanzato.-

-Però in questo momento sono quello che dei due ha più sale in zucca. Tu invece sembri parlare tanto per dare aria alla bocca.-

-Solo perché tu sei un codardo non vuol dire che lo siamo tutti.-

-Io sarò anche un codardo ma quella con istinti suicidi sei tu!- la guardò allibito, era da tempo ormai che non si parlavano più a quel modo. Ne rimase quasi ferito.

-Cosa vuoi capirne tu di cosa si prova? -

-Ah, quindi tu credi che io non sappia cosa si provi a soffrire?- le domandò beffardo. Ma faceva sul serio? Dopo tutti i loro discorsi, dopo tutto quello che le aveva confessato nel buio di quei corridoi oscuri...

-Tu non hai il pensiero di avere tutta la tua famiglia là fuori a rischiare la vita.-

-No? Tu credi davvero?- a quel punto iniziava a credere fosse stupida.

-Tuo padre è uno di loro... lui non rischia quanto noi.-

-Tu neanche immagini quello che si rischia stando con Lui. Io invece ne ho avuto un assaggio e ti assicuro che non è roba da ragazzine in preda ad attacchi di...-

-Già... tu...- s'ammutolì incuriosito da quel tono di voce. -Tu sai esattamente cosa voglia dire stare dalla loro parte. A volte lo dimentico... dimentico che tu...- le labbra strette ad una fessura sottile tremavano. Cosa voleva dirgli? Cosa stava per dirgli quella piccola stupida? Era sicuro fossero andati oltre. Era stata lei stessa a dirgli che ormai...

-Io che cosa, Ginevra? Avanti parla. Sentiamo questa perla di saggezza...-

-Tu sei uno di loro!- gli urlò contro guardandolo con astio facendogli accapponare la pelle. -Chi mi dice che non sei una talpa, una spia... tu...- avrebbe accettato questo discorso da chiunque, ma non da lei. Ne aveva avuto abbastanza. -Magari sei rimasto qui dentro per far entrare loro...-

-Ne abbiamo già parlato. Non lo farò...-

-Questo lo dici a me... ma come faccio a crederti? E se invece ti stessi solo approfittando di me... della mia stupida ingenuità per...- Per un attimo il sangue affluì con prepotenza e tutto quello che vide fu rosso. -Tu sei uno di loro... hai lasciato che lo facessero, hai lasciato che ti marchiassero... sei solo un...- e le parole dovettero morirle in gola.

Non ci vide più. -Senti un po' tu...- l'aveva afferrata con prepotenza per la mascella stringendo così forte da sentire le ossa sotto le dita. Era affannato. Stringeva i denti tentando di calmarsi senza riuscirci. Non aveva potuto reprimerlo, non aveva potuto fermarsi. Ma era riuscito a fermare quel ceffone, che le avrebbe volentieri mollato, a mezz'aria.

L'avrebbe davvero colpita?

Aveva voluto farlo.

Si era fermato appena in tempo.

Dal suo sguardo pareva scioccata quasi quanto lui, che non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere, ma stavano iniziando a volare troppe stupidaggini da quelle labbra che da tempo non avevano più quelle parole per lui.

Sì, lo aveva ferito.

Si era lasciato ferire.

Forse l'aveva lasciata entrare davvero troppo. Era il momento di chiudere quella porta. -Adesso finiscila se non vuoi che mi arrabbi sul serio.- non voleva sentire quelle parole da lei, proprio da lei che era stata l’unica con cui avesse speso volentieri il suo tempo, l’unica con cui aveva potuto parlare liberamente, l’unica per cui iniziasse a valere la pena...

Con il cuore in tumulto distolse lo sguardo non riuscendo a sorreggere quello perplesso di lei.

La lasciò andare sentendo ancora la mano pizzicargli. Probabilmente adesso l'avrebbe odiato, magari l'avrebbe vista correre via lasciandolo solo lì a contemplare quel tramonto spento coperto da nuvoloni plumbei.

Iniziava a sentirsi ridicolo.

 

 


Come ridestatasi da un incubo che pian piano la stava inglobando, Ginny guardò Draco negli occhi prima di vederlo distogliere lo sguardo rendendosi conto del male che le sue parole stavano per procurargli. -Non volevo... io non volevo dire quelle cose su di te, mi dispiace.- gli occhi pizzicarono ancora mentre prendeva a sentirsi un verme per aver ferito l’unica persona che in quel momento sentiva veramente vicina.

Quasi fosse una beffa del destino, era stato proprio lui quella spalla su cui piangere nelle notti silenziose e fredde di quel castello che era la loro salvezza ma anche la loro prigione. La sua comparsa nella sua vita e la vicinanza che le aveva offerto erano stati gesti imprevedibile e inaspettati, che però aveva gradito e l'avevano confortata.

Si era fidato di lei.

E adesso lei lo feriva come fosse una nullità ai suoi occhi. Era stata lei la vigliacca, una pessima amica.

 

 

 

Draco non riusciva a tollerare di vederla ridotta in quello stato. Malgrado il suo lato pratico continuasse a ripetergli che era tempo di allontanarsi da lei, c'era qualcosa che continuava a portarlo in quel luogo ogni notte. Da mesi.

Non riusciva a guardarla senza sentire le gambe molli. Senza cedere. Tutto quel dolore che i suoi occhi mostravano, la frustrazione, lo strazio, erano ormai una penitenza per lui. Si voltò ancora verso di lei allungando la mano esitante verso quel viso ormai stravolto da un pianto silenzioso e asciugò una delle tante lacrime. Il contatto con la sua pelle lo fece rabbrividire. -Va bene così, non importa.- ed eccolo ancora cedevole. Non si riconosceva più. -Dispiace anche a me. Non volevo... non avrei dovuto afferrarti a quel modo...- era un pezzo ormai che aveva messo da parte il suo orgoglio, abbassandosi, chinando la fronte. Non era più nelle condizioni di essere superbo. Infondo, lei aveva ragione.

-Draco, non volevo... davvero. Il fatto è che ho... paura...- soffiò a fatica quella parola afferrando la sua mano fredda che ancora le sfiorava il viso e chiudendo gli occhi continuò a piangere. -Ne ho tanta.- quella non doveva essere stata un'ammissione facile per lei, sempre tanto sicura di sé, tanto coraggiosa. Davanti agli altri era un leone, con lui invece...

Quando aveva ottenuto il permesso di vedere in lei quello che non avrebbe mai mostrato a nessuno? E quel suo essere così nuda davanti a lui era stato il fattore chiave che lo aveva reso uno stupido. Quel visino arrossato dalle lacrime, le sue dita che tenevano salde le proprie, quelle labbra lucide... sembrava davvero una bambina alle volte. Per la prima volta in vita sua avvertiva quella strana sensazione di voler proteggere qualcuno. Doveva essere un crollo nervoso il suo. Le accoppò meglio il viso, la sua guancia entrava perfettamente nel suo palmo. Voleva essere per lei quell'ancora di salvezza che le avrebbe impedito di precipitare in quel baratro di solitudine e sconforto in cui l'aveva trovata inaspettatamente mesi addietro. Lo stesso in cui riversava lui.

 

Non aveva voglia di stare con nessuno quella notte. Non aveva voglia di parlare, non aveva voglia di fingere di stare bene. Preferì uscire dal dormitorio prima di essere raggiunto da qualcuno.

Ammantato di nero, nel suo bel mantello, prese a vagare per i corridoio in cerca di... nulla in realtà. Forse solo un po' d'aria e un po' di solitudine.

Aveva voglia di piangere. Gli avevano ordinato di uccidere Silente. Non poteva farlo, non ci riusciva, non ci era riuscito, e non voleva più provarci.

Se non lo faceva lo avrebbero ucciso. Era in trappola. L'unica speranza era che qualcuno facesse fuori il Signore Oscuro. La beffa del destino fu per lui sapere che la sua unica speranza riversava in quel rammollito di Potter.

Poteva cadere più in basso di così?

Un suono lo destò dai suoi pensieri. Per un attimo si immobilizzò prestando attenzione. Non sembrava Gazza... forse quella maledetta gattaccia? Eppure... no, non era neanche un gatto. I gatti non tiravano su con il naso.

Forse era qualche studente in giro oltre l'orario del coprifuoco. Magari per ammazzare il tempo avrebbe potuto spaventarlo. Era prefetto quell'anno, anche se quella notte non era di turno, quel ragazzino non avrebbe potuto saperlo. Almeno sarebbe stato un diversivo.

Si avvicinò quatto quatto alla fonte di quel rumore fastidioso e quando gli fu vicino abbastanza gli sbucò alle spalle facendogli prendere un accidente.

Avrebbe riso di gusto se quell'immagine non lo avesse destabilizzato così tanto: una disperata Ginevra Weasley era seduta sul davanzale di una finestra con le gambe a penzoloni mentre si piangeva via gli occhi. Si fissarono in silenzio per quello che a lui parve un tempo infinito. Non sapeva più cosa dire o cosa fare.

-Cosa vuoi, Malfoy? Va via.- si lagnò incurante di avere davanti a sé un prefetto.

Draco però non fiatò. Come avrebbe potuto formulare una frase di senso compiuto in quel momento?

Fino ad allora in quella scuola lei era stata il “capo branco” di quei piccoli ribelli. Era feroce, impavida. Non aveva mai abbassato lo sguardo davanti a lui. Lo sfidava apertamente quando ne aveva modo, anche se lui in quel periodo preferiva stare da solo, evitare guai. Ma la guardava mentre affrontava gli altri serpeverde come se da ciò dipendesse il benessere comune di tutti gli altri studenti.

Aveva sempre quel sorrisetto furbo o un broncio severo sul viso. A momenti faceva paura. Lui aveva preferito girarle a largo convinto di potersi cacciare nei guai affrontandola di petto.

Adesso invece...

Dov'era finita la sua furia firmata Weasley? Dov'era quel leone che metteva in riga i membri della sua casa?

-Che ci fai qui?- le domandò con una voce innaturale. Si schiarì la gola ma non poté frenare la lingua dal dire un mucchio di fesserie una dietro l'altra. -C'è il coprifuoco, se ti vedesse un prefetto...-

-E a te che importa?- gli domandò tirando su con il naso. -Non sei forse tu stesso un prefetto? Non è forse per questo che mi sei sbucato alle spalle all'improvviso?-

Aveva ragione lei. Ma... -Non sono di turno stanotte.- ammise spontaneamente. Perché lo avesse fatto restava un mistero. -Ma ci sono i serpeverde in giro, sì.- se avessero visto lui non sarebbe stato un problema quella notte in effetti, ma se avessero visto lei...

-Allora che aspetti? O te ne vai e mi lasci in pace o mi consegni ai tuoi compari. Sono più che sicura che per te sarebbe la realizzazione di un sogno.- sorrise malgrado avesse il viso sconvolto. Era fiera, questo doveva ammetterlo. Per qualche ragione aveva quasi rispetto di quel suo modo di essere.

-Cosa ti è successo? Dov'è finita la tua faccia di bronzo stanotte, eh, Weasley?-

Una risatina sarcastica le affiorò spontanea. -Non si può sempre essere forti, Malfoy. Di tanto in tanto tutti cediamo. Io preferisco farlo lontano da occhi indiscreti. Non voglio gli altri mi vedano ridotta così. Non voglio che nessuno mi veda così.- così dicendo si volto asciugandosi le lacrime. -Sono il loro punto di riferimento. Devo essere forte per loro.-

-E tu?- le domandò di getto. -Quando sei tu ad avere bisogno di qualcuno o di qualcosa...-

-Non ho bisogno di nessuno...-

-A me non mi pare.-

-Cosa vuoi?- sbottò infastidita. -Hai avuto la tua buona dose di divertimento. Vai in giro a raccontarlo a tutti se ti pare, non m'importa. Negherò fino alla morte. Ma adesso lasciami in pace.-

In realtà non gli era neanche passato per la mente di andare in giro a raccontarlo a qualcuno. Stranamente ne era solo rimasto perplesso. Ancora rumori nel corridoio. Quel chiacchiericcio. Conosceva quelle voci. -Eccoli.- soffiò.

-Bene. È la tua occasione.-

Si voltò verso di lei guardandola negli occhi. Brillavano illuminati dalla luna, ancora lucidi di lacrime. Roteando gli occhi le afferrò le gambe voltandola su se stessa in modo che fosse voltava verso l'interno intimandole di fare silenzio assoluto alle sue proteste. -Non fiatare. Assecondami.- la minacciò. Si portò tra le sue gambe sistemandosi come meglio poteva per far sì che il viso e sopratutto i capelli di lei fossero nascosti ben bene dalla vista dei ragazzi che sbucarono attimi dopo dal corridoio. Si affacciò incrociando i loro sguardi. Sorrise sicuro di sé.

-Draco? Ma sei tu?- gli domandò uno.

-Chi altri se no? Chi è l'idiota che andrebbe in giro per i corridoi sapendo che la ronda stanotte è nostra?- risero assieme. Per il momento tutto bene.

-Ma... chi c'è con te?- domandò l'altro vedendo un paio di gambe sbucare dal davanzale.

Bene, era il momento. Non poteva fallire. Portò le mani ad accarezzarle le gambe in modo che lo vedessero chiaramente. Lei tentò di protestare ma lui la fulminò con lo sguardo e lei tacque. A quel punto sorridendo sornione salì ancora più su denudandole interamente. Doveva ammettere che avesse delle belle gambe, toccarle era piacevole. Non doveva distrarsi però. -Un... amica...- disse loro. Quando li sentì ridere capì che avevano abboccato. -Se non vi spiace, gradirei un po' di... intimità.- quelli risero ancora. -La mia... amica... è un po' timida e voi due state rovinando l'atmosfera.-

-Scusaci, Dra, non ne avevano idea. La prossima volta avvisa.- li vide voltarsi ancora cambiando direzione. -Ci vediamo domani.- lo salutarono avvertendolo che Gazza era nei paraggi e che forse avrebbero dovuto cambiare stazione se volevano “terminare” con calma.

Li ringraziò per la soffiata sorridendo soddisfatto. Era un genio, non c'era che dire. Voltandosi ancora trovò gli occhi infuocati della Weasley fissarlo assatanati. Aveva le braccia conserte e pareva volesse incenerirlo. -Che vuoi?- le domandò infastidito.

-Così io sarei una di quelle cosette che ti porti in giro per i corridoi notturni, eh?- un attimo dopo averci riflettuto gli sfuggì una risatina. La situazione aveva del comico. -E, di grazia, potrebbe togliermi le mani dalle mutande? Sempre se non è il prezzo da pagare per avermi salvato il culo.- si rese conto solo allora di averle afferrato l'orlo delle mutandine con una mano, serrando nell'altra la carne soda della coscia. Sì, aveva delle belle gambe e toccargliele era stato piacevole. -Non che te lo abbia chiesto io. Quindi non credermi in debito con te per qualcosa.-

Sorrise scuotendo la testa. L'aveva appena salvata, le aveva fatto un enorme favore, e lei? Arrogante fino infondo! -Dovresti almeno ringraziarmi.- le fece notare con voce pacata.

-Non ne ho nessuna intenzione. Se questo ti fa cambiare idea consegnami pure ai tuoi amici.- poi un guizzo nei suoi occhi. -E se anche per un solo istante hai pensato che per questo gesto da eroe mancato tu possa venire a chiedermi dei “favori” allora sei pazzo. Toglimi le mani di dosso. Porco.- si liberò dalla sua presa e scese dal davanzale in un balzo. -Ma che schifo.-

Rise della scena. -Non era mia intenzione. Se ho voglia di farmi una scopata mi basta restare in camera mia.-

-Sei disgustoso.-

-E tu frigida.-

-Ma come ti permetti...-

-Shh.- la zittì ancora cercando di ascoltare al di là del suono delle sue proteste. -Arriva.-

-Chi.-

-Gazza, stupida, chi altri.- davvero non si capacitava di come non fosse stata mai beccata prima. -Andiamo.- le disse afferrandola per un polso trascinandola via sotto le sue protese rumorose. L'avrebbe ammazzata in quel momento. -E' la prima volta che sgattaioli fuori di notte?-

-Certo che no.-

-Non si direbbe da tutto il fracasso che fai.- le ringhiò contro vedendola finalmente ammutolirsi. Camminarono fino a raggiungere un'aula entrandovi in fretta. Si nascosero dietro le pesanti tende scure in attesa. -Non fiatare.- le intimò sperando vivamente gli desse retta. Quando la porta si aprì cigolando la sentì rigida ad un palmo da lui. Finalmente taceva. Quella maledetta gatta non c'era per fortuna e non vedendo nessuno Gazza andò via lasciandoli soli. -Menomale.-

-Lo abbiamo fatto fesso.- ridacchiò lei mentre lui aggrottava le sopracciglia sorridendo confuso. Era... divertita?

-Già.-

-Dovremmo rifarlo. Ho il cuore che batte a mille...-

-E' adrenalina. Lo sapevo che eri un tipo spericolato.-

-Non mi divertivo così da una vita.-

-Dunque questo è quello che tu intendi per divertimento.- la guardo con sufficienza. -Io queste cose le facevo al primo anno. Sei davvero una bambina, Weasley.-

-Come sei simpatico.- lo canzonò lei voltandosi di lato.

-E tu patetica...-

-Io però mi sono divertita. Mi dispiace se un nonno come te non può più capirle certe cose...-

-Ehi, nonno a chi? Guarda signorina che ho solo un anno in più di te.-

-Ma mentalmente sembra molto di più.- lo prendeva in giro, eppure c'era qualcosa di diverso nel suo modo di fare. C'era qualcosa... Scherzava con lui? -E sì... i bei vecchi tempi sono andati per te. Adesso sei un vecchiaccio che non sa più come divertirsi...-

-Io so divertirmi eccome...- le stava dando corda? E lei, avrebbe abboccato?

-Certo, come no. Lo vedo.-

Sorrise delle sue espressioni, di quel suo modo di sollevare le sopracciglia chiudendo gli occhi per enfatizzare la beffa, delle sue mani incrociate in petto e della sua falsa fierezza. -Senti un po', se non ti hanno beccata è solo grazie a me. Io so esattamente come muovermi in questo castello di notte...-

-Certo, visto che ti porti in giro le tue amichette...-

-Non solo per quello...- sì, gli dava spago eccome. -Ma perché ho giocato a questo giochino infantile per anni prima di te.-

-Ma adesso non ne sei più capace. Lascia le redini alla nuova guardia, Malfoy, sei vecchio ormai.-

Gli aveva sorriso? Era un sorriso quello sul suo viso? Voleva giocare con lui? -Bene. Adesso torniamo nei dormitori, ma domani ci rivediamo per il secondo giro... sempre se non ti fai beccare prima di arrivare all'appuntamento.-

La sentì ridere. -Abbiamo un appuntamento dunque?-

-Come ti pare.-

Si lasciarono con quella curiosa promessa di rivedersi l'indomani notte. E così accadde davvero.

Di giorno non si mostravano mai assieme, non si parlavano, si evitavano. Non volevano destare sospetti. Era già piuttosto strano quello che facevano senza occhi indiscreti a giudicare o a porre domande alle quali non avrebbero potuto rispondere.

A lungo andare però non avevano potuto evitare di cercarsi almeno con gli occhi e i loro sorrisi celati alla gente erano diventai la cosa più intima che lui avesse mai condiviso con una persona.

 

 

-Non sopporterei l’idea di perdere qualcuno che amo...-

Prendendo un bel respiro le circondò le spalle con un braccio tirandola a sé e il suo profumo gli investì le narici costringendolo a chiudere gli occhi. Maledetta debolezza che da qualche tempo gli impediva di essere se stesso. Ma lei sembrava così esile e fragile tra le sue mani, non era come voleva mostrarsi agli altri, si sentiva in potere di spezzarla in qualunque momento, e se fosse stato tanto facile per lui per i mangiamorte sarebbe stato uno scherzo. Non riusciva a sopportare l’idea di lei che veniva torturata o uccisa da loro. Quali atroci sofferenze avrebbe dovuto patire se l’avessero presa? Ne aveva un'idea ben chiara. Non voleva neppure pensarci, il pensiero era troppo straziante da sopportare.

Non sapeva bene da quando, ma quella ragazza dai capelli fulvi che tanto disprezzava si era guadagnata un posto d’onore nella sua vita. Era comparsa dal nulla, e lo aveva ingabbiato come un pollo. E lui l'aveva lasciata fare.

Ma lei di tutto ciò era allo scuro. Non poteva immaginare, se lo avesse fatto, probabilmente si sarebbe allontanata da lui.

E forse sarebbe stato un bene per lei.

La strinse un po di più, chiudendo gli occhi per scacciar via quei pensieri. Non doveva pensarci, non le sarebbe capitato nulla fintanto che era lì. Quello che contava era che stesse bene in quel momento, che non rifiutasse il suo tocco, che non tentasse di liberarsi dalle sue braccia.

-Se dovesse uccidere uno dei miei fratelli? Ron! O Hermione... o, se dovesse uccidere Harry? Come faremo noi se lui dovesse morire?-

Ed ecco che l’incantesimo si ruppe ancora, e ancora quel maledetto nome pronunciato da lei fu come una freccia conficcata nella schiena.

Non riusciva proprio a sopportarlo e lei non riusciva proprio a dimenticarlo. Cosa centrava adesso lui? Perché doveva intromettersi sempre in cose che non lo riguardavano?

E ripensò a tutto quello che a causa sua aveva dovuto subire, a tutte le umiliazioni, le offese, a quando aveva tentato di farlo fuori nel bagno dei ragazzi, e all’amore che Ginny provava incondizionatamente per lui da anni.

Harry Potter era tutto, mentre lui cos’era?

Niente.

Anzi peggio di niente: lui era un mangiamorte.

Allontanò la ragazza dal suo abbraccio in malo modo. Ma infondo sapeva che la colpa non era certo sua. Come poteva lei non amare Harry Potter? Il bambino sopravvissuto, quello che poteva tutto, che otteneva tutto...

E come poteva invece provare qualcosa per lui? Codardo, distruttivo, inconcludente...

Questo era lui, questo era Draco Malfoy.

Un inconcludente.

Un vile.

Un reietto.

Nient’altro che il peggior incubo di qualunque ragazza indifesa e innocente. E lei per quanto si mostrasse forte non era da meno.

Lui era parte della schiera di quegli uomini che lei sognava la notte ammantati di nero che sbucavano fuori dall’oscurità per uccidere e lasciare dietro di sé fiumi di lacrime e tristezza.

Lui era e sarebbe sempre stato, così come quel dannato tatuaggio gli ricordava ogni giorno della sua esistenza, solamente un mangiamorte.

La sorte aveva voluto però, che fosse un inconcludente anche in questo, non essendo mai riuscito ad uccidere nessuno, vuoi per codardia, vuoi per scrupolo.

E pensare che aveva creduto di poter cambiare, di poter scegliere per una volta tanto da che parte stare, di avere un motivo per farlo.

Non aveva fatto i conti con la realtà, e la realtà non era tra quelle mura, era lì fuori, e una volta tornato a casa lei sarebbe corsa da lui e Draco Malfoy sarebbe stato dimenticato, accantonato, rimpiazzato.

No, si stava sbagliando ancora. Il rimpiazzo era lui.

-Draco, che ti prende?-

Quella voce che ormai conosceva fin troppo bene lo ridestò da quell’incubo, ma non riuscì a rasserenarlo come era solita fare. Adesso era tutto fin troppo chiaro.

-Questa idiozia deve finire.-

 

 

-Di che parli?-

-Sei preoccupata per lui non è così?- la voce era piatta, non lasciava trapelare alcuna emozione.

Ginny sentì gelare il sangue nelle vene nell’udire quel tono tanto freddo. Un brivido le solleticò la schiena. -E’ naturale. E’ mio amico, ed è in guerra.-

-Sei qui con me, piangi tra le mie braccia, eppure, riesci a pensare solo a lui.- una risatina stanca gli uscì dalle labbra serrate, un attimo prima di voltarsi senza aggiungere altro, senza aspettare una risposta, lasciandola lì inebetita con i suoi pensieri a tenerle compagnia per rientrare nel castello da solo.

 

 

 

Il giorno seguente non le rivolse la parola, e non la guardò mai. Sapeva benissimo di non valere quanto Potter, sapeva che il cuore della ragazza non poteva essere conquistato in alcun modo, sicuramente non da lui, ma il suo orgoglio di Malfoy ne fu ferito, mentre la sua persona, Draco, era afflitto, quasi inconsolabile.

Si era accorto già da tempo di non provare amicizia per lei, ma ci aveva messo ben più tempo a decifrare quel sentimento mai provato prima.

Quando aveva capito di cosa si trattasse non voleva ammetterlo neanche con se stesso. Una volta ammesso non voleva pronunciarlo a voce nella speranza che un sentimento inespresso non potesse prendere vita. Quello che non sapeva però era che le emozioni non potevano essere controllate con le parole.

 

 

Correvano per i corridoi a perdifiato faticando per la mole di risate. Erano rimasti senza fiato ma avevano seminato Miss Purr. Missione compiuta. Non ebbero neanche il tempo di godersi la vittoria però che una luce in lontananza li richiamò all'attenzione. -Merda, la ronda.-

-Di che ti preoccupi tu? Siete voi di turno stanotte.-

La guardò in quell'oscurità trovando che avesse proprio ragione. Un sorriso e un'idea balorda delle sue. La trascinò fino alla prima finestra. -Vieni qui.- le disse afferrandola per i fianchi sedendola sul davanzale.

-Ma che fai?- protestò, ma rideva, non era infastidita. -Sei impazzito?-

-Forse, ma ti paro il culo ancora una volta quindi taci, Weasley, e collabora, piccola, vuoi?- le disse con un curioso tono seducente sentendola ridere di lui dichiarandolo ammattito intimandogli di non chiamarla a quel modo trovandolo disgustoso. -Siedi qui, apri le gambine...-

-La pianti? Non toccarmi così...-

-Non protestare e collabora. Ricordi? Come l'altra volta, se ha funzionato allora...-

-E se questa volta non andasse come speri tu?-

-Correremo il rischio.- le soffiò sul viso allegramente. Si stava divertendo. Era da un po' che trovava quelle loro marachelle notturne divertenti. Era tanto che non si divertiva. -Adesso, solleviamo la camicia da notte... scopriamo un po' queste gambine...-

-Draco, non scherzo piantala di toccarmi così... sei invadente!- si lagnò tentando di non urlare.

-E tu pudica.- la rimbeccò beccandosi un'occhiataccia senza però lasciarle le gambe. Non poteva darle retta, aveva una parte da interpretare. -E adesso... pomiciamo.- si sporse verso di lei che si ritrasse ridendo facendo ridere anche lui. -Che c'è? Eppure non sono così brutto... magari dopo tutte le volte in cui ti ho salvata una pomiciatina la merito anche...-

-E invece no.- lo allontanò da se portandogli le mani sulle spalle. -Io non pomicio con i miei amici... non sono come te.-

Anche se lo aveva rifiutato, sentirle ammettere che era suo amico gli faceva ancora un certo effetto. Non ne aveva molti, o comunque non molti veri, e sapeva in cuor suo che se lei lo considerava un amico era un amico vero. -Non sai che ti perdi, ragazzina.-

-Posso immaginare...-

C'erano però quei momenti in cui gli sembrava quasi gli desse spago... e per qualche ragione lui quello spago voleva prenderlo. -Mh, dunque è così... tu mi immagini...-

-Non come vorresti tu.- rise ancora. Era indeciso se trovarla solo molto ingenua o poco esperta in questioni di...

-Draco?- li avevano raggiunti. -Ancora tu?- rise quello.

Si voltò verso di loro senza mai lasciare andare le gambe di lei che sapeva guardarlo con un cipiglio divertito. Sorrideva. Non riusciva a smettere, ma non lo credette un problema. -Già... ciao ragazzi.-

-E da quelle gambe... sembra essere la stessa dell'altra volta.- lo canzonarono.

Si voltò verso di lei. La guardò negli occhi con quella che lei diceva essere la sua faccia da schiaffi. -Sì, è sempre lei. Sempre la stessa.-

-Cos'è, Dra, dobbiamo iniziare a preoccuparci?-

-Ti sei forse innamorato?-

Non si voltò nella loro direzione, non li guardò. Non riuscì a distogliere gli occhi da quelli di lei. Ginny tratteneva le risa mentre lui tratteneva il fiato. Innamorato. Non era mai stato innamorato in vita sua, come poteva saperlo se era innamorato?

-Ti sei addormentato?-

-Forse è troppo preso dalla sua bella per dar retta a noi.-

Ginny rideva della scena mentre lui non sapeva cosa pensare, o cosa stesse provano in quel momento.

Le mani di lei salirono sul suo collo e le sue gambe gli circondarono la vita. Le domandò cosa stesse facendo con il labiale ma lei rideva e basta. Quando lo tirò a sé credette davvero stesse per baciarlo, ma si fermò un attimo prima che le loro labbra si toccassero. Il cuore perse un battito. Avrebbe voluto baciarla.

-Oh, oh... la situazione s'infiamma...-

-Meglio togliere il disturbo.-

Se ne andarono ancora. Aveva avuto ragione lui ma in quel momento non gli importava. Non era mai stato così vicino al suo viso, così tanto da sentire l'odore dei suoi capelli. Lei rideva, e strizzava gli occhi che parevano diventare piccini, e attraverso quelle fessure lo guardava continuando a stuzzicarlo. Lo prendeva in giro. Per lei era un gioco e lui ne era consapevole, eppure non poté impedirsi di sentire improvvisamente caldo, o di provare qualche fremito al bassoventre. Le sfiorò il naso con il proprio, lei non si mosse da lì, non disse nulla, lo lasciò fare. -Sembra che ci stiamo baciando.- sussurrò divertita. Sì, per lei era un gioco. Lui annuì salendo con le mani fino all'orlo delle mutandine. Sapeva di doversi fermare lì, ma era riluttante. -Sei davvero un polipo...-

-Non mi sembra che questo polipo ti dispiaccia poi tanto.- gli fece una linguaccia. Era estremamente infantile. Eppure... era bella.

Quella notte Ginevra Weasley gli parve la visione più bella di tutta la scuola. La sua pelle la più soffice. Le sue efelidi le più carine. Quella notte qualcosa in lui morì e qualcos'altro prese vita. Non poteva fermare quel che stava nascendo, non poteva reprimere quel che stava provando. Quella notte, stretto tra le sue braccia, comprese che avrebbe dato di tutto perché quel momento fosse reale, e non solo un gioco per lei. Avrebbe dato qualunque cosa per baciarla, almeno una volta. Quella notte decise che prima di morire avrebbe voluto vedere la sua espressione nel momento in cui le diceva che forse di sarebbe potuto innamorare di lei.

Anzi, no.

Che forse si era già innamorato.

-Draco.- lo richiamò al presente. -Se ne sono andati?-

-Come mi hai chiamato?-

-Draco... è quello il tuo nome no?-

-Quindi adesso sono Draco...-

-Credo tu lo sia dalla nascita.- ridacchiò della sua espressione quasi colpevole. -Stupido. Se ti da fastidio che ti chiami...-

-No.- si affrettò a correggerla. -Puoi chiamarmi come ti pare.- questo per non dirle quanto gli era piaciuto sentirsi chiamare per nome da lei.

-Bene. Ma allora che tu... chiamami Ginny.-

-Come ti pare.- le rispose spiccio nascondendo quella stupida emozione.

-E, Draco...-

-Sì?- lo aveva fatto ancora, ed era suonato meglio di prima.

-Togli le tue manacce dalle mie mutande. È l'ultimo avvertimento.-

Ancora una volta non si era reso conto della cosa. La guardò ridendo togliendo le mani alzandole a mezz'aria mentre anche lei rideva ricomponendosi forse un pochino imbarazzata.

Quella notte Draco Malfoy era morto e rinato nel suo sguardo felice, tra quelle rughe d'espressione che rendevano quel viso più dolce. Una dolcezza che se doveva essere sincero, pareva riservata a lui.

E dopo quel pensiero idiota e sdolcinato comprese che ormai era perduto.

 

 

Ma in cuor suo sapeva la cosa non potesse andare avanti. Sapeva doveva finirla lì. Ma...

Come ogni volta, tutti i suoi sforzi per controllare la situazione venivano vanificati da qualche lacrima, eppure bastava un nome pronunciato nel momento sbagliato a gettare tutto alle ortiche ancora, e ancora.

Se solo non avesse detto quella frase probabilmente lui l’avrebbe tenuta stretta anche tutta la notte se fosse stato necessario a calmarla, a farla stare meglio.

Ma così non era andata.

Alla fine lei restava sempre l’eterna innamorata di Harry Potter.

Gli dispiaceva starle lontano, anche perché sapeva cosa stesse passando, ma anche per lui non era un gran bel periodo e starle accanto voleva solo dire soffrire di più quando alla fine lui sarebbe tornato e lei gli sarebbe corso in contro dimenticandosi per sempre di Draco Malfoy.

Non voleva che succedesse.

Non poteva permetterselo, sarebbe stato troppo doloroso e certamente umiliante.

Era più raccapricciante dell’idea di finire senz’anima per mano dei dissennatori. Anche in questo modo stava finendo col perdere l’anima, ma lei gli stava portando via anche il cuore.

E pensare che aveva appena scoperto di averne uno.

Si diede mentalmente dello stupido.

Stai diventando un debole, Draco, pensò tra sé.

Un cuore.

E da quando ne possedeva uno?

In tanti anni non gli era mai servito a niente, era mai possibile che era bastata la comparsa di una persona qualunque per farglielo conoscere? Possibile fossero bastate due chiacchiere nell'oscurità di corridoi silenziosi, passeggiate al chiaro di luna nascosti dalle tenebre alla vista inopportuna degli abitanti del castello, o sorrisi malcelati, donati con sincero affetto a...

Non era una qualunque.

No, lei era la figlia del peggior nemico di suo padre. Era una Weasley, dai capelli rossi e il viso ricoperto di lentiggini. Era una traditrice del sangue. Era la figlia di un Auror, ed era quindi sua nemica da sempre.

No, Ginny non era una qualunque.

Lei era tutto quello che gli serviva per aprire gli occhi. Era tutto quello che lui non sarebbe stato mai. Lei era pace, luce, calore. Era allegria, ingenuità, purezza. Ma più di tutto lei era Amore.

Sì, proprio quella parola che lui non aveva usato mai, che aveva disprezzato e deriso, che non aveva mai capito. Lei era amore in tutto ciò che faceva, dava amore a tutto ciò che toccava, anche a lui, e senza chiedere nulla in cambio.

Adesso lo capiva. Adesso sapeva che era vero quello che si raccontava in proposito. Adesso si rendeva conto del perché tutti dicessero che una cosa tanto bella poteva fare altrettanto male. Ginevra Weasley era una rosa, con tanto di spine. E lui s'era punto più volte senza imparare la lezione.

Era nella sala grande che fissava il suo piatto di minestra senza avere il minimo accenno d’appetito. Moriva dalla voglia di guardarla, ma se lo proibì categoricamente, doveva levarsela dalla testa una volta per tutte.

 

 

 

Ginny era così confusa. Un attimo prima l’abbracciava spiazzandola completamente, e sembrava sincero, gentile... l'attimo dopo l’allontanava da sé e se ne andava lasciandola sola.

Era ora di cena ma anziché mangiare continuava a fissare Draco seduto al suo posto con lo sguardo assente che giocherellava con la minestra.

Ripensò a cosa fosse potuto essere successo nel momento in cui lui l’aveva allontanata, ma anche sforzandosi non riusciva a capire in cosa avesse potuto sbagliare. Non poteva essere per quello che gli aveva detto, le aveva fatto intendere di averla perdonata. E poi infondo era lei quella da consolare, era lei che piangeva.

Certo era stata rude e sgarbata con lui. Questo doveva ammetterlo. Lo ammetteva. Tornando indietro non gli avrebbe mai e poi mai parlato a quel modo. Ma gli aveva chiesto scusa e parevano averci messo una pietra sopra.

Gli aveva poi detto che non voleva che Ron, Hermione e Harry morissero. Cosa poteva esserci di male in questo?

Proprio non lo capiva.

L'aveva abbracciata. Lui. Di sua spontanea iniziativa. Non lo aveva mai fatto. Qualche palpatina rubata tra una risata e l'altra non equivaleva ad un abbraccio.

Era capitato qualche volta che fosse stata lei ad avvicinarglisi. E ricordava benissimo come i primi tempi non era in grado di tollerare la sua vicinanza. Una volta gli domandò chiaramente se gli desse fastidio essere toccato da lei.

 

 

-Allora? Ti da fastidio?-

-N...no... io... non è fastidio. Credo.- era agitato. Continuava a distogliere lo sguardo dal suo.

-Allora perché ogni volta che mi avvicino ti scansi?-

-Io... non lo so.- lo vide guardare per terra con insistenza. Erano seduti nello sgabuzzino delle scope dopo aver rubato lo spuntino di mezzanotte dalle cucine. -Non ne ho idea. Forse mi fa solo strano.-

Tentare di palparla non gli faceva strano ma quando era lei ad avvicinarsi a lui, allora era stano? No, non capiva. -Non sopporti che una Weasley ti tocchi? Magari pensi che potrei insudiciarti.- le venne da sorridere ma la sua esplosione le fece morire la risata in gola.

-Non è quello che ho detto.- ringhiò quasi. -E' da tempo che ti lascio avvicinare e non mi sembra mi lamenti della tua presenza.-

S'era ritrovata a deglutire mentre una parte di sé non sapeva cosa rispondere e l'altra aveva solamente voglia di insistere in quello strano discordo. -Un conto è la mia presenza, un altro è se ti tocco. Non vuoi essere toccato da me...- si rese conto di quanto fosse stata stupida quella frase quando lo vide voltarsi verso di lei fissandola stranito. -Mi rendo conto di esprimermi molto a gesti. Gesticolo tanto e ho l'abitudine di essere... forse un tantino invadente. Tocco le persone con cui ho più confidenza senza neanche che me ne renda conto...- corresse il tiro ridacchiando. -Non dico che lo faccio con tutti, ma... con gli amici...-

-Quindi mi metti le mani addosso perché mi consideri tuo amico?-

Ginny sorrise abbassando lo sguardo su quel pacco di patatine che aveva in mano. -Un po' sì...- ammise aiutata da quella oscurità che li avvolgeva e che la faceva sentire protetta.

-Quindi per te siamo amici?-

Era diventato insistente. Fin troppo per i suoi nervi da tollerare. Era quasi certa si stesse prendendo gioco di lei. -Lasciamo perdere dai... forse è il caso di rientrare. Scusa se ti ho offeso in qualche modo farò in modo di non toccarti mai più se la cosa può servirti a stare più...-

-La pianti?- fu freddata. Una mano sul polso a trattenerla al suo posto. Questo bastò ad immobilizzarla. -Non era quello che intendevo. Possibile tu non faccia che fraintendere quello che...-

-Sei tu che non sei mai chiaro.-

-Non mi fa schifo se mi tocchi.- lo sentì ammettere spontaneamente. -E se per te con i tuoi amici questo è prassi allora va bene... hai il permesso di mettermi le mani addosso.- un sorriso malefico e... -Anzi, puoi toccarmi quanto ti pare e come ti pare... basta che poi io possa fare altrettanto...-

-Ma piantala! Sei davvero un maiale, Draco.- lo canzonò. Ma sapeva scherzava per smorzare la serietà del momento. Condivisero quel che restava delle patatine e poi tornarono nei dormitori.

 

 

Quella fu la sera in cui divennero ufficialmente amici. Non glielo aveva detto chiaramente ma Draco non era uno che ti guardava negli occhi e comunicava apertamente con te. Andava interpretato. A quel punto lo aveva capito e credeva di essere diventata brava a capire i suoi stati d'animo senza che lui glieli comunicasse apertamente.

Anche se, quella volta...

 

 

-Fa un freddo boia stanotte.-

-Forse sono questi discorsi che prendiamo a farti venire il freddo. Magari da ora in avanti non parliamo più della guerra.-

-E di che dovremmo parlare? Siamo chiusi qui dentro, Draco, e lì fuori c'è quello che c'è. Di che dobbiamo parlare?- lui fece spallucce. -Appunto.- Era notte fonda e lassù faceva freddo. -Perché siamo saliti fin qui?-

-Perché dalla torre si vedono bene le stelle. Ovvio.-

Ovvio. Certo. Ma si moriva di freddo. -Potevi dirmi le tue intenzioni e io mettevo un mantello.-

-Dovresti metterlo comunque il mantello.-

-Perché mai? Il castello è caldo... dentro.-

-Perché sei in camicia da notte, Ginevra. Sei svestita.-

Le venne da ridere e lo fece mentre lui le intimava di fare silenzio o li avrebbero scoperti. -Non sono mica nuda... sono vestita.-

-Ma sono abiti da notte... e io non sono uno dei tuoi fratelli.-

Pareva piuttosto serio. -Ma dai.- lo canzonò, ad ogni modo convinta che stesse esagerando.

-Fai come ti pare.-

Ancora un brivido e si portò le braccia ad avvolgersi il corpo. Ma non era sufficiente. Guardò il mantello di Draco e un'idea malsana fece capolino nella sua mente. Adesso erano amici giusto? Ci pensò su e poi decise che non ci sarebbe stato niente di male, tanto più che era stato lui stesso ad aver detto di non avere problemi con l'idea di essere toccato da lei.

L'attimo dopo gli aveva scostato il mantello e si era fatta strada al suo interno chiedendogli di chiuderlo perché si gelava. Lo sentì esitare mentre lei non aveva avuto nessuna esitazione a stringersi al suo corpo per cercare un po' di calore. Fu solo quando le sue braccia dovettero circondarla per chiudere il mantello che si rese conto che quello aveva tutto l'aspetto di un abbraccio.

Non le disse nulla però. Non se ne lamentò anche se lo sentiva rigido.

Forse non era abituato agli abbracci. Un conto era toccargli una spalla o una mano, un altro un corpo a corpo di quel genere.

Forse non era il tipo da effusioni. Anzi, non lo era di sicuro.

-Ti imbarazza vedermi in pigiama?- gli domandò allora tentando di prendere un discorso per aiutarlo a rilassarsi. Doveva abituarsi all'idea ormai. Erano amici. E poi aveva davvero voglia di capire dove fosse il problema nel vederla in pigiama.

-No, non esattamente.-

-Non hai mai visto una ragazza in pigiama?- sorrideva furba guardando il suo viso illuminato dai raggi tenui di una luna calante.

-Certo che sì...- adesso era lui che la guardava furbo. -Ma il più delle volte la cosa dura poco...-

-Che significa?-

-Che un attimo dopo sono svestite.- era certa di essere arrossita. Sperava non si notasse. Di doppi sensi lui ci campava, ma quello era decisamente il discorso più intimo che avessero preso fino a quel momento. -Sai, c'è stato un tempo in cui la notte non era fatta per rubare spuntini, fare passeggiate pericolose con il rischio di essere beccati da miss Purr, o guardare le stelle in torre di astronomia. Di notte erano altre le cose da fare...-

-Poi sono arrivata io e ti ho tolto il divertimento.- non sapeva più cosa dire o cosa fare. Per un attimo si sentì in trappola. -Scusa, forse ho esagerato di nuovo. Credo di essere stata invadente ancora una volta.- tentò di allontanarsi da lui.

-Dove vai? Sei gelida. Resta dove sei se non vuoi ammalarti.-

Non si mosse ma qualcosa era cambiato. Fu come se tutto d'un tratto s'era resa conto che Draco non era solamente un suo compagnuccio di marachelle notturne, ma un ragazzo vero e proprio.

Cosa diamine stava facendo? Si stava comportando come una sconsiderata. -Puoi restare dove sei.- gli sentì dire con voce sussurrata. -Non mi dai fastidio se è quello che credi...- sollevò lo sguardo ancora una volta facendosi coraggio. Si guardarono in silenzio per quello che a lei parve un'infinità. Era pensoso. -Se è per quello che ho appena detto...- adesso sorrideva. -Non sto pensando a te in quel modo...-

-In che modo?- si morse la lingua. Sembrava lo facesse di proposito ad istigarlo.

-Nel modo che pensi. Non sto pensando di spogliarti.-

-Oh. No, certo che no.-

-Non mi credi?- rideva guardandola. -Sono serio. Non voglio spogliarti. Tanto è vero che ti sto coprendo con il mio mantello.- così dicendo l'avvolse un po' di più.

Sì, in effetti forse aveva ragione lui. Ma non era quella la questione. Non più. Adesso che aveva il permesso di abbracciarlo, farlo sembrava inadeguato. Adesso era lei a non sapere più se volesse toccarlo o meno. Adesso Draco ai suoi occhi era un ragazzo a tutti gli effetti.

 

 

 

Sì, forse in effetti non era così brava ad interpretarlo. Di quando in quando qualche fraintendimento c'era anche stato, ma il loro era passato dall'essere un rapporto di odio, ad uno di complicità, ad uno di amicizia in pochissimo tempo.

Poi qualcosa era cambiata, ma ancora non capiva cosa.

Eppure ripensando al calore di quell’abbraccio non poteva minimamente pensare che fosse stato solo di circostanza. Se si era spinto fino a compiere quel gesto doveva esserci dell'altro.

Perché non la guardava?

Era tutto il giorno che la ignorava. L’aveva evitata nei corridoi, e non si era presentato all’appuntamento. Non che avessero un vero appuntamento, infondo si erano lasciati in malo modo, però era così ormai da tempo e il suo non presentarsi non era normale.

Avevano un tacito accordo, si ritrovavano ogni sera lì e poi si davano ancora appuntamento a mezzanotte.

Era diventata una routine confortante, era bello. Le piaceva la sua compagnia, il suo ciarlare a vanvera. Non lo aveva mai creduto un grande oratore, e inizialmente non lo era affatto. Poi d'un tratto aveva deciso che i suoi discorsi erano noiosi e quella silenziosa dei due era diventata lei mentre lui chiacchierava un sacco. La faceva ridere.

Le era mancato quella notte.

Aveva capito il giorno prima che qualcosa non andava, ma non pensava non le avrebbe più rivolto la parola.

Oh, quanto avrebbe dato per un solo sguardo!

Nulla. Non ci pensava neppure.

Lo vide chiacchierare con una della sua casa. Sorrideva. Troppo.

La vide appoggiargli una mano sulla spalla e non si scansò. Da quando non gli dava fastidio essere toccato da qualcuno?

Avvertì le sopracciglia pesarle sugli occhi. Quell'idiota. Con lei aveva fatto tante storie e poi con quella lì...

Il respiro si mozzò in gola tutto d'un tratto. Un'idea balorda ad invaderle la mente: se fosse stato con lei quella notte?

Aveva detto che prima che arrivasse lei era solito trascorrere le notti “diversamente”. Era possibile che quella notte lui...

Si ridestò da quei pensieri scuotendo il capo. Se anche fosse stato non sarebbero comunque affari suoi. Draco non era il suo amichetto o il suo giocattolino. Era un ragazzo e aveva le sue esigenze. Aveva trascorso con lei tutte le notti negli ultimi cinque mesi, se aveva voglia di... allora era giustificato. Sì perché loro erano amici, con lei non poteva certo...

Si ritrovò ad arrossire al pensiero che Draco avesse una vita sessuale. Lei ancora non ne aveva una. Aveva avuto qualche ragazzo ma non era mai andata oltre qualche bacio e qualche palpatina al seno. Lui invece...

Portò una mano alla pancia che aveva preso a dolerle. Stava iniziando a provare uno strano fastidio. Magari qualcosa che aveva mangiato le aveva fatto male.

Guardò ancora l'altro tavolo.

Storse il naso.

Magari era quella scena pietosa che le aveva fatto male.

Quell'imbecille era tutto sorrisini con quella lì che gli parlava con una confidenza...

Oh, ma perché si comportava così? Non era affatto giusto. Perché ignorarla completamente?

Che si fosse davvero arrabbiato quando gli aveva dato del mangiamorte?

Ma lui sapeva benissimo che non lo pensava davvero, che anche se sapeva benissimo che aveva il marchio per lei non era affatto un assassino.

Ricordava quel momento. Come dimenticarlo?

Quando glielo aveva detto per poco non sveniva, ma poi aveva riflettuto, se fosse stato malvagio non le avrebbe rivelato il suo più grande segreto, non lo avrebbe fatto per paura di essere incarcerato.

 

 

-Che hai stasera?-

-Come?-

-Sei distratto, Draco.- gli fece notare sorridendo di lui.

-No, non ho niente.-

-E allora perché sei zitto zitto?- insistette stuzzicandolo. -Era da tempo ormai che non ti vedevo così... silenzioso...-

-Ma di che parli? Io “sono” un tipo silenzioso. Sono il bel tenebroso...- gli rise in faccia. -Che hai da ridere a quel modo?-

-Scusami.- gli portò una mano al braccio. -E' che... tu sei davvero convinto quando parli.- la sua faccia allibita poi le diede il colpo di grazia. Prese a ridere così tanto che credette di non smettere più. Per fortuna erano seduti per terra in un corridoio altrimenti piegata in due com'era sarebbe caduta.

-Quando hai finito di ridere di me mi fai sapere.-

Sollevò lo sguardo ancora in lacrime. -Tu non sei nessun tenebroso, Dra. Assolutamente.-

-Ma bello sì.- fece lui sornione.

Questo glielo poteva concedere. In effetti da quando lo aveva visto sorridere per davvero la prima volta aveva deciso che quel viso non era poi così male. Adesso che si era in qualche modo affezionata a lui poteva anche trovarlo bello. Annuì roteando gli occhi facendolo ridacchiare. Lo vide distogliere lo sguardo quasi imbarazzato, ma credette che le lacrime stessero semplicemente offuscandole la vista. -Parli sempre. Non stai mai zitto. Non che mi dispiaccia eh, mi fai tanto ridere, ma... non sei questo tenebroso che credi di essere.-

-E invece ti sbagli.-

-Che vuoi dire?- gli domandò prendendo finalmente fiato calmandosi.

-Niente.-

-Eh no, adesso me lo dici.- insistette ingenuamente credendolo semplicemente un altro dei suoi sfoghi.

-Non credo che... non capiresti.-

-Mi offendi.- gli rispose pacata senza guardarlo. -Credevo che ormai ti fidassi di me...- frase sciocca. Come poteva lui fidarsi di lei. Lo sguardo che le rifilò valeva più di mille risposte. -Scusami...- si alzò e lo lasciò lì.

Anche se qualcosa era cambiata non era sufficiente affinché un Malfoy si fidasse di un Weasley. Si era sentita ridicola. Aveva preso a camminare svelta tra quei corridoi con quegli strani sensi di colpa a farle compagnia.

Come l'era saltato in mente?

Un rumore la fece sobbalzare destandola dai suoi pensieri. Un cigolio a ricordarle che era in giro per il castello oltre il coprifuoco, e uno strano terrore nel cuore si fece strada.

Era la prima volta fosse in giro a quell'ora senza di lui da tempo ormai.

Prese a camminare più in fretta ma dei passi alle sue spalle l'avevano destabilizzata al punto da non sapere più dove stesse andando.

Si fermò guardandosi attorno per cercare di capire dove fosse. Era troppo buio. Era finita, era in trappola.

Si portò le mani a coprire gli occhi domandandosi cosa diamine stesse facendo. Rimproverandosi quel comportamento. Non avrebbe dovuto essere lì. Non avrebbe dovuto essere con lui.

Una mano le afferrò il polso, ma prima che potesse urlare un'altra le tappò la bocca. -Andiamo.- un sussurro in quel silenzio intervallato da quei passi in avvicinamento.

Su per una scalinata a chiocciola incontrarono una porta. Entrarono. -Qui dovremmo essere al sicuro. Non fiatare.- le disse quella che sapeva essere la voce di Draco. L'aveva seguita.

Come paralizzata rimase in attesa finché lui non si fu voltato ancora verso di lei. -Sembra si stiano allontanando.- confermò. Ginny immobile non fiatava. Aveva voglia di piangere, chi sa poi per quale motivo, lei che era così forte, che era considerata una leonessa adesso pareva un agnellino. -Ehi... che hai?- le domandò lui ma lei non poté fare molto altro se non scrollare le spalle. Avvertì la sua mano afferrarla per un braccio trascinandola poi verso la finestra. -Piangi?- le domandò sconcertato. Quello che non sapeva era quanto lo fosse lei. -Perché? Cos'è successo?- ancora una scrollata di spalle. Gli sorrise sentendosi stupida tentando di asciugarsi velocemente quelle lacrime silenziose e calde. -Ho fatto qualcosa che non va?- scuoté il capo velocemente. No, non era colpa sua. -Hai detto che ti ho offesa. Non credevo che... non era intenzionale comunque...-

-No, non...- non riusciva a parlare. Deglutì. Era il momento di piantarla di frignare si sentiva stupida. -Non è colpa tua...-

-Non sempre capisco quando dico o faccio qualcosa che non va.- ammise lui piano. -Ci sono cose che per me sono normali che però per te...-

-Non hai fatto niente.- insistette esasperata. -E' colpa mia. Non dovevo insistere. Certe volte mi dimentico... chi siamo...-

-Che vuoi dire?-

-Che dimentico di essere una Weasley e di avere difronte un Malfoy.- gli sorrise e ancora una lacrima scivolò lenta. Lui la guardava stranito. -Per me ormai sei solo... Draco.- fece ancora spallucce. -E' un po' come conoscerti da sempre. Infondo è così ma adesso è... diverso.-

-Sì, è diverso.-

-Mi sento come se... fossimo...- faticò a dirlo anche se in qualche modo se lo erano già detto. -Amici.- abbassò lo sguardo ripulendosi ancora da quelle lacrime immotivate. -Tutto qua. Non sei costretto a dirmi niente. Non sei costretto a fidarti di me.-

-Ginny... io... non...-

-Non sei costretto a fare nulla, Draco.- lo guardò ancora. Aveva una strana espressione di smarrimento. Avrebbe davvero voluto sapere cosa stesse provando in quel momento. -Ma... se mai avessi voglia di parlare con qualcuno... lo sai, è già successo, puoi venire a bussare alla mia porta quando vuoi. Sarò una tomba. I tuoi segreti sono al sicuro con me.- gli sorrise ancora, prima di sedersi sul davanzale. -Ma non sei costretto.-

Calò il silenzio. Forse lo aveva imbarazzato. Però voleva dirglielo, voleva sapesse cosa provava per lui. Per lei era un amico.

-Il fatto è che, se te lo dicessi, non saremmo più amici.-

-Cosa può esserci di così grave da farmi cambiare idea così radicalmente?- secondo lei esagerava.

-Sei davvero una bambinella sognante, Gin. Non capisci quello che hai difronte quando ce l'hai.-

-E piantala di parlare per enigmi, Dra. Sei stancante. Tanto qualunque cosa tu faccia non sarai mai il tenebroso di turno.- ridacchiarono insieme ma lui si intristì ancora con facilità.

-Se te lo dico... mi faresti una promessa?-

Si era voltato per guardarla, era serio. -Se ne senti il bisogno, sì, certo...-

-Promettimi che non cambierai idea su di me. Qualunque idea ti sia fatta. Promettimi che resterò...-

-Qualunque cosa tu abbia fatto prometto di restare tua amica e di non cambiare opinione su di te.-

Lo vide scuotere il capo. -Forse non avrei dovuto fartelo promettere. Rimangio quello che ho detto sei libera di reagire come ti pare...-

-Parli o no?- sbottò infastidita.

Lo vide agitarsi. -Non ci riesco.- proruppe più con se stesso che con lei. Si tolse il mantello appoggiandolo al davanzale. Fece per sbottonare la manica della camicia. Si fermò. Quel gesto era stato strano, proprio come lo era stato lui quella sera. Le porse il braccio. -Fallo tu. Io non ci riesco.- lo guardò un attimo. Aveva voltato il viso, la mano gli tremava. Sbottonò li bottoncino notando che anche le sue mani tremavano. Qualcosa nella sua mente si stava facendo strada. Quanto avrebbe voluto sbagliarsi. Facendosi coraggio la tirò su. Era gelido. Si fermò. Era indecisa se continuare. Ma se lui le aveva accordato quel permesso allora voleva dire che era deciso. Fece come le era stato detto e un attimo dopo gli aveva lasciato il braccio di scatto tirandosi indietro mantenendo l'equilibro solo grazie al vetro alle sue spalle che urtò.

-Che diamine... non ci credo.-

-Te l'avevo detto...- lì, orrido come null'altro, era il marchio. Harry aveva ragione, Draco era stato marchiato. -Mi dispiace. Capisco se non vorrai mai più avere niente a che fare con me.-

Il cuore s'era fermato così come anche il tempo attorno a lei. Le immagini di loro due che ridevano assieme, di quelle marachelle che combinavano come fossero due bambini a riempirle la mente. Possibile che quella persona che aveva imparato a conoscere, quello a cui si era affezionata, quello che per lei ormai era suo amico, fosse invece... -Sei un mangiamorte, Draco...- soffiò ancora incredula guardando nel vuoto. Lui annuì. Lo vide con la coda dell'occhio. -Ma com'è possibile?- domandò più a se stessa che a lui.

-Mi hanno... costretto a farlo. Non volevo, ma... ormai... quello che è fatto è fatto. Mi dispiace.-

La sua voce. Così famigliare, era così innaturale in quel momento. Sembrava soffrisse. Adesso poteva capire i suoi momenti di isolamento, quelli di sconforto. -Ti prometto che non mi avvicinerò mai più a te.- Ginny strabuzzò gli occhi. Non era certa volesse accadesse. -Sarà come se non esistessi più.- davvero si erano ridotti a questo? Possibile? -Non ho intenzione di infastidirti. Ho sbagliato io. Avrei dovuto essere chiaro da subito... o meglio, non avrei mai dovuto lasciarti avvicinare a me. Mi dispiace.- sentiva sue quelle parole, sentiva il dolore al loro interno, sentiva tutto quello che provava. Ma lei? Cosa provava lei? -Adesso però... permettimi di... ti sei persa un attimo fa... lascia che ti riaccompagni un'ultima volta.- voltò lo sguardo incrociando il suo. Quegli occhi. Quante volte lo aveva guardato? E quante volte si era specchiata in quell'azzurro cristallino? Quante volte si era detta che Draco aveva gli occhi buoni? Così diversi da quelli di suo padre... Ma adesso? -Lascia che ti accompagni. Sei sconvolta.- strinse le labbra ad una fessura. Ancora quelle lacrime a risalire il canale. Ma adesso erano giustificate. Lo era anche lui. Lo sentiva. Lo sapeva. Era sconvolto... -Ginny...-

-Ho freddo.- sbottò come impazzita rabbrividendo davvero. Lui rimase in silenzio. -Non stare lì impalato... hai un mantello no?-

-S... sì...-

-Allora... coprimi.- piagnucolò trattenendo il pianto, vedendolo muoversi in fretta afferrando l'indumento, portandoglielo sulle spalle meccanicamente. Quel calore però non bastò a riscaldarla. Lentamente lo tirò a sé, coprendo entrambi. Lo abbracciò, lo tenne stretto. Quella notte aveva preso una decisione. -Tu non sei uno di loro.- aveva dichiarato sussurrandoglielo in un orecchio mentre lentamente scivolavano rannicchiati sul pavimento. Lui scuoté il capo. -Hai... hai ucciso qualcuno?- forse era tardi per domandarglielo, ma doveva farlo. Lui scuoté ancora il capo in diniego. Il cuore di Ginny sussultò per la gioia. -Non sei uno di loro.- confermò. Lui non disse nulla, ma Ginny sapeva stesse piangendo. Finse di non essersene accorta e rimasero lì tutto il tempo che ci volle per smaltire quella botta.

 

 

Si era fidato di lei, e lei gli aveva dato una possibilità.

Non s'era pentita un solo istante.

Ma in quel momento stava veramente uno straccio. Non si era sentita così da quando Harry l’aveva lasciata dietro e se n'era andato.

Ma perché poi?

Si era accorta in effetti che da qualche tempo era strana. Quando lo vedeva passare non poteva far a meno di seguirlo con lo sguardo. E lo cercava quando non lo vedeva al suo posto. Aspettava con ansia il momento di rivederlo, anche se non ne capiva bene il motivo. E quando poi non c’era, quando era sola e lasciava la sua mente libera di vagare a suo piacimento era sempre sulla sua figura alta e pallida che finivano i suoi pensieri.

Draco Malfoy.

Non avrebbe scommesso un centesimo in una sua probabile amicizia con lui, ma aveva torto.

Quel ragazzo così austero, prepotente, a volte infantile, si era dimostrato un ottimo sostegno, una spalla su cui piangere, un compagno di disavventure. Si era in qualche modo affezionata a lui.

Aveva imparato a conoscerlo meglio e aveva aperto uno squarcio in quel guscio che lo circondava, che lo proteggeva dal mondo esterno, e in quello squarcio aveva visto la luce.

All’inizio le era parso così freddo. Quell’immagine di ghiaccio che si portava addosso, la pelle troppo chiara, quasi pallida, i capelli biondissimi, il fisico sottile e slanciato. Quasi quasi poteva sembrare un angelo per chi non lo avesse conosciuto.

Sorrise pensando che sembrava un angelo anche a lei a volte ora che lo conosceva. Infondo anche i demoni a modo loro erano angeli.

Ma era tormentato da incubi di notte e inseguito da demoni di giorno. Lei lo sapeva bene, sapeva tutto ormai, ma non si spiegava la sua reazione.

Era stata l’unica amica sincera che avesse avuto in quel momento. Gli era stata vicino in tutto quel tempo. Aveva cercato di essere per lui una vera amica in ogni occasione. E lui le aveva voltato le spalle?

Iniziava a chiedersi perché finiva sempre così.

Prima Harry l’abbandona per inseguire un mostro, poi Draco se ne andava lasciandola dietro senza neanche una spiegazione.

Si rese conto di sentirsi abbandonata da lui.

Come poteva se lui non era mai stato suo?

Eppure quel pensiero basto a intristirla.

Certo che era stato suo, in un modo unico e speciale. Draco era stato il suo confidente e il suo sostegno. Avevano riso insieme e anche pianto. Si erano punzecchiati, odiati in alcuni momenti, ma lei lo aveva anche...

Il fiato corto e il cuore martellante in un petto troppo stretto per quei battiti accelerati. Questa consapevolezza l'aveva spiazzata.

Come aveva potuto non capirlo prima?

Lo vide alzarsi svogliato e uscire per andare nella sua sala comune. Capì che doveva raggiungerlo.

Si alzò anche lei correndogli dietro. Riuscì a fermarlo solo nell’esatto punto che divideva le scale dei sotterranei da quelle per la sala comune dei Grifondoro.

-Malfoy, fermati!- gli intimò.

Era così. Inutile negarlo ormai. Tanto a cosa sarebbe servito? Probabilmente sarebbero morti comunque tutti a breve. Certo non era un bel pensiero ma chi sa perché riusciva in qualche modo a confortarla in quel momento, a darle il coraggio di dirgli quello che aveva appena appreso, ma che forse avrebbe dovuto capire prima.

Magari avrebbe dovuto capirlo quella notte in cui non era riuscita a togliergli gli occhi di dosso, quella in cui non era riuscita a dire nulla di sensato, quella in cui specchiandosi nei suoi occhi stanchi aveva voluto abbracciarlo ritraendosi ai suoi tentativi giocosi di baciarla e di toccarla.

Forse in realtà in quei momenti voleva essere abbracciata da lui, voleva sentirle quelle mani sulla pelle che da tempo ormai non le davano più fastidio.

Forse voleva anche più di questo.

Lui si fermò ma non si voltò. Testardo.

-Malfoy... ti devo dire una cosa, è importante non può più aspettare.-

-Ma guarda chi c’è qui... la Weasley.- ridacchio Tiger.

-Cosa c’è, Weasley? Ti manca Potterino?- la canzonò Ghoyl.

-Paura che muoia e che non torni più il tuo amato fidanzatino?- continuò Tiger e il cuore le si fermò. Le venne il dubbio che lui avesse parlato con loro, che avesse rivelato loro i suoi segreti, le sue paure.

-Adesso basta!- era stato Draco a sbottare stavolta facendola sobbalzare, risvegliandola da quel tetro torpore. -Vi voglio fuori dai piedi, immediatamente. Sparite!- ringhiò furioso.

-Ma capo noi non volevamo...-

-Sapete benissimo che non lo voglio sentire nominare! Non lo sopporto! Adesso via!-

I due sparirono nel corridoio buio lasciando un alquanto alterato Malfoy dietro a fronteggiare una perplessa Ginevra Weasley che però aveva finalmente capito qualcosa.

Era chiaro adesso, e il cuore tornò a battere.

Draco l’aveva allontanata dopo che lei aveva nominato Harry. Non aveva sopportato oltre e aveva preferito andarsene.

Ma poteva essere che anche lui provasse qualcosa per lei alla fine? Forse era stata gelosia la sua, ma se così non fosse stato? Se invece fosse solo furioso con lei come lo era stato il minuto prima con quei due?

-Cosa vuoi, Weasley, parla in fretta, ho da fare quindi sbrigati.-

Doveva comunque dirglielo, non aveva idea di quanto tempo rimanesse loro o se avrebbe avuto un’altra opportunità.

-Mi dispiace se ti ho offeso.- disse in fretta. Lui la guardò per la prima volta, lo sguardo interrogativo, perplesso. -Non volevo nominarlo, ma non pensavo ti desse tanto fastidio il suo nome.-

-Non è il nome il problema.-

-E allora cos’è?-

Aveva aperto la bocca, ma sembrava aver preferito non parlare. -Lascia perdere.- le aveva detto invece.

-Come faccio a lasciar perdere se tu non mi rivolgi più la parola?- ancora non le rispose, lo vide preferire di gran lunga l'osservazione pacata di una mattonella per terra piuttosto che i suoi occhi. -Mi sei mancato ieri notte... e anche oggi...- ma non poteva lasciar cadere il discorso, non più...

-Mai quanto ti è mancato Potter in questi mesi.- gli uscì quasi spontaneo, sembrò mordersi la lingua e inveire mentalmente mentre le gote s'imporporavano. Stava arrossendo?

-Sono due cose diverse.-

-Certo che sono due cose diverse.-

-Harry è un mio amico...-

Finalmente la guardò, ma non era lo sguardo che avrebbe voluto ricevere. C’era qualcosa in quegli occhi che la intristiva. Sembrava smarrito, come se avesse perso la consapevolezza di qualcosa. -Certo, è così. E io invece sono solo un...-

-No!- gli impedì di finire la frase. Non era quello che intendeva e assolutamente non era quello che era lì per dirgli. Ma adesso capiva. Era così allora. Lui sul serio pensava che lei lo considerasse solo come un mangiamorte qualsiasi. -Tu non sei questo per me, Draco. Mi dispiace di aver detto quelle cose ieri.-

-Non importa... era solo la verità.-

-No, non è così.- fece lei esasperata.

-Basta con questo discorse insensato, io vado non abbiamo nient’altro da dirci.- fece per andar via ma Ginny gli afferrò una mano e lui si voltò ancora guardandola. Gli occhi le brillavano mentre fissava quelle iridi di ghiaccio che la guardavano curiosi e... e cos'altro? Cos'altro avevano da nasconderle? -Io non sarò mai Harry Potter.- era stato quasi un sospiro, una liberazione. E fu felice di sentirglielo dire.

-E’ vero non lo sarai mai.- lui abbassò lo sguardo pronto a fuggire lontano da lei, lo sentiva nei muscoli tesi del braccio che adesso stringeva per non lasciarselo scappare. -Ma meglio così no?- si affrettò ad aggiungere sorridendogli, arrossendo per l'imbarazzo di quello che di lì a poco gli avrebbe confessato.

-Cos'altro vuoi da me, Ginny? Perché insisti?- lo vide serrare la mandibola e poi prendere un respiro prima di parlare con voce incerta. -Tu sei innamorata di lui...-

-E questo chi lo dice?-

-Vuoi forse negare di esserlo?- pareva avesse i nervi a fior di pelle, e che da un momento all'altro avrebbe rischiato di esplodere. Adesso non era più certa se quello suo fosse rossore dovuto all'imbarazzo o alla rabbia.

-Come puoi aver tirato le somme così, senza neanche chiederlo a me? Cos’è, Malfoy, ti fidi di più delle chiacchiere da corridoi che della mia parola?- se era rabbia quella che voleva l'avrebbe avuta, se voleva uno scontro non si sarebbe tirata indietro. Era pronta a ricevere la sua ira, a reagire, a combattere e a dichiarargli i suoi sentimenti anche avesse dovuto urlarglieli addosso.

Ma tutto ciò non avvenne. Improvvisamente la tempesta s'acquietò, i nervi si distesero e quegli occhi cristallini la guardarono con una nuova luce. -Ma io pensavo... Ieri hai pianto per lui, hai detto che non volevi che morisse, e io...- ma sembrava insicuro. Mai come allora lo aveva visto così incerto, intimidito. La fece sorridere involontariamente.

-Certo che non voglio che muoia. E’ mio amico. E se muore lui siamo tutti spacciati. Non piangevo solo per lui sai, anche se, sì, qualche lacrima era riservata anche a lui.- Draco non sembrò gradire. -Però... Draco, io parlo di lui, mi preoccupo per la sua vita, ma tra le braccia di chi sono quando sento di non farcela e ho bisogno di piangere? A chi rivelo le miei preoccupazioni? Con chi sono finalmente riuscita a sbottonarmi un po' e a liberarmi del peso che mi affliggeva?- sembrò illuminarsi per qualche istante. -Sei stato la mia spalla, il mio sostegno, i rari momenti di serenità e allegria attraverso questo che, ti assicuro, è il peggior momento della mia vita, e io... non vorrei che ci fosse nessun altro qui con me.- lui taceva e la fissava. Non riusciva a capire se quello che gli stesse dicendo gli facesse piacere o se stesse solo elaborando, metabolizzando, per poi dirle di smetterla e di fermarsi perché non era lo stesso per lui, che si era fatta strane idee. Ma doveva continuare, doveva tentare. -Io non so se faccio bene a dirtelo, non so se rischio di compromettere il nostro rapporto, ma moriremo comunque quindi preferisco non avere rimorsi nella mia vita.-

-Ginny, taglia corto, vuoi? O mi farai morire prima del tempo.- era fermo, rigido, teso come una corda di violino. Sembrava non aspettasse altro e d’altro canto sembrava non temesse niente più di quello che stava per succedere. Ingoiava il vuoto per respingere la tensione.

Era carino.

-Harry è il mio passato. Sono stata innamorata di lui per così tanto tempo che alla fine credo di non essere mai riuscita veramente a conoscere il vero significato dell’amore. Era una cotta infantile, un amore adolescenziale, molto diverso dall’amore che...- coraggio... -da quello che adesso, provo per te.-

 

 

 

Draco non riusciva a credere alle sue orecchie. Si domandava se avesse udito bene perché i battiti incessanti del suo cuore potevano aver mascherato qualche suono e aveva potuto anche fraintendere, ma lei era lì e lo fissava con due occhi imploranti, con due iridi che gli parvero più grande del normale.

Quando finalmente si ricordò di respirare si rese conto di sentire una strana emozione nel petto, un calore divampante che arrivò fino al viso, e allo stesso tempo una confusione mai provata prima.

Era tutto quello che voleva, tutto quello che aveva desiderato sentirle dire durante quelle notti solitarie in cui la vedeva tacere ascoltando le baggianate che proferiva per riempire quei silenzi imbarazzanti, per non rischiare di annoiarla e non rivederla l'indomani. Ma ancora non riusciva a crederci fino infondo, per qualche ragione turbato dalla forza di quell'ammissione.

Ne era degno? Ne era certa?

Ginny pianse per la seconda volta in due giorni davanti a lui implorandolo di dire qualcosa, qualunque cosa, ma non riusciva a parlare. Ma questa volta le sue lacrime erano per lui e per nessun altro. -Ti prego, Draco, perdonami.- un attimo dopo era stretta al suo petto, scossa e tremante.

Perdonarla? E per cosa? Per avergli appena fatto il regalo più bello della sua vita?

Non attese ancora, ricambiò il suo abbraccio e questa volta non aveva nessuna intenzione di voltarle le spalle. Sarebbero rimasti così tutto il tempo che desiderava. Chinò il capo poggiandolo su quello di lei.

Finalmente qualcosa di buono.

La vide sollevare la testa lentamente, quasi avesse paura di guardarlo, ma lui sorrideva sfiorandole il naso con il proprio, troppo emozionato per dirle quanto fosse innamorato di lei, sperando lo capisse dasola. Dovette essere così perché con estrema lentezza si sollevò raggiungendogli le labbra, ricoprendole con le sue, così morbide da fargli credere di poter perdere i sensi in quell'esatto istante.

 

 

 

Fu breve ma intenso, s'era fatta coraggio e lo aveva baciato. Quando si staccò dalle sue labbra aveva il fiatone e il cuore a mille. Tutto per un bacetto così casto? Lui le sorrise accorgendosi del suo stato, le ridacchiò sulla bocca canzonandola tacitamente. Ma aveva ben poco da canzonare lui, che riversava in uno stato simile, se non peggiore, del suo.

Non gli disse nulla, non tentò di difendersi, non ne aveva ragione. Il senso di pace e di protezione che provava con lui non l’aveva mai provato prima, neanche con Harry Potter. Sentiva che qualora fosse morta in quell’istante, non le sarebbe importato, perché quello che voleva era proprio lì tra le sue braccia.

-Vieni...- la trascinò, senza mai lasciarla andare, in un angolino nascosto, privato. Erano tutti a cena ma qualcuno poteva vederli. Dovevano stare attenti. Ma in quel momento non le importava di nessuno. Vederlo sorridere così era la cosa più bella del mondo. Quando fu lui a baciarla il cuore esplose definitivamente, il mondo attorno a loro s'annullò completamente e nulla era più importante delle labbra di Draco Malfoy che accarezzavano amorevolmente le sue. Un rumore ad interromperli. Sobbalzarono come colti in flagrante e presero a ridere di loro stessi e di quella situazione assurda in cui si erano cacciati con le loro stesse mano. -Dobbiamo andare...- disse lui interrompendo quel contatto. -Ma riprenderemo questo discorso stanotte...- ne era certa, era sicura delle sue intenzioni quella notte, ma voleva ancora un bacio, ancora uno e poi lo avrebbe liberato dalla sua presa.

Forse nessuno avrebbe compreso. Forse al loro rientro avrebbero dovuto affrontare un'altra piccola guerra personale, ma era pronta, e dall'intensità dei suoi baci era quasi certa che lo stesso valesse per lui, e andava bene così, tutto il resto poteva aspettare.
 

FINE

 

Spero vi sia piaciuto!!! Non avevo mai scritto una one shot essendo purtroppo logorroica... ma questa è una cosuccia che ho buttato giù e che volevo condividere con voi :)

Questa one shot era per accontentare quelli di voi che mi hanno chiesto più volte di continuare a scrivere, e per tanto la dedico a tutti quelli che mi hanno sostenuta in passato con la mia prima fan fiction. Grazie a tutti...:))

Volevo approfittare anche per annunciarvi che ho preso a scrivere un'altra long fic!!!
Spero ne siate felici perché siete voi che mi avete dato il coraggio e l'ispirazione per scriverla ;)
Non so bene quanti capitoli saranno, immagino più di una decina, ma vedremo...
E... come è ovvio che sia... vi annuncio a partire da adesso che sarà una Draco/Ginny XD
Non voletemene ma io amo troppo questa coppia, la sento mia e la devo esprimere in tutti i modi possibili. Cercate di capirmi!! :D

Detto questo vi lascio con un abbraccio e un arrivederci. Spero a presto!!! E recensite in tanti mi raccomando!!!!

 

 

 

Non ho mai rivisitato così tante volte una fan fiction. Non so perché ma ogni volta che a leggo devo correggere qualcosa. Non so, forse questa è la volta buona? Se volete fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.

Ad ogni modo è solo una piccola parentesi nel tempo, forse è questo il problema, non ho il dono della sintesi.

Un bacione a tutti^^

 

 

 

 

2023...

Ed eccomi di nuovo qui...

Amen. Finalmente FORSE questa robaccia che avevo scritto forse 10 anni fa adesso ha una sua mezza dignità. È stata la sfida più grande per me riuscire a scrivere una one-shot. Ma forse adesso ci sono riuscita e spero che rivisitata ancora una volta adesso possa piacere anche a voi che leggete.

Fatemi sapere nei commenti se volete, la vostra opinione, soprattutto in questa storia, sarebbe davvero gradita.

Grazie a tutti per la pazienza, un bacione ciao!!!! :*

  
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