La luce che filtrava dalle tende socchiuse la svegliò.
Si stropicciò gli occhi con una mano, spostandosi poi i
capelli all’indietro.
Focalizzò un attimo il luogo in cui era: la sua camera da
letto ad Albuquerque.
Non ricordava molto di ciò che era successo dopo che aveva
litigato –di nuovo- con Troy: l’unico ricordo confuso erano Chad e Taylor che
la riaccompagnavano a casa e la mettevano a dormire.
Il resto era tabula rasa, ma forse non era nemmeno
accaduto altro.
Si mise a sedere sul letto, tenendosi la testa tra le
mani; tra lo champagne, drink e le lacrime, le era
venuto un mal di testa che avrebbe ucciso un elefante.
Si alzò traballando, scese in cucina e aprì l’armadietto
dei medicinali, in cerca di un analgesico.
-Aspirina e caffè!- ricordò il rimedio consigliatole da
Tay.
Mentre accendeva la macchinetta, guardò l’orologio, che
segnava le dieci. E appeso al frigorifero, un bigliettino, proprio come quando
era adolescente: Sono andata a fare la
spesa, torno presto! Baci, mamma.
Sorrise appena, poi versò il liquido bollente in una tazza
e ingoiò la pastiglia.
Improvvisamente, il cellulare al piano di sopra squillò.
Gabriella corse veloce al piano di sopra, ma non fece in
tempo a prendere il telefonino che questo smise di suonare; qualche istante
dopo, però, sul display apparvero le parole Hai
ricevuto un nuovo messaggio nella segreteria telefonica.
Si accigliò, pensando a chi l’avrebbe potuta chiamare, e
digitò il numero della segreteria.
“BIP! Sono io. Voglio
parlarti. Ci vediamo a mezzogiorno al bar dietro la scuola. È importante. BIP!”
Rimase ferma tutto il tempo del messaggio, senza
respirare. Troy l’aveva chiamata per avere un appuntamento con lei, per
parlare.
Pensò subito di non andarci, non dopo quello
che era successo la sera prima. Poi, però, capì che non poteva deluderlo
un’altra volta.
E aveva un disperato bisogno di vederlo, anche solo per
sentirsi dire che non avrebbe più voluto vederla.
Riattaccò con la segreteria e compose il numero di Taylor.
“Pronto?” rispose con voce assonnata
quest’ultima dopo qualche squillo.
“Mi ha chiamata, Tay. Dice che mi vuole vedere al bar
dietro la scuola a mezzogiorno!” spiegò tutto d’un fiato.
L’amica si passò una mano tra i capelli: “Ma chi?” borbottò.
“Troy! Chi vuoi che sia stato?”
“Ah, giusto…” Taylor ripiombò sul cuscino, stanchissima
“Cosa pensi di fare?”
Gabriella si morse un labbro: “Non lo so. Tu cosa dici?”
“Vacci. Altrimenti
continuerai a pentirtene.”
La mora fissò il suo riflesso nello specchio tondo dal
bordo rosato: “Sei sicura?”
“Certissima…” rispose lei, ad
occhi chiusi e pronta a riaddormentarsi.
“Va bene, grazie. Poi
ti racconto!”
Taylor riagganciò e posò il cellulare sul comodino.
Lei, che di norma era una mattiniera, non vedeva l’ora di
poter continuare a dormire.
Sprimacciò un po’ il cuscino e si rimise giù, al fianco di
Chad che non aveva sentito niente, e che aveva poggiato il braccio sopra di
lei.
-Povera Gabby…- pensò prima di crollare –Spero soltanto
che tutta questa faccenda si risolva bene…-
La cantante, intanto, si era seduta sul letto, con un
grave problema per la testa: cosa mettersi?
Non aveva pensato a portarsi del ricambio: il suo piano
originale prevedeva dormire a casa della madre –fatto-, mettersi la prima tuta
che avrebbe trovato e ripartire per Los Angeles appena dopo pranzo.
E invece era arrivato quel fulmine a ciel sereno.
Sospirò, prese di nuovo il cellulare e chiamò Sharpay,
sperando di trovarla sveglia.
-Rispondi, ti prego, rispondi…- pensò disperata.
Al quarto squillo, finalmente la bionda rispose: “Gabby… che c’è?”
“Ciao, Shar… posso venire da te ora?”
“Beh, certo. Ma
perché?”
Gabriella si alzò subito e corse giù: “Ho bisogno di un
vestito. Poi ti spiego quando arrivo.”
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“Sharpay, ma hai tutto rosa!!”
Lei sbuffò: “Non esagerare adesso, Gabry! Diciamo solo che
la maggior parte dei miei vestiti è rosa. Ma adesso vedrai che troveremo
qualcosa per te…”
Gabriella lanciò un’occhiata preoccupata all’orologio:
“Sì, ma sbrighiamoci che sono già le undici.”
“Che ne dici di questo?” Sharpay le mostrò un abitino
argento, lungo sopra al ginocchio, senza maniche.
La mora alzò un sopracciglio: “Shar, è il caffè dietro la
scuola, non il ristorante sulla Main Avenue!”
“Va bene, va bene!” la bionda lo rimise a posto “Allora
sul casual: jeans, maglietta e ballerine!”
Gettò queste cose sul letto: i pantaloni, una canottiera
lunga bianca, un maglioncino marrone aperto e delle ballerine di pelle bianche.
Gabriella le osservò: “Dici che andranno bene?”
Lei la guardò: “Tutti i miei vestiti vanno bene, tesoro. E
ora forza, a cambiarti!”
Dopo l’operazione di vestizione, la cantante dovette
subire anche quella del trucco.
Finalmente, a mezzogiorno meno un quarto, Sharpay la
ritenne pronta: “Perfetto, puoi andare!”
L’amica infilò gli occhiali da Sole e prese fiato:
“D’accordo. Allora vado.”
Sharpay sorrise e la spinse: “Vai, che è tardi! Poi mi
racconterai!”
La fissò entrare in macchina dalla finestra, senza
smettere di sorridere. Si sentiva piacevolmente realizzata; in fondo, era stata
lei a farli cantare insieme, no? Quindi in un certo senso aveva contribuito.
“Zeke!” chiamò, non appena lo vide passare per il
corridoio.
Lui ritornò sui suoi passi e la guardò interrogativo,
asciugandosi i capelli bagnati con un asciugamano.
“Penso proprio che oggi Gabriella e Troy faranno pace.” spiegò lei contenta “E tutto
grazie a me.”
Il ragazzo la fissò: “Con ‘fare
la pace’ intendi dire che si rimetteranno insieme?”
“Certo!” rispose la bionda, girando le mani verso l’alto
“E’ ovvio che quei due si amano…”
“Ma… Troy è innamorato di Kay,
lo sai. Le ha anche chiesto di sposarlo!”
Sharpay sbuffò: “Oh, non fare il pessimista! Bolton guarda
Gabriella come quando stavano insieme. Con Kay è solo
una cotta… e poi quella donna sarà anche un architetto, ma non ha assolutamente
gusto!”
Zeke alzò gli occhi al cielo: “Se lo dici tu, Shar…”
E in fondo al cuore, pregò però che la sua ragazza avesse
ragione.
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Gabriella parcheggiò davanti al bar a mezzogiorno preciso.
Era talmente agitata che le tremavano le mani, le gambe e
si sentiva le farfalle nello stomaco.
Scese dall’auto, ringraziando di riuscire a stare in
piedi, ed entrò nel caffè.
Troy era già lì, seduto a uno dei tavolini vicino alla
vetrata. Rigirava un cucchiaino nella sua tazzina che lei sapeva essere piena
di caffè macchiato, a testa bassa.
Non potè far a meno di pensare a quanto fosse bello, anche
con quella semplice maglietta bianca e i jeans beige.
Lo raggiunse, senza sedersi: “Ciao…”
Lui alzò di scatto la testa: “Ciao, Gabriella. Siediti,
coraggio.”
La ragazza si accomodò sulla sedia, togliendosi gli
occhiali, e lui sorrise: “Sarai stupita da questo invito, no?”
Gabriella annuì, così Troy continuò: “Scusa se ho già
preso un caffè, ma la cameriera ha insistito. Tu vuoi qualcosa? È ora di
pranzo, ormai.”
La mora scosse la testa: “Prendo solo un caffè, grazie.”
Lui sorrise, chiamò la cameriera e ordinò il caffè per
lei.
“Troy… perché mi hai chiamata?” esordì lei all’improvviso.
Non ce la faceva più.
Il castano la guardò dritto negli occhi: “Non mi va di non
sapere le cose. Soprattutto quelle importanti.”
Gabriella sostenne il suo sguardo con fierezza, ma in
realtà dentro si sentiva sbriciolare come un vetro rotto.
“Un biglietto, Gabriella. È tutto quello che mi hai
lasciato. Un fogliettino con scritto che mi amavi
troppo, che avevi paura e che volevi rimanere sola. Ho dovuto rincorrerti fino
a Los Angeles, litigare con la tua manager solo per poterti parlare. Per
sentirmelo dire in faccia che mi stavi liquidando.” la mora combatteva contro le lacrime mentre lui diceva tutte
quelle cose “Ora voglio capire, davvero,
il perché.”
“Te l’ho già detto, il perché…” mormorò.
“NO, non me l’hai detto! Cazzo, Gabriella!” Troy aveva
alzato la voce “Perché devi sempre trattarmi così? Io ti amo, e ho il diritto
di sapere!”
Gabriella abbassò gli occhi sulla sua tazzina: “Tu non
devi amare me. Devi amare Kay.”
Il ragazzo si abbandonò contro lo schienale della sedia:
“Perché la tiri sempre fuori?”
“Perché è giusto così!” esclamò lei “Le hai chiesto di
sposarti, state insieme da due anni, lei ti ama! È lei la donna che deve stare
sempre nei tuoi pensieri!”
Troy le si avvicinò di scatto e
sussurrò: “Come può essere nei miei pensieri se nel mio cuore c’è un’altra?”
“Dimenticati quest’altra…” Gabriella fece per voltare la
testa, ma il ragazzo le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarlo:
“Devo capire una cosa, Gab… baciami…”
Lei cercò di allontanarsi: “Perché? Lo sai che non servirà
a nulla! Hai già preso un impegno, non tradire la sua fiducia!”
Ma Troy la ignorò, si sporse oltre il tavolo e la baciò
con passione.
La mora non fece niente per fermarlo, anzi, si lasciò
andare a quel sentimento che la invase tutta, affogandola nei ricordi di tre
anni prima.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi: “E con
questo?” balbettò lei.
Il ragazzo sorrise: “Con questo ho capito.”
Gabriella deglutì: “Cosa?”
Lui continuò a sorridere: “Che mi ami.”
“Non capisco cosa ci sia da ridere.” affermò
lei, ancora con il viso tra le sue mani “Ti ripeto, ti ricordo, Troy, che tu devi sposare Kay.”
Il castano si accigliò: “Perché devo?”
La cantante sbuffò: “Le promesse si mantengono, Troy.
Tutte, dalla prima all’ultima.”
Troy le fissò le labbra, passando il pollice sopra le sue
guance: “Tu avevi promesso che saremmo rimasti sempre insieme…”
Gabriella rimase in silenzio. L’aveva incastrata, aveva
rigirato la frittata. E adesso?
“Sai che odio arrendermi,”
sentenziò lui “Sai che non lo farò.”
La mora alzò gli occhi al cielo: “Per l’amor di Dio, cerca
di ragionare! Tu non-” ma il ragazzo bloccò le sue parole con un altro bacio.
“Mi conosci, Gab. Sai che non ragiono con la mente, ma con
il cuore. Non sposerò più Kay, ora che ti ho
ritrovata, perché sarebbe come tradirla giorno dopo
giorno.”
Ma a quelle parole, Gabriella si alzò in piedi: “Non puoi
farle questo, Troy, e lo sai. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà: è
impossibile, ormai. Per favore, lasciami andare. Non mi cercare più. Tanti
auguri per il tuo matrimonio, e salutami Kay. Grazie
per il caffè. Addio.”
E con il cuore in gola e fiumi di lacrime pronti a
straripare dai suoi occhi, Gabriella si girò e corse via dal bar, lasciandolo
ancora una volta seduto ad un tavolino, con la morte
nel cuore.
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Il numero cinque lampeggiava sul display della segreteria
telefonica.
Gabriella spinse il tasto play e si sedette sul divano.
“BIP! Tanti auguri a
te, tanti auguri a te, tanti auguri Gabriella, tanti auguri a te!!”
sorrise alle voci di Sharpay e Zeke che le cantavano quella canzoncina “Ehi, fantasma, quand’è che vieni a farci una
visita? Ci dispiace non poter essere lì, quindi perché non scendi tu?
L’elicottero è sempre pronto!! Un bacione! BIP!”
Ci fu un attimo di pausa, e poi partì il secondo
messaggio: “BIP! Eh già, Gab, oggi è
proprio il quattordici dicembre, e anche tu, tesoro mio, hai venticinque anni!
Siamo vecchie, sorella!!” Taylor era allegra come
sempre “Anche Chad ti fa gli auguri,
benchè adesso sia in palestra ad allenarsi con quegli spilungoni. Arriviamo
domani e stiamo tutto il weekend, d’accordo? Porto una valigia vuota per le
spese ed anche tutti i tuoi regali… sai perché Shar non può venire? No,
immagino che non te l’abbia ancora detto. Beh, te lo dico io: aspetta un
bambino!! Ce l’ha rivelato
ieri… fai finta di niente!! A domani, baci, e auguri!!
BIP!”
Sgranò gli occhi: Sharpay incinta?!
Non ci poteva credere! Chissà che mamma sarebbe stata…
“BIP! Ciao Gabby,
siamo Kelsie e Jason, direttamente dalla Francia!
Siamo venuti a fare un viaggetto, ho accompagnato una
mia alunna di pianoforte a fare un provino così abbiamo colto l’occasione! Ma
non potevamo dimenticarci del tuo compleanno! Tantissimi auguri, ed un
abbraccio! BIP!”
“BIP! Ehi, genietta,
come te la passi? Quand’è che vieni ad Albuquerque? Dovrò aspettare ancora
molto per mangiare i brownie di tua mamma?” Gabriella rise alla battuta di
Ryan “Ma credo di starmi scordando
qualcosa: auguri! Sei ad un quarto di secolo, mia cara! Non senti il peso degli
anni sulle spalle?! Scherzo! Saluti anche da Martha!! Baci! BIP!”
“BIP! Ciao tesoro,
sono la mamma! Tanti, tanti auguri di buon compleanno! Arriverò a Los Angeles
per lavoro dopodomani, ti porterò il tuo regalo! Chiamami se hai tempo! Ti
voglio bene! BIP!”
Sorrise di nuovo, e pigiò lo stop. Si alzò in piedi,
sgranchendosi i muscoli.
Era stata una bella giornata. Anche se in fondo sapeva sarebbe potuta migliorare con solo una cosa in più.
Scosse la testa, e decise di farsi un bel bagno
rilassante.
All’improvviso, il telefono squillò di nuovo.
Pensando che, vista l’ora, fosse
una cosa di lavoro, inserì direttamente la segreteria telefonica e fece per
andarsi a cambiare.
Ma non appena partì la chiamata che stava registrando, si
bloccò.
“Ciao, sono Gabriella, lasciate un messaggio e vi
richiamerò al più presto! BIP! Sono solo
le cinque e hai già inserito la segreteria… questo vuol dire che non hai voglia
di parlare con nessuno. E mi sembra strano, visto che giorno è oggi.”
Gabriella sentì gli occhi riempirsi di lacrime, e si girò
verso il telefono.
“Chissà, magari hai
già sentito i messaggi degli altri. Avrai saputo di Sharpay, e ti sarai chiesta
come sarà. E saprai che Tay ha intenzione di svaligiare tutti i negozi di Los
Angeles. Magari adesso volevi cambiarti e farti un bagno caldo, proprio come fai sempre. Con i sali alla lavanda, quelli che usi sempre.”
Piangeva in silenzio, ascoltando le sue parole,
immaginandoselo ad Albuquerque, in una casa che forse condivideva con Kay, steso sul letto a parlare.
“Poi ti saresti messa
l’accappatoio bianco, ti saresti seduta e avresti guardato la televisione.
Forse gli highlights dei Lakers, ma non di certo
quelli dei Red Hawks, vero?” sentì Troy ridere amaramente “Mi piacerebbe sapere cosa stai pensando adesso. Ora che sei nella tua
casa di Los Angeles, al 4814 di Masfield Avenue.”
Gabriella si accigliò: come faceva a saperlo?
“Probabilmente sei in
salotto, ma non hai ancora acceso la luce. Penso che tu debba annaffiare un po’
i fiori, mi sembrano secchi… ma l’albero è molto
bello, davvero.”
Spalancò gli occhi, e si chiese di nuovo: come diavolo
faceva a saperlo?
“Già, Gab… come
faccio a sapere che hai dei fiorellini rosa davanti a una casa con la porta
rossa?”
Mentre le lacrime le scivolavano lungo il collo, corse
alla porta, la aprì e se lo trovò davanti, ancora a parlare al cellulare.
Troy sorrise e chiuse la chiamata: “Buon compleanno,
Gabriella…”
Le si mozzò il respiro, non poteva crederci. Lui era lì, dopo due mesi che non si
vedevano, dopo che gli aveva detto di non cercarla più.
“Co-cosa ci fai qui?” balbettò.
“So che non avrei dovuto
cercarti, ma ti avevo promesso che non mi sarei arreso, Gab.” spiegò tranquillo “Ho lasciato Kay
il giorno dopo che ci siamo incontrati al bar. Le ho detto che stavo mentendo
sia a lei, sia a me.”
Gabriella sentiva la testa girare, non ci capiva più
niente: “Co-come l’hai la-lasciata? P-perché Tay o
gli altri n-non me l’hanno detto?”
Lui fece spallucce: “Gliel’ho chiesto io di tenere il
segreto. Ed è stata proprio Taylor a dirmi dove abiti.”
La mora si accigliò: “Ho come l’impressione che tutti
abbiano sempre voluto che tu lasciassi Kay per me…”
Il castano sorrise: “Senti, posso entrare?”
Lei si fece da parte, confusa, poi chiuse la porta e lo
guardò.
Bello come sempre, sorridente, felice. Come l’aveva sempre
voluto. Ancora una volta, si chiese quale fosse stato
il vero motivo della sua scelta così dolorosa.
Gli si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia: “Sei
sicuro di volere me?”
Troy sorrise: “Mai stato più certo…” si abbassò e la
baciò, posandole le mani sulla vita e stringendola a lui.
Gabriella, senza smettere di piangere, intrecciò le
braccia dietro al suo collo e rispose a pieno al bacio.
“Al piano di sopra…” mormorò dopo un po’.
Lui sorrise malizioso, poi la prese per mano e insieme
salirono le scale.
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Gabriella guardò Troy, steso a pancia in giù al suo
fianco, che dormiva profondamente, con i ciuffi di capelli castani chiaro che
gli ricoprivano il viso.
Sorrise felice, sedendosi sul letto: quello era il più bel
compleanno della sua vita.
Lanciò un’occhiata fuori dalla
finestra: il Sole era quasi tramontato, e tante piccole stelline stavano
spuntando.
Troy si mosse, borbottando qualcosa, e lei rise
intenerita.
Lo amava, accidenti se lo amava. E si dava mentalmente
della deficiente per averlo perso per tre anni, solo per la paura.
All’improvviso, qualcosa che spuntava dalla tasca dei
jeans del ragazzo, malamente buttati a terra, attirò
la sua attenzione.
Prese la camicia da notte da sotto il cuscino, l’infilò e
scese dal letto, curiosa.
Si accovacciò a terra e prese quella scatolina di velluto
nero. Il cuore battè più forte.
Troy, in quel momento, allungò la mano destra e, non
sentendo la ragazza vicino a lui, si tirò su di scatto: “Ah, Gab, sei lì…”
bofonchiò.
“Troy… cos’è questo?” domandò lei, senza avere il coraggio
di aprirla.
Lui arrossì, si sedette e si grattò imbarazzato la nuca:
“Oh, ehm… beh, hai trovato il tuo regalo…”
Gabriella sgranò gli occhi, passando un dito sul velluto,
e si voltò verso il ragazzo, che le fece segno di sedergli vicino.
Poi le prese il cofanetto dalle mani: “Ecco… avrei voluto
dartelo magari in un ristorante, a cena, ma tu l’hai scovato prima, quindi…”
Lo aprì, rivelandole un anello con un piccolo diamante
splendente.
Lei si portò le mani alla bocca, mentre già sentiva gli
occhi inumidirsi: “Troy… dimmi che non è quello che penso…”
Il castano sorrise: “Avrei dovuto farlo tanto tempo fa,
Gab… che ne dici?”
“Ma… ma Troy… noi non possiamo!”
Lo sguardo azzurro del ragazzo si fece triste: “Perché?
Possibile che noi due non possiamo mai fare niente?!”
Gabriella scosse la testa: “Ascoltami… prima di tutto, tu
abiti ancora ad Albuquerque e io qui a Los Angeles e-”
“Esiste l’aereo, Gab, o l’elicottero di Sharpay!” l’interruppe “Ma sai benissimo che posso venire a giocare nei
Lakers…”
“Troy, non siamo mai a casa, nessuno dei due! Ti ricordi
com’era, vero? Ci incontravamo solo a sera tarda, troppo
stanchi anche solo per mangiare!” esclamò lei.
Troy incrociò le braccia al petto: “E allora? Una volta
non t’importava. E comunque, non è più così. Tu non devi fare i salti mortali
per registrare un CD, ormai t’invitano da tutte le parti, io sono entrato nella
squadra e non credo abbiano molta intenzione di lasciarmi andare.”
Poi però si alzò in piedi: “Ma evidentemente sei tu che non
mi vuoi, Gabriella. Sei tu quella che ha paura, non io. Io sarei disposto a
viaggiare ogni giorno per stare con te, ma non vedo perché farlo se tu non lo
vuoi.”
Lei lo prese per un braccio,
impedendogli di uscire dalla camera: “No, aspetta. Io… non c’è cosa che più
vorrei al mondo, Troy. Solo… siamo pronti per una cosa del genere?”
Il castano si abbassò alla sua altezza: “Abbiamo passato
cose peggiori di un matrimonio, Gab. Non sarà tanto male, vedrai. Prometto sin
da ora che non lascerò troppe cose in giro.”
Gabriella scoppiò a ridere, poi arrossì: “Solo una cosa…”
Lui annuì, così lei continuò: “Me… me lo puoi chiedere per
bene?”
Troy rise, ma s’inginocchiò e le prese la mano: “Vuoi tu,
Gabriella Anne Montez, nel giorno del tuo venticinquesimo compleanno, accettare
di diventare mia moglie?”
La mora ridacchiò imbarazzata e fece di sì con la testa:
“Sì, lo voglio, signor Troy David Bolton.”
Il ragazzo le infilò l’anello al dito, poi la tirò verso
di sé e la baciò.
Lei riprese a ridere senza una vera ragione se non la
felicità, incrociò le braccia dietro al suo collo.
“E’ il più bel compleanno che abbia mai festeggiato…”
mormorò poco dopo.
Troy sorrise, e le baciò la fronte: “Allora buon
compleanno, Gab…”
Fine
Siamo
così giunte alla fine della fic! Spero che vi sia piaciuta, perché non sono
sicura di come è venuta fuori. Ve l’ho detto, mi ha ispirata Spiderman 2, e non c’entra assolutamente niente!
Ma
ora ringrazio chi mi ha commentato lo scorso capitolo:
romanticgirl: in effetti, povera Kay, sedotta
ed abbandonata… ma farò di tutto per mettere sempre insieme Troy e Gabriella, è
una promessa!
Tay_: sei
molto democratica, hai ragione su tutto! Già, Kay non
se lo merita… però come si possono dividere quei due?!?
XDXD Tvttb!
Ciokina14: Kay fugge molto lontano
da te, anche se ora non ne ha più bisogno, visto che il nominativo “signora Bolton” lo prenderà Gabriella
(lo prenderei volentieri anche io, tanto per fare un esempio) e la biondina
rimarrà a bocca asciutta! Tvb!
Titty90: Le canzoni sono molto
belle, posso assicurare! Magari te le mando via msn… ehi, il mio piccolo Troy
non si tocca!! XDXD Spero che anche questo capitolo
sia all’altezza degli altri! Bacione, ti voglio bene
Vi
abbraccio strette tutte, e vi auguro buone vacanze!
Baci
Hypnotic Poison