-Sembri piuttosto piccola, ragazzina- disse una voce dietro di me. Mi girai e trovai davanti a me un uomo troppo alto per essere normale.
-E invece sono già maggiorenne- strinsi la mia spada angelica guardando il domone -tu invece, sembri troppo scemo.. e lo sei- sorrisi e sussurrai -Dumah-
La spada nella mia mano si accese mentre correvo contro il demone e con tutta la forza che avevo mi lanciai su di lui e gli tagliai la testa con un colpo secco.
Rimasi ferma, a terra, poggiata su un ginocchio si e l'altro no, contemplando il sangue sporco sulla lama. Risi e mi alzai. -Come previsto, sei morto, stronzetto.-
Mi guardai attorno, la stanza in cui mi trovavo era buia, se non per la luce che emanava la luna fuori.
Ero in un hotel abbandonato di Manhattan, ero appena arrivata e un giretto a fare pulizie mi serviva. La mattina dopo sarei dovuta andare all'Istituto di New York e non avendo niente da fare mi ci recai subito.
Mi marchiai diventando invisibile e mentre camminavo per le strade di New York guardavo come i mondani, anche alle tre di notte, fossero così pieni di vita per girare come pazzi schiamazzando.
Il vento scompigliava i miei capelli biondi che in quel momento odiavo tanto dato che mi andavano in faccia ogni due per tre. Mi passò accanto, correndo, un ragazzo dai capelli castani, portava gli occhiali e impacciato com'èra per poco non gli cadevano per terra.
Inprovvisamene mi trovai davanti all'Istituto. -In nome dell'angelo Raziel, chiedo che..- non finì la frase e sia il cancello che la porta d'ingresso si aprirono. Alzai le spalle e entrai. -C'è nessuno? Signora Lightwood?- Sentì un rumore e entrai velocemente chiudendo la porta.
Un ragazzo biondo mi si parò davanti. -Oh- dissi porgendogli la mano -sono Catalyna Devinne, il Conclave mi ha mandato da voi- inarcai le sopracciglia.
Lui mi guardò per un po' poi disse -Jace Wayland, al suo servizio.- sogghignò e sorrise.
Sorrisi al ragazzo, sembrava un angelo, ma troppo fanatico per i miei gusti.
-Jace, potrei parlare con il capo Istituto? Mi hanno mandato qui da Oslo perchè dicono che Valentine sia tornato, è vero?- chiesi inarcando le sopracciglia.
Lui sospirò -Si, purtroppo è tornato. Vieni, Hodge non è libero ora ma se vuoi ti mostro la tua camera.- disse gentilmente. Io sorrisi e lo seguì nei corridoi. Inciampai quasi in qualcosa mentre camminavo: un gatto. -Oh, oddio, lo stavo per mettere sotto.- -Ah, Church, è il nostro gatto. Dai, va via e fa passare la signorina, gatto pazzo.- Lo scansò e proseguì per la sua meta.
Arrivammo difronte a una stanza chiusa, con la porta bianca, e Jace si appoggiò al muro fissandomi.
-Bene, grazie.. emh, ci vediamo domani mattina?- dissi aprendo la porta. Lui la richiuse e si avvicinò. Mentre lo fissavo, mentre fissavo le sue labbra, vidi una chioma rossa dietro di lui e guardando chi era vidi una ragazza piuttosto incazzata, con le braccia conserte.
-Jace, mi sa che la tua ragazza è dietro di te.- dissi mezzo sorridendo. La ragazza si avvicinò e lui e gli stampò uno schiaffo in faccia. Anche dentro la camera e con la porta chiusa potei sentire lo ''stack'' della guancia di Jace.
Scoppiai a ridere e mi avviai verso il letto, mi tolsi tutto quello che avevo addosso e lo lasciai a terra. Mi lasciaia dosso solo l'intimo e una maglietta. Presi un pugnale e mi infilai nel letto.
Mentre guardavo il buio strinsi il manico del pugnale, qualcosa cadde a terra e mi alzai di scatto accendendo la luce. Una figura era stesa a terra. Mi avvicinai, era il ragazzo che poco prima mi era sfrecciato accatto per andare chissà dove. -Tu, io ti ho già visto.- Il ragazzo si alzò in piedi a fatica e solo quando lo guardai in faccia notai quanto era bello.