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Autore: Stria93    31/01/2014    11 recensioni
Udito, olfatto, vista, tatto, gusto.
Tutti noi conosciamo i cinque sensi. Essi giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita... così come nell'amore.
In questa raccolta saranno presentati cinque momenti RumBelle ambientati nella Foresta Incantata, ciascuno dei quali dedicato ad uno dei cinque sensi.
#1. Udito: Sing sweet nightingale
#2. Olfatto: Love potion
#3. Vista: Reflections
#4. Tatto: A gentle touch
#5. Gusto: Strawberry dreams (1° classificata al "Robert Carlyle's characters" contest di B e l l e)
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Da Stria93: Rieccomi qui, splendori miei!
Perdonate il ritardo con cui pubblico questo secondo capitolo della raccolta, ma il periodo degli esami è arrivato impietoso anche quest'anno e il tempo e l'ispirazione purtroppo sono venuti un po' a mancare (complice la pausa infinita di OUAT).
Comunque, questo capitolo, di cui, a dirla tutta, non sono proprio convintissima, contiene un piccolo cross-over, ma per ora non vi anticipo altro. ;)
Sperando che questa seconda storia vi piaccia, ne approfitto per ringraziare con tutto il cuore
dagaz, Euridice100, jarmione, LadyViolet91, misslegolas86, seasonoflove, valeego per aver recensito con delle splendide parole il primo capitolo; Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fatinaviola, LadyViolet91, seasonoflove, S05lj, vallego per aver inserito questa raccolta tra le preferite/seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!
Buona lettura, gioie!


P.S. È passato un anno da quando mi sono iscritta a questo bellissimo sito e sono felice di aver potuto condividere la mia passione per la scrittura e per il mondo di OUAT con delle persone così fantastiche. Grazie a tutti per questo primo anno insieme! <3
Ok, ora la smetto di annoiarvi con questi sentimentalismi e vi lascio alla storia.




Quell'anno l'inverno aveva regnato incontrastato per molto tempo, ricoprendo il Castello Oscuro e il paesaggio circostante con la sua coltre gelida e candida che pareva aver sottratto alla natura tutti i suoi colori.
Sembrava davvero che la primavera non sarebbe mai più giunta in quel luogo sperduto tra le montagne, almeno fino a qualche settimana prima, quando le giornate si erano fatte più tiepide ed erano state rischiarate da un timido sole. Nel giro di una decina di giorni, ogni cosa aveva iniziato a tingersi di delicati toni pastello.
Anche il cielo si era finalmente rivestito di un manto azzurro chiaro, adorno di nuvole bianche e soffici che viaggiavano veloci, sospinte da un venticello frizzante che portava con sé un carico di profumi inebrianti e ritrovati dopo tanto tempo: la tenue fragranza dell'erba nuova che faceva capolino da sotto la neve e pian piano si riappropriava del suolo rinato, l'aroma leggero ma persistente dei primi fiori che si schiudevano al sole, l'odore stesso della brezza che accarezzava le piccole gemme spuntate sui rami degli alberi. L'aria era satura di un miscuglio di odori intensi e vibranti che gridavano a chiunque che il dominio del ghiaccio era terminato e la terra era tornata a vivere.

Quella mattina, Belle si destò salutata dall'allegro cinguettio di alcuni uccellini e da un raggio di sole tiepido e gradevole che filtrava dalla finestrella della stanzetta in cui dormiva e le accarezzava il viso, come a volerle dare un dolce buongiorno.
La ragazza sorrise e, dopo una sonora stiracchiata, si alzò dal pagliericcio e indossò il suo grazioso abito celeste, canticchiando tra sé. L'arrivo della bella stagione l'aveva sempre messa di buonumore, fin da piccola, specialmente dopo tanti mesi trascorsi nell'abbraccio infinito dell'inverno e del gelo.

Belle si recò nella stanza dell'arcolaio, al piano superiore, e, per prima cosa, corse ad aprire la finestra che dava sul bosco, inspirando a pieni polmoni quell'aria nuova che sapeva di vita pulsante e che la faceva sentire stranamente su di giri, come se avesse bevuto qualche sorso di vino di troppo.
Rimase ad osservare il paesaggio per un po', mentre il vento fresco del mattino giocava con i suoi capelli; poi si sedette al tavolo e consumò una ricca e solitaria colazione, osservando distrattamente le matasse d'oro zecchino che giacevano a terra vicino alla ruota di legno. Inaspettatamente, la ragazza si sorprese a pensare a Rumpelstiltskin, che quella notte era partito alla volta di un reame lontano per portare a termine uno dei suoi innumerevoli accordi.
Gli aveva chiesto più volte di portarla con sé e di farle visitare i tanti regni lontani in cui lo conducevano i suoi affari, ma il folletto non aveva mai acconsentito, bofonchiando che quei viaggi non erano delle gite di piacere e che lui stesso non amava allontanarsi dal Castello Oscuro e quando ciò accadeva era solo ed esclusivamente perché la questione lo richiedeva.
La sera precedente le aveva comunicato che sarebbe stato di ritorno entro l'ora di pranzo e nel frattempo lei non avrebbe dovuto approfittare della sua assenza per rintanarsi in biblioteca a leggere, ma occuparsi delle solite faccende quotidiane.
Così, dopo colazione, Belle si rimboccò le maniche e svolse diligentemente i suoi doveri di domestica. Ormai viveva al Castello Oscuro da qualche mese e le sue mani si erano abituate ad armeggiare con scope, stracci e piumini per la polvere. Negli ultimi tempi, perfino il Signore Oscuro non trovava più nulla da ridire sul suo lavoro.

Era già tarda mattinata quando la ragazza si ritrovò casualmente a passare davanti alla porta del laboratorio del Signore Oscuro, in cima a una delle torri del palazzo.
Si fermò e posò lo sguardo sull'uscio di legno scuro, pensierosa. Era entrata in quella stanza solo un paio di volte e in entrambe le occasioni era stata accompagnata da Rumpelstiltskin in persona.
“Qui dentro ci sono molti oggetti pericolosi, dearie.” Così lui le aveva risposto seccamente quando la giovane aveva provato a domandargli il motivo di tanta prudenza.
In quel momento, Belle non aveva osato insistere, ma la sua insaziabile e innata curiosità era stata fortemente stuzzicata da tutti quegli strani arnesi, dai numerosi manuali di magia e dai rotoli di pergamena che contenevano centinaia di formule magiche e ricette per preparare ogni sorta di elisir e pozioni.
Si morse il labbro, combattuta. Il folletto le aveva proibito espressamente di varcare quella soglia senza di lui e senza il suo permesso, ma in quel momento egli era molto lontano dal Castello Oscuro, e in fondo cosa c'era di male ad entrare nel laboratorio e dare solo un'innocua sbirciatina? Sarebbe stata attenta e non avrebbe toccato nessuno degli aggeggi che il suo padrone utilizzava per creare i suoi filtri. Si sarebbe guardata un po' in giro e poi se ne sarebbe andata senza lasciare alcuna traccia del proprio passaggio. Rumpelstiltskin non l'avrebbe mai saputo.
L'idea era decisamente troppo allettante per ignorarla, così Belle estrasse un tintinnante mazzo di chiavi dalla tasca del grembiule e individuò immediatamente la piccola chiavetta d'argento che le occorreva.
Si guardò intorno con circospezione come se temesse di essere osservata, ma gli unici occhi che la scrutavano con freddezza e distacco erano quelli dei soggetti immobili ritratti nei quadri che ornavano le pareti del corridoio, così la giovane fece scattare rapidamente la serratura e sgattaiolò furtivamente dentro il laboratorio.

La stanza circolare non era cambiata molto dall'ultima volta che vi aveva messo piede: era sempre ingombra di scaffali, vecchi rotoli di pergamena, alambicchi, provette e tomi dall'aria antica.
Belle sorrise e iniziò a curiosare tra tutti quegli oggetti, affascinata ed entusiasta come una bambina nella bottega di un giocattolaio.
Sfogliò qualche pagina di un polveroso volume interamente dedicato alle bacchette magiche e alla polvere di fata, dopodiché la sua attenzione venne catturata dalla ricetta di una pozione che permetteva a chiunque la bevesse di poter comunicare con gli animali; le sue labbra si contrassero in una smorfia di disgusto quando lesse coda di serpente bianco tra gli ingredienti.

La giovane passò in rassegna un po' tutto il laboratorio, scorrendo i titoli dei vecchi libroni dalle pagine ingiallite e soffermandosi qua e là su alcune di esse, particolarmente interessanti.
Prima di andarsene, ebbe cura di risistemare ogni cosa esattamente come l'aveva trovata in modo che Rumpelstiltskin non si accorgesse mai di quella sua visita furtiva quanto illegittima.
Stava già sorridendo, compiaciuta di se stessa, quando, per sbaglio, urtò un massiccio scaffale di legno alle sue spalle. Con grande orrore della ragazza, questo oscillò pericolosamente per qualche secondo, tanto che una piccola fiala di cristallo precipitò da uno dei ripiani più alti.
Con un'agilità che non le apparteneva e un gesto fulmineo del quale lei stessa si stupì, Belle si gettò in avanti e riuscì ad afferrarla giusto un attimo prima che quella toccasse terra e s'infrangesse rovinosamente in mille pezzi, disperdendo sul pavimento di pietra il suo misterioso contenuto fluido e madreperlaceo.
Belle riprese a respirare solo quando ebbe l'oggettino di vetro stretto al sicuro tra le sue dita, mentre il cuore le batteva all'impazzata per lo spavento. Chissà come avrebbe reagito Rumpelstiltskin se la boccetta si fosse rotta e avesse rivelato così la sua clandestina presenza nel laboratorio! La giovane rabbrividì al solo pensiero: il Signore Oscuro sarebbe andato certamente su tutte le furie e non sarebbe stato affatto piacevole per lei.
Fece per rimettere la fiala, sana e salva, al proprio posto, quando un'improvvisa ondata di profumo intenso e penetrante le invase le narici.
Belle, sorpresa, studiò attentamente il flaconcino e notò che, nella caduta, il tappo si era leggermente svitato e ora il contenuto biancastro e opalescente al suo interno rilasciava nell'aria dense spirali di vapore che salivano compatte verso l'alto ed emanavano quel forte aroma di...carta e inchiostro?!
La ragazza sbatté le palpebre incredula e osservò con stupore l'ampolla che teneva tra le mani, poi l'avvicinò cautamente al proprio naso per essere sicura di non stare impazzendo.
Eppure non c'era alcun dubbio: quello che si levava dalla boccetta di cristallo era l'inconfondibile e deliziosa fragranza di pagine scritte, che lei così tante volte aveva assaporato durante la lettura e che tanto amava. Era il profumo delle avventure e dei mille viaggi che aveva compiuto senza mai lasciare la biblioteca del castello, degli amori dei suoi protagonisti preferiti, delle battaglie, delle imprese eroiche. Era il profumo di quelli che erano stati i suoi primi, unici, veri amici per molti anni. Il profumo delle emozioni e della libertà.
Ma come poteva essere che una pozione sprigionasse l'odore dei libri?
Belle inspirò una seconda volta e una strana sensazione di torpore e benessere iniziò ad impadronirsi di lei, come se una nebbiolina si fosse infiltrata nella sua mente, rendendole la testa leggera e offuscandole i pensieri.
La giovane se ne accorse immediatamente e, spaventata, si affrettò ad allontanare la fiala da sé e a riporla sullo scaffale, ma ad un tratto si accorse che il profumo era cambiato, si era fatto più inebriante, intenso e speziato, tanto da pizzicarle deliziosamente il naso.
C'era qualcosa di incredibilmente famigliare in quella seconda fragranza. Belle era certa di conoscerla bene, di averla già sentita innumerevoli volte, eppure in quel momento non riusciva proprio a ricondurla alla sua fonte. Si trattava di un aroma incredibilmente seducente e irresistibile, che la ragazza non poté fare a meno di respirare a pieni polmoni e lasciare che la invadesse.
Un brivido caldo le percorse la schiena, mentre quel profumo l'avvolgeva come un abbraccio, l'attraeva inesorabilmente e instillava in lei uno strano, stuzzicante desiderio.
Il bordo di cristallo dell'ampolla era ormai a pochi centimetri dalle sue labbra quando una mano squamosa e dotata di artigli neri gliela sfilò dalle dita.
- Oh no, dearie. Ti consiglio di non farlo. -
Belle strizzò gli occhi e scosse la testa, mentre la nebbiolina che aveva offuscato la sua mente si dissolveva pian piano e lei riacquistava lucidità. Quando si voltò, il suo cuore si riempì di terrore alla vista della figura eccentrica di Rumpelstiltskin, che evidentemente era rientrato in anticipo dal suo viaggio.

L'Oscuro osservava severamente la sua domestica e la sua sagoma pareva stranamente molto più imponente del solito. I suoi occhi ferini erano gelidi e impenetrabili e sembravano in grado di trafiggere la carne della giovane come dardi.
- Non ti avevo espressamente ordinato di non salire quassù senza di me?! - Ringhiò il folletto, senza smettere di scrutarla.
Lei sussultò e si sentì avvampare: - Volevo solo mettere un po' in ordine e dare una pulita. Non volevo fare niente di male. - Bugiarda.
Ma il Signore Oscuro non diede il minimo peso a quella debole giustificazione: - Dovrei impedirti l'accesso alla biblioteca per un mese, così forse imparerai ad eseguire i miei ordini! -
- No! - Belle avvertì un tuffo al cuore e squadrò il folletto, supplicante: i libri erano l'unica cosa in grado di lenire la sua solitudine durante la notte e la nostalgia di casa che, di tanto in tanto, tornava ad assalirla; non sopportava l'idea di separarsene tanto a lungo.
Rumpelstiltskin indugiò per un attimo su quegli occhioni lucidi e grandi di paura che lo scrutavano disperati e imploranti, infine sospirò e riprese: - Tuttavia l'accordo che dovevo concludere è andato a buon fine e, per tua fortuna, sono particolarmente di buonumore, quindi, solo per oggi, lascerò perdere la tua disubbidienza, ma bada bene, non voglio mai più trovarti qui senza il mio permesso, altrimenti ne subirai le conseguenze. Chissà cosa sarebbe potuto capitare se non fossi rientrato prima del previsto e non ti avessi tolto dalle mani questa fiala! -
Belle lo fissò con aria interrogativa, mentre il panico lasciava gradualmente il posto ad una sincera curiosità: - Che intendete dire? Cos'è quella pozione? - Chiese indicando la boccetta di fluido iridescente stretta nella mano di lui.
Rumpelstiltskin avvertì una fitta d'irritazione quando si accorse che il timore che i suoi rimproveri avevano suscitato nella giovane, era già svanito. Prese a studiare l'espressione della sua domestica, riflettendo: sapeva fin troppo bene che quando i suoi occhi cerulei si accendevano d'interesse per qualcosa, come in quel momento, ella non si sarebbe fermata fino a quando non avesse ottenuto una risposta. Avrebbe iniziato a tempestarlo di domande, a tormentarlo, a cercare di carpirgli quante più informazioni possibili: una vera seccatura! Tanto valeva soddisfare immediatamente la sua sete di sapere.
Il folletto sollevò il flaconcino in modo che il liquido lattiginoso al suo interno scintillasse, colpito da un raggio di sole che penetrava dalla finestra.
Osservò con occhio esperto il vorticare del vapore: - Questa è *Amortentia. - Spiegò, sbrigativo. - Si tratta del filtro d'amore più potente di tutti i reami. -
Belle spalancò gli occhi: - Filtro d'amore? -
Lui rise davanti alla sua faccia basita: - Oh, non il Vero Amore, dearie; non quello con la A maiuscola. No, quello che provoca questa particolare miscela non è altro che una potente infatuazione; un'ossessione, potremmo dire. -
La giovane iniziò a seguire attentamente con lo sguardo i fili di fumo che si rincorrevano nella boccetta, come piccoli serpenti gassosi, desiderosa di saperne di più: - Ma perché profuma? Com'è possibile che abbia sentito l'odore dei libri? -
Rumpelstiltskin fece un sorrisetto e la prese in giro, criptico: - Già, avrei dovuto aspettarmelo da un topo di biblioteca come te. -
La ragazza corrugò la fronte; continuava a non capire e la frecciatina del folletto non aveva fatto altro che confonderla e incuriosirla ulteriormente.
Il Signore Oscuro si godette per un po' quel momento; tenere la sua domestica sulle spine era sempre molto divertente e gratificante, ma alla fine riprese a spiegare in tono pratico. - L'Amortentia emana odori diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Si tratta di un filtro assai insidioso e probabilmente è anche il più pericoloso tra tutti quelli che si trovano in questa stanza. -
Belle tornò a fissare la pozione, pensierosa, mentre la voce di Rumpelstiltskin riecheggiava nella sua mente: odori diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Ciò che ci attrae.
Fu il folletto a distoglierla dai suoi pensieri senza tanti complimenti: - Ora vattene dal mio laboratorio, dearie, e giurami che non entrerai mai più senza di me. Anzi, restituiscimi la chiave, così sarò sicuro che non potrai più disubbidirmi. -
Lei distolse lo sguardo e si morse il labbro, decisamente poco convinta.
- Belle? - Rumpelstiltskin la incalzò con un tono d'avvertimento e alla fine la giovane non poté far altro che annuire e porgergli la piccola chiave argentata.
Lui la prese e se la mise rapidamente in tasca, poi ripose con attenzione la fiala di Amortentia al suo posto sullo scaffale e si rivolse nuovamente alla sua domestica: - Bene. Ora va' nelle cucine a preparare il pranzo. Quel maledetto viaggio mi ha fatto venire una fame da lupi. -
La ragazza si diresse verso l'uscita del laboratorio, ma quando passò accanto al folletto avvertì un inebriante aroma dai toni speziati, leggermente agrodolci, solleticarle le narici e un pensiero la folgorò come un fulmine. Non era possibile!
Belle si bloccò e scoccò un'occhiata sbigottita a Rumpelstiltskin, mentre un'improvvisa consapevolezza si affacciava alla sua mente con una chiarezza e un'evidenza disarmanti.
Era dunque il profumo del corpo del Signore Oscuro ad attrarla? Era quello l'odore che l'Amortentia aveva ricreato appositamente per lei? Ma allora questo significava che...
- Be'? Che ti prende, dearie? Perché ora mi fissi come se avessi visto un fantasma? -
Lei arrossì violentemente e si affrettò a voltarsi e a riprendere la via della porta, senza aggiungere parola e ringraziando tra sé che fra i tanti poteri che Rumpelstiltskin possedeva, non vi fosse la capacità di leggere nel pensiero altrui.

Il folletto rimase fermo al centro della stanza ad osservare il punto in cui la sua domestica era sparita, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo. Quella scioccherella di una principessa stava di nuovo per combinare un disastro. Gli effetti dell'Amortentia erano micidiali e molto potenti, oltre che estremamente difficili e fastidiosi da debellare. Ci era mancato davvero poco che non scoppiasse un enorme guaio al quale lui avrebbe dovuto porre rimedio non senza una buona dose di tempo e fatica.
Sospirò: quella strana ragazza, con la sua indole fiera, curiosa e impertinente, non faceva altro che dargli un grattacapo dietro l'altro. Forse avrebbe semplicemente dovuto trasformarla in un gattino e tenersela come animale da compagnia. Sorrise a quell'idea ma la scartò immediatamente, pensando che, in fondo, non gli dispiaceva poter ammirare ogni giorno il suo sorriso e le forme armoniose del suo corpo aggraziato.
Prima di uscire dal laboratorio, Rumpelstiltskin lanciò un rapido sguardo al flaconcino di Amortentia, riposto al sicuro sul suo ripiano. Strano: quando l'aveva sottratto dalle mani di Belle era stato investito per un momento da un dolce e delicato profumo di rosa misto a vaniglia.


* J.K. Rowling, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cap. 9



  
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