Da Stria93:
Rieccomi qui, splendori miei!
Perdonate il ritardo con cui pubblico questo secondo capitolo della
raccolta, ma il periodo degli esami è arrivato impietoso anche
quest'anno e il tempo e l'ispirazione purtroppo sono venuti un po' a
mancare (complice la pausa infinita di OUAT).
Comunque,
questo capitolo, di cui, a dirla tutta, non sono proprio
convintissima, contiene un piccolo
cross-over, ma per
ora non vi anticipo altro. ;)
Sperando
che questa seconda storia vi piaccia, ne approfitto per ringraziare
con tutto il cuore dagaz, Euridice100, jarmione,
LadyViolet91, misslegolas86, seasonoflove, valeego
per aver recensito con delle splendide parole il primo capitolo;
Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fatinaviola,
LadyViolet91, seasonoflove, S05lj, vallego per
aver inserito questa raccolta tra le preferite/seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!
Buona lettura, gioie!
P.S. È passato un
anno da quando mi sono iscritta a questo bellissimo sito e sono
felice di aver potuto condividere la mia passione per la scrittura e
per il mondo di OUAT con delle persone così fantastiche. Grazie a
tutti per questo primo anno insieme! <3
Ok, ora la smetto
di annoiarvi con questi sentimentalismi e vi lascio alla storia.
Quell'anno
l'inverno aveva regnato incontrastato per molto tempo, ricoprendo il
Castello Oscuro e il paesaggio circostante con la sua coltre gelida e
candida che pareva aver sottratto alla natura tutti i suoi colori.
Sembrava davvero
che la primavera non sarebbe mai più giunta in quel luogo sperduto
tra le montagne, almeno fino a qualche settimana prima, quando le
giornate si erano fatte più tiepide ed erano state rischiarate da un
timido sole. Nel giro di una decina di giorni, ogni cosa aveva
iniziato a tingersi di delicati toni pastello.
Anche il cielo si
era finalmente rivestito di un manto azzurro chiaro, adorno di nuvole
bianche e soffici che viaggiavano veloci, sospinte da un venticello
frizzante che portava con sé un carico di profumi inebrianti e
ritrovati dopo tanto tempo: la tenue fragranza dell'erba nuova che
faceva capolino da sotto la neve e pian piano si riappropriava del
suolo rinato, l'aroma leggero ma persistente dei primi fiori che si
schiudevano al sole, l'odore stesso della brezza che accarezzava le
piccole gemme spuntate sui rami degli alberi. L'aria era satura di un
miscuglio di odori intensi e vibranti che gridavano a chiunque che il
dominio del ghiaccio era terminato e la terra era tornata a vivere.
Quella mattina,
Belle si destò salutata dall'allegro cinguettio di alcuni uccellini
e da un raggio di sole tiepido e gradevole che filtrava dalla
finestrella della stanzetta in cui dormiva e le accarezzava il viso,
come a volerle dare un dolce buongiorno.
La ragazza sorrise
e, dopo una sonora stiracchiata, si alzò dal pagliericcio e indossò
il suo grazioso abito celeste, canticchiando tra sé. L'arrivo della
bella stagione l'aveva sempre messa di buonumore, fin da piccola,
specialmente dopo tanti mesi trascorsi nell'abbraccio infinito
dell'inverno e del gelo.
Belle si recò
nella stanza dell'arcolaio, al piano superiore, e, per prima cosa,
corse ad aprire la finestra che dava sul bosco, inspirando a pieni
polmoni quell'aria nuova che sapeva di vita pulsante e che la faceva
sentire stranamente su di giri, come se avesse bevuto qualche sorso
di vino di troppo.
Rimase ad osservare
il paesaggio per un po', mentre il vento fresco del mattino giocava
con i suoi capelli; poi si sedette al tavolo e consumò una ricca e
solitaria colazione, osservando distrattamente le matasse d'oro
zecchino che giacevano a terra vicino alla ruota di legno.
Inaspettatamente, la ragazza si sorprese a pensare a Rumpelstiltskin,
che quella notte era partito alla volta di un reame lontano per
portare a termine uno dei suoi innumerevoli accordi.
Gli aveva chiesto
più volte di portarla con sé e di farle visitare i tanti regni
lontani in cui lo conducevano i suoi affari, ma il folletto non aveva
mai acconsentito, bofonchiando che quei viaggi non erano delle gite
di piacere e che lui stesso non amava allontanarsi dal Castello
Oscuro e quando ciò accadeva era solo ed esclusivamente perché la
questione lo richiedeva.
La sera precedente
le aveva comunicato che sarebbe stato di ritorno entro l'ora di
pranzo e nel frattempo lei non avrebbe dovuto approfittare della sua
assenza per rintanarsi in biblioteca a leggere, ma occuparsi delle
solite faccende quotidiane.
Così, dopo
colazione, Belle si rimboccò le maniche e svolse diligentemente i
suoi doveri di domestica. Ormai viveva al Castello Oscuro da qualche
mese e le sue mani si erano abituate ad armeggiare con scope, stracci
e piumini per la polvere. Negli ultimi tempi, perfino il Signore
Oscuro non trovava più nulla da ridire sul suo lavoro.
Era già tarda
mattinata quando la ragazza si ritrovò casualmente a passare davanti
alla porta del laboratorio del Signore Oscuro, in cima a una delle
torri del palazzo.
Si fermò e posò
lo sguardo sull'uscio di legno scuro, pensierosa. Era entrata in
quella stanza solo un paio di volte e in entrambe le occasioni era
stata accompagnata da Rumpelstiltskin in persona.
“Qui dentro ci
sono molti oggetti pericolosi, dearie.” Così lui le aveva risposto
seccamente quando la giovane aveva provato a domandargli il motivo di
tanta prudenza.
In quel momento,
Belle non aveva osato insistere, ma la sua insaziabile e innata
curiosità era stata fortemente stuzzicata da tutti quegli strani
arnesi, dai numerosi manuali di magia e dai rotoli di pergamena che
contenevano centinaia di formule magiche e ricette per preparare ogni
sorta di elisir e pozioni.
Si morse il labbro,
combattuta. Il folletto le aveva proibito espressamente di varcare
quella soglia senza di lui e senza il suo permesso, ma in quel
momento egli era molto lontano dal Castello Oscuro, e in fondo cosa
c'era di male ad entrare nel laboratorio e dare solo un'innocua
sbirciatina? Sarebbe stata attenta e non avrebbe toccato nessuno
degli aggeggi che il suo padrone utilizzava per creare i suoi filtri.
Si sarebbe guardata un po' in giro e poi se ne sarebbe andata senza
lasciare alcuna traccia del proprio passaggio. Rumpelstiltskin non
l'avrebbe mai saputo.
L'idea era
decisamente troppo allettante per ignorarla, così Belle estrasse un
tintinnante mazzo di chiavi dalla tasca del grembiule e individuò
immediatamente la piccola chiavetta d'argento che le occorreva.
Si guardò intorno
con circospezione come se temesse di essere osservata, ma gli unici
occhi che la scrutavano con freddezza e distacco erano quelli dei
soggetti immobili ritratti nei quadri che ornavano le pareti del
corridoio, così la giovane fece scattare rapidamente la serratura e
sgattaiolò furtivamente dentro il laboratorio.
La stanza circolare
non era cambiata molto dall'ultima volta che vi aveva messo piede:
era sempre ingombra di scaffali, vecchi rotoli di pergamena,
alambicchi, provette e tomi dall'aria antica.
Belle sorrise e
iniziò a curiosare tra tutti quegli oggetti, affascinata ed
entusiasta come una bambina nella bottega di un giocattolaio.
Sfogliò qualche
pagina di un polveroso volume interamente dedicato alle bacchette
magiche e alla polvere di fata, dopodiché la sua attenzione venne
catturata dalla ricetta di una pozione che permetteva a chiunque la
bevesse di poter comunicare con gli animali; le sue labbra si
contrassero in una smorfia di disgusto quando lesse coda di
serpente bianco tra gli ingredienti.
La giovane passò
in rassegna un po' tutto il laboratorio, scorrendo i titoli dei
vecchi libroni dalle pagine ingiallite e soffermandosi qua e là su
alcune di esse, particolarmente interessanti.
Prima di andarsene,
ebbe cura di risistemare ogni cosa esattamente come l'aveva trovata
in modo che Rumpelstiltskin non si accorgesse mai di quella sua
visita furtiva quanto illegittima.
Stava già
sorridendo, compiaciuta di se stessa, quando, per sbaglio, urtò un
massiccio scaffale di legno alle sue spalle. Con grande orrore della
ragazza, questo oscillò pericolosamente per qualche secondo, tanto
che una piccola fiala di cristallo precipitò da uno dei ripiani più
alti.
Con un'agilità che
non le apparteneva e un gesto fulmineo del quale lei stessa si stupì,
Belle si gettò in avanti e riuscì ad afferrarla giusto un attimo
prima che quella toccasse terra e s'infrangesse rovinosamente in
mille pezzi, disperdendo sul pavimento di pietra il suo misterioso
contenuto fluido e madreperlaceo.
Belle riprese a
respirare solo quando ebbe l'oggettino di vetro stretto al sicuro tra
le sue dita, mentre il cuore le batteva all'impazzata per lo
spavento. Chissà come avrebbe reagito Rumpelstiltskin se la boccetta
si fosse rotta e avesse rivelato così la sua clandestina presenza
nel laboratorio! La giovane rabbrividì al solo pensiero: il Signore
Oscuro sarebbe andato certamente su tutte le furie e non sarebbe
stato affatto piacevole per lei.
Fece per rimettere
la fiala, sana e salva, al proprio posto, quando un'improvvisa ondata
di profumo intenso e penetrante le invase le narici.
Belle, sorpresa,
studiò attentamente il flaconcino e notò che, nella caduta, il
tappo si era leggermente svitato e ora il contenuto biancastro e
opalescente al suo interno rilasciava nell'aria dense spirali di
vapore che salivano compatte verso l'alto ed emanavano quel forte
aroma di...carta e inchiostro?!
La ragazza sbatté
le palpebre incredula e osservò con stupore l'ampolla che teneva tra
le mani, poi l'avvicinò cautamente al proprio naso per essere sicura
di non stare impazzendo.
Eppure non c'era
alcun dubbio: quello che si levava dalla boccetta di cristallo era
l'inconfondibile e deliziosa fragranza di pagine scritte, che lei
così tante volte aveva assaporato durante la lettura e che tanto
amava. Era il profumo delle avventure e dei mille viaggi che aveva
compiuto senza mai lasciare la biblioteca del castello, degli amori
dei suoi protagonisti preferiti, delle battaglie, delle imprese
eroiche. Era il profumo di quelli che erano stati i suoi primi,
unici, veri amici per molti anni. Il profumo delle emozioni e della
libertà.
Ma come poteva
essere che una pozione sprigionasse l'odore dei libri?
Belle inspirò una
seconda volta e una strana sensazione di torpore e benessere iniziò
ad impadronirsi di lei, come se una nebbiolina si fosse infiltrata
nella sua mente, rendendole la testa leggera e offuscandole i
pensieri.
La giovane se ne
accorse immediatamente e, spaventata, si affrettò ad allontanare la
fiala da sé e a riporla sullo scaffale, ma ad un tratto si accorse
che il profumo era cambiato, si era fatto più inebriante, intenso e
speziato, tanto da pizzicarle deliziosamente il naso.
C'era qualcosa di
incredibilmente famigliare in quella seconda fragranza. Belle era
certa di conoscerla bene, di averla già sentita innumerevoli volte,
eppure in quel momento non riusciva proprio a ricondurla alla sua
fonte. Si trattava di un aroma incredibilmente seducente e
irresistibile, che la ragazza non poté fare a meno di respirare a
pieni polmoni e lasciare che la invadesse.
Un brivido caldo le
percorse la schiena, mentre quel profumo l'avvolgeva come un
abbraccio, l'attraeva inesorabilmente e instillava in lei uno strano,
stuzzicante desiderio.
Il bordo di
cristallo dell'ampolla era ormai a pochi centimetri dalle sue labbra
quando una mano squamosa e dotata di artigli neri gliela sfilò dalle
dita.
- Oh no, dearie. Ti
consiglio di non farlo. -
Belle strizzò gli
occhi e scosse la testa, mentre la nebbiolina che aveva offuscato la
sua mente si dissolveva pian piano e lei riacquistava lucidità.
Quando si voltò, il suo cuore si riempì di terrore alla vista della
figura eccentrica di Rumpelstiltskin, che evidentemente era rientrato
in anticipo dal suo viaggio.
L'Oscuro osservava
severamente la sua domestica e la sua sagoma pareva stranamente molto
più imponente del solito. I suoi occhi ferini erano gelidi e
impenetrabili e sembravano in grado di trafiggere la carne della
giovane come dardi.
- Non ti avevo
espressamente ordinato di non salire quassù senza di me?! - Ringhiò
il folletto, senza smettere di scrutarla.
Lei sussultò e si
sentì avvampare: - Volevo solo mettere un po' in ordine e dare una
pulita. Non volevo fare niente di male. - Bugiarda.
Ma il Signore
Oscuro non diede il minimo peso a quella debole giustificazione: -
Dovrei impedirti l'accesso alla biblioteca per un mese, così forse
imparerai ad eseguire i miei ordini! -
- No! - Belle
avvertì un tuffo al cuore e squadrò il folletto, supplicante: i
libri erano l'unica cosa in grado di lenire la sua solitudine durante
la notte e la nostalgia di casa che, di tanto in tanto, tornava ad
assalirla; non sopportava l'idea di separarsene tanto a lungo.
Rumpelstiltskin
indugiò per un attimo su quegli occhioni lucidi e grandi di paura
che lo scrutavano disperati e imploranti, infine sospirò e riprese:
- Tuttavia l'accordo che dovevo concludere è andato a buon fine e,
per tua fortuna, sono particolarmente di buonumore, quindi, solo per
oggi, lascerò perdere la tua disubbidienza, ma bada bene, non voglio
mai più trovarti qui senza il mio permesso, altrimenti ne subirai le
conseguenze. Chissà cosa sarebbe potuto capitare se non fossi
rientrato prima del previsto e non ti avessi tolto dalle mani questa
fiala! -
Belle lo fissò con
aria interrogativa, mentre il panico lasciava gradualmente il posto
ad una sincera curiosità: - Che intendete dire? Cos'è quella
pozione? - Chiese indicando la boccetta di fluido iridescente stretta
nella mano di lui.
Rumpelstiltskin
avvertì una fitta d'irritazione quando si accorse che il timore che
i suoi rimproveri avevano suscitato nella giovane, era già svanito.
Prese a studiare l'espressione della sua domestica, riflettendo:
sapeva fin troppo bene che quando i suoi occhi cerulei si accendevano
d'interesse per qualcosa, come in quel momento, ella non si sarebbe
fermata fino a quando non avesse ottenuto una risposta. Avrebbe
iniziato a tempestarlo di domande, a tormentarlo, a cercare di
carpirgli quante più informazioni possibili: una vera seccatura!
Tanto valeva soddisfare immediatamente la sua sete di sapere.
Il folletto sollevò
il flaconcino in modo che il liquido lattiginoso al suo interno
scintillasse, colpito da un raggio di sole che penetrava dalla
finestra.
Osservò con occhio
esperto il vorticare del vapore: - Questa è *Amortentia. -
Spiegò, sbrigativo. - Si tratta del filtro d'amore più potente di
tutti i reami. -
Belle spalancò gli
occhi: - Filtro d'amore? -
Lui rise davanti
alla sua faccia basita: - Oh, non il Vero Amore, dearie; non
quello con la A maiuscola. No, quello che provoca questa
particolare miscela non è altro che una potente infatuazione;
un'ossessione, potremmo dire. -
La giovane iniziò
a seguire attentamente con lo sguardo i fili di fumo che si
rincorrevano nella boccetta, come piccoli serpenti gassosi,
desiderosa di saperne di più: - Ma perché profuma? Com'è possibile
che abbia sentito l'odore dei libri? -
Rumpelstiltskin
fece un sorrisetto e la prese in giro, criptico: - Già, avrei dovuto
aspettarmelo da un topo di biblioteca come te. -
La ragazza corrugò
la fronte; continuava a non capire e la frecciatina del folletto non
aveva fatto altro che confonderla e incuriosirla ulteriormente.
Il Signore Oscuro
si godette per un po' quel momento; tenere la sua domestica sulle
spine era sempre molto divertente e gratificante, ma alla fine
riprese a spiegare in tono pratico. - L'Amortentia emana odori
diversi per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae. Si
tratta di un filtro assai insidioso e probabilmente è anche il più
pericoloso tra tutti quelli che si trovano in questa stanza. -
Belle tornò a
fissare la pozione, pensierosa, mentre la voce di Rumpelstiltskin
riecheggiava nella sua mente: odori diversi per ciascuno di noi a
seconda di ciò che ci attrae. Ciò che ci attrae.
Fu il folletto a
distoglierla dai suoi pensieri senza tanti complimenti: - Ora vattene
dal mio laboratorio, dearie, e giurami che non entrerai mai più
senza di me. Anzi, restituiscimi la chiave, così sarò sicuro che
non potrai più disubbidirmi. -
Lei distolse lo
sguardo e si morse il labbro, decisamente poco convinta.
- Belle? -
Rumpelstiltskin la incalzò con un tono d'avvertimento e alla fine la
giovane non poté far altro che annuire e porgergli la piccola chiave
argentata.
Lui la prese e se
la mise rapidamente in tasca, poi ripose con attenzione la fiala di
Amortentia al suo posto sullo scaffale e si rivolse nuovamente alla
sua domestica: - Bene. Ora va' nelle cucine a preparare il pranzo.
Quel maledetto viaggio mi ha fatto venire una fame da lupi. -
La ragazza si
diresse verso l'uscita del laboratorio, ma quando passò accanto al
folletto avvertì un inebriante aroma dai toni speziati, leggermente
agrodolci, solleticarle le narici e un pensiero la folgorò come un
fulmine. Non era possibile!
Belle si bloccò e
scoccò un'occhiata sbigottita a Rumpelstiltskin, mentre
un'improvvisa consapevolezza si affacciava alla sua mente con una
chiarezza e un'evidenza disarmanti.
Era dunque il profumo del corpo del
Signore Oscuro ad attrarla? Era quello l'odore che l'Amortentia aveva
ricreato appositamente per lei? Ma allora questo significava che...
- Be'? Che ti
prende, dearie? Perché ora mi fissi come se avessi visto un
fantasma? -
Lei arrossì
violentemente e si affrettò a voltarsi e a riprendere la via della
porta, senza aggiungere parola e ringraziando tra sé che fra i tanti
poteri che Rumpelstiltskin possedeva, non vi fosse la capacità di
leggere nel pensiero altrui.
Il folletto rimase
fermo al centro della stanza ad osservare il punto in cui la sua
domestica era sparita, scuotendo la testa e alzando gli occhi al
cielo. Quella scioccherella di una principessa stava di nuovo per
combinare un disastro. Gli effetti dell'Amortentia erano micidiali e
molto potenti, oltre che estremamente difficili e fastidiosi da
debellare. Ci era mancato davvero poco che non scoppiasse un enorme
guaio al quale lui avrebbe dovuto porre rimedio non senza una
buona dose di tempo e fatica.
Sospirò: quella
strana ragazza, con la sua indole fiera, curiosa e impertinente, non
faceva altro che dargli un grattacapo dietro l'altro. Forse avrebbe
semplicemente dovuto trasformarla in un gattino e tenersela come
animale da compagnia. Sorrise a quell'idea ma la scartò
immediatamente, pensando che, in fondo, non gli dispiaceva poter
ammirare ogni giorno il suo sorriso e le forme armoniose del suo
corpo aggraziato.
Prima di uscire dal
laboratorio, Rumpelstiltskin lanciò un rapido sguardo al flaconcino
di Amortentia, riposto al sicuro sul suo ripiano. Strano: quando
l'aveva sottratto dalle mani di Belle era stato investito per un
momento da un dolce e delicato profumo di rosa misto a vaniglia.
* J.K. Rowling,
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, cap. 9