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Autore: didi93    01/02/2014    2 recensioni
La mano di Maria scivolò sul polso sinistro di Altair. Senza dargli il tempo di capire cosa stesse per fare, fece scattare la lama celata e se la portò alla gola mentre lui sgranava involontariamente gli occhi. Fu la prima volta che vi scorse qualcosa di molto vicino alla paura.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Maria Thorpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiducia

La lama di Altair si aprì un varco nel collo di Moloch.
L’uomo emise un gemito strozzato mentre il suo corpo si afflosciava al suolo come svuotato e uno schizzo di sangue macchiava la tunica immacolata dell’Assassino. Sapeva che la sua vittima sarebbe passata a miglior vita in poco tempo e imprecò tra sé. Con un gesto troppo avventato, nella foga di quel combattimento interminabile, doveva avergli reciso la giugulare. Ritirò la lama provocando all’uomo un sussulto incondizionato e portò la mano sulla ferita a fermare il sangue, nel macabro tentativo di prolungare quei momenti di agonia. Il pensiero della crudeltà insita in quel gesto gli occupò la mente, ma solo per un istante. Negli ultimi giorni, si era accorto che anche quella poca empatia che poteva vantare in precedenza l’aveva del tutto abbandonato. Non era mai stato così distaccato, mai così bravo in quello che faceva. Decisamente non provava pietà. Quei pochi minuti strappati alla morte potevano essere determinanti e non esitò a reclamarli.
-Dov’è Bouchart?- chiese freddo.
Il Toro sbattè le palpebre un paio di volte con aria assente e Altair sospirò seccato maledicendo la sua fretta. Probabilmente non ne avrebbe ricavato più nulla.
-Dov’è Bouchart?- ripeté.
Quando ormai non sperava più di ottenere risposta, le labbra di Moloch scoprirono i denti ricoperti di sangue, rivelando un ultimo sorriso di scherno.
-Perché dovrei dirtelo?- la sua voce, potente quanto un alito di vento, aveva conservato la propria arroganza e non celava la derisione.
-Perché così smetterai di soffrire.- sibilò Altair.
-Voglio che tu sappia una cosa Assassino…-continuò l’uomo allargando il ghigno –riponi la tua fiducia nelle persone sbagliate.-
Un frastuono familiare di voci concitate e tintinnio di armi sopraggiunse dal corridoio e accompagnò l’ultimo respiro di Moloch. Altair gli chiuse gli occhi, striandogli il viso di sangue, ancora incapace di allontanarsi. Quelle poche parole, quasi impercettibili, pronunciate dal signore di Kyrenia mentre già la coscienza lo abbandonava, risuonavano nella sua mente come una sorta di oscuro presagio, la conferma di ciò che sospettava e temeva.
Quando la grande porta di legno dorato fu spalancata senza riguardo ed un manipolo di uomini armati si riversò nel lussuoso salone, al centro del quale giaceva il corpo senza vita di Moloch, l’Assassino era già scomparso oltre la finestra, sfidando l’altezza e la gravità, e si era dileguato tra la folla.
 
Era appena spuntata l’alba quando Altair discese nel cortile coperto della dimora, dopo aver attraversato la città in tumulto.
Fece il suo ingresso nella stanza principale silenzioso come un’ombra.
Alessandro aveva le mani appoggiate al bancone e gli dava ancora le spalle, mentre parlava con il Rafiq in preda ad un’inconsueta agitazione.
-Questa notizia potrebbe cambiare tutto…dovremmo parlarne…-
-In tal caso, tempismo perfetto.- lo interruppe Marko mentre sollevava lo sguardo dall’imponente registro –Salute e pace, Altair.- aggiunse accompagnando le parole con un cenno del capo.
-Salute e pace.- rispose il Maestro.
Alessandro si voltò di scatto. La sua preoccupazione gli impediva di espletare anche una semplice formalità come il saluto.
-Cos’è che dovrei sapere?- chiese Altair facendo appello a tutta la sua tolleranza.
-I Templari sanno che il Frutto è qui e che sei tu ad averlo.- rispose pronto l’Assassino.
Quella notizia non lo sorprese come avrebbe dovuto, ma cercò di non darlo a vedere. La sera in cui era ritornato alla dimora insieme ad una Templare priva di sensi, l’avevano guardato strabuzzando gli occhi, come se fosse uscito di senno e avevano esitato in modo irritante a prestarle aiuto, ma non gli avevano chiesto nulla riguardo i dettagli della sua missione. Aveva usato la Mela per lasciare la fortezza di Buffavento insieme a Maria e sapeva bene che quello che aveva fatto non riguardava solo lui e avrebbe avuto ripercussioni sull’intero Ordine, perché, con un solo avventato gesto, aveva dato ai Templari una preziosa informazione, forse l’unica di cui davvero avevano bisogno. Ripensò a quello che era successo e disse a se stesso che, per quanto assurdo potesse sembrare,  tornando indietro, si sarebbe comportato esattamente nello stesso modo.
-Ne sei certo?- chiese ostentando indifferenza.
-Ho origliato una conversazione, tra due generali dell’esercito crociato.-
Altair annuì piano -Ho motivo di credere che tra noi ci sia un traditore.- disse con calma forzata. Di certo non era stato un presunto traditore a fornire quell'informazione ai Templari ma le ultime parole di Moloch continuavano a risuonare nella sua mente.
Alessandro sollevò un sopracciglio con aria saccente. Non c'era bisogno che parlasse per lasciar intendere a chi stesse pensando.
-Hai qualche idea?- chiese Marko.
-Purtroppo no. Ma so chi potrebbe saperne di più.-
Il Rafiq rispose con un cenno di assenso.
 
 
 
Altair si richiuse la porta alle spalle e fu subito investito dal benefico calore prodotto dal braciere. Barnabas era seduto su un tappeto colorato con le gambe incrociate e tendeva le mani sulle braci. Gli lanciò uno sguardo indagatore al vederlo comparire nella stanza.
-Salute e pace Altair.- disse alzandosi in piedi con un atto di affettata riverenza -Ho saputo della morte di Moloch. Non mi avevi informato dei tuoi piani…-
-Non ne ho avuto modo.-
In realtà, ogni volta che poteva, evitava di dargli notizie sui suoi progetti e, per qualche motivo che neppure lui era ancora in grado di spiegarsi, preferiva che ne venisse al corrente a cose fatte. Per quanto avesse bisogno del suo appoggio, ad Altair quell’uomo non era mai piaciuto. Il capo della Resistenza cipriota non si era mai presentato alla dimora e sembrava avesse rapporti più con i capi a Limassol, o quello che ne rimaneva, che con i suoi seguaci a Kirenya.
-A cosa devo la tua visita?- continuò l’uomo guardandolo di sottecchi.
-Credo che tra di noi ci sia un traditore.-
La reazione di Barnabas non fu più chiara del suo comportamento. Per un istante, Altair credette di vedere il suo viso sbiancare e, se non fosse stato totalmente irragionevole, avrebbe detto che fosse proprio lui a nascondere qualcosa.
D’un tratto, una tremenda verità si presentò agli occhi dell’Assassino. Barnabas che informava i Templari della sua presenza a Limassol, la trappola e l’attacco alla dimora, tutto parte di un piano ben orchestrato. Dopotutto, lui non era riuscito ad arrivare a Bouchart, non aveva intaccato la colonna portante dell’Ordine ed i suoi tentativi, fino a quel momento, si erano rivelati una serie di fallimenti.
-Lo credo anch’io.- rispose Barnabas riacquistando alla svelta il suo contegno.
Altair aggrottò le sopracciglia. –E sospetti di qualcuno?-
-Si. Un commerciante, un membro della Resistenza.-
Per un attimo fu indeciso, con la lama pronta a scattare. Se davvero aveva visto giusto, ora che i Templari sapevano che la Mela era lì, quanto tempo sarebbe passato prima che tentassero di impadronirsene? Non poteva rischiare.
Scrutò l’uomo che aveva di fronte e lesse nei suoi occhi una malcelata preoccupazione.
Gli occhi di Barnabas scivolarono dal viso di Altair alla lama che fuoriusciva dalla manica candida della sua tunica -Cosa? Sospetti di me!?- esclamò -E' assurdo!-
-Non si tratta solo di un sospetto.- si arrischiò a rispondere il Maestro.
L’uomo lo guardò per un attimo come indeciso, poi sorrise –Bene, allora vorrà dire che ti ucciderò.- disse prima di estrarre la spada.
Altair sogghignò, non c’erano più dubbi.
 
La luna fece capolino dalle nuvole e gettò la propria luce ad illuminare l’Assassino, appollaiato sopra un tetto, con lo sguardo fisso sul vicolo sottostante. Era passata solo qualche ora da quando Altair aveva ucciso Barnabas. Era stato più difficile di quanto pensasse e sapeva di dover tornare alla dimora il prima possibile, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla figura esile che percorreva la strada a passo spedito. Forse avrebbe dovuto chiedersi cosa diavolo ci facesse lì e sentirsi un perfetto idiota. Era un Assassino che spiava una ex-Templare, la quale, per di più, gli aveva rivelato di essere ancora fedele alla sua causa. Scosse la testa per scacciare quel pensiero, non riusciva ad associare la parola Templare al viso di Maria, nonostante tutto.
 

 




NOTE
Ciao a tutti.
Ebbene si, sono ancora qui e sono sopravvissuta agli esami (beh, non proprio a tutti ma siamo a buon punto).

Chiedo scusa per il ritardo, a mia discolpa posso solo dire che, fino a poco tempo fa, ero sommersa dai libri.

Questo capitolo serviva più che altro a dare qualche informazione e a sciogliere qualche nodo (e spero di esserci riuscitaXD). 
A presto;)
  
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