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Autore: Kirara_Kiwisa    01/02/2014    2 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Abbassai gli occhi, non riuscendo ad incrociare quelli di Elehandro.
Il Capitano mi raggiunse silenziosamente, incapace di spezzare il silenzio che si era creato. Provavo un peso sul petto, un terribile senso di colpa che mi faceva desiderare di non rimanere sola con lui. Mi vergognavo troppo.
- Perdonami-
- Grazie-
Dicemmo entrambi, all’unisono. Ridemmo, cercando di decidere chi dovesse parlare per primo.
- Grazie…-
Riprese Hyner.
- Grazie per non aver lasciato che uccidesse mia sorella-
Il sorriso allora mi abbandonò. Lo fissai seriamente, priva ormai di ogni compassione.
- Elehandro-
Pronunciai con molta attenzione.
- Ho salvato tua sorella, solamente perché sarò io ad ucciderla-
Tutta la paura della verità scomparve. Era troppo tardi ormai per averne.
Il vampiro rimase immobile, quasi congelato. Mi fissò, lasciandomi solo immaginare cosa stesse pensando.
- Decidi Elehandro, se intendi salvarla devi uccidermi qui e ora-
Il demone sospirò, purtroppo togliermi la vita avrebbe avuto conseguenze disastrose per lui e la nave. Sapevo che stavo proponendo qualcosa di impossibile, però era pur sempre una scelta. Per qualcuno che amavo, io avrei scelto l’impossibile e ne avrei accettato ogni singola e pericolosa conseguenza.
- Tu cosa volevi dirmi?-
Domandò la creatura.
- Che mi dispiace. Mi dispiace per non essere stata sincera-
- Per riscattarti non potresti lasciar vivere Lu?-
Ci pensai per un nano secondo, fino a che non ricordai che non si trattava di semplice orgoglio. Forse era il caso che il Capitano lo sapesse.
- El, Lucyndra vuole affondare la nave-
Raccontai tutto, spiegai tutto. Stranamente il comandante rimase ad ascoltare senza mai interrompere. I suoi occhi mi fissarono senza trapelare la minima emozione, dall’inizio alla fine. Nelle tenebre della stanza rimase seduto di fianco a me, fino a che non terminai. In quel momento il vampiro si alzò e uscì, lasciandomi sola.
 
Quando mi risvegliai, scorsi un paio di occhi marroni davanti al mio naso. Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di capire se fosse un sogno. Mi feci leggermente indietro, scorgendo anche un naso e una bocca oltre a quegli occhi così intenti a fissarmi.
- Hunter-
Sbottai.
- Che stai facendo nel mio letto?-
- Ti riscaldo-
Rispose.
Notai che mi stava abbracciando da sotto le coperte, effettivamente c’era un bel calduccio.
- Non sono tornata del mio calore naturale?-
- No-
Rispose secco, senza smettere di fissarmi. Quasi non sbatteva ciglio.
- Lo sai che sono viva, vero? Non c’è bisogno che mi guardi così-
- Certo che so che sei viva-
Replicò, come se fosse stupido solo da chiedere.
- Se tu non lo fossi, saremmo tutti morti a quest’ora-
- Già-
Sospirai, voltandomi leggermente verso il soffitto e liberandomi dagli occhi dello stregone.
- Hai conosciuto il mio demone-
- E’ simpatico-
Sbottò Hunter, facendomi ridere.
- Davvero, soprattutto quando gli occhi gli diventano rossi stile macchina da guerra-
Continuò.
- Lo avete visto tutti eh?-
- Era impossibile non notarlo-
Il mio sorriso si affievolì in una smorfia isterica. Mi posi un braccio sulla fronte, non riuscendo nemmeno a credere di essere in una situazione del genere.
- Si vede che tiene a te-
Riprese il ragazzo, più seriamente questa volta.
- Tiene al suo regno, alla sua corona, al suo trono. A questo tiene. Io sono solo un mezzo per ottenerli-
- Non so, credo che ci sia dell’altro dietro-
Affermò Hunter.
- Gliel’ho visto nello sguardo mentre tentava di uccidermi. Era seriamente preoccupato per te-
- Ha tentato di ucciderti?!-
- Sì ma la nave ha preso ad affondare, si è spaventato e mi ha lasciato andare-
- E tu cosa hai fatto?-
- Beh, molto tranquillamente…cercando di riprendere a respirare…ho spiegato che sì, non era una coincidenza. Se mi uccideva, la nave affondava. Allora mi ha ignorato e ha proseguito-
Sospirai, non riuscendo ad immaginare cosa avrei fatto se avesse ucciso Hunter. Niente lo avrebbe salvato a quel punto.
- Devo dire che comunque è veramente spaventoso. Ci credo che sei scappata da lui-
La sua affermazione mi incuriosì. Mi volsi leggermente verso di lui, fissandolo ad un palmo dal suo naso.
- Davvero lo trovi spaventoso?-
- Ma scherzi?!-
Sbottò il ragazzo ritirandosi un po’ indietro per fissarmi meglio.
- E’ la cosa più spaventosa che io abbia mai visto in vita mia! Ed ho più di trecento anni diavolo!-
“Cosa”? E’ la “cosa” più spaventosa?
- Sembra essere il figlio stesso delle fiamme-
Proseguì, sbiancando improvvisamente.
- E’ l’incubo che più temi al mondo, capace di durare decine di anni in un solo istante. La tua anima brucia viva mentre lui la osserva divertito. Provi le torture peggiori dell’Inferno solamente perché lui lo desidera e non si perde nemmeno un attimo di quel dolore che ti scortica vivo. I suoi occhi e il suo sorriso sono la cosa che ti accompagna mentre scendi…-
Improvvisamente si bloccò.
- Ma davvero tu non ci sei mai stata?-
- Dove?-
Chiesi sconcertata.
Hunter tacque, rimanendo a fissarmi. Improvvisamente si alzò dal letto, dandomi le spalle.
- Non credo sia giusto che te lo dica io-
- Cosa? No! Non puoi iniziare un discorso del genere e poi…-
- Penso che io e te abbiamo due visioni diverse della stessa persona-
Sbottò, interrompendomi.
- Non distruggerò ciò che vedi di buono in lui. Non intendo farlo, tutti meritano una seconda occasione…anche il figlio delle fiamme-
- Dalle tue parole sembra Satana in persona-
Hunter sorrise, augurandomi di non dover mai vedere il Principe dei Demoni sotto la sua stessa prospettiva. Abbassai lo sguardo, non riuscendo ancora del tutto a capire.
- Victoria, sai come ti vedo io?-
- Come?-
Domandai curiosa.
- Come una brava ragazza, che darebbe la sua vita per salvare gli amici. Ora, secondo te…come ti hanno vista le fate che hai massacrato un secondo prima di ucciderle?-
Sobbalzai all’interno del letto, quasi cadendo di sotto.
- Ma…-
Tentai di replicare.
- Loro…erano solo delle creature deboli e insignificanti-
- Così come lo siamo noi, per lui-
Abbassai il capo, pensandoci su. Hunter aveva ragione.
- Tu puoi vederlo sotto un altro punto di vista, perché sei potente almeno quanto lui. Non come noi comuni mortali-
Risi alle sue parole.
- Potente. Se fossi stata potente non sarei in questo letto infreddolita come un ghiacciolo-
- Il Principe non è mai stato ferito?-
Alzai lo sguardo.
- Sì ma da creature altrettanto potenti-
- Lucyndra non è l’ultima arrivata sai. Sbagli a sottovalutarla-
Aveva ragione, l’avevo sottovalutata. Semplicemente perché credevo che fosse come tutte le altre creature viventi, quando invece lei non era vivente. Non aveva sangue che le scorreva nelle vene. Forse dovevo cercare di smettere di essere tanto creativa e avvalermi di un semplice e stupido paletto.
- La ucciderò Hunter-
Spiegai risoluta.
- E’ da un po’ che lo sento. Eppure lei è ancora lì e tu finisci sempre in infermeria-
Sorrisi, non essendo ormai più triste né amareggiata. Era una sfida. Se non sconfiggevo lei, non avevo speranze di sopravvivere a coloro che mi inseguivano. Lei era solamente un moscerino in confronto agli Angeli.
- Cambierà-
Spiegai.
- Presto cambierà-
 
Andai in biblioteca. Non che ne avessi realmente bisogno ma volevo sentire la versione di Morgan.
Volevo una prova concreta, prima di vendicare qualcosa che non mi apparteneva. Probabilmente non lo stavo facendo per me, credevo che più dimostravo la sua malvagità più sarebbe stato facile per Elehandro accettarne morte.
- Desidero chiederle una cosa-
Eruppi entrando di soprassalto e cogliendo il fantasma di sorpresa.
- La prima volta che ci siamo incontrare, lei mi ha detto che ci sono altre donne in questa nave-
- Certo, perché? Non le hai mai incontrate?-
Io scossi la testa.
- Che strano. Sono tante e tutte donne estremamente affascinanti. Sono salite a bordo dopo che io ho iniziato a lavorare in biblioteca a tempo pieno. Una dopo l’altra sono salpate con noi e non se ne sono più andate. Credo che si trovino bene-
Deglutì, decidendo che dovevo sedermi. Io e Morgan non eravamo state le uniche a rientrare nel mirino di Lucyndra.
- Ma…dove sono?-
Chiesi.
- So che si radunato sul fondo del vascello. Vicino la chiglia. Incredibile ma c’è una stanza segreta laggiù, dove non ci dovrebbe essere proprio niente. Non si vede e non so come si faccia ad entrare, ma c’è. Credo che neanche il Capitano sappia della sua esistenza-
- E…sono tutte lì?-
Chiesi io balbettante. Faticavo a credere che nessuno lo avesse mai capito, mai scoperto. O forse semplicemente nessuno voleva capirlo. Ma il più colpevole di tutti era Elehandro che, cieco, non vedeva quello che accadeva sotto i suoi stessi occhi.
- Certo ma non sono molto gentili. Pensa che non sono mai venute a presentarsi ed io sono la moglie del Capitano-
La donna iniziò a ridere ma io mi alzai bruscamente dal tavolo.
- Si è fatto molto tardi Signora. Devo proprio andare-
- C-Certo-
Disse alzandosi e accompagnandomi verso la porta.
- Ma…tornerai a trovarmi?-
- Certo Signora, ogni giorno fino a che potrò-
 
Adesso ne ero certa, ora dovevo solo avere le prove. Le dovevo, a Morgan e ad Elehandro. Per di più non potevo passare io come la cattiva davanti agli occhi del Capitano, doveva sapere che la mia si trattava semplicemente di giustizia. Lo avrei portato lì se necessario, alla chiglia, sperando che sua moglie non si sbagliasse.
Corsi da lui, chiamandolo a gran voce, ancora eccitata dalla mia scoperta. Ma non era solo, aperta la porta, trovai Lucyndra davanti a me.
- Cosa ci fa lei qui?-
Ringhiai, rimanendo sulla soglia. La vampira sorrise mentre il fratello sospirava.
- Dove pensavi che la mettessi? In una cella?-
Volsi lentamente lo sguardo verso di lui, fulminandolo con gli occhi.
- Sì-
Sbottai, senza alcun pudore.
- Sarebbe stato più appropriato-
- E con quale accusa?-
Domandò il Capitano seccato, alzando la voce.
- Per aver tentato di…-
Si bloccò, fissando gli occhi viola della sorella, così soddisfatti.
- Lucyndra potresti lasciarci soli?-
Lo fece ma non prima di passarmi accanto e darmi una spallata mentre usciva. Mi rivoltai verso di lei per saltarle addosso ma Hyner mi riprese verbalmente. Mi bloccai, impotente, davanti a lei che mi fissava divertita con una smorfia. Aveva vinto la partita e non aveva ancora finito di festeggiare. Quando la donna se ne andò richiudendo la porta, il comandante riprese a parlare.
- E’ solo spaventata, come tutti noi. Non è da poco avere l’oggetto di un Lancaster a bordo-
- Non sono un oggetto-
Ribadii avanzando di un passo verso di lui. Il vampiro roteò gli occhi, decretando nuovamente che era solo un modo di dire.
- Lu voleva proteggere la nave, non pensando che avrebbe attirato l’ira del nostro Principe-
- La stai difendendo-
Constatai, furiosa.
- La stai difendendo dopo che mi ha praticamente dissanguata-
- Non lo avrebbe mai fatto se…-
- Mi ha gettato fuori bordo nella tempesta e non sapeva che avevo questo-
Dichiarai mostrando il polso con il marchio di Nolan. Elehandro sussultò, perdendo la parola.
- Ha tentato di tagliarmi la gola e neanche allora sapeva cosa fossi-
Continuai, ricordandogli la cicatrice sul collo.
- Ha incantato la tua spada per uccidermi-
- Credevo che fosse stato Hunter-
- Lei ha maledetto Hunter!-
Gridai avanzando, sperando che mi desse ascolto.
- Vuole affondare la nave e non si fermerà fino a che non ci riuscirà!-
Il vampiro mi diede le spalle, allontanandosi da me.
- E’ impossibile-
Prese a borbottare.
- Tu non sai cosa stai dicendo-
- Lo so benissimo invece-
Ribattei avanzando fino a raggiungerlo, costringendolo a voltarsi e a guardarmi negli occhi.
- Come so che è stata lei ad uccidere Morgan e tutte le altre donne salite a bordo-
- Ma di cosa stai parlando?!-
Reagì scattando d’istinto lontano da me, fissandomi come se fossi impazzita.
- Sto parlando della misteriosa morte di tua moglie e della scomparsa di ogni donna che abbia osato mettere piede sulla Gold-
- Se ne sono andate, da sole-
Spiegò il demone con fermezza.
- Non sono state uccise-
- Tu le hai mai viste lasciare la nave?-
Incalzai, incontrando ancora il suo silenzio.
- Hai mai visto con i tuoi occhi una di loro scendere dalla nave?-
- No ma lo vedrò presto-
Sbottò spingendomi verso la porta.
- Dirò al timoniere di accelerare i tempi e di prendere la via più breve per il Regno dei Demoni-
- Fermo!-
Gridai, puntando i piedi e appoggiandomi con entrambe le mani sugli stipiti della porta. Feci presa su di essi con tutta la mia forza, impedendo al vampiro di buttarmi fuori dalle sue stanze.
- Perché non vuoi ascoltarmi! E’ stata lei ad uccidere Morgan!-
- Smetti di pronunciare il suo nome!-
Urlò il demone, ben più forte di me. La sua voce rimbombò per tutta la cabina, facendomi sussultare.
- Io so chi ha ucciso mia moglie e non è stata Lu-
Attonita rimasi ad ascoltare.
- Fui tradito da un vampiro, una creatura della mia stessa razza che avevo accolto sulla Gold. Come ringraziamento lui non seppe sopportare la sete e la vicinanza ad un’umana, così uccise mia moglie. E’ stato giustiziato per questo e il suo corpo gettato in mare-
- No-
Sussurrai, scuotendo la testa.
- No, ti sbagli. Non è stato lui. E’ stato Lucyndra, Morgan…-
- Basta adesso-
Ordinò il comandante.
- Non posso farti del male ma questo non vuol dire che sono costretto ad ascoltarti. Resterai nella tua cabina fino a destinazione-
- Altrimenti mi faresti del male?-
Domandai incrociando le braccia, sfidandolo con lo sguardo.
- Mi faresti del male, se non fossi tanto spaventato da Nolan?-
Aspettavo la risposta, con la rabbia nel cuore. L’uomo ci pensò un attimo prima di rispondere.
- No, hai ragione-
Sciolsi le braccia, sollevata fino a che non udii il resto.
- Non è lui a farmi paura-
Iniziò spiegando.
- Non sono stolto come mia sorella. Non ho l’ingenuità necessaria che mi renderebbe così impavido da sfiorare una creatura talmente spaventosa da non temere il diavolo stesso-
- Cosa?-
Mormorai, non capendo la riposta.
- Tu sei l’unica al mondo a non temere il nostro sovrano, Victoria. Solo gli sciocchi o coloro che emettono più paura del Principe stesso non ne sarebbero spaventati. Purtroppo non credo che tu sia sciocca. Penso invece che tu sia abbastanza potente da non essere costretta a temerlo-
- Questo non fa di me una creatura spaventosa-
Risposi indietreggiando di un passo.
- Sì, se stai competendo con il Signore delle Tenebre-
- Lui non è niente di tutto ciò-
- Solo la luna può ammirare il sole e non rimanerne accecata, Victoria. Solo qualcosa di altrettanto potente può comprendere, affrontare e impartire ordini ad una creatura paragonata alle pure fiamme dell’inferno-
Spiegò, facendomi raggelare il sangue.
- Io non ti toccherò Victoria ma non perché temo il Principe-
Fu lui a lasciarmi, costringendomi a restare sola nello studio dei suoi appartamenti. Caddi sul pavimento, con gli occhi sbarrati. Finalmente mi temevano, riconoscevano i miei poteri ma non per quello che avevo fatto. Mi consideravano un mostro alla pari di un altro mostro, ecco cosa eravamo io e Nolan per il mondo.
 
Uccisi Nolan.
Nel modo che meglio sapevo fare. Lo guardai dritto negli occhi mentre moriva, godendomi ogni istante. Lo baciai sulle labbra, un attimo prima di strappargli la vita. Il mio sguardo soddisfatto fu l’ultima cosa che vide. Il suo corpo si accasciò a terra, vuoto.
Dopodiché fu il turno di Elehandro. Lo raggiunsi in fretta, mentre lui ancora mi fissava terrorizzato.
Gli accarezzai dolcemente una guancia, fissandolo nei suoi occhi colmi d’oscurità. Ordinai al suo corpo di morire, possedendo qualcosa che gli apparteneva. Tramite quel piccolo e inizialmente così insignificante pezzo di lui, potei controllarlo nonostante nelle sue vene defluisse polvere.
Dovette soccombere alla mia forza, alla mia ira. Cadde sulle ginocchia davanti a me, mantenendo quell’espressione di paura fino all’ultimo.
- Sono stata buona troppo a lungo-
Mormorai, guardandomi intorno incredibilmente appagata. Dietro di me il cadavere di Nolan, davanti quello di Elehandro. Ma quello che non avevo considerato era la sua presenza, la presenza di Blanche.
Comparve improvvisamente come un tifone. I suoi occhi mi raggelarono il cuore, le sue mani sulla mia gola mi fecero iniziare a tremare. Strinse forte, soffocandomi. Dopo poco scostò una mano dal collo, concentrandosi sul ventre. Lo trafisse, iniziando a cercare qualcosa fra le interiora. Gridai, implorando di smetterla. Non fu soddisfatta fino a che non afferrò qualcosa dentro di me, lo estrasse e lo gettò a terra. Allora mi avrebbe uccisa, non prima.
Un senso di terrore mi aveva pervaso completamente, rendendomi incapace di reagire. Non potevo reagire, nessuno poteva ribellarsi a Blanche. Nessuno poteva batterla, certamente non ci sarei riuscita io. Lei era semplicemente la settima meraviglia del creato, potente e bellissima ma anche incredibilmente malvagia. Questa oscurità le dava il potere di fare qualsiasi cosa, di ottenere qualsiasi cosa. Eserciti si erano piegati al solo cenno del suo dito. I migliori demoni non avevano avuto scampo, io non avrei potuto fare differentemente. E con questa consapevolezza, morì.
Così mi risvegliai, nel mio letto.
- Hai fatto un brutto sogno?-
Mi volsi verso Hunter. Mi fissava dal fondo del letto, appollaiato con le gambe incrociate. Ci misi un attimo a capire che era ancora pomeriggio, che mi trovavo nella mia cabina e che non dovevo ucciderlo. Era mio amico.
- Tu cosa ci fai qui?-
- Ti proteggo-
Ebbe l’ardire di rispondere. Un sorriso mi sorse spontaneo.
- Sei rimasto qui tutto il tempo? Per proteggermi?-
- Certo, Lucyndra non ha ancora finito con te. Lo sappiamo tutti-
- Non ho bisogno che tu mi protegga-
Sbottai, alzandomi a sedere sul letto con una mano sulla fronte. Mi girava la testa e mi veniva da vomitare, dovevano essere ancora le conseguenze del mezzo dissanguamento.
- E di cosa hai bisogno allora?-
Ci pensai un attimo.
- Di una fata-
Risposi, fissando gli occhi nocciola di Hunter.
- Siamo nervosetti eh?-
Ridacchiò il ragazzo. Lo ignorai.
- Ho bisogno di uccidere una fata, questo mi rilasserebbe-
Lo stregone tacque qualche istante, non abbandonandomi mai con lo sguardo.
Potevo solo immaginare cosa stesse pensando. Aveva davanti un mostro, solo un mostro.
- Dove la troviamo?-
Eruppe, sorprendendomi.
- Siamo lontani dal Regno delle Fate. Dove posso trovartela?-
- Fai sul serio?-
- Certo, perché?-
Scossi il capo, apprezzando incredibilmente il suo gesto. Mi avvicinai a lui, rincuorandolo che non importava darsi tanto da fare per trovarne una. Dalla prossima nave che avremmo assaltato, io mi sarei procurata il mio bottino personale.
- Dai andiamo a mangiare-
Lo incitai, vestendomi frettolosamente con Hunter rivolto verso il muro. Alla nausea era susseguita in fretta una gran fame, avrei potuto divorare qualsiasi cosa.
- Ah, non lo dire a Thos che voglio procurarti una fata da uccidere-
Supplicò il ragazzo prima di uscire dalla cabina.
- Lui non capirebbe-
Sorridendogli lo spinsi letteralmente fuori dalla porta, non essendo intenzionata a perdere altro tempo.
 
Seduta in mensa, davanti al cibo, persi del tutto l’appetito. Ogni cosa mi disgustava, solo vedere le portare mi faceva salire il vomito. Rimasi allora semplicemente seduta sulla panca con i gomiti sul tavolo e le mani sulla fronte. Pallida e con i sudori freddi, non capivo cosa mi stesse succedendo.
- Tutto bene?-
Chiese Hunter.
- Affatto-
Risposi, riuscendoci a malapena. Mi stavo concentrando sul non vomitare, non sul parlare.
- Hai bisogno di quella fata?-
Sussurrò lo stregone.
- No-
Lo informai, nonostante più stessi male più il mio nervosismo stesse aumentando.
- Cosa succede?-
Entrambi alzammo lo sguardo verso Thos, si stagliava sopra di noi con i suoi grandi muscoli e mi stava fissando preoccupato.
- Cosa ci fai in piedi a quest’ora?-
Chiese Hunter mentre l’enorme demone si accomodava al nostro tavolo.
- C’è mancanza di personale da quando…beh…-
- Da quando Nolan ha fatto irruzione e ha ucciso gran parte dei demoni-
Terminai la frase alzando il volto verso di loro.
- Lo so Thos, non c’è bisogno che tu me lo nasconda-
Timidamente l’uomo afferrò il piatto che non stavo mangiando e iniziò a divorarlo, così da non dover proseguire la conversazione.
- Ti senti bene? Hai certe occhiaie-
- No, affatto-
Risposi al demone che stava assaporando il mio tacchino.
- E’ così da quando si è svegliata-
- Hai fatto brutti sogni? Forse è quello che ti ha fatto star male-
Sorrisi innanzi alla candida ignoranza del grosso demone.
- Ho fatto brutti sogni perché evidentemente sto male, non il contrario-
- Parlacene-
Invitò Barbas, comparendo come un fantasma seduto vicino ad Hunter. Sussultammo, osservando l’anziano polveriere della nave costretto anch’esso ai doppi turni.
- Ciao Barbas-
Salutammo in coro.
- Avanti, cosa hai sognato?-
Sbuffai, tentando di raccontare.
- Nolan, il Capitano e qualcuno che è morto da molto tempo-
- Cosa succedeva nel sogno?-
Alla domanda del demone più anziano mi posi istintivamente una mano sulla pancia. Sobbalzai ma non per l’immagine di Blanche che giocava con le mie viscere, bensì notai che c’era qualcosa di anomalo. Nonostante fossi a stomaco vuoto, mi trovavo terribilmente gonfia.
- Secondo voi sono ingrassata?-
Domandai alzandomi in piedi e mostrandomi di profilo innanzi ai tre pirati della Gold. Ognuno di loro mi fissò attentamente, senza dire una parola.
- Se rispondiamo la cosa sbagliata…ci uccidi?-
Chiese Hunter.
- Probabilmente. Allora? Vi sembro ingrassata?-
Scossero il capo all’unisono tutti e tre. Sbuffai nuovamente, non potevo fidarmi del loro giudizio.
- C’è qualcuno che non ha paura di rispondermi?-
Scossero ancora il capo tutti assieme. Tornai a sedermi sconfitta, comunque sia avendo già la mia risposta. Ultimamente dovevo aver mangiato troppo.
- Allora…hai parlato con il Capitano?-
Chiese cautamente lo stregone. Alzai gli occhi verso di lui, annuendo.
- E non è andata bene, se è questo che vuoi sentire. Si rifiuta di vedere la verità. Non mi ha creduto, nemmeno ad una parola-
- Cosa farai adesso?-
Domandò Thos.
- La ucciderò e basta-
Sbottai fermamente.
- Non so perché mi sia tanto importato che lui approvasse. Avrà l’eternità per capire il mio gesto dopo che lei sarà sepolta-
- E se si dovesse mettere contro di te? Cosa sceglierai?-
Osservai il volto di Barbas, senza aver bisogno di pensarci troppo.
- Ucciderò anche lui-
I tre sobbalzarono, guardandosi intorno per vedere se qualcun altro avesse udito. Dopodiché chiesero spiegazioni.
- Ha protetto Lu per centinaia di anni, voltando il capo dall’altra parte e lasciando che facesse i suoi comodi. Le sue mani sono sporche di sangue quanto quelle della sorella-
- Da quando sei così interessata alla giustizia verso persone che nemmeno conosci?-
Domandò lo stregone.
- Non credo che tu possa giudicare chi ha le mani sporche di sangue, bambina. Le tue lo sono sporche il doppio-
Concluse Barbas.
- Volete che uccida Lu o no?!-
Sbottai infastidita.
- Sì Victoria ma non al prezzo di perdere il nostro Capitano-
Replicò Thos.
- Non lascerò questa nave fino a che non l’avrò fatta pagare a quella stronza-
Spiegai, furiosa.
- E se Elehandro mi metterà i bastoni fra le ruote, non avrò pietà nemmeno per lui-
Mi alzai voltandogli le spalle, allontanandomi dalla mensa, dai loro occhi sgomenti e andando a vomitare.
 
Sbarcammo in un porto quella stessa notte.
Ci trovavamo ancora nella Nazione delle Streghe ma il villaggio portuale era frequentato da molti demoni. Un ricettacolo di pirati, ricercati e fuorilegge provenienti da vari parti del mondo. Stregoni e demoni convivevano insieme nell’armonia dell’illegalità, spartendosi spesso incarichi che vedevano come vittime ricchi signori da derubare. Mi sarei trovata bene.
Scesi non appena furono gettate le cime al molo, sperando che la nausea si attenuasse una volta a terra. Purtroppo non fu così.
Allora iniziai a credere che stessi morendo. Non mi ero mai ammalata in vita mia, mai.
Se provavo un senso di vomito così a lungo, forse era davvero giunta la mia ora.
Preoccupata camminai per le strade dell’affollato villaggio, silenziosamente e senza prestare attenzione ai numerosi venditori ambulanti. Il Capitano non aveva battuto ciglio al fatto che scendessi da sola, così come tutti gli altri del resto. Non sapevo nemmeno se mi avrebbero aspettata prima di ripartire con la nave. D’altronde, se mi avessero lasciata lì si sarebbero tolti un bel mucchio di problemi. Andai a prendere qualcosa da bere in un’osteria, nonostante la nausea. Elehandro aveva attraccato soprattutto per fare rifornimento di uomini, avrei avuto tutto il tempo per riposare e schiarirmi la mente. Non so per quanto rimasi seduta al bancone della locanda. Un sacco di gente mi passò accanto, sedendosi per poi rialzarsi. Udì un moltissime conversazioni indesiderate. Alcune parlavano di politica, del Principe mezzo demone e del Principe legittimo ma senza trono. Mi coprì le orecchie con le mani, non volendo sentire. In quella strana posizione, appoggiata sul bancone con gli occhi chiusi e le mani come para orecchie, attirai l’attenzione di qualcuno. Percepì flebilmente un borbottio da dietro le mie spalle. Mi volsi allora leggermente, senza liberare le orecchie. Osservai un gruppo di balordi che mi prendevano in giro, ridendo con i boccali in mano. Tolsi le mani, curiosa di sentire.
- Qualcosa ti disturba dolcezza?-
- Facciamo troppo rumore?-
Roteai gli occhi, tornando a concentrarmi sul drink che avevo a malapena toccato. Che stupido tentativo di approccio.
- Cosa c’è? Non siamo abbastanza per te?-
Gridò uno di loro, offeso del mio comportamento. Mi portai allora una mano alla fronte. Mi girava la testa e ogni loro parola era come una martellata dritta nel cranio.
- Non troverai certo di meglio, in questo buco infernale!-
Affermò un secondo ragazzo, rovesciandosi la birra sulle vesti a furia di ridere. Mi volsi di nuovo verso di loro, giusto per osservarli meglio. Dal loro comportamento sembravano stregoni, umani, più che demoni. Resi incapaci di riflettere, di stare in piedi, di parlare correttamente dall’alcool.
- Cosa ti aspettavi?! Dei Principi?!-
Inorridì a quella parola.
- Forse è abituata ad un principe!-
Rabbrividì ulteriormente, tollerando sempre meno la loro presenza.
- Lasciala stare, non vedi come è vestita?-
Continuò un altro ridendo.
- E’ un pirata! Ti farebbe a fettine con lo stuzzicadenti che porta al fianco!-
- Non ho bisogno del fioretto per farlo-
Risposi, non riuscendo più a tollerarli.
- Sa parlare!-
Fu la risposta di uno calvo in mezzo a loro.
- Sai fare anche altre cose?!-
- Potremmo scoprirlo!-
Iniziavano ad avvicinarsi troppo. La puzza di alcool e di sporco che portavano sulle loro vesti mi urtavano lo stomaco. Sentivo che dovevo vomitare e non per il drink che avevo appena assaggiato.
Mi alzai in piedi dallo sgabello, fissando il gruppo composto da cinque uomini che mi stava importunando senza che a nessun altro interessasse. Il barista e gli altri clienti erano impegnati nei loro affari, per aiutare una ragazza tutta sola messa all’angolo. Sorrisi, presto anche loro avrebbero prestato attenzione.
- Signori, una sola domanda: siete stregoni o demoni?-
Questi si fissarono negli occhi, prima di scoppiare a ridere nuovamente.
- Stregoni. Non si vede?-
Non riuscivo mai a riconoscerli.
- Perfetto-
Sbottai, provando un enorme senso di soddisfazione.
 
Quando ebbi finito, nell’osteria “Il vento del sud” cinque cadaveri riversavano sul pavimento. Nessuno dei presenti aveva avuto il coraggio di muoversi, di fuggire, figuriamoci di aiutare uno di quei poveri sventurati. Non un’anima fece niente per salvarli, per fermarmi. A seguito delle loro urla strazianti, era sceso un gran silenzio. Tutti mi stavano fissando, alcuni seduti al tavolo altri in piedi che non sapevano se li avrei lasciati liberi di scappare. Solo allora mi accorsi che mi era passata del tutto la nausea. Stavo bene, il senso di vomito e i giramenti di testa erano scomparsi del tutto.
A spezzare il silenzio, fu la porta dell’osteria che si aprì.
Ovviamente, assolutamente ovviamente, ad entrare fu Elehandro.
Con tutti i locali del porto, lui entrò in quello. Forse era stato attirato dalle urla o forse fu solo un caso, comunque mi vide in piedi vicino a cinque corpi senza vita e la sua espressione cambiò di colpo. Sembrava che avesse visto un fantasma, o meglio cinque fantasmi.
Rimase in silenzio sulla porta per qualche istante, impietrito. Io allora lo aiutai, scavalcando con attenzione ogni cadavere sino a raggiungerlo dall’altra parte della locanda. Gli passai di fianco, sfidandolo con lo sguardo, senza dire niente. Semplicemente lo sorpassai, gli sorrisi e me ne andai a cercare un dottore.
 
Quello che avevo trovato mi fece accomodare nello studio in poco tempo, subito dopo un uomo ferito da una coltellata nello stomaco e uno che aveva ricevuto una bottigliata in testa.
Entrai nella sala in cui riceveva, sedendomi sul lettino che il demone con il camicie mi aveva indicato.
- Come ti chiami?-
Chiese prendendo dalla scrivania qualche foglio e iniziando a fare delle domande di routine.
Intanto io fissavo i suoi capelli corvini e i suoi occhi scuri. Il solito demone estremamente affascinante.
- Victoria-
- Ok Victoria, quanti anni hai?-
- Intorno ai 20-
L’uomo sorrise.
- Intorno ai 20, simpatico. Il che vorrebbe dire?-
- Che non si chiede l’età ad una signora-
Il medico fece una smorfia divertita e scrisse qualcosa sul suo foglio bianco.
- Sei un demone?-
- No-
- Una strega-
- Neanche-
La sua penna si fermò un attimo. Alzò lo sguardo verso di me.
- Una fata senza ali?-
Sbuffai.
- Me ne presenterebbe una? Sarei curiosa di vedere se il suo corpo brucia esattamente come le altre-
Il demone posò il foglio, avvicinandosi a me.
- Sei sempre così nervosa?-
- Non sono nervosa. Anzi, ho appena fatto un esercizio molto distensivo per i nervi-
- Ovvero?-
Domandò lui curioso, sorridendo.
- Ho ucciso cinque persone-
Il dottore si incupì momentaneamente, non parendo tuttavia eccessivamente indignato.
- Come mai sei venuta qui, Victoria?-
Chiese, incrociando le braccia.
- Ho la nausea. Ed io non ho mai la nausea, a meno che non sia in fin di vita-
- Credi di essere in fin di vita?-
Incrociai i suoi occhi scuri.
- Non lo so, il medico è lei-
Il demone sorrise, riprendendo il foglio in mano.
- Hai subito qualche ferita importante, ultimamente?-
- Sì ma ormai dovrei essere completamente guarita. Mi rimetto in fretta io-
Il dottore annuì.
- Quando è iniziata la nausea?-
- Oggi pomeriggio. Insieme a giramenti di testa ma la cosa strana è che ora sto bene-
- Ed è strano…?-
- Sì perché è successo dopo che ho ucciso quegli uomini-
Dichiarai, facendo scendere nuovamente il silenzio.
- E’ come se il mio corpo avesse bisogno che io uccida, per stare bene-
Spiegai mentre il demone mi fissava intensamente.
- Cioè…mi è sempre piaciuto uccidere ma adesso più di prima. Non avevo dolori fisici se non uccidevo, adesso è come se dovessi farlo per sopravvivere-
Continuai a parlare, in modo logorroico ed estremamente veloce.
Intanto il dottore posò la penna, appallottolò il foglio e lo gettò nella spazzatura.
Lo fissai allibita mentre tornava indietro verso di me.
- Dove sei cresciuta, Victoria?-
- Nella nazione delle streghe-
- Sei mai andata da un dottore umano, prima d’ora?-
Scossi il capo.
- Vedi, uno di loro molto probabilmente avrebbe pensato ad una condizione psicosomatica. Ti avrebbe dato qualcosa contro lo stress e avrebbe ritenuto che la tua valvola di sfogo fosse proprio l’aggressività-
- Lei invece cosa pensa?-
- Io sono un demone ragazza, conosco la medicina demoniaca e mi occupo di creature molto strane. Quando tu dici che è come se “il tuo corpo ti spingesse ad uccidere” io ci credo-
I miei occhi si illuminarono.
- Davvero?-
- Ma certo-
Mi pose una mano sulla spalla, congratulandosi con me e con “lui” a trentadue denti.
Lo fissai sorpresa, chiedendogli per qualche motivo si stesse congratulando e con chi.
- Cara mia! I tuoi sintomi sono tipici di una gravidanza!-
Scesi dal lettino, scattando lontana dal dottore.
- Lei è pazzo-
Sbottai.
- Si sta evidentemente sbagliando. Forse non ha capito bene…-
- Ho capito perfettamente ragazza. Immagino quindi che tu e il vampiro non lo abbiate programmato-
Percepì un brivido di freddo, di terrore. Mi feci indietro ulteriormente, con una mano sulla pancia che credevo semplicemente gonfia.
- Come fa a sapere…-
Iniziai, non riuscendo nemmeno a mettere due parole in fila. La testa mi scoppiava ed iniziavo a sudare freddo. Il dottore mi fece sedere, assicurandomi che si trattava di un attacco di panico.
Mentre io lo fissavo desiderosa di ucciderlo, lui mi fece fare qualche esercizio per la respirazione.
- Come sa che “lui” è un vampiro?-
Il demone storse il naso, indicando un pezzo di carta incorniciato sulla parete.
C’era scritto “Laurea”. Precisamente “Laurea in medicina demoniaca”. “Conseguita con Lode”. 
- I tuoi sintomi sono tipici della gravidanza con un vampiro. Il feto ti spinge ad uccidere, ha bisogno di sacrifici per crescere e venire al mondo. Ogni persona che uccidi, l’energia vitale si trasmette al bambino. Quando nascerà non basterà più l’energia ovviamente, vorrà il sangue-
Deglutii forte, iniziando a scuotere il capo.
- No-
Mormorai.
- No-
Ripetei.
- Si sta sbagliando. E’ solo un po’ di nausea…ed io ho sempre ucciso-
Convinsi me stessa e scattai in piedi, allontanandomi da quella creatura che mi aveva fatto preoccupare per nulla. Ovviamente si stava sbagliando. Poteva anche avere una laurea appesa al muro ma non aveva mai visto qualcosa che solo assomigliasse alla mia natura. La medicina tradizionale non aveva le stesse regole per me.
- Meriterebbe di morire per il suo sbaglio-
Avvisai, furibonda. Volsi una mano verso di lui, immaginando la sua vita nel mio palmo. Il corpo del dottore ebbe come un sussulto e, come le altre volte, potevo percepire il suo cuore pulsare. Lo udivo, lo percepivo anche dall’altro lato della stanza. Era come se fosse dentro al mio e potessi comandarlo, ordinargli di fermarsi. Gli occhi neri del dottore mi percossero da parte a parte, terrorizzati. Mi fissavano, mantenendo comunque un barlume di curiosità. Forse iniziava a capire che io non ero esattamente come gli altri suoi pazienti. Strinsi il palmo della mano destra, facendo provare al suo cuore la sensazione di essere stretto in una morsa. L’uomo si pose entrambe le mani sul petto, cadendo in ginocchio. Ansimava e quando il suo volto iniziò a cambiare colore, rilasciai l’incantesimo. Come un peso morto, il corpo del demone cadde a terra affannato, tentando di respirare.
- Ma è fortunato-
Conclusi.
- Perché è estremamente carino e sarebbe uno spreco ucciderla-
 
Tornai verso la nave, rilassata e per niente preoccupata. Quel ciarlatano non era riuscito a capire assolutamente niente, forse avevo sbagliato a lasciarlo in vita. Camminando verso la Gold pensai che, al contrario della sua diagnosi, mi fossi addolcita più che incattivita. La sua presenza nel mondo era assolutamente inutile e come tale avrei dovuto eliminarla. Feci spallucce, ormai era andata. Mi fermai svoltato l’angolo, fissando la magnificenza della nave dorata attraccata al molo.
La fissai per qualche istante, iniziando a sospirare. Quei profondi sospiri mi fecero trasalire.
Stavo sospirando, sospiravo all’idea di risalire a bordo. Improvvisamente capì: io non volevo salire.
Non mi importava che Nolan mi stesse aspettando, che Elehandro mi dovesse consegnare a lui.
Non mi interessava che Lucyndra volesse affondare la Gold, né di rivedere l’equipaggio.
Ero libera, ero a terra e sarei potuta andare ovunque. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, qualsiasi.
Perché dovevo risalire? Perché dovevo risolvere sempre tutto io?
Sarei fuggita, avrei bruciato il pezzo di pelle marchiato da Nolan. Lo sfidavo a trovarmi.
Ero salita sulla nave per scappare, ora dovevo scappare dalla nave.
Mi volsi per prendere il largo, per andare il più lontano possibile ma non appena lo feci sbattei contro qualcuno. Feci un passo indietro, osservando chi mi stesse così stupidamente dietro la schiena. Alzai lo sguardo percorrendo il petto, le spalle, fino a giungere il viso.
Sbuffai.
E ti pareva.
- Non sali?-
Domandò Hyner.
- Non ancora, ho dimenticato qualcosa. Devo fare…-
- Stiamo per salpare-
Mi interruppe il vampiro.
- Farò in tempo-
Assicurai, fissandolo negli occhi scuri come la notte.
- No, non credo-
Replicò il demone, deciso.
- E come fai a dirlo?-
- Perché sei un disastro come bugiarda-
Strinsi i pugni. La sua figura mi ostruiva la strada, non mi avrebbe fatto passare, non mi avrebbe lasciato andare. Esattamente come Nolan.
- Togliti-
Ringhiai.
- Io me ne vado e non c’è niente che tu possa fare-
- Ho dato la mia parola per te-
Ricordò pacatamente il comandante.
- Ti ho assecondata, qualsiasi cosa tu volessi fare. Volevi restare ed io mi sono esposto per farti restare-
- Allora assecondami e lasciami andare-
Suggerii, sempre fremente dalla rabbia.
Il demone scosse il capo, avanzando verso di me. Non potei fare altrimenti.
- Fermo!-
Gridai, impossessandomi del suo corpo. Ne ottenni il controllo, la vita. All’inizio Elehandro non comprese cosa stesse succedendo. Fissò le sue braccia, le sue gambe, constando che fossero completamente bloccate. Stava per morire ma ancora non se ne rendeva conto.
- Non mi hai lasciato scelta-
Affermai, intravedendo il suo cuore già morto nella mia mente. Non pulsava, non batteva ma forse se lo avessi distrutto in mille pezzi il vampiro sarebbe spirato. Così avrei fatto con il resto dei suoi organi, contemporaneamente. Lo sfidavo a rimanere in vita.
Sorrisi, dando l’ordine al cuore di implodere. In quel preciso momento, qualcosa mi colpì alla testa.
  
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