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Autore: _thegirlwhowasneverenough    02/02/2014    13 recensioni
Fan Fiction ispirata a Reign; ambientata nel 2014.
[...]
"E se da una parte c'è mia madre che mi terrorizza sul futuro della Scozia, dall'altra mi spinge ad abbreviare i tempi della mia unione con Francis, ma posso dirti che la sua famiglia non è l'unica a tentennare.
Vorrei che prendesse posizione, che mi facesse sapere cosa ne pensa lui e che non continuasse a dirmi “Forse, un giorno, se”, è estenuante. "
[...]
« Scommettiamo che se riesci a far innamorare quella ragazza di te, quella laggiù, capelli scuri, sguardo da cerbiatto distratto e lineamenti dolci, entro dicembre lo stage sarà tuo. Sbaglierò di proposito il compito per far in modo che tu vinca. Se, invece, quello ad innamorarsi sarai tu, la scommessa la vincerò io e tu sbaglierai di proposito il compito per far in modo che la mia vittoria sia certa. »
« Ci sto. »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mary Stuart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Un nuovo inizio

 

 

 

«All'inizio i figli amano i genitori.

Dopo un po' li giudicano.

Raramente, o quasi mai,

li perdonano.»


 

— Oscar Wilde,

Una donna senza importanza, 1893.

 

 

 

***

 

 

 

Il materasso sotto alla bambina era così comodo, le coperte calde sopra il corpicino esile delle piccola non avevano intenzione di lasciarla andare.

Eppure lei non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.

Il pensiero che il giorno seguente ci sarebbe stato il suo primo giorno di scuola, il primo giorno di scuola di SEMPRE, la eletrizzava e la spaventava allo stesso tempo.

Tremava sotto le lenzuola di lino nonostante fosse ancora estate, i capelli scuri le ricadevano disordinatamente davanti al viso e quando la madre posò le labbra sulla sua guancia si tirò su a sedere come una molla una volta che viene spinta verso il basso.

« E' ora? Dobbiamo andare? » domandò sentendo la voce salirle di qualche ottava mentre la donna passava una mano fredda sulla sua guancia candida.

« Andrà benissimo, ti adoreranno tutti e farai amicizia, ne sono sicura. »

« E se non fosse così? Come faccio a farmi qualche amichetto? Non ci riuscirò mai. » osservò la bimba arricciando il nasino all'insù e guardando la madre con espressione corrucciata, quasi di sfida.

« Mary, andrà tutto bene, ora alzati che dobbiamo prepararci. È il primo giorno e sarà speciale, ogni giorno lo è. » Meredith posò un bacio sul capo della bimba prima di farla alzare e condurla in bagno per aiutarla a prepararsi.

La lavò tutta, le infilò la divisa della scuola, i calzini bianchi, la magliettina sotto il vestito blu e le scarpette, anch'esse di una tonalità scura di blu, prima di prendere le ciocche che penzolavano davanti agli occhi della bimba e legargliele in un ciuffo alto intrecciando il ciuffo per farlo sembrare una coda – treccia, era una delle acconciature preferite di Mary, diceva che le ricordava i cavalli quando erano alle competizioni, o almeno i suoi pony.

Mary, infatti, aveva un sacco di giocattoli, barbie, bambole, pony, le era sempre piaciuto giocarci, anche se preferiva correre nel parco inseguendo una palla o facendo amicizia con le bambine dal sorriso gaio.

Scese le scale tenendo la mano della madre, che non lasciò per tutto il percorso fino al cancello della scuola.

La madre si piegò prima di lasciarla entrare e le posò le labbra sulla fronte.

« Ricordati di essere sempre te stessa, ti adoreranno. » sussurrò prima di spingerla nella classe piena di bambini.

Mary sentì le guance tingersi di rosso mentre sfilava tra i bambini, tutti presi a mostrare penne colorate al compagno di banco.

Notò una bambina al secondo banco, seduta accanto alla finestra che vi guardava fuori.

Si avvicinò e con le dita tamburellò sulla sua spalla sorridendole appena.

« Ehi, io sono Mary! Sono nuova, e tu chi sei? Posso sedermi accanto a te? Sai, non conosco nessuno! E tu, tu conosci qualcuno? I tuoi genitori dove sono? I miei sono lì fuori aspettando che io faccia amicizia, devo rivelarti che non sono troppo brava. Tendo a parlare troppo e... Lo sto facendo anche adesso, non è così? »

La bambina dai capelli castani osservò l'altra bambina sorridendo e allungò la manina per stringere la sua.

« Io sono Kenna, piacere mio. Certo che puoi sederti accanto a me, se vuoi ho i pennarelli colorati, possiamo disegnare l'arcobaleno, o degli unicorni, sai disegnare gli unicorni? No perché io sono pessima nel disegno. » la bambina sorrise passando il pennarello rosso a Mary che lo prese tra le dita prima di abbandonare lo zaino a terra e sedersi accanto alla bimba prendendo un foglio.

« Benvenuta nel club, io non so nemmeno disegnare casa mia. Però so fare i cerchietti e farli tanto colorati, vuoi vederli? »

« Un club? Fondiamo un club io e te? Sì che voglio vederli! Siamo amiche, no? »

« Ma certo! » sorrise Mary raggiante prima di dedicare la sua attenzione completamente al disegno.

 

 

***

 

 

 

Kenna era la tipica ragazza della porta accanto, quella che aveva sempre il sorriso stampato in volto e che non faceva altro che influenzare gli altri con la sua vivacità e la sua voglia di vivere.

Quando lei era felice, non c'era motivo per cui qualcun'altro non doveva esserlo, e lei lo era praticamente sempre.

Fu questo uno dei motivi per i quali, quando Mary notò il broncio infastidito che aveva mentre la madre le faceva qualche discorso, probabilmente della sua sopravvivenza o sulla sua verginità (la madre di Kenna era sempre stata fissata su questo, anche quando le ragazze frequentavano il collegio femminile), Mary non si preoccupò affatto.

Era consapevole che non appena la ragazza l'avrebbe vista, il sorriso sarebbe tornato a soggiornare sul suo volto, soprattutto quando avrebbero lasciato i propri genitori una volta per tutte.

E non rimase affatto sorpresa quando ciò avvenne.

« Mary! » esclamò iniziando a correre nelle sue superga bianche, per poi lanciare le braccia intorno al collo della ragazza.

Un'altra delle caratteristiche principali di Kenna, era la sua passione per la moda.

Era sempre stata attenta al cibo, a come vestirsi, e si curava in particolar modo.

Al collegio, infatti, nessuno aveva mai indossato la divisa come aveva fatto lei; o meglio, nessuno sarebbe riuscito a sembrare decente dentro quella struttura che aveva fatto, più volte, sentire Mary un carciofo, o una busta dell'immondizia.

Kenna, invece, l'aveva sempre portata con eleganza e classe.

Forse la divisa era uno dei motivi per cui a Mary non era mai interessato della moda, o dei vestiti.

Lei preferiva indossare un semplice paio di jeans e delle all star piuttosto che un vestito, o una gonna.

« Mi stai strozzando. » riuscì a dire staccandosi dall'amica per poi scoppiare a ridere. « Mio Dio, il tuo profumo si sentirebbe anche dall'Alaska! »

Kenna sorrise per poi tornare a parlare con sua madre, mentre tutte e due le famiglie si dirigevano per fare il check in.

Il silenzio che regnava in fila era piuttosto imbarazzante, e alquanto irreale, soprattutto perché Mary avrebbe voluto dire così tante cose che imporsi di stare zitta era una tortura.

Sembrava quasi che tutto si fosse congelato, come se il tempo si fosse fermato per permettere ai suoi genitori di passare più tempo con lei, come se l'avessero mai fatto.

« Hai presto tutto? » chiese sua madre, Meredith, mentre si avviavano verso i controlli di sicurezza.

La ragazza annuì stringendo il manico della borsa tra le dita pallide, era strano pensare che da lì a poco tempo ci sarebbe stato un oceano a dividerli.

Era cresciuta con la consapevolezza di non poter vivere con i suoi genitori, non per più di tre mesi l'anno.

Era la regola della famiglia di sua madre, e nessuno l'aveva mai infranta.

Gli occhi di Meredith divenirono umidi, mentre lanciava le braccia al collo della figlia, la quale indietreggiò colpita dal gesto della madre.

Era sempre stata consapevole dell'amore da parte sua, nessuna madre avrebbe mai potuto odiare una figlia, ma non era mai stata così... espansiva.

Sua madre era più tipo da “manteniamo le distanze, ma sappi che ti voglio bene”, eppure quel contatto la faceva sentire amata.

Strinse la madre tra le braccia affogando la testa tra i suoi capelli ramati.

Quando, a quattordici anni, i genitori l'avevano mandata in collegio, Mary aveva pensato che avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Di non essere stata abbastanza per loro, se non che una delusione per la figlia che si sarebbero aspettati, ma in quel momento non riuscì ad avercela con loro, tutta la rabbia, tutto il rancore, che aveva provato per anni svanì con quel semplice gesto d'affetto da parte della madre.

« In questi giorni, tutto quello che ho fatto è stato pensare a cos'ho sbagliato, cosa non avrei dovuto fare. Tipo mandarti in quello stupido collegio, avrei dovuto impormi contro mia madre, avrei dovuto... » un singhiozzo fuoriuscì dalle sue labbra e spezzò la frase a metà.

« Mamma, guardami, guardami. » sussurrò Mary prendendo il viso lentigginoso della madre tra le mani « Tu non hai sbagliato niente, niente. È merito tuo se sono la persona che hai davanti oggi, quella ragazza che sta inseguendo il suo sogno. Senza di te non sarei nulla, nulla. » sussurrò dandole un bacio sulla guancia. « Ti voglio bene. » le sorrise dolcemente per poi passare a salutare il padre.

« Ti voglio bene, scricciolo. E spacca il sedere a tutti i canadesi, ci vediamo a Natale! »

Mary sorrise prima di sentire le dita di Kenna incrociarsi alle sue, scambiò un'occhiata con la ragazza e si avviò verso il metal detector, dopo aver salutato la madre di Kenna, imponendosi di non piangere. Se avesse cominciato a farlo davanti ai suoi genitori non sapeva quanto l'avrebbero lasciata andare via.

Si girò sorridendo tristemente e alzò la mano in un gesto di saluto prima di oltrepassare il metal detector senza essere fermata.

 

« Dai, prendiamo la cioccolata! »

« Ma ci verranno i brufoli, vuoi essere una cicciona brufolosa il primo giorno di college, Mary? » esclamò Kenna sorridendo, prima di sottrarre la busta viola dalle mani di Mary e riporla sullo scaffale. « Perché non prendiamo delle riviste di moda? »

« Così devo subirmi non so quante ore di te che scleri per qualcosa come... oh, carino quell'abito! »

« Prendiamo questo e... barrette magre? »

« Ma tu sei scema! Prendiamo la cioccolata, ti prego. » La ragazza dai lunghi capelli scuri spalancò gli occhi per poi mettere il broncio piegando le labbra in avanti, tanto da convincere l'altra a comprarla.

« Ma niente patatine. »

« Ma... ma... va bene, sei peggio delle suore. » Sbuffò la ragazza afferrando tre bustine di cioccolata e stringendole al petto con fare protettivo, non aveva nessunissima intenzione di lasciarle. Chissà che cibo schifoso avrebbero offerto in aereo, e le ore che dovevano passare lì dentro erano esageratamente tante.

« Oh, non penso proprio. C'è solo una persona peggiore di loro, ed è mia madre. »Kenna sorrise appena prima di dirigersi verso la cassa. « Ma fortunatamente lei rimane qui, e noi ce ne andiamo dall'altra parte del mondo. Sia ringraziato Dio per questo. » Osservò posando le riviste sulla cassa prima di prendere le bustine viola dalle braccia di Mary alzando gli occhi al cielo. « Una sola. »

« Due, dai! Sono tantissime ore di viaggio! »

« Ho detto una sola. » Osservò prima di pagare e mettere la busta nella sua enorme borsa di marca.

« Va bene, mamma. » Sbuffò la ragazza senza opporre resistenza, era inutile combattere una battaglia già persa in partenza.

Soprattutto se Kenna era arrabbiata, nervosa, o frustata.

E in quel momento lo era, probabilmente il discorso con la madre l'aveva fatta uscire fuori dai suoi calmissimi e stabilitissimi, limiti.

Mary sapeva quanto poco andasse d'accordo con la madre, Juliet era sempre stata molto severa con Kenna. L'aveva mandata dalle suore perché fin da bambina si era svelata una ragazza sveglia, brillante. La sua allegria e vitalità, però, non sempre portavano a dei gesti positivi, soprattutto quando c'erano dei vestiti belli che erano troppi costosi, o dei ragazzi che le si avvicinavano con intenti non così galanti come potevano sembrare.

« Ultima chiamata per Vancouver. » Mary prese la mano di Kenna, ancora con la testa intenta a guardare all'interno della sua enorme borsa, e la trascinò verso il gate, dove si misero in fila in silenzio.

« Vuoi dirmi cosa ha detto tua madre per farti uscire così fuori di testa? » domandò Mary prima di fare un passo avanti e mostrare il passaporto e la carta d'imbarco alla hostess.

Kenna fece lo stesso prima di seguire la ragazza attraverso il tunnel collegato direttamente con l'aereo.

« Il punto è cosa non ha detto. » sibilò prima di mostrare la carta d'imbarco allo stuart che le attendeva all'ingresso dell'aereo.

Si avviarono verso i posti prestabiliti dal computer e si sedettero posando la borsa sotto il sedile.

« Quali cose ha osato dire che non avrebbe dovuto? »

« Beh, prima di tutto mi ha dato questi. » Kenna tirò fuori dalla tasca della giacca una bustina arancione, alla sua vista Mary strabuzzò appena gli occhi. « Una scatola intera che ho messo nella borsa, dice che sono inaffidabile e rimarrei incinta non appena un ragazzo si avvicinerebbe. » la ragazza alzò gli occhi al cielo riponendo la bustina con il preservativo all'interno della sua giacca.

« Lo fa perché vuole che tu sia previdente! Insomma hai diciannove anni, non venticinque, vorresti correre un rischio del genere? » sibilò Mary sistemandosi la cintura intorno alla vita.

« No, ma non sono stupida, di certo non andrei con il primo che capita. » Irrimediabilmente Mary si ritrovò a guardarla alzando un sopracciglio. « Okay, forse sono stata leggera in alcuni momenti della mia vita, ma non penso che se lo facessi non li userei. »

« Io non ho mai davvero capito se alla fine sei o non sei andata a letto con quel bagnino. Non ho capito se l'hai per... »

« No, Mary ti pare che non ti avrei detto una cosa del genere? Ci siamo andati molto, ma molto vicino, solo che poi ho avuto paura di fare quel passo. È un passo importante, mi sono tirata indietro prima che lui potesse, sai... » La ragazza si ritrovò ad annuire appiattendosi contro il sedile di pelle.

Non le piaceva parlare di quelle cose, era sempre stata riservata e, in quel momento, sentì le guance colorarsi di rosso.

Se avesse potuto esserne totalmente certa, avrebbe giurato che anche le sue orecchie avevano raggiunto la colorazione “pomodoro”.

« Ma non ha parlato solo di questo o non saresti così sconvolta, anche perché mi ricordo quel giorno in cui le nostre madri ci hanno fatto il discorsetto. »

« Io ricordo di come tu ti sei tappata le orecchie ed hai iniziato a correre per casa chiedendo di non contaminare le tue zucchine. »

« F... forse anche quello, sì. »

« Comunque nulla di che, solite cose sull'impegno e sul non lasciarmi distrarre dagli eventi, sai com'è. »

Mary annuì appoggiando la testa sul sedile e chiudendo gli occhi, arvebbe dovuto affrontare tantissime ore di viaggio, e il sonno stava già prendendo possesso del suo corpo.

Probabilmente era colpa delle ore di sonno perse, era sempre stata tipica all'ansia da prestazione, ogni volta che c'era un evento importante la notte prima non riusciva a chiudere occhio.

Ed era stato così anche quel giorno.

Soprattutto per l'idea di avere un oceano a dividerla dalle persone a lei care.

La distanza non era mai davvero stata un problema, ma si erano trattati di pochi chilometri, di una distanza gestibile. Mary aveva sempre saputo che se avesse avuto bisogno di una mano i suoi genitori sarebbero stati lì per lei. Sarebbero andati a prenderla e l'avrebbero coccolata e capita.

In quel momento, però, si chiese cos'avrebbe fatto senza di loro, cosa avrebbe potuto fare se avesse avuto bisogno di loro e ci sarebbe stato un oceano a dividerli?

Sospirò dando le spalle a Kenna e guardò fuori dalla finestra sentendo una lacrima solcare la sua guancia.

A volte realizzare ai propri sogni significa rinunciare alle cose, e alle persone, a cui si tiene di più.

 

 

***

 

 

« Perché ho portato una valigia così grossa? » la voce squillante di Kenna rimbombò nell'atrio della British Columbia, interrotta da una gomitata da parte di Mary, la quale si guardava intorno estasiata.

Era tutto così bello, moderno, luminoso.

Niente più stanze di legno, niente più divise che coprivano anche i luoghi più impensabili, niente di niente.

Sarebbe stata solo lei, e la scuola che aveva sempre sognato di frequentare.

La malinconia di poche ore prima era svanita non appena aveva messo piede in quell'edificio, ed ora fissava l'uomo che le tendeva le chiavi della stanza che avrebbe diviso con Kenna ed un'altra ragazza, come se fossero un'illusione e che sarebbero svanite un attimo dopo se non le avesse prese nell'immediato.

Le afferrò tremante e spinse la valigia nel cortile fuori dall'ingresso.

« Non ci credo, non ci credo. » urlò saltellando dopo aver fatto cadere la valigia a terra. Sentiva il sole pizzicarle appena la pelle mentre faceva una giravolta e prendeva Kenna per le mani. « Siamo davvero qui, siamo davvero qui. Ce l'abbiamo fatta, non ci posso credere. E' tutto così bello, è... oh mio Dio, siamo davvero qui. » sussurrò fermandosi un attimo e passandosi una mano tra i capelli. Kenna le sorrise dolcemente prima di prendere la sua valigia.

« Che numero di stanza è, persona incredula? »

« Milleottocentodieci, terza palazzina a destra. » Squittì la ragazza aprendo la mappa del campus, regalatale dal centralinista. Prese il manico della valigia ricominciando a trascinarla verso la palazzina indicata senza guardare dove andava.

« Mary, muoviti, è questa qui ne sono sicura. » La voce di Kenna arrivò all'orecchio di Mary un minuto prima che la ragazza alzasse gli occhi dalla mappa, un secondo prima, però, che la ragazza si trovasse catapultata sopra ad un ragazzo.

O per lo meno, un secondo prima che la ragazza inciampasse su una radice e cadesse addosso al suddetto biondo il quale l'afferrò per la vita tirandola su.

« Dovresti stare più attenta a dove i metti i piedi, goffa matricola. » osservò con un perfetto accento inglese, Mary si ritrovò ad annuire guardandolo allontanarsi.

Incrociò lo sguardo di Kenna, la ragazza la stava fissando a bocca aperta e con un'espressione che sembrava voler dire “Quello è un tipo da portarsi a letto”.

« No, non ci pensare nemmeno. » esordì Mary trascinando la valigia all'interno della palazzina. « Mi ha chiamato “goffa matricola”. GOFFA MATRICOLA, ti rendi conto? Come se poi io fossi goffa, no? »

« Tu sei goffa, Mary, è diverso. »

« Non è vero, non è affatto vero. » borbottò la ragazza trascinando la valigia su per le scale, come prevedibile la sua palazzina mancava di ascensore. Sperò con tutta se stessa di non cadere e rompersi qualcosa, non il primo giorno.

Anche perché, nonostante avesse detto a Kenna il contrario, lei era consapevole di essere una delle ragazze più imbranate del pianeta.

Non che ciò le avesse tolto la possibilità di fare qualsiasi cosa, anzi, era stato un imput a fare di più, a dare di più.

Sospirò arrivata al quarto piano ed infilò la chiave nella tapparella.

« Quel cretino, ma ti sembrano cose da dire? » sbuffò cercando di far passare il fiatone mentre girava la chiave antica e si ritrovava davanti una ragazza mora e riccia dagli occhi azzurri.

« Oh, voi dovete essere le mie compagne di stanza. Sono Lola, piacere. » La ragazza prese la borsa di Mary e la posò sulla sedia. « Serve una mano con quella? » Chiese rivolta a Kenna, la quale sembrava aver “assunto” un ragazzo come fattorino.

« Non penso le serva una mano, io sono Mary comunque, piacere. » sorrise varcando la soglia della stanza. « Quale letto è il tuo? » domandò lasciando la valigia accanto al tavolo della cucina

L'appartamento era abbastanza vuoto, impersonale.

Vi era un tavolo da pranzo nel bel mezzo della sala, un divano smunto e i fornelli per cucinare con il lavello.

« Io ho preso quella stanza. » Indicò la stanza che si trovava sulla sinistra, dalla porta aperta si vedeva un armadio a muro. « Spero non sia un problema. »

« E' perfetto, non preoccuparti. »
Kenna entrò nella stanza ringraziando il ragazzo e si avvicinò a Lola allungando la mano per stringere la sua con un sorriso sornione sulle labbra.

« Sono Kenna, piacere. »

« Il piacere è mio. »

« Ci porti a fare un giro? Sono sicura che tu sei qui da un po', noi siamo leggermente in ritardo con l'inizio delle lezioni e... ho visto dei ragazzi davvero... »

« Kenna, tu pensi ai ragazzi? Non vedi dove siamo? » Ridacchiò Mary avvicinandosi alle due con un sorriso.

« Oh, Mary, di ragazzi belli qui ce ne sono fin troppo. E' una pecca, effettivamente, che i migliori siano impegnati, o dei grandissimi stronzi. »

« E' sempre così, professori fighi? »

« KENNA. »

« Mary, non fare la nonna e pensa a divertirti ogni tanto. »

« Non sto facendo la nonn... ah, promettetemi che mi porterete in Biblioteca uno di questi giorni. »

« Per ora, la mia meta, è il parco. » si intromise Lola prendendo la giacca di pelle dall'attaccapanni. « Dobbiamo goderci una giornata di sole, non è frequente da quanto so. »

« E parco sia. » esclamò entusiasta Kenna precipitandosi fuori dalla stanza.

 

 

***

 

 

Dopo un'ora in cui Mary era riuscita a convincere le ragazze a fare il giro dell'istituto, erano finalmente arrivate al parco tanto bramato da una scocciatissima Kenna.

La ragazza castana si sedette sul prato incrociando le gambe e prendendo una margherita tra le dita iniziò a giocherellarci.

« Ho visto un professore che davvero... »

« Il professor Blanchard? Quelli sono i suoi due figli. » Lola si mordicchiò il labbro iniziando a ridacchiare. « Quello castano è Bash, il figlio maggiore, figlio di una donna che non ha sposato. Il biondo, invece, è Francis, figlio della ex moglie. È lo scapolo più ambito della scuola, è al terzo anno di legge ed è in ballottaggio per uno stage a Seattle, quella bionda lì accanto è Olivia, la sua ex ragazzi, ma molti dicono che vanno ancora a letto insieme. Chi non ci andrebbe a letto? » La ragazza ridacchiò prima di tornare a farneticare con Kenna.

Mary alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi azzurri di “Francis”, era lo stesso biondo a cui era finita addosso poco prima.  







Angolo Autrice:

E' tardi, non ci sarà nessuno, ma volevo pubblicare either way.
Spero che il capitolo vi piaccia, io ancora devo rileggerlo e decidere se, effettivamente, mi piace o meno.
Sono passate due settimane dal prologo, lo so sono lentissima, ma sono in quinto ed ho un sacco di cose da fare.
Spero di riuscire a scrivere, e a pubblicare, il secondo capitolo il prima possibile.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite e un grazie particolare va a chi ha recensito.
Mi fa piacere sapere cosa ne pensate, quindi continuate a recensire, è importante per me.

Un bacio e a presto, 

Cami.

P.s: Cosa ne pensate di Olivia e Francis? Secondo voi c'è ancora qualcosa? ;) 

 

Vi posto i link utili: 

Questo è il mio account di facebook se qualcuno volesse aggiungermi: https://www.facebook.com/camilla.buzolic?ref=tn_tnmn

Questo è il mio account di ask se, invece, volete farmi qualche domanda a proposito della fan fiction: http://ask.fm/CamsEle

Questo, invece, è il gruppo della fan fiction: https://www.facebook.com/groups/580201012074707/

E questo è il link per la pagina della fan fiction: https://www.facebook.com/pages/-Would-you-want-this/444462745566311


  
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