Bussano alla porta e io mi sveglio di soprassalto.
Mi passo
una mano nei miei capelli scompigliatissimi e biascico un
“chi è” poco
convinto.
-Sono io, dolcezza. Sorgi e vieni a goderti il
bagno di
sangue insieme a tutti noi! Pensa un po’, i tuoi tributi sono
ancora vivi!-
Haymitch che mi sveglia la mattina non
è proprio uno dei
miei sogni che voglio avverare. Cerco Peeta per svegliarlo ma mi rendo
conto
che la parte del letto accanto a me è vuota: è
vero, dall’ultimo episodio
dormiremo in stanze separate, almeno sino a quando saremo a Capitol
City. Però
non ho avuto incubi: dev’essere rimasto sino a che non mi
sono addormentata e
al mio subconscio dev’essere bastato.
-Arrivo Haymitch, datti una calmata.- borbotto a
voce
abbastanza alta da far sì che il mio mentore mi possa
sentire.
-Ok, io e gli altri ti aspettiamo alla sala
grande.-
Dovrei passare a vedere se Peeta sta bene, dopo la
prima
notte in cui siamo stati separati. E lo vedrò pochissimo
anche durante il resto
della giornata: l’idea non mi piace per niente ma devo
sopportare tutto ciò
almeno per lui, per farlo stare bene. Mi infilo un paio di jeans e un
top
aderente e lascio i capelli sciolti: non ho il tempo per fare la mia
solita
treccia. Corro verso la camera di Peeta e busso prima di entrare.
-Sì?-
-Peeta sono io, Katniss.-
Subito la porta si apre e il mio cuore non
può fare a meno
di perdere alcuni battiti quando vedo il mio ragazzo del pane che mi
sorride
dolcemente, gli occhi ancora un po’ gonfi per il sonno. Si
deve essere appena
svegliato. Mi tuffo tra le sue braccia e inspiro il suo profumo.
-Incubi?- mi chiede, premuroso.
-Nessuno, ero convinta che alla fine non mi
avresti
abbandonata davvero, traditore.- dico, prendendolo in giro.
-Perdonami, mammina.-
Lo guardo allarmata per poi tranquillizzarmi
quando vedo che
siamo soli nel corridoio. Gli metto una mano sulla mano, facendolo
zittire.
-Sei matto? Vuoi davvero che Haymitch e Johanna lo
vengano a
sapere proprio qui? Sarebbe una tortura, doverli sopportare per questa
settimana con le loro battutine!-
-Mmmm… sono troppo felice per tenerlo
per me.- mi dice lui,
continuando a sorridere come un ebete. Avrei dovuto immaginarlo che si
sarebbe
totalmente rincoglionito.
- Beh, dovrai farlo. Non voglio che Capitol City
sappia del
bambino: ti immagini sopportare 7 mesi di telecamere appostate al
distretto 12?
Per non parlare delle interviste e del fatto che non ci potremo sposare
in
tranquillità, come volevamo. Nessuno deve sapere niente. Lo
diremo solo alle
persone che non hanno niente a che vedere con tutta questa storia, me
lo
prometti?-
-Ti giuro che se vedrò mai una sola
telecamera avvicinarsi a
te e a nostro figlio, la distruggerò a suon di pugni. Potrei
anche imparare a
usare l’arco, così saremmo più al
sicuro.-
-Non ti ci vedo molto bene.-
Peeta ride e mi da un bacio tra i capelli-
Comunque, se non
vuoi fare sapere a nessuno che sei incinta, evita di metterti queste
magliette
aderenti.-
Lo guardo con uno sguardo interrogativo e mi fisso
il
ventre, leggermente rigonfio. Solo un occhio attento potrebbe notare il
lievissimo rigonfiamento presente.
-Posso ancora passare per grassa.- dico io, non
avendo
voglia di cambiarmi. –Ora vado dagli altri, o si chiederanno
che fine abbia
fatto.-
-Se hai bisogno di me, sai dove
trovarmi…-
Annuisco per poi dargli un lieve bacio sulla
bocca, vorrei
dirgli ti amo ma qui ho sempre paura che ci stiano osservando.
-Vai, ragazza di fuoco. Ti amo anche io.-
Gli sorrido, piena di gratitudine e mi dirigo
velocemente
alla sala grande dove prendo posto accanto a Johanna e Haymitch.
-Teniamo le dita incrociate, forse posso
tornarmene a casa
già da oggi!- dice Johanna, sprezzante.
-Suvvia, ti vuoi perdere tutto il divertimento?-
chiede
Haymitch, bevendosi la sua vodka del mattino, l’odore mi
colpisce e mi fa
venire la nausea. Resisti Katniss. Non devono sospettare niente.
-Ah guarda, dolcezza, la tua coppia.-
Poso i miei occhi grigi sullo schermo e vedo Matt
che sta
cercando di svegliare Kate, dopo una nottata tranquilla. Sono rimasti
solo in
14 e con Caleb e Rachel in movimento, non mi sento affatto tranquilla.
Guardando più attentamente l’arena mi rendo conto
che è quasi identica a quella
dove si è tenuta la prima edizione degli Hunger Games a cui
ho partecipato. Per
fortuna non hanno tratto ispirazione dall’orologio altrimenti
sarebbero morti
praticamente in 4 giorni.
I miei due tributi si mangiano una stecca di carne
secca a
testa e bevono un po’ di acqua dalle loro borracce.
-Dovremmo iniziare a incamminarci, a cercare gli
altri.-
dice Jane.
-Non potremmo semplicemente aspettare che si
ammazzino tra
di loro e poi eliminare Rachel e Caleb?- le risponde Matt, incerto.
-Voglio tornare a casa il più presto
possibile. Muoviamoci.-
Quindi Jane vuole attaccare: non che mi stupisca
questa sua
decisione ma la sua impulsività le potrebbe costare cara. O
forse,
semplicemente, la farebbe vincere più in fretta. Non ha
paura di uccidere o,
meglio, non sa ancora che cosa si prova quando si toglie la vita ad un
essere
umano. Subito la telecamera si sposta e inquadra Caleb e Rachel che
sono pronti
ad attaccare uno dei tributi mediamente forti che sono ancora rimasti
in gioco:
l’hanno individuato grazie al fuoco che il ragazzino ha
acceso per riscaldarsi
la notte e che fuma ancora. E’ addormentato in posizione
fetale per proteggersi
dal freddo. Rachel gli taglia la gola senza tanti complimenti; rivolge
il suo
sorriso che mi mette i brividi a Caleb. Colpo di cannone. 13 rimasti.
L’hovercraft
raccoglie il corpo del quattordicenne per portarlo alla sua famiglia di
fedeli
al vecchio regime a Capitol City. In me nasce la speranza che i
genitori
abbiano altri figli che possano consolarli per quella perdita.
-Potevi svegliarlo, sarebbe stato più
divertente sentire le
sue urla.- si lamenta, Caleb.
-Su, coraggio, ne mancano ancora 13 da uccidere,
il prossimo
lo lascio a te così ti puoi divertire.-
-Diciamo che il pivello di Enarc è mio
e Snow è tutta per
te.-
-Ci sto, sembra quasi una vacanza qui, non trovi?-
Una vacanza.
-Oh Haymitch, quanto spero che li facciano a
pezzi…-
mormoro, furiosa.
-Non sei la sola dolcezza. Ma anche la tua Jane
non scherza
in questo istinto omicida.-
-Almeno lei non si sta divertendo come se fosse in
luna di
miele come quei due.- replico, infastidita.
Snow non è così male: certo,
penso che sia totalmente
irritante e un idiota per la maggior parte del tempo ma, per lo meno,
ha
fegato. E, come ho sempre pensato io, ad un certo punto devi smettere
di
fuggire e affrontare chi ti vuole morto. Sia nella vita che
nell’arena. E lei
ci è arrivata molto prima di me: vuole solo tornare a casa,
non vuole
dimostrare niente. Se non di essere diversa dal nonno e da tutto
ciò che ha
fatto.
Almeno credo.
Un altro colpo di cannone si sente in lontananza.
Chi sarà
stato? Chi ha ucciso? Ma non c’è stato nessun
massacro: il tributo femmina di
Johanna è caduto dall’albero su cui si stava
arrampicando per cercare un po’ di
riposo. Si è rotta l’osso del collo. Johanna alza
gli occhi al cielo.
-Due intelligentoni mi sono capitati. Beh, almeno
potrò
andare a casa e controllare Annie e quella peste di bambino.-
Sono irritata per la loro indifferenza, per come
riescono a
estraniarsi da tutta questa situazione. Sbotto alzandomi.
-Dio, avevano solo quattordici anni. Non mostri un
minimo di
pietà?-
-I loro genitori l’hanno dimostrata a
tutti quelli morti
durante gli anni, Katniss? Non mi pare. Perché io la dovrei
dimostrare ai loro
figli?-
Perché sono dei bambini, maledizione. E
perché Prim è morta
a 14 anni e sapere che aveva tutta la vita davanti, mi spezza il cuore.
Ma loro
non sono Prim, Katniss. Lei è morta, se
n’è andata per sempre.
-Sei stata anche tu a volere questa edizione. Non
lamentarti
e non dare la colpa solo a noi.-
Mi siedo, senza sapere cosa dire e rimango tutto
il giorno
davanti a quello schermo sola, senza Peeta. I giochi corrono molto in
fretta,
alla fine della giornata sono rimasti in 9.
Caleb e Rachel stanno facendo una strage, mentre Jane e
Matt preparano
delle trappole per provare a prendere qualcuno e imbrogliarlo, ponendo
fine
alla sua vita. Rimango sola nella stanza, proprio quando
nell’arena cala il
sole.
-Kat…-
Mi volto e vedo il volto preoccupato di Peeta che
mi riporta
alla realtà. Si siede accanto a me e appoggio la mia testa
sulla sua spalla.
-Come stai?-
-Ho visto corpi di ragazzini a pezzi e venire
prelevati
dagli hovercraft. Direi che sono stata meglio…-
Restiamo un attimo in silenzio e Peeta,
controllando prima
di non essere visto da nessuno, mi appoggia una mano sul ventre e mi
bacia la
fronte, premuroso.
-Hai mangiato? Le nausee come vanno?-
-Ho seriamente pensato che avrei vomitato addosso
a Haymitch
da un secondo all’altro. Per fortuna mi sono trattenuta ma
non sono riuscita a
mandar giù un solo boccone. –
-Katniss. – mi dice lui, quasi
sgridandomi.
-Sta tranquillo. Ora mi puoi portare in camera e
farmi
ingozzare di tutto ciò che vuoi.-
-Sarà un piacere, davvero ti devi
rendere conto che ora non
sei sola. Quindi vedi di mangiare e…-
Smetto di ascoltarlo e non posso fare a meno di
sorridere
mentre mi trascina verso la mia camera. Lo vedo gesticolare e non posso
fare a
meno di pensare a quanto io lo ami e penso di accorgermi solo ora di
avere
sempre amato lui. Dal nostro primo bacio nella grotta… era
per quello che
volevo salvarlo, durante la seconda edizione. Non era perché
era gentile,
perché mi era entrato nel
cuore. Era
perché lo amavo, perché avevamo condiviso
quell’esperienza così terrificante
che era ovvio che saremo finiti insieme. Non c’era mai stata
partita tra lui e
Gale. Era lui da sempre. Dovevo capirlo. Era
sempre stato lui. Ed ora anche se sono
terrorizzata dall’idea di avere un figlio, sono felice che il
padre sia Peeta
Mellark. E non potrò mai essere abbastanza riconoscente per
avere la fortuna di
averlo accanto a me.
-Kat? Katniss, stai male?- mi chiede lui,
evidentemente
preoccupato.
-Eh? Oh no, scusa stavo pensando. Cosa
c’è?-
-Cosa vuoi da mangiare?-
-Ho voglia di una pizza.-
Lui mi sorride e ordina due pizze che compaiono
molto
velocemente: “grazie per la tua tecnologia,
Capitol”. Mangiamo le nostre pizze
in silenzio e ogni tanto ci guardiamo negli occhi, sorridendo. Vedo che
i suoi
riccioli biondi sono sporchi di colore e immagino che abbia passato la giornata a dipingere.
-Beh, mio caro artista, cosa hai combinato oggi?-
-Mmm, un piccolo dipinto per Matt e Jane, per
quando
torneranno a casa.-
-Posso vederlo?- chiedo, curiosa.
Lui sorride e mi porta nella sua stanza e prende
la tela. Il
dipinto è bellissimo: ha dipinto la scena in cui Matthew ha
salvato Jane. Ma non
l’omicidio del sedicenne che stava per uccidere la ragazza:
ha dipinto lo
sguardo d’intesa e le mani dei nostri due giovani tributi. Lo
sguardo di Jane è
pieno di gratitudine mentre quello di Matt di feroce disperazione. Le
loro mani
sono tese per la paura di non ritrovarsi più e di morire
lì, in pochi minuti. Ma
io so che loro torneranno a casa, che ce la possono fare.
-E’ bellissimo.- mormoro.
-Grazie. Dici che gli piacerà?-
-Matt lo adorerà. Sai
com’è fatta Jane. Ti insulterà
probabilmente,
per poi strappartelo dalle mani e portarselo a casa sua.- dico,
ridacchiando.
Peeta mi sorride per poi prendermi in braccio e
farmi cadere
sul letto.
-Direi che ora hai bisogno di una dormita, che ne
dici?-
-Questa è camera tua…-
-Hai voglia di trascinarti sino alla tua stanza.-
-Ovviamente no.-
-Dormi tranquilla, ragazza di fuoco. Ti
porterò io più
tardi.-
E con queste ultime parole e le mani di Peeta che
mi
accarezzano dolcemente i capelli, mi addormento.
-Katniss! Katniss svegliati! Subito.-
Sobbalzo dal mio letto: sono appena le 7 del
mattino. Il viso
di Peeta è vicinissimo al mio e il mio cuore batte a mille
per il brusco
risveglio.
-Cosa c’è? Che succede?-
dico, confusa.
-Li hanno attaccati. Sono in pericolo.- dice lui,
velocemente.
-Chi? Chi li ha attaccati, di cosa parli?-
-Matt e Jane. Sono stati attaccati da Caleb e
Rachel.-
In pochi secondi sono giù dal letto e
mi precipito nella
sala grande con Peeta al seguito.
Questo non può succedere.
Loro devono vivere.
Beh, so che mi odiate e tutto però oggi il mio commento vuole anche ricordare il grandissimo Philip Hoffman, alias Plutarch. Una grandissima perdita umana e anche per il cinema americano. Non voglio di sicuro commentare come è morto, mi concentro solamente sul fatto che dei figli ed una moglie hanno perso il loro punto di riferimento. Quindi, respect and rest in peace, Hoffman.
Un saluto a tutti ragazzi.