Tu
«Sei stato tu a
scegliere per entrambi» parlò Anna senza guardare
negli occhi l’amante che
aveva nel letto. Sedeva sul bordo, le dita a torturare il lenzuolo
sgualcito. A
coprirla era una sottoveste slacciata, che le ricordava senza tregua le
mani
che gliel’avevano fatta scivolare di dosso poco prima.
«Appena seppi
del tuo matrimonio corsi alla tenuta» affermò
placido Antonio, trattenendosi
dal toccarla, dallo sfiorarla ancora, dal baciarla tra i capelli.
Anna finse di
non avere sentito.
Finse che quelle
parole fossero frutto della sua mente e delle sue numerose
ricostruzioni di
quei giorni passati, che spesso facevano capolino nei momenti di noia,
di
sconforto o di nostalgia.
Finse di provare
solo indifferenza, quando dentro di lei si sentiva smarrita,
angosciata,
rassegnata; quando le sue labbra tremavano e i suoi occhi si
inumidivano.
Non si
possono amare due donne allo stesso tempo, e
la tua scelta aspettava nella vostra umile casa che tu tornassi dal
lavoro,
quel giorno come tutti gli altri.
«Ero venuto a
cercarti» aggiunse, avendo previsto il suo silenzio.
Lo sguardo della
donna si perse, alla ricerca di quei momenti che aveva giurato a se
stessa di
dimenticare.
«Avevo chiesto
aiuto ad Amelia perché potessi entrare.»
La mano che
stringeva il lenzuolo si bloccò.
«Avevo bisogno
di vederti. Di parlarti.»
Non si
può pretendere di avere ascolto quando
ascolto si ha negato.
«Tuo
padre…»
«Basta!»
«Ho creduto di
liberarmi del mondo a cui appartenevo allontanandomi dalla mia famiglia
e da
te.»
«Ti
prego…»
«Voglio che tu
sappia che me ne pento ogni giorno.» Si sporse verso di lei a
sfiorarle un
braccio, che ritrasse prontamente.
«Sarà quello
che
farò io di ciò che è successo
oggi.»
Antonio le si
avvicinò, le gambe a terra a stringere il suo corpo esile
contro il suo, e un
braccio a cingerle la vita. Anna non si mosse, ma non riuscì
a celare il
fremito che la scompose al ricordo ancora troppo vivido del contatto
con la sua
pelle, dei suoi sussurri flebili destinati unicamente a lei, della
dolcezza dei
suoi baci.
«Anna stammi a
sentire.»
La donna scosse
la testa e posò le proprie mani sulle sue, strette sul
ventre, immobili e
resistenti ad ogni tentativo di fuga.
«È
tardi.»
«Se solo
volessi, potremmo-»
«Dimenticare il
nostro passato? Ricominciare una nuova vita? Immaginare che non sia
successo
niente? Fingere di amarci come allora?»
«Potremmo smettere
di fingere.»
Sei
stato tu a scegliere per entrambi. E lo stai
facendo ancora, convinto che ciò che per te corrisponde al
giusto equivalga
anche al mio bene.
«Siamo stati
distanti così tanto tempo che non riuscirei più a
distinguere la realtà dal
sogno.»
«Il confine tra
i due non è sempre così netto. Anna, io ti
amo.»
Anna chiuse gli
occhi e respirò profondamente, contrastando il capogiro che
la colse.
«È una
follia»
farfugliò una volta riacquistata consapevolezza di
sé.
«L’hai
detto anche vent’anni fa.»
«Allora
non sapevo cosa significasse.» Si girò verso di
lui, e gli posò le mani sulle
spalle. Il cielo dei suoi occhi esprimeva pazienza, pace e sicurezza.
«Oggi
sì.»
Tu sei
mia
realtà, mio sogno e mia follia.