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Autore: Iamtheincr0wd    05/02/2014    1 recensioni
"Ragazzi comuni. Ragazzi diversi. Siamo adolescenti, vuoi incolparci della nostra generazione?" urlò Jack. "Crediamo di essere pazzi anche se siamo totalmente sani, questo ci rende pazzi. Amiamo la musica, le feste, divertirci, l'alcol, la droga, il sesso, amiamo commettere errori, perche siamo adolescenti! siamo morti e vivi allo stesso tempo, siamo il futuro che noi vediamo brillante e voi vedete a pezzi! Siamo tutto cio che decidiamo di essere, questa è la nostra storia...lunga vita ai sognatori senza speranza!". [Featuring: ATL/PTV/OM&M/SWS/AA/WATIC/Skins characters and more...]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Furry, Triangolo, Violenza
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Kellin entrò in classe più scuro del solito oggi. I suoi avevano litigato, ma seriamente questa volta. Suo padre non gli aveva rotto le palle sta mattina, solo uscendo si era accorto che la sua macchina non c’era. Dov’era andato così presto di mattina…o così tardi di sera? Si mise al posto accanto al suo nuovo migliore amico Vic, era l’unico che sembrava veramente capirlo, non che avesse ma provato a fare amicizia con nessun altro. Della classe apprezzava veramente solo lui, con gli altri parlava, ma poco, giusto per non fare l’escluso e per non escludere Vic che invece ci teneva ad avere tanti amici. Poi c’era Marina.’Dio quant’è bella’ pensò. L’aveva trovata attraente fin dal primo giorno, ma adesso che sedeva dietro di lui e ci parlava di più aveva un vera e propria cotta per lei, ma c’era un problema, Austin Carlile. Da quando aveva litigato con Danny passava quasi tutto il tempo a parlare con lei, e lui sentiva tutto, era davvero comprensiva, troppo comprensiva, lo aiutava, lo consolava, neanche Austin aveva una vita facile, anzi forse era peggio della sua, ma anche lui avrebbe voluto essere notato e perché no, ascoltato e consolato. Il punto è che Marina guardava Austin nello stesso modo in cui lui guarda lei. Ma Austin non sembrava ricambiare più di tanto, ad Austin serviva un’amica, non una ragazza. Fortunatamente Vic lo distraeva dalla sua triste storia d’amore non corrisposto, e lo aiutava molto perché lui diceva di trovarsi nella stessa situazione, ma non voleva dire di chi stesse parlando. “Ehi amico, che hai?” chiese Vic, vedendolo nascondere la faccia tra le braccia. “Ehi Kell, tutto ok?” insistette scuotendolo delicatamente. “hm..niente” mugolò lui. Vic alzò gli occhi “Kell, parla, ehi dai sai che puoi parlare di tutto con me” si avvicinò alla faccia dell’amico. “E’ sempre quella?” Ripensandoci, neanche Kellin aveva mai detto a Vic il nome della sua cotta, ma in effetti, se l’amico non l’aveva confessato, perché doveva lui? Ok non è il giusto ragionamento, forse non si fidava abbastanza? Decise quindi di parlare. “i miei hanno litigato, ancora”. Vic tornò più serio. “mio padre sta mattina non c’era e poi si, anche lei, al solito”. L’amico abbozzò un sorriso. “Su , su con la vita! Dai, le ragazze? Sei figo ne trovi un’altra e per quanto riguarda tuo padre io…dai su, sicuramente le cose si sistemeranno, in un modo o nell’altro” la voce dell’amico era rassicurante, quasi quasi ci credeva, anche se sapeva che una volta tornato a casa avrebbe avuto un altro break down mentale. “Grazie amico” disse sorridendo, e Vic gli diede una pacca sulla spalla. A ricreazione passarono tutto il tempo con gli altri. Si vedeva che a Kellin non andava a genio l’idea, ma a Vic piacevano gli altri, soprattutto perché stare con loro significava stare con Marina. Ragazza per cui aveva una gran cotta. In più era straniero, non voleva escludersi, fortunatamente gli altri lo avevano ben integrato. Quel giorno c’era un aria strana, sembrava che tutti ce l’avessero con tutti, erano di nuovo a gruppetti. Marina non era con Austin bensì sola a parlare con Naomi, che non aveva rivolto parola ad Emily, stranamente, perché solitamente stavano sempre appiccicate. Alex non parlava con Tay, Jack non parlava con Alex, Rian e Zack sembravano confusi anche loro. Danny era per le sue a fumare. Che situazione. Ora si sentiva escluso, tutti avevano litigato ed effettivamente lui non sapeva perché. Kellin si sentiva ancor più a disagio del solito, e stava fissando fin troppo Marina che parlava in lontananza con Naomi. “Che fai?” chiese Vic guardando dalla stessa parte. “Chi guardi?” come se ci fosse molta libertà di scelta. Kellin fece spallucce. “ah-ah, è Naomi, non è così? Lo sapevo! Ma aspetta, a Naomi non piace nessuno, a meno che, ma certo, ora si spiega tutto, Naomi si è dichiarata a Emily ed è per questo che ora non parlano e…” “Fatti i cazzi tuoi Fuentes” disse acida Emily “Non deve importartene, e sono cazzate, non sparare balle, coglione” Kellin prese le difese dell’amico, nessuno doveva parlargli così. “Stai calma Ems, stava solo facendo un’ipotesi non del tutto da escludere, ad essere onesti” Emily rise isterica “Non da escludere? Allora certo solo perché voi due state sempre insieme non devo escludere che siate froci? Oh no, lo escludo, perché io lo so, chi piace a te Quinn, e anche a te Vic, ehi, sapete cosa? Avete un’altra cosa in comune! Sorpresa!” disse e se ne andò di gran carriera. I due si guardarono, fortunatamente non avevano capito le parole della ragazza. Usciti da scuola Kellin tornò da solo a casa, aprì la porta e non vide nessuno. “Mamma?” chiamò “Mamma, sei a casa?” . Nessuna risposta. “Ma’?” Salì in casa. La madre piangeva sul letto, la camera incasinata, i vestiti per terra, tutte robe in disordine. Kellin corse da lei. “Cosa è successo ma?”. Ma la donna non smetteva di singhiozzare. Ci mise un po a realizzare guardandosi intorno, controllò per essere sicuro. Nessuna camicia. Nessun pantalone. Le cose del padre non c’erano. Lui se ne era andato. Rimase immobile. Non sapeva che fare. Escluse la possibilità di scappare, non poteva distruggere sua madre più di così, voleva distruggere tutto. Stesso risultato. Si mise accanto alla donna e scoppiò a piangere con lei. Se ne era andato, suo padre se ne era andato. Non sarebbe più tornato, lo sapeva, non era un illuso, se lo aspettava anche se ancora non era successo, ma lo sapeva. Era comunque irreale. Dov’era suo padre? Era finalmente felice? Aveva ottenuto ciò che voleva? Perché? Sua madre era lì, immobile, aveva smesso di piangere, ma guardava il vuoto. Cosa fai quando la persona che ami di più se ne va? Kellin non sapeva cosa fare. Corse via dalla stanza, la prima cosa che gli venne in mente era chiamare…Marina. Ci furono due squilli prima che la ragazza rispondesse. “Kell” “Marina” “Kell? Cos’hai? Stai piangendo?” “no” tirò su il naso “Kellin, non mentire, cosa è successo?” non sapeva neanche cosa dire, ma tanto a lei cosa importava, lei pensava solo ad Austin tanto. “nulla” e mise giù il telefono. Forse avrebbe dovuto andare da qualcuno a cui importasse realmente. Uscì di casa per andare da Vic. Sotto casa di lui lo chiamò, non voleva entrare in casa così davanti a tutti. “Amico, fammi salire, ho bisogno di te” Vic non rispose neanche, si affacciò per confermare ciò che diceva l’amico poi scese ed aprì la porta. Lui entrò a testa bassa senza salutare. Neanche Vic sembrava messo bene. Per un momento si sentì in colpa, l’amico avrà avuto altro a cui pensare. “Ehi Vic” “ehi kell” non si guardavano neanche in faccia, Kellin maneggiava dei fogli che poi scoprì essere spartiti. “le scrivi tu?” cercò di sviare dall’argomento che lo aveva distrutto. “Si, sono mie”. Dieci minuti di silenzio. Poi Kellin alzò la testa per trattenere le lacrime. “mio padre è scappato di casa”. Vic lo guardò. Non sapeva cosa dire, si buttò addosso a lui, ora piangevano entrambi, abbracciati. Era strano, non si erano mai abbracciati, era piacevole, ma così maledettamente deprimente. “mi dispiace amico” non sapeva cos’altro dire. Quando si staccò entrambi sorrisero tra le lacrime. “Vuoi sentirne una?” chiese poi Vic. “Certo” rispose Kell. Gliene suonò una che aveva chiamato Stay Away From My Friends. “E’ per la mia lei, che poi non è mia, non lo sarà mai” rise, ma gli scese una lacrima. L’amico lo abbracciò di nuovo “E’ bella…la canzone” disse poi. “Grazie.” Rispose l’altro. Asciugò le lacrime e tirò su le maniche, gesto poco prudente, perché scoprì le cicatrici che Kellin notò all’istante, che gli afferrò entrambe le braccia e le strinse “COSA CAZZO SONO QUESTE?” urlò, il che fece di nuovo scoppiare a piangere Vic. “PERCHE’? COSA SONO? NON DIRMI CHE E’ PER LEI? CHI E’ CHE TI FA QUESTO? CHI E’ LEI?” Vic lo guardò, non riusciva a rispondere, si vergognava come non mai, voleva scomparire. “DIMMI CHI E’” Kellin non abbassava la voce “Kellin, ti prego” “DIMMELO” “Kellin, mi dispiace io…” “PARLA, CHI CAZZO E’ CHE TI FA SOFFRIRE COSI’ TANTO?” non riuscì a trattenersi “Marina”. Terzo colpo in una giornata per Kellin. “Cosa?” “Marina, si. Io, io la amo, ma lei no, e io soffro, ecco” “la ami? Soffri? E fai questo?” Kellin non riusciva a respirare, non ci vedeva più, non aveva neanche più la forze di piangere. “Kell, mi dispiace io..” “non chiedere scusa” disse alzandosi “Ems aveva ragione, abbiamo una cosa in comune” Vic piegò la testa di lato con fare interrogativo. “La amo anche io”. Disse, e corse via. Per la strada, e per la città. Aveva perso suo padre. Sua madre chissà se era ancora viva. Il suo amico si feriva per una ragazza, che amava anche lui. Tutti questi pensieri, passavano veloci in mente, veloci come l’auto che lo travolse.
  
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