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Autore: itsrigel    06/02/2014    2 recensioni
Sono passati tre anni ormai da quando Anya è entrata a far parte della Setta degli Assassini, e pochi giorni da quando è riuscita a fuggire dalla Casa. Forse potrebbe riuscire a vivere in pace, se non fosse per l'ombra di strani sogni e il terrore continuo di essere trovata e uccisa. Ma cosa succederebbe se il suo destino fosse davvero quello di essere un'Assassina?
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Sequel di "Remember the promise" :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il sangue dell'oceano'
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Pelle alle olive


  Una fitta di dolore tremenda alla spalla. Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Vidi il sangue schizzare fuori, le mie pupille dilatate dopo l'esplosione che aveva spazzato via tutto quanto.
  Il dolore, pensai. Questo è il vero dolore.
  Scossi violentemente la testa, con l'intento di scacciare via quelle centinaia di stelline che mi ballavano davanti agli occhi. Una nuova fitta di lancinante dolore mi fece vedere per qualche istante completamente nero. Abbassai lo sguardo verso ferita, notando un pezzo di legno incastrato tra la clavicola e l'omero. Imprecai ad alta voce. Sentii una voce in lontananza chiamare il mio nome, mentre tentavo di mettermi a sedere. Non mi ero neanche accorta che Agon fino a quel momento aveva lottato contro tutte le guardie che erano nella casa. E non mi accorsi nemmeno delle sue numerosissime ferite e della gamba fasciata.
  - Anya, stai bene?
  - Ti sembra che io stia bene? - Non mi accorsi nemmeno di urlare. - Ho un paletto conficcato nella spalla, sto perdendo un fiume di sangue e tutto quello che sai fare è venire qui a chiedermi "stai bene"?
  Mentre urlavo in faccia ad Agon tentavo di alzarmi in piedi, solo per poi ricadere a terra. I miei pensieri mi sembravano talmente incoerenti che mi costrinsi a non pensare più a nulla.
  Svuota la mente.
  Cancellai il ricordo di quel giorno in cui mi era entrata una spina di rosa nella mano, e mio padre mi aveva aiutata a toglierla.
  Svuota la mente.
  Passai così qualche minuto, sotto lo sguardo infuriato di Agon (che nel frattempo mi aveva anche dato uno schiaffo), fino a quando non mi calmai completamente.
  - Toglimi questo coso dal braccio.
  Stranamente Agon obbedì senza protestare. Ma ero certa che provò un piacere indescrivibile nel vedere il dolore stampato sul mio viso, il sangue caldo che sgorgava a fiotti dalla ferita. Mi alzai a fatica, la vista completamente annebbiata che andava e veniva nonostante la fasciatura stretta che mi aveva applicato la Guardia.
  Dopo le mie urla il silenzio che si era creato sembrava innaturale. Nulla si muoveva, nulla sembrava in vita.
  A pochi metri di distanza da dove era scaturita l'esplosione c'era l'uomo, quasi irriconoscibile nel suo stato. Sporcizia, cenere e pelle bruciata avevano coperto completamente il suo vero aspetto. Un lago di sangue già coagulato si allargava intorno al corpo inerte. Riuscivo ancora ad intravedere l'ombra del sorriso disperato che aveva esibito prima di recitare l'incantesimo. Sparsi per la stanza e per il corridoio c'erano i corpi delle guardie. I fiori che fino ad un attimo prima erano nel vaso ormai erano inceneriti.
  - Non c'è nessuna bruciatura sul tuo corpo - mi fece notare Agon. - Esiste qualche incantesimo per evitare ferite del genere?
  - Se anche esiste io non lo conosco - risposi con la poca lucidità che mi era rimasta. Iniziammo a camminare verso l'uscita.
  - Allora come hai fatto a non bruciarti?
  - Io non mi brucio. - Feci appena in tempo a rispondere. Un attimo dopo le mie gambe si piegarono e l'oscurità mi accolse nel suo freddo abbraccio.

  Una donna è appena uscita da casa nostra. Sul viso aveva un enorme segno rossiccio, che mio padre ha curato con pochi movimenti fluidi e un impasto di erbe.
  - Papà? Cos'aveva quella signora sulla guancia?
  Lui mi sorride dolcemente, prendendomi in braccio. - Una bruciatura.
  - E cos'è?
  - È una ferita che viene quando sei troppo esposta al sole, oppure quando tocchi qualcosa di caldo, come il fuoco.
  - Fa male?
  Mio padre ride sommessamente. - Non lo so, molto probabilmente fa molto male. Ma io non mi sono mai bruciato.
  - E perché?
  Mi mostra il simbolo della maledizione, che spicca in maniera inquietante sulla sua pelle chiara. - Per via di questo. Lui mi protegge da tutti i tipi di bruciature. Neanche la nonna poteva bruciarsi.
  Gli occhi mi brillano di una luce curiosa. - E io? Posso bruciarmi?
  - No - mi risponde lui baciandomi la fronte. - Neanche tu puoi bruciarti, stai tranquilla.
  - Sei sicuro, papà? Neanche il sole può bruciarmi?
  - Neanche il sole. E comunque con la tua pelle olivastra sarebbe difficile.
  Aggrotto la fronte, senza capire bene le ultime parole. - Che vuol dire olibastra?
  Mio padre sorride. - Olivastra, non olibastra. Il colore della tua pelle si chiama così.
  Ancora non riesco a capire. - Ma le olive sono verdi, giusto?
  Papà scoppia a ridere. - Non penso proprio che il nome derivi dalle olive. Ma è carino come nome... Pelle alle olive.
  Improvvisamente mi sento stupida. Non avrei mai dovuto fare quella domanda così... così stupida e basta.
  - Perché tu non hai la pelle olivastra, papà?
  Lui alza le spalle, e fa un gesto vago con la mano libera. - Non lo so. Penso che il nonno aveva la pelle molto chiara.
  - Perché pensi? - chiedo. - Non sai di che colore era la pelle del nonno?
  - Non ho mai conosciuto mio padre, tesoro. Quando sono nato era già morto.
  - Come me e la mamma? - Abbasso lo sguardo, per non incontrare gli occhi di mio padre. So che diventa sempre triste quando parliamo di mia madre... Ma è stato più forte di me: la domanda è uscita da sola dalla mia bocca.
  - Sì, cucciola. Ma non parliamone più.



.:: Angolo dell'autrice ::.
Vi prego, non chiedetemi il senso del titolo. Non avevo proprio idee. Insomma, come puoi avere buone idee quando scrivi a mezzanotte e dieci? Semplicemente non puoi. Le idee vengono solo quando non hai carta e penna. O un telefono, o un computer, o una qualsiasi altra cosa adatta per scrivere... Le idee sono tutte figlie di una Umbridge. O di una Coin, dipende quale personaggio odiate di più, ovviamente :3
Dopo questo piccolo sclero personale, state tranquilli, non vi chiederò di firmare una petizione contro le idee che arrivano sempre al momento sbagliato ;)
Baci, e alla prossima!

   
 
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