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Autore: Rosmary    06/02/2014    13 recensioni
{Prima classificata al contest "Wow le edite!" indetto da Luna003 e giudicato da l@dyriddle}
È nella vita di ognuno il momento in cui tutto ciò ch'era certezza decade in favore di realtà nuove e sconosciute, e non c'è nulla che possa impedire quel momento: è concesso adattarsi, viverlo, ma non aggirarlo.
T’abbracciò come tu avevi sempre abbracciato lui e in quel momento tutto svanì dalla tua mente, lasciando posto solo a quella disperata manifestazione d’affetto.
“Harry…”
“Grazie.”
“Non ringraziarmi…”
“Grazie,” ripeté lui, ignorandoti. “Grazie di essere qui con me.”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling;
la oneshot è scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
 
 

A Mary Black, che secoli fa mi aveva chiesto una Harry/Hermione
 





Su strade diverse

 
Era il primo Natale dalla morte di Voldemort, la neve s’era presentata come ogni anno assieme al gelo, ai canti e alle preghiere di chi crede davvero e di chi finge di farlo. Avresti dovuto passarlo con i tuoi genitori quel venticinque dicembre, ma i tuoi piani, per quanto bene organizzati e perfettamente realizzabili, venivano sempre scombussolati dalla frenetica e caotica realtà, dagli eventi che si susseguivano senza che tu potessi capirli e analizzarli con apprensiva attenzione.
Salutati la tua mamma rassegnata e il tuo papà arrabbiato, t’eri Smaterializzata , dove sapevi che l’avresti trovato. E lo vedesti immediatamente, riconoscendo la scomposta zazzera nera e le spalle leggermente curve in avanti. Non tentasti di richiamare la sua attenzione, preferendo raggiungerlo con poche falcate svelte, rallentando sino a fermarti quand’eri ormai dietro di lui, a qualche passo di distanza dalla sua schiena e dalla lapide immacolata di Lily e James. 
Con occhi tristi, vinti dal dolore tangibile, guardasti Harry e lo vedesti piangere in silenzio, come timoroso che i suoi defunti genitori potessero sentirlo singhiozzare o tirare su col naso. Piangeva in modo dignitoso quel diciottenne, infischiandosene di macchiare le lenti degli occhiali. Aveva le mani in tasca, e immaginasti che fossero fredde e intorpidite, ed era immobile, come preda di un incantesimo burlone.
Quando t’era arrivata la lettera di Ron, dalla grafia disordinata e scomposta dalla fretta di scrivere, non avevi tentennato o preso tempo, avevi semplicemente spiegato ai tuoi genitori che il tuo migliore amico aveva bisogno di te. ‘Non può stare Ron con lui? Oppure quella ragazza, Ginny… non è la sua fidanzata?’ t’avevano chiesto, sperando che trovassi le loro ragioni più che convincenti. Ma tu avevi scosso il capo e t’eri infilata cappotto, sciarpa, guanti, cappello… T’eri infilata tutto, anche la forza per affrontare Harry e la sua solitudine. ‘Ha bisogno di me’ avevi concluso, ed eccoti lì, a palesare la tua presenza col solo ausilio del respiro.
 
“L’ho capito solo ora… ho capito solo adesso che ci avevo sperato, che mi ero illuso… Uccidere lui non li ha riportati da me. Niente può riportarli da me.”
 
Pronunciò Harry quelle parole, e lo fece con voce strozzata, affaticata, senza guardarti in volto. Sapevi che quel momento sarebbe giunto, sapevi che avrebbe dovuto fare i conti con una realtà nuova, cui non era abituato: da anni, ormai, ciò che muoveva Harry e che lo motivava ad andare avanti era sconfiggere Voldemort, che forse ai suoi occhi non era mai stato il più grande mago oscuro di tutti i tempi, ma solo l’assassino dei suoi genitori. Razionalmente, aveva sempre saputo che la morte di Voldemort non gli avrebbe restituito la famiglia, che nessun colpo di spugna avrebbe cancellato i dolori del passato, ma anche Harry era umano, e s’era illuso; nel profondo del suo animo, quando nessuno poteva spiarlo, lui s’illudeva. S’illudeva che un bel giorno tutto sarebbe finito e sarebbe stato possibile per lui tornare a ridere e gioire.
Ed eccolo ora, in piedi dinanzi alla tomba dei genitori come l’ultima volta, quando ancora rincorreva il nemico e ancora tentava di sopravvivere; la differenza, invero terribile, era nella consapevolezza che nulla di lì in poi sarebbe cambiato: quella lapide chiara, splendente, era eterna e immutabile e così sarebbe rimasta, nonostante non vi fossero più assassini in circolazione. La vendetta non aveva alcun gusto, se non l’amaro sapore del vuoto che lasciava dentro.
Li avvertivi tutti su di te, i pesi ch’affaticavano il tuo migliore amico, e le parole d’improvviso ti parvero tutte inutili e banali, così muovesti quei due o tre passi che ti separavano da lui, adagiasti il tuo petto contro la sua schiena e, timorosa che ti spingesse via, circondasti il suo busto con le tue braccia, allacciando le mani all’altezza del suo ombelico.
Lui non ti respinse.
Dapprima rigido, tirò via le mani dalle tasche e le posò sulle tue, confermandoti quanto fossero fredde. Poggiasti anche la fronte contro la sua schiena e lui inclinò il capo all’indietro, in un goffo tentativo di sfiorare i tuoi capelli.
 
“Sapevo che mi avresti trovato.”
 
Ti sfuggì un sorriso triste, quasi colpevole. “Io ti troverò sempre, Harry, finché tu lo vorrai.”
 
Aveva rifiutato la compagnia di Ginny, che immaginasti tormentata alla Tana a fare avanti e indietro in cucina, chiedendosi perché Harry le fosse fuggito, perché le avesse chiesto di non seguirlo, non quel giorno. Anche dalla compagnia di Ron era scappato; Ron che con mano malferma e nervosa t’aveva scritto una lettera in cui metteva da parte l’orgoglio – era ancora offeso perché avevi rifiutato di trascorrere il Natale alla Tana – e ti chiedeva di trovare Harry, perché tu sapevi certamente dove si trovava; in verità, anche Ron e Ginny avevano un’idea a riguardo, ma entrambi erano convinti che Harry Potter avesse bisogno di qualcuno diverso da loro: aveva bisogno di te.
Fu nel momento in cui pensasti di stringerti ancora di più a lui che il lui in questione si voltò verso di te; per una volta fu Harry a stritolarti in un abbraccio, affondando il viso tra i tuoi capelli, serrando la presa attorno al tuo corpo… T’abbracciò come tu avevi sempre abbracciato lui e in quel momento tutto svanì dalla tua mente, lasciando posto solo a quella disperata manifestazione d’affetto.
 
“Harry…”
 
“Grazie.”
 
“Non ringraziarmi…”
 
“Grazie,” ripeté lui, ignorandoti. “Grazie di essere qui con me.”
 
Te lo disse convinto, poggiando la sua fronte sulla tua, guardandoti con quei suoi occhi verdi che non sapevano mentire. Fu più forte di te e una lacrima sfuggì al tuo controllo. Era spaventoso, ma quel momento così intimo e normale tra voi era con molta probabilità l’ultimo che avreste condiviso. Non ci sarebbe stato altro spazio per i vostri abbracci e le vostre confidenze. Hogwarts non c’era più, e neanche un nemico da uccidere. Ben presto, le vostre vite avrebbero preso strade diverse, ad unirvi sarebbe stato il ricordo di tante avventure e un affetto maturato negli anni, ma la quotidianità non sarebbe esistita più: la sua apparteneva a Ginny, la tua apparteneva a Ron.
Vedesti i suoi occhi ancora umidi venire infastiditi da nuove lacrime e le sue guance ormai secche fremere perché altro sale le bagnasse. Ma Harry non pianse, come altre volte era accaduto, fu forte per te e con te e ti guardò con ancora più insistenza, lasciandoti intuire che lo sapeva bene, cosa stavi pensando, perché erano i suoi stessi pensieri.
 
“Siamo giovani, ma non mi sento un idiota nel dirti che sei stata la ragazza più importante della mia vita.”
 
Ti scappò una risatina isterica e felice insieme. “Non ti si addicono certi discorsi,” dicesti tentando di sdrammatizzare.
 
Lui annuì, abbozzando un sorriso imbarazzato. “Cambierà tutto e non so se mi va bene… è sciocco… lo so…”
 
“Non è sciocco, Harry, è normale.”
 
“Non ho mai pensato che li avrei riavuti indietro, ma credevo che… non lo so… che avrebbe fatto meno male… perché avevo vendicato la loro morte.”
 
“Non farà mai meno male,” affermasti, sicura che le verità, per quanto scomode, fossero sempre preferibili alle bugie. “Ci sono dolori con cui bisogna imparare a convivere, che non vanno mai via… hai solo diciotto anni, datti tempo… imparerai a gestirlo e a viverlo, il tuo dolore.”
 
Ti continuò semplicemente a guardare, ma non parlò più. E neanche tu parlasti, lasciando che il suono delle campane che annunciavano le dieci della mattina di Natale colmasse il vostro silenzio. Avevi le mani tremanti sulle sue spalle e la fronte ancora poggiata contro quella di Harry, che ti stringeva in vita con sempre più forza, avvicinandoti man mano a sé.
C’era qualcosa in quei vostri sguardi che ti spaventò, era un’implicita domanda, era un perché: perché non vivere l’uno accanto all’altra, perché scegliere strade diverse… Perché?
 
“Perché ci sono legami che vanno addirittura al di là dell’amore,” riflettesti a voce alta, sgranando gli occhi per l’ammissione e provocando in Harry la stessa reazione. “Torna a casa, Harry.”
 
“Torna con me.”
 
“Non posso. Casa tua non è casa mia.”
 
Lo dicesti in un sussurro e un’altra lacrima sfuggì al tuo controllo. Era l’inizio quello, l’inizio delle strade diverse. Non ci sarebbe più stata un’unica casa in cui riunire tutti: ognuno avrebbe avuto la sua dimora, la sua ‘tana’ a cui tornare. E lui capì, come sempre, ciò che gli stavi dicendo e annuì senza porti altre domande.
 
“Buon Natale, Hermione.”
 
Fu un sussurro, uno stupido sussurro che s’abbatté sulle tue labbra, dove si posarono le sue per la prima e ultima volta. Avresti voluto ritrarti, dirgli che era sbagliato, che la sua bocca non doveva incastrarsi con la tua… Ma non dicesti nulla. Era il vostro arrivederci mescolato a un amaro addio. Neanche t’accorgesti di quando era scattato quel qualcosa che tramutò un bacio a fior di labbra in un incontro intimo e sfacciato.
 
“Buon Natale, Harry,” biascicasti col filo di voce che ancora non t’aveva abbandonata.
 
T’allontanasti da lui senza sensi di colpa, ma con l’amarezza di chi vedeva il suo mondo trasformarsi e non faceva in tempo a fermarlo o almeno a comprenderne il motivo. Andasti via, conscia che Harry sarebbe tornato alla Tana e che niente vi avrebbe riportati sullo stesso sentiero.

 




 
La storia ha partecipato come edita al contest "Wow le edite" indetto da Luna003 e portato a termine dalla giudice sostitutiva l@dyriddle.
   
 
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