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Autore: pocketsizedtitan    06/02/2014    3 recensioni
Levi/Eren | Coffee Shop AU
Eren Jaeger lavora come barista nel caffé di sua madre, ed è uno specialista di Latte Art. E poi c'è Levi, che non è esattamente il cliente tipico perchè è brusco e rozzo (il che in realtà, secondo Eren, non è poi così diverso dal cliente tipico), ma che soprattutto non fa altro che confondere il tenero cuoricino di Eren.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Qui la traduttrice. Mi scuso tantissimo per aver aggiornato così in ritardo, avrei dovuto farlo lunedì ma oggi ho avuto un esame e davvero non c'è stato tempo. Mi dispiace! Grazie comunque a tutti per i feedback! Ogni singolo commento è sempre apprezzatissimo se avete tempo/voglia. Buona Lettura! // domani rileggo meglio ma se trovate qualche errore scemo casomai fatemi un segno eheheh sono stanchissima.
SULLA TRADUZIONE: Il capitolo è ambientato agli inizi di Novembre (ossia quando l'autrice l'ha postato in inglese). Un mocaccino è una bevanda che fa un po' da via di mezzo tra cappuccino e caffellatte e che può essere aromatizzata a piacere. Un melonpan è un tipo di pane/briosche che si mangia in Giappone.


The Little Titan Café
CAPITOLO 4: Lo spirito natalizio

Benvenuti al Little Titan Café
Speciale di oggi: Mocaccino alla menta piperita

Mentre la maggior parte dei negozi stava già trasmettendo musica natalizia, un certo caffè non aveva ancora iniziato. In genere non era un gran problema considerando che la maggior parte dei clienti erano studenti delle superiori ed universitari. Ma di tanto in tanto arrivava un cliente che non riusciva proprio a fare a meno di lamentarsi della scelta della musica (non che ci fosse niente di male in proposito. Loro cercavano solo di mantenere l’atmosfera leggera, variando da Michael Bublé ai Of Monster and Men, con i mix dei The Mowgli’s, tra l’altro). Per tutto il resto dell’anno non c’era mai nessuna lamentela, ma non appena si avvicinavano le feste…

“Buona serata a lei, Signor Pixis.” Eren poggiò la bevanda dell’uomo sul bancone, salutandolo. Poi tornò alla cassa proprio mentre una signora anziana entrava. Stava strizzando gli occhi, e aveva le sopracciglia corrucciate e le labbra strette, come se qualcosa le fosse sgradito. A Eren piaceva pensare, da quando era diventato abbastanza grande per lavorare nel negozio di sua madre, di essere un professionista a capire i clienti non appena questi entravano. E lui sapeva bene dal momento in cui la donna aveva strizzato i suoi piccoli occhietti, che stava per dare di matto. “Benvenuta al Little Titan Café. Cosa posso servirle?”

Lei si accigliò, con uno sguardo di disapprovazione. “Quello che puoi servirmi è un po’ di spirito natalizio.”

“M-mi scusi?”

“Se questo è uno di quei negozi anti-Cristo, mi rifiuto di ordinare qualcosa!”

“Non capisco.” Ed Eren davvero non capiva. Aveva appena terminato la sua pausa quando il signor Pixis, ormai un cliente fisso, entrasse e venisse servito, per lasciarlo alle prese con una signora anziana che stava blaterando cose sullo spirito natalizio. “Non siamo anti-Cristo signora, o contro la religione.”

“Allora dov’è il vostro spirito natalizio?” La donna chiese. “Perché non state trasmettendo musica natalizia?”

Quello fu il momento in cui Eren capì per quale motivo la vecchia pazza si stava alterando. “La cosa non ha niente a che fare con me. E’ la proprietaria che sceglie le canzoni.” Be’, questo era vero solo a metà. Eren spesso aveva una certa influenza sulle canzoni che sua madre sceglieva, dal momento che lei non sapeva come fare un mix, comprare o scaricare musica (gratuita) online, metterla su un CD o copiarla su una penna USB – e fondamentalmente non sapeva usare qualsiasi cosa potesse essere definita tecnologica. “Ora, potrei sapere cosa vorrebbe ord–”

“Sono sicura che attrarreste molti più clienti mettendo della musica natalizia.” Strepitò la donna. Eren sospirò, lanciando un’occhiata al negozio, perché erano le dieci e un quarto di venerdì sera e il locale era abbastanza pieno.

“Questa è solo la mia opinione personale,” Eren fece un cenno al locale, “ma non credo che abbiamo bisogno di musica natalizia per attrarre altri clienti. Ora, ha intenzione di ordinare qualcosa o no?”

“Ma ci dovrebbe essere musica natalizia ovunque.” La donna insistette appassionatamente.

La pazienza di Eren già era abbastanza instabile da sé. Stavolta non riuscì a contenersi molto – una trentina di secondi, secondo più, secondo meno – prima che l’impazienza facesse capolino sul suo volto. “Senta signora, non vorrei mancare di rispetto al suo amore per la musica di natale, ma sa cosa vuol dire ascoltarla per ore e ore di seguito senza sosta? No, non mi risponda. Ma mi lasci dire che è un incubo, okay? Preferisco di gran lunga canzonette pop per teenagers per tutto il giorno che sopportare delle infinite ore di ‘We wish you a Merry Christmas’. E non siamo nemmeno al giorno del ringraziamento! Halloween sarà stato una settimana fa! Lasci passare un po’ di tempo! E ora,” Eren fece una pausa per prendere aria, “o ordina qualcosa o esce.”

Un rossore iniziò a diffondersi sulla faccia della vecchia, che divenne sempre più scura di attimo in attimo. Eren contò sulle dita della sua mano: 3…2…1… prima che la cliente ritrovasse la voce. A quel punto poteva predire cosa avrebbe detto; era sempre lo stesso discorso con le persone come lei: ‘Dov’è il manager? Ti farò licenziare. Maleducato. Un terribile servizio clienti. Non hai nemmeno sorriso quando mi hai salutata. Dovresti sorridere ai clienti. Ah! I giovani d’oggi. E qual comportamento! Quanto sarebbe indignata tua madre (e questa era l‘unica cosa che Eren non avrebbe potuto negare).

“Non è difficile sorridere, sai.” La voce della donna interruppe il flusso di pensieri di Eren. “Basta smettere di pensare alle tue angosce adolescenziali e le cose verranno da sé.”

“Non sono più un adolescente da quando ho compiuto vent’anni. E questo è successo circa un anno e mezzo fa, okay?”

“Oh.” Il cambiamento di tono lasciava intendere un qualcosa che ad Eren non piaceva: era comprensivo ma impietosito. “Capisco. Lavori qui perché non sei riuscito ad iscriverti all’università. Allora capisco il tuo modo di comportarti.”

Dio Santo, non c’era mai una fine con questa donna? “No, lei non ha capito null—”

“Prenderò un espresso, non zuccherato.” Disse cacciando il portafoglio dalla borsa e tirando fuori un paio di banconote. Ne mise qualcuna nel vasetto delle mance. “Qui c’è qualcosa per te, caro. Pregherò affinché lo spirito natalizio raggiunga anche te quest’anno.”

“No, Io—” Eren si lasciò scappare un sospiro frustrato, scrollando le spalle in segno di sconfitta e sbattè lo scontrino sul registro di cassa. “Sono uno e cinquanta.” “Che cosa è successo?” Una voce chiese quando la donna finalmente era uscita con il suo espresso, un caffè amaro quanto il suo cuore, a quanto pare.

Eren si girò verso la sua collega, che aveva un melonpan mezzo mangiato in mano. Sasha Braus era una tipa strana, a partire dal suo appetito infinito fino ad arrivare alla sua maniacale fissazione per il cibo. “Niente. Solo un’altra cliente impazzita.”

“L’hai preso dal negozio?”

“Mmh—” La ragazza annuì addentando un altro pezzo di brioche, mentre mugugnava una risposta.

Senza dire altro, Eren si diresse al ripostiglio, prendendo un secchio e uno spazzolone e tornando da Sasha per tendere entrambi gli oggetti verso di lei. Lei ingoiò un altro boccone, gemendo pietosamente. “Devo proprio?”

“Per compensare il cibo gratis che rubacchi sempre, sì.”

Sasha si mise in bocca il resto del panino prima di prendere spazzolone e secchio con riluttanza. Eren incrociò le braccia e non smise di guardare fin quando non la vide dirigersi imbronciata in bagno. Quando Sasha fu entrata, rilassò le braccia e portò una mano nella tasca dei jeans per prendere il suo telefono cellulare. Perlomeno con quella scusa poteva far pulire il bagno a Sasha, cosa che lui aveva evitato di fare per un paio di giorni fino a quel momento. E nemmeno per pigrizia! Solo che dopo la sua ultima pausa in genere rimaneva sempre da solo a chiudere il negozio, quindi non aveva modo di lasciare la cassa senza controllo.

Okay, okay, era soprattutto perché era pigro e si rifiutava di diventare un lavoratore modello.

“-ccioso.” Eren s’irrigidì, realizzando che qualcuno stava cercando di attirare la sua attenzione.

“Ohi, moccioso.”

E ora cosa? Frettolosamente rimise il telefono in tasca e si girò verso il cliente. “Benvenuto al—” si fermò mentre un sorriso faceva capolino sul suo volto, “Ah, sei tu.”

“Tsk. Tu e il tuo pessimo servizio clienti.” Levi fece schioccare la lingua mentre poggiava la sua borsa sul bancone. Era sempre rassicurante vederlo, Eren pensò, perché c’era qualcosa di inspiegabilmente piacevole sulla sua presenza. Magari era il modo in cui era sempre vestito bene, o semplicemente il fatto che chiacchierava con Eren tutte le volte che veniva, ma, ogni altra ragione gli sfuggì di mente non appena Levi iniziò a togliersi i guanti di pelle, un dito alla volta. Tutti i suoi pensieri si fermarono di botto non appena le dita affusolate rimasero esposte. Non che Eren non avesse mai visto quelle mani. Le aveva notate scivolare sulla tastiera del portatile di Levi, tracciare linee sulla carta, reggere la tazza in quel modo che Eren trovava adorabilmente strano.

Non gli era mai passata per la mente l’idea che Levi potesse essere sposato. Quel pensiero lo paralizzò per un momento, ma una volta che i guanti furono tolti anche le sue preoccupazioni scivolarono via. Ma ciò non cambiava il fatto che – così come era conscio delle braccia di Levi, dei suoi occhi, dei suoi sguardi, delle sue spalle e del suo collo – adesso era tremendamente cosciente anche di quelle mani. Tali deliziose, gradevoli mani e dita e Eren poteva solo immaginare cosa avrebbe provato a sentirle addosso. Sarebbero state ruvide? Grezze? Gentili? Calde o fredde?

“Stai ascoltando?”

“Eh?”

“A volte mi chiedo se tu abbia qualcosa in quella testa.” Disse Levi, mettendo i guanti di pelle nella tasca del suo cappotto. Poi la tolse e la posò sullo sgabello di fianco il suo. “Ti stavo chiedendo se avevi qualcosa da consigliarmi.”

“Consigliarti…?” Eren corrugò le sopracciglia, ancora cercando di ricomporre i suoi pensieri, perché non era giusto che fosse reso così nervoso dalla sola presenza dell’uomo.

“Qualcosa da bere. Sai, questa è una caffetteria e tu lavori qui.”

“Ah, sì, giusto. Sì, caffè. Io so fare il caffè. Mhh.” Eren girò le spalle a Levi per poter guardare il pannello con il menù, dietro il bancone. Lui conosceva il menù a memoria con tutto il cuore, solo che questo sembrava non volersi dare una dannata calmata. “Che ne dici di un mocaccino alla menta piperita?”

“Ti sembro il tipo che ordina mocaccini alla menta piperita?”

Eren sorrise tra sé e sé. Era sicuro che se si fosse girato avrebbe trovato un’espressione indecifrabile sul volto di Levi. “No, ma è buono, giuro! Magari un po’ di spirito natalizio potrebbe intenerire il tuo cipiglio.” Oh! Che ironia. Quella vecchiaccia sembrava averlo influenzato.

Sentì Levi sospirare. “Va bene. Ma non lo decorare in maniera festiva o altro.”

Una coppia di minuti dopo, un festoso mocaccino alla menta piperita in una tazza corta fu poggiato davanti a Levi, guarnito con panna montata e zuccherini colorati. Eren sogghignò con malizia. “Un mocaccino alla menta piperita super natalizio per il signor Grinch.”

Sì dai, magari poteva farsi prendere dallo spirito natalizio.

Il sopracciglio di Levi si alzò. Eren avrebbe voluto dirgli che magari avrebbe dovuto farsi controllare perché quel sopracciglio sembrava tremare un po’ troppo. “Tu, imbecille.”

“Sono tre e cinquanta!”

“Ma io non ho ordinato questo!”

Eren poteva sicuramente farsi prendere dallo spirito natalizio se questo voleva dire far arrabbiare Levi.

  
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