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Autore: Anna_Writer    14/06/2008    2 recensioni
Bill, un vampiro, viene allontanato violentemente dalla sua vita e rinnegato dal suo gemello, per la sua condizione. Trasferitosi in Italia incontrerà una ragazza che lo aiuterà a ricominciare a vivere e a scontrarsi con il suo passato. I Tokio Hotel non mi appartengono e non ho nessuno scopo di lucro. La mia prima fic... siate clementi!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2

Capitolo 2: RIMORSI

Non so quale miracolo mi permise di alzarmi dopo quell’evento. Avevo combattuto contro la morte e qualcuno aveva deciso la mia vittoria. A così stretto contatto con la fine. Non mi sentii mai così attaccata alla vita come in quel momento.

< Cosa succede qui! > Urlò una voce indistinta

< ODIO QUELLO CHE SONO! QUESTA RAGAZZA NON SI MERITA… >

< Di morire? Strano che tu non lo abbia detto di tutte le altre vittime > Rispose calma l’altra persona.

< Diamine Karl! Non posso fare a meno del sangue, il mio pentimento non serve a placare la mia fame! >

< E dimmi, cos’ha questa ragazza di diverso? >

< NON LO SO! Ma mi ha..fatto pietà! Era così dolce, così abbandonata, come me! >

< SAI QUANTE PERSONE LO SEMBRANO! > Karl alzò il tono

<  Che c’è? Ti da fastidio se non uccido qualcuno? >

< non è questo, ma se continuerai a rinnegare la tua anima da vampiro, presto morirai! E io non voglio, sei come un fratello per me! > rispose

< non mi parlare di FRATELLI! Io non ho più né amici, né famiglia, né niente! >

< Me ne vado, finchè sei così agitato > sospirò < guarda, la tua amica si sta alzando… >

Karl chiuse la porta e se ne andò.

Sbattei le palpebre, come per rassicurarmi di essere sveglia. Avevo un dolore lancinante al collo e appena riacquistai le mie facoltà mentali mi accorsi di avere una flebo piena di sangue attaccata al braccio. Mi guardai intorno, ero in uno stanzone con alcune barelle, senza finestre e un kit medico. Supposi che fosse un’infermeria; le mura erano grigie e con della muffa ai lati delle pareti, in alcuni comodini c’erano delle lampade accese, che facevano una flebile luce, che mi permise di vedere il mio inseguitore seduto vicino a me, con gli occhi carichi di lacrime.

< Come stai? > mi disse

Aspettai qualche secondo, mi sembrava di non capire niente, prima di rispondere < Bene, suppongo >

< Grazie a Dio! Ti prego perdonami per ciò che ti ho fatto, ma quando hai detto, sangue, non ci ho visto più.. purtroppo, credo tu abbia capito che sono un vampiro, ma  non ho ancora accettato la mia condizione, non volevo farti del male, o meglio, io non volevo, il mio io vampiro sì. Non ti ho morsa fino alla fine, appena ho potuto ho staccato i denti e ti ho portata sino a qui, fortuna che il mio amico Nero mi ha aiutato a metterti sotto flebo.. >

<  Ehi respira! Sono ancora qui, per tua fortuna non mi devi pagare il funerale! > calò un silenzio tombale “brava Anna, no dico, complimenti, il tuo umorismo fa crepare”< stavo scherzando! >

Troppo tardi, il personaggio misterioso era scoppiato in lacrime e io lo imitai. Era tutta l’agitazione messa insieme, al dolore, alla paura, alla gioia di essere viva. Ad un certo punto con un lembo della sua felpa nera si asciugò il viso e con un pollice tremante, tentò di asciugarmi gli occhi, ma non riuscivo a smettere di piangere.

< Stai tranquilla, va tutto bene, ci sono io qui con te >

“Bella consolazione, mi hai quasi ammazzato, sono tranquilla adesso!”

< Ehm… io…sigh …sob… > farfugliai qualcosa di incomprensibile < ho paura… io non voglio… morire… scusami… ma io… >

< Non ti preoccupare, non ti ucciderò, ti giuro che non lo farò stai tranquilla. > mi prese il volto tra le mani e con la sua felpa mi asciugò alla meno peggio < dimmi come ti chiami >

< Anna > risposi mentre smettevo di singhiozzare<  e tu? >

< che bel nome! Quattro lettere come il mio!... >disse < piacere, Bill >

< ma allora sei straniero!? >chiesi

< si sono tedesco, ma per problemi di sicurezza, sono dovuto venire qui, in Italia >

< problemi di sicure… >

< quanti anni hai?>

Era evidente che non ne voleva parlare, appena gli si chiedeva qualcosa del suo passato il volto si oscurava e cambiava argomento. Decisi di non continuare il mio discorso, sarebbe arrivato tutto a tempo debito.

<14, precisamente 15 il 1 di settembre > dissi indifferente

< davvero? Anche io e  il mio gem… anche io sono nato quel giorno >

< quanti anni hai tu, Bill? >

< 18, precisamente 19 il 1 di settembre > mi disse sorridendo, finalmente la tempesta stava passando tra noi due.

< Come fai a essere un vampiro! Io non ci credevo ai vampiri! Sei andato al castello del mio amico Dracula? Mi ha detto che c’erano gli sconti per i soggiorni! >

rise

<  poche! > risposi divertita

< comunque > la voce tornò seria < mentre ero per strada un vampiro mi morse, non so come, non so perché, ma invece di morire, appena mi alzai dopo il trauma, sentii che era avvenuto qualcosa in me, avevo perso il calore corporeo e i miei canini si erano affilati in modo pauroso. Ero diventato un vampiro. Lo capii quando tentai di mordere una persona a me molto cara, che per la mia incolumità, mi mandò in questo posto. In verità credo l’abbia fatto perché credeva che fossi pazzo e voleva salvarsi il culo > un sorriso amaro raggiunse le sue labbra.

< va bene Bill, non ti preoccupare, non devo scrivere un verbale su di te, almeno, non tutto oggi! >

Rise

< ora sarà meglio che torni a casa, mia mamma sarà infuriata! >

< se ti rompe ancora, chiamami! > disse < senti Anna, ti va di… venire.. >

<  … a trovarti? Assolutamente sì! Mi sei simpatico e poi rischiare la vita ogni giorno, mi farà capire cosa provano i militari! >

< grazie, sono sempre solo… comunque non ti morderò, giuro! >

< parola di boy scout? >

< parola di boy coso >

Risi..

Presi le mie cose, e mi avviai verso l’uscita. Non so per quale motivo, ma avrei voluto non andarmene mai, e restare con Bill a parlare di tutto. Con lui mi sentivo libera, ero me stessa e non dovevo interpretare nessuna parte. Provai un sentimento così forte, che mi trattenni qualche minuto prima di uscire, aspettando invano che mi fermasse e mi stringesse a sé come la notte appena finita. Stava nascendo qualcosa in me, di cui ero ignara anche io. Rabbrividì quando la sua mano mi fermò di colpo, provai paura ed eccitazione, sentendo che era così vicino a me. Non mi morse, mi porse soltanto la borsetta che avevo dimenticato e dopo avermi augurato la buona notte mi baciò sulla guancia, nel modo più tenero possibile. Appena varcai la soglia di quell’edificio dove stava, la luna era alta nel cielo e illuminava tutta la strada, un nuovo cammino stava iniziando per me e Bill, una nuova vita, che ci avrebbe portato a nuove scoperte, a nuovi dolori e nuove emozioni.

“appena arrivo a casa ringrazio mia madre” pensai, col sorriso sulle labbra. E mi avviai verso casa.

  
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