Capitolo
2: RIMORSI
Non
so quale miracolo mi permise di alzarmi dopo quell’evento.
Avevo combattuto
contro la morte e qualcuno aveva deciso la mia vittoria. A
così stretto
contatto con la fine. Non mi sentii mai così attaccata alla
vita come in quel
momento.
< Cosa
succede qui! > Urlò una voce indistinta
< ODIO
QUELLO CHE SONO! QUESTA RAGAZZA NON SI MERITA… >
< Di
morire? Strano che tu non lo abbia detto di tutte le altre vittime
>
Rispose calma l’altra persona.
< Diamine
Karl! Non posso fare a meno del sangue, il mio pentimento non serve a
placare
la mia fame! >
< E
dimmi, cos’ha questa ragazza di diverso? >
< NON
LO SO! Ma mi ha..fatto pietà! Era così dolce,
così abbandonata, come
me! >
< SAI
QUANTE PERSONE LO SEMBRANO! > Karl alzò il tono
<
Che c’è? Ti da fastidio se non uccido qualcuno?
>
< non
è questo, ma se continuerai a rinnegare la tua anima da
vampiro, presto
morirai! E io non voglio, sei come un fratello per me! > rispose
< non
mi parlare di FRATELLI! Io non ho più né amici,
né famiglia, né niente! >
< Me
ne vado, finchè sei così agitato >
sospirò < guarda, la tua amica
si sta alzando… >
Karl
chiuse la porta e se ne andò.
Sbattei
le palpebre, come per rassicurarmi di essere sveglia. Avevo un dolore
lancinante al collo e appena riacquistai le mie facoltà
mentali mi accorsi di
avere una flebo piena di sangue attaccata al braccio. Mi guardai
intorno, ero
in uno stanzone con alcune barelle, senza finestre e un kit medico.
Supposi che
fosse un’infermeria; le mura erano grigie e con della muffa
ai lati delle
pareti, in alcuni comodini c’erano delle lampade accese, che
facevano una
flebile luce, che mi permise di vedere il mio inseguitore seduto vicino
a me,
con gli occhi carichi di lacrime.
< Come
stai? > mi disse
Aspettai
qualche secondo, mi sembrava di non capire niente, prima di rispondere
< Bene, suppongo >
< Grazie
a Dio! Ti prego perdonami per ciò che ti ho fatto, ma quando
hai detto, sangue,
non ci ho visto più.. purtroppo, credo tu abbia capito che
sono un vampiro, ma non
ho ancora accettato la mia condizione, non
volevo farti del male, o meglio, io non volevo, il mio io vampiro
sì.
Non ti ho morsa fino alla fine, appena ho potuto ho staccato i denti e
ti ho
portata sino a qui, fortuna che il mio amico Nero mi ha aiutato a
metterti
sotto flebo.. >
<
Ehi respira! Sono ancora qui, per tua fortuna non mi devi pagare il
funerale! > calò un silenzio tombale “brava
Anna, no dico, complimenti,
il tuo umorismo fa crepare”< stavo scherzando! >
Troppo
tardi, il personaggio misterioso era scoppiato in lacrime e io lo
imitai. Era
tutta l’agitazione messa insieme, al dolore, alla paura, alla
gioia di essere
viva. Ad un certo punto con un lembo della sua felpa nera si
asciugò il viso e
con un pollice tremante, tentò di asciugarmi gli occhi, ma
non riuscivo a
smettere di piangere.
< Stai
tranquilla, va tutto bene, ci sono io qui con te >
“Bella
consolazione, mi hai quasi ammazzato, sono tranquilla adesso!”
< Ehm…
io…sigh …sob… > farfugliai
qualcosa di incomprensibile < ho paura…
io non voglio… morire… scusami… ma
io… >
< Non
ti preoccupare, non ti ucciderò, ti giuro che non lo
farò stai
tranquilla. > mi prese il volto tra le mani e con la sua felpa
mi asciugò
alla meno peggio < dimmi come ti chiami >
< Anna >
risposi mentre smettevo di singhiozzare< e tu? >
< che
bel nome! Quattro lettere come il mio!... >disse <
piacere,
Bill >
< ma
allora sei straniero!? >chiesi
< si
sono tedesco, ma per problemi di sicurezza, sono dovuto venire qui, in
Italia >
< problemi
di sicure… >
< quanti
anni hai?>
Era
evidente che non ne voleva parlare, appena gli si chiedeva qualcosa del
suo
passato il volto si oscurava e cambiava argomento. Decisi di non
continuare il
mio discorso, sarebbe arrivato tutto a tempo debito.
<14,
precisamente 15 il 1 di settembre > dissi indifferente
< davvero?
Anche io e il mio
gem… anche io sono
nato quel giorno >
< quanti
anni hai tu, Bill? >
< 18,
precisamente 19 il 1 di settembre > mi disse sorridendo,
finalmente la
tempesta stava passando tra noi due.
< Come
fai a essere un vampiro! Io non ci credevo ai vampiri! Sei andato al
castello
del mio amico Dracula? Mi ha detto che c’erano gli sconti per
i
soggiorni! >
< poche! >
risposi divertita
< comunque >
la voce tornò seria < mentre ero per strada un
vampiro mi morse, non so
come, non so perché, ma invece di morire, appena mi alzai
dopo il trauma,
sentii che era avvenuto qualcosa in me, avevo perso il calore corporeo
e i miei
canini si erano affilati in modo pauroso. Ero diventato un vampiro. Lo
capii
quando tentai di mordere una persona a me molto cara, che per la mia
incolumità, mi mandò in questo posto. In
verità credo l’abbia fatto perché
credeva che fossi pazzo e voleva salvarsi il culo > un sorriso
amaro
raggiunse le sue labbra.
< va
bene Bill, non ti preoccupare, non devo scrivere un verbale su di te,
almeno,
non tutto oggi! >
Rise
< ora
sarà meglio che torni a casa, mia mamma sarà
infuriata! >
< se
ti rompe ancora, chiamami! > disse < senti Anna, ti va
di…
venire.. >
<
… a trovarti? Assolutamente sì! Mi sei simpatico
e poi rischiare la vita ogni
giorno, mi farà capire cosa provano i militari! >
< grazie,
sono sempre solo… comunque non ti morderò, giuro!
>
< parola
di boy scout? >
< parola
di boy coso >
Risi..
Presi
le mie cose, e mi avviai verso l’uscita. Non so per quale
motivo, ma avrei
voluto non andarmene mai, e restare con Bill a parlare di tutto. Con
lui mi
sentivo libera, ero me stessa e non dovevo interpretare nessuna parte.
Provai
un sentimento così forte, che mi trattenni qualche minuto
prima di uscire,
aspettando invano che mi fermasse e mi stringesse a sé come
la notte appena
finita. Stava nascendo qualcosa in me, di cui ero ignara anche io.
Rabbrividì
quando la sua mano mi fermò di colpo, provai paura ed
eccitazione, sentendo che
era così vicino a me. Non mi morse, mi porse soltanto la
borsetta che avevo
dimenticato e dopo avermi augurato la buona notte mi baciò
sulla guancia, nel
modo più tenero possibile. Appena varcai la soglia di
quell’edificio dove
stava, la luna era alta nel cielo e illuminava tutta la strada, un
nuovo
cammino stava iniziando per me e Bill, una nuova vita, che ci avrebbe
portato a
nuove scoperte, a nuovi dolori e nuove emozioni.
“appena
arrivo a casa ringrazio mia madre” pensai, col sorriso sulle
labbra. E mi
avviai verso casa.