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Autore: Pandora86    11/02/2014    8 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
Capitolo 25. Epilogo
 
 
“Queste scarpe piaceranno molto al tuo ragazzo” esclamò Hanamichi sfogliando una rivista e guardando il suo migliore amico di sottecchi.

Non ricevette altro se non l’ennesimo sbuffo irritato.

“Sul serio” continuò il numero dieci imperterrito.

“Al tuo ragazzo starebbero bene. Mi hai sentito, Yo? Ho detto che al tuo ragazzo -”.

“La vuoi piantare?”.

“Di fare cosa?” chiese Hanamichi con aria innocente.

“Il tuo ragazzo -”.

“È la centesima volta che pronunci quella parola!” dichiarò Yohei al limite della sopportazione.

“Quale parola?” continuò Hanamichi con la sua migliore faccia da idiota.

“Ragazzo? No, perché è questo che siete ora. O forse hai problemi ad ammetterlo? Che è il tuo ragazzo, intendo!” finse di riflettere il numero dieci portandosi le mani al mento con aria fintamente perplessa.

“Io non ho nessun problema ad ammettere niente” dichiarò l’altro guardando l’orologio.

Era in clinica da appena un’ora e Hanamichi aveva già pronunciato la parola “ragazzo” almeno trenta volte.

Di questo passo, sarebbe arrivato all’esasperazione molto prima dell’orario di uscita.

“Hai intenzione di finirla?” domandò con un sorriso irritato.

“Di dire ragazzo? Perché guarda che è questo, quello che siete!” non si scompose il numero dieci.

“Intendevo finirla di darmi il tormento” esalò Yohei con lo stesso tono di chi si trova in punto di morte.

“No!” affermò secco l’altro.

“È troppo divertente” aggiunse con un ghigno cattivo.

“Chissà perché, ma lo sospettavo!” sospirò Mito.

“E poi, sono felice!”aggiunse Hanamichi, stavolta con un sorriso affettuoso.

“E devi raccontarmi tutti i particolari” lo minacciò, puntandogli contro l’indice.

“Sei peggio di una pettegola!” lo accusò bonario Yohei.

“E tu sei avaro di commenti” ritornò alla carica il numero dieci.

“Cos’è? Rukawa ti ha contagiato?” chiese, non perdendosi d’animo.

“Tra un po’ comincerai a esprimerti a monosillabi?” domandò ancora.

“Chi lo sa!” affermò Mito noncurante.

“Kaede può essere una presenza molto persuasiva!” buttò lì la frase con noncuranza.

“Da quando lo chiami per nome?” si stupì Hanamichi.

“Posso anche chiamarlo Kaeduccio!” continuò Mito, ben sapendo quanti problemi avesse ancora il suo migliore amico a pronunciare il nome del suo compagno.

“O se preferisci, Kaedino caro”.

A quelle parole, Hanamichi rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.

“In fondo” continuò l’altro imperterrito, “è pur sempre mio cognato, visto che è il tuo fidanzato!” e calcò sulla parola.

Come previsto, a quelle parole, il volto del numero dieci assunse la stessa tonalità di un invidiabile rosso tramonto.

“Oppure, posso chiamarlo cognatuccio. Oppure ancora -”.

“Stop! Ho capito” lo frenò Hanamichi ben sapendo che l’amico sarebbe stato in grado di andare avanti per delle ore.

“Va bene!” si arrese il numero dieci.

“Ma tu devi raccontarmi tutto!” insistette nuovamente.

“Ti ho già detto tutto” si difese Yohei accigliandosi.

“E no, mio caro” s’infervorò il numero dieci.

“Non mi hai detto i particolari” s’imbronciò assomigliando molto a un bambino di dieci anni.

“Giusto” convenne Mito con un sorrisetto tutt’altro che rassicurante.

“Mi sono dimenticato di dirti quando me lo ha toccato” buttò lì, incrociando le braccia.

“Toccato cosa?” domandò incerto Hanamichi.

“Il mio pene, Hana!”.

E stavolta, Mito dovette alzarsi e versare un bicchiere d’acqua all’amico che aveva iniziato a tossire vistosamente.

Ovviamente, le guancie non ne volevano sapere di abbandonare il rosso.

Yohei pensò di aver esagerato quando, se possibile, si accesero ancora di più.

Considerando che si era vendicato a sufficienza, decise di lasciare da parte tutta l’ironia.

“Sono felice!” ammise con tono serio.

“Ed io lo sono perché lo sei tu!” dichiarò Hanamichi tendendo la mano.

L’altro capì le intenzioni del suo migliore amico e il significato di quel gesto.

Senza esitare afferrò la mano che Hanamichi gli porgeva e la strinse ritornando, con la mente, a molti anni prima.

La scena era la stessa, anche se il luogo era diverso.

Due bambini che si stringevano la mano al parco, sigillando una grande promessa: quella di essere amici per sempre.

A molti anni di distanza, i loro volti erano cresciuti, ma le espressioni erano finalmente le stesse: quelle spensierate di due adolescenti che, anche se fanno a pugni con il mondo, non hanno smesso di credere al lieto fine.
 
 
 
4 settembre
 

“Oggi la fisioterapia sarà dura, Hana-kun. Pensi di farcela?” domandò l’infermiera camminando sulla spiaggia accanto al paziente.

“Sono un Tensai io” dichiarò il numero dieci.

Mito, a pochi passi da loro, si avvicinò facendo cenno all’infermiera che avrebbe accompagnato lui il suo amico in clinica.

In lontananza, vide Rukawa allontanarsi dopo aver raccolto una lettera che Hanamichi aveva lasciato andare al vento.

Si voltò nuovamente verso il suo amico con un sorriso affettuoso.

“Oggi parto!” disse solamente, sapendo che non c’era bisogno di aggiungere altro.

Hanamichi annuì, volgendo il suo sguardo verso il mare.

Mito seguì la direzione dei suoi occhi e, in lontananza, vide comparire un’altra figura.

La figura lo scorse e si fermò a guardarlo, interrompendo la sua corsa.

Come aveva fatto Rukawa pochi istanti prima, anche il nuovo venuto mostrò con orgoglio la maglia della nazionale.

Poi, riprese la sua corsa.

Mito lo seguì con lo sguardo fino a che la voce di Hanamichi non lo riscosse dai suoi pensieri.

“Andiamo?” domandò tendendo la mano.

“Andiamo!” rispose Yohei afferrandola e dirigendosi verso la clinica.

Il suo soggiorno in quel posto era finito.

L’estate era finita.

Un’estate che aveva riservato delle sorprese inaspettate.

Però, proprio come tutte le grandi storie, quella fine significava solo l’inizio di qualcosa di più grande.

Eh sì! Valutò Yohei con un sorriso raggiante.

È stata proprio una strana estate!
 

 Fine 
 
Note:

L’epilogo è stato un po’ corto, ma spero vi sia piaciuto ugualmente.

In realtà, inizialmente avevo deciso di inserirlo nel capitolo precedente.

Poi, una seconda lettura mi ha fatto optare per questa scelta decidendo così di isolare il capitolo in cui Yohei e Akira finalmente decidono di stare insieme e quindi dare più stacco temporale.

L’ultima scena, quella della spiaggia, riprende l’ultimo capitolo della seconda stagione de “Il tuo vero volto” ed è presa dal canone.

Io l’ho modificata aggiungendoci la presenza di Mito e Sendoh.

Anche questa storia è finita e ringrazio tutti quelli che l’anno seguita e mi hanno incoraggiato.

GRAZIE! Senza di voi questa storia non sarebbe mai nata!

Tra qualche settimana ritornerò con la quarta e ultima storia che chiuderà definitivamente questa serie iniziata con “Il tuo vero volto”.

Spero di ritrovarvi tutti.

Nel frattempo, attendo come sempre i vostri commenti e, eventualmente, i vostri suggerimenti per la storia che farà da epilogo alla serie.

Grazie a chi è giunto fin qui.

Pandora86
  
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