Note
dell’autrice: risparmiandovi le solite inutili scuse sulla mancanza di tempo –
anche se purtroppo è così – vorrei dedicare questo capitolo a due persone: a
Twilight 2006 che ogni tanto mi ricorda di aggiornare; a Ashley Snape a cui,
dopo tanti anni, ho finalmente dato un volto.
Buona lettura.
CAPITOLO
31
Cornelia
se ne stava seduta nella sua stanza, presumibilmente al secondo piano di un
qualche abitato forse fuori, forse dentro Londra. Aveva ormai rinunciato a
cercare di scoprirlo. Quella stanza aveva le finestre, certo, peccato che
fossero tutte sbarrate con grosse e pesanti assi di legno. Non poteva mai uscire
e l’unico contatto che aveva con l’esterno era Elizabeth. Ancora non riusciva a
credere agli eventi di quell’ultimo periodo, nonostante avesse avuto molto tempo
per rifletterci sopra: Moriarty aveva preso il posto di Rattigan a capo
dell’organizzazione, portandosi dietro i suoi personali scagnozzi; Basil, il
Professore e Topson erano ancora probabilmente intrappolati nelle fogne dove si
erano calati e, vista la situazione, ci sarebbero rimasti per un bel po’;
Brynna, l’unica che avrebbe potuto salvarli, era scomparsa, forse
definitivamente, dalla circolazione.
E questi non erano i soli problemi: da un po’ di tempo a quella
parte aveva sentito un certo via vai al piano inferiore. Aveva cercato di
indagare e, seppur con scarsissimi risultati, aveva in qualche modo intuito che
qualcosa di grosso stava bollendo in pentola. Era frustrante però essere lì, in
quella che doveva essere la base operativa e non poter fare nulla di
nulla.
C’era
inoltre da considerare quella snervante, logorante sensazione che ogni cosa
fosse in qualche modo successa per causa sua. Brynna era stata scoperta per via
della sua intrusione, Basil probabilmente era stato catturato perché distratto
dalla sua presenza.
Si prese il viso tra le mani, sospirando di
frustrazione.
“Suvvia, Cornelia, non è necessario fare tutte queste
scene, non cambieranno di certo la tua situazione.” Disse Elizabeth, entrando
nella stanza, portando la cena su un vassoio.
“Io
mi chiedo con quale faccia tosta tu mi rivolga ancora la parola.” Replicò
l’altra, guardandola torva.
“Ma
per farti un po’ di compagnia, mia cara, mi pare ovvio.” Le rispose la
dottoressa, posando il vassoio su letto. “Un tempo apprezzavi conversare con
me.”
“Sì,
quando credevo che fossi una persona dalla solida integrità morale.” Disse
Cornelia, cominciando a mangiare.
“Integrità morale! Non farmi ridere,
cos’è in fondo l’integrità morale? Chi è che la possiede davvero? Anche il più
onesto dei topi ha i suoi lati oscuri. Se io avessi seguito le convenzioni a
quest’ora non sarei certo quello che sono diventata.”
“Devi esserne
davvero molto orgogliosa.” Borbottò l’altra.
“No, non lo sono.” Replicò
Elizabeth asciutta. “Non avrei voluto dovermi legare a questa gente. Ma non ho
avuto scelta, Cornelia. Tu sei stata fortunata, ma fai anche un lavoro diverso,
uno che le donne possono fare pur con tutti i pregiudizi del caso. Io invece non
sarei mai riuscita a coronare il mio sogno a causa del pregiudizio maschilista
che ancora alberga in questo paese. Quando il Professore mi ha offerto
l’opportunità di farmi valere in cambio di passargli delle informazioni su di te
non mi sono tirata indietro.”
“E lo confessi così, senza un minimo di
rimorso?” chiese Cornelia, allibita. “Credevo che fossimo amiche.”
“Ma
lo siamo, mia cara.” Rispose l’altra con un sorriso. “Lo siamo, altrimenti ti
assicuro che saresti stata trattata molto diversamente: non avresti una stanza
per te e saresti importunata di continuo. Dovresti ringraziarmi in
effetti.”
Cornelia sbuffò, indispettita. Aveva un bel coraggio a dire
quelle cose! Decise comunque di trattenersi: fare una sfuriata, benché fosse
un’opzione appagante, non avrebbe certo risolto la situazione. Continuò così a
mangiare senza rivolgere la parola a Elizabeth e chiedendosi come avrebbe potuto
riguadagnare la libertà e rimediare a tutti i guai che aveva
causato.
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Frattanto,
in casa Ansmauer, il clima da nervosamente frustrato era diventato
freneticamente frustrato. Dalla notizia che qualcosa si stava finalmente
muovendo – o meglio, che l’aveva fatto a lungo sotto il loro stesso naso – Basil
e Rattigan erano diventati piuttosto intrattabili. Rassegnatisi ormai all’idea
di dover stare dalla stessa parte per quella volta, passavano le giornate ad
attendere di sapere dove venissero condotti i Lord del Parlamento. Il tempo
stringeva, quando le vacanze fossero giunte al termine sarebbe stato troppo
tardi per intervenire. Sembrava però che si fossero tutti volatilizzati senza
lasciare alcuna traccia, la qual cosa era impossibile. Sembrava inoltre
incredibile che nessuna delle famiglie si fosse fatta avanti per far notare la
scomparsa del proprio caro.
Dopo
alcune estenuanti sessioni di riflessione in comune, i due, insieme a Brynna,
erano arrivati alla conclusione che ci doveva essere qualcuno che faceva la
prima parte del lavoro dall’interno. Il tutto stava nell’individuarlo, un
compito tutt’altro che semplice. Mediante una conoscenza di Basil erano riusciti
a farsi recapitare l’elenco dei Parlamentari e, dopo aver scartato i nomi di
coloro che erano già “andati a casa per le vacanze”, erano rimasti con una lista
di all’incirca un centinaio di nominativi. Si erano allora messi a controllarli
tutti, a confrontarsi su quanto sapessero circa ogni individuo e, soprattutto,
se tra questi figurasse qualcuno che già in precedenza aveva avuto a che fare
con il mondo della criminalità organizzata, tenendo conto delle sparizioni che
continuavano ad avvenire: un lavoro tutt’altro che semplice e che aveva causato
parecchi mal di testa e liti accese.
Topson, nel suo piccolo, aveva cercato
di presenziare il più possibile e di sedare quegli inutili battibecchi.
Alla
fine, circa una settimana prima di Natale, erano riusciti a ridurre la lista a
cinque nomi di probabili sospettati. Non che questo migliorasse molto le cose:
ciascuno di questi cinque poteva essere il loro topo, ma anche se fossero
riusciti a trovarlo, era chiaro che questo individuo faceva solo da tramite e
poteva anche non sapere dove venissero condotti i suoi colleghi.
La
situazione era davvero complessa e soprattutto molto delicata: se avessero
commesso anche un solo, minuscolo passo falso sarebbero stati scoperti. Tutto
ciò che potevano fare era continuare a cercare qualcosa o aspettare una buona
notizia dagli informatori di Brynna che, frattanto, continuavano a sorvegliare
la situazione.
Quel pomeriggio si trovavano ancora una volta tutti e
quattro nella biblioteca al primo piano, intenti a spulciare ciò che avevano
raccolto. La stanza, nonostante le continue proteste degli Ansmauser, era
immersa nel fumo proveniente dalla pipa di Basil e dalle sigarette di Rattigan.
Brynna, che si era ormai praticamente ristabilita, se si faceva eccezione per
qualche cautela che usava in alcuni dei suoi movimenti, stava seduta al tavolo
centrale a scribacchiare qualcosa su un foglio di carta. Topson, invece, si
trovava su una delle poltrone intento, o almeno così sembrava, a leggere i
risultati che avevano ottenuto nelle ultime settimane. L’impazienza impregnava
la stanza alla pari, se non addirittura di più, della coltre di
fumo.
“Avrei una proposta” disse Brynna ad un certo punto, alzando lo
sguardo sugli altri occupanti.
“Dimmi che comprende l’uscire da questa
casa.” Commentò Rattigan dalla sua posizione davanti ad alcuni scaffali.
“Non
esattamente.” Replicò lei. “Pensavo che potremmo cominciare ad organizzarci su
come agire una volta che sapremo il luogo esatto dove vengono trattenuti i
Parlamentari.”
“Credo che questo spetti a chi dovrà agire in prima
persona, Brynna.” Le disse Basil, scendendo dal davanzale della finestra ed
avvicinandosi a lei. La topolina lo guardò, poi gli rivolse un sorriso
ironico.
“Ah sì, certo, le donne restano a casa.” Commentò
sarcastica.
“Signora Basil, cerchi di ragionare, non è ancora pienamente
in condizione di muoversi normalmente, non sarebbe saggio mettere a rischio la
sua vita.” Le disse Topson, in un tono che cercava di esser convincente,
ottenendo solo un cenno di diniego.
“Di
questo ne riparleremo poi.” Disse Brynna. “Ora è necessario stabilire come fare
a risolvere tutto in una volta sola. Ho fatto una lista degli obiettivi”
aggiunse, alzando il foglio su cui aveva scritto fino a pochi istanti prima.
“Sarà necessario liberare i Parlamentari facendo sì che escano incolumi, inoltre
bisognerà catturare Moriarty prima che lui si renda conto di ciò che sta
succedendo e prima che riesca a scappare.”
“Mi sembra piuttosto
difficile.” Commentò Rattigan. “Non ha topi, ma ragni al suo servizio. Sarà
praticamente impossibile riuscire a neutralizzarli.”
“Obiezione accolta”
commentò Brynna appuntandosi qualcosa. “Allora, forse, sarà meglio prima trovare
un modo per neutralizzarli e poi liberare i prigionieri.”
“E
Cornelia?” chiese Topson. Brynna lo guardò come se volesse rispondergli qualcosa
che, il dottore ne era sicuro, sarebbe stato poco piacevole, poi pensò di
trattenersi.
“Lei rientra nella categoria dei prigionieri, dottore,
quindi nella seconda fase del piano.” Gli rispose infine, tornando a
concentrarsi sul suo foglio.
“Brynna, hai detto cose abbastanza scontate
fino ad ora.” Intervenne Basil. “L’intento di distrarci è nobile ma stupido,
lasciatelo dire.”
“Concordo con lui” disse Rattigan, sorprendendo tutti e
guadagnandosi una fulminata da parte di Brynna.
“E allora fuori le vostre
idee, signori, sempre che ne abbiate” replicò stizzita, tornando a concentrarsi
sul suo foglio.
Topson sospirò, preoccupato: l’intera situazione sembrava
un ordigno sul punto di esplodere e le conseguenze rischiavano di essere
disastrose. Si ritrovò a sperare con tutto se stesso che accadesse qualcosa,
qualsiasi cosa in modo che quella vicenda si potesse finalmente risolvere.
Le sue preghiere furono esaudite con una rapidità sorprendente: pochi
minuti dopo, mentre nella stanza si svolgeva l’ennesimo litigio tutti contro
tutti – di recente, infatti, anche Basil e Brynna avevano cominciato ad
aggredirsi – arrivò Tobias Ansmauser ad annunciare che uno degli informatori era
tornato e che sembrava avere delle notizie urgenti.
Il topo fu fatto
entrare e Topson non poté che provare compassione per quel poveretto, il quale
venne immediatamente messo sotto pressione dagli sguardi degli altri tre
occupanti della stanza, simili a predatori con gli occhi puntati sulla
preda.
“Ebbene?” chiese Brynna, rompendo il silenzio con meno delicatezza
di quanto il dottore avrebbe auspicato. Il topo torceva il proprio cappello con
le mani, in preda al nervosismo, ma dopo un po’ trovò il coraggio di
rispondere:
“Signora, io credo di aver scoperto qualcosa, ma non ne sono
sicuro, io…”
“Spero per te che tu non sia venuto a fami perdere del
tempo, altrimenti…” lo minacciò Rattigan. L’altro deglutì e scosse la
testa.
“No, signore, non è questa la mia intenzione. Il fatto è che credo
di sapere dove sono stati portati i Lords.”
“Diccelo allora, avanti.” Lo
incalzò Basil. Il topo annuì.
“Sono ancora al Parlamento, signori.”
Annunciò, affrettandosi poi a spiegare prima che gli altri potessero
interromperlo. “Il fatto è che abbiamo deciso di cominciare a sorvegliare tutte
le entrate e le uscite, prendendo nota dei topi e facendo attenzione ai nostri
spostamenti. Ci siamo resi conto che quelli che sparivano erano quelli che non
varcavano più la soglia dopo aver fatto il loro ingresso. Ragion per cui, devono
essere ancora lì.”
Basil, che aveva ascoltato tutto con attenzione, si
prese il mento con una mano, cominciando a riflettere:
“Certo che è
davvero strano, anzi, quasi insensato direi.”
“E perché mai, Basil?” si
intromise Rattigan, con un ghigno. “A me pare una strategia logica: rapire i
membri del Parlamento fuori dalle sue mura sarebbe più difficile che non farlo
al suo interno, dove c’è più confusione e dove è più semplice trovare una
ragione per l’assenza di qualcuno.”
“La mia perplessità era rivolta ad un
altro elemento: dove li tengono? Ormai gli scomparsi saranno parecchi, non si
potrebbero non notare.” si domandò l’investigatopo.
“Non è detto che
debbano tenerli lì” gli rispose Rattigan “Esistono dei cunicoli collegati alla
rete fognaria sotto il Parlamento. Possono condurre in molti posti diversi, non
sarebbe poi così impossibile farli passare da lì per portarli da un’altra
parte.”
“Il che non ci fornisce molti elementi nuovi.” Commentò Topson.
“Sapevamo già che il Parlamento era il punto di partenza, non è una
novità.”
“Questo è pur vero dottore, ma confido che il nostro professore
qui, una volta trovato il cunicolo giusto sappia seguire le tracce fino alla
nostra destinazione, dico bene?”
“E’ una possibilità” rispose Rattigan
dopo aver ascoltato l’osservazione. “Direi di metterci in marcia stanotte
stessa.”
“Non vi sembra di correre troppo?” Intervenne Brynna. “Dovremmo
prima organizzarci su come agire e su cosa fare: sarebbe da stupidi andare a
vedere dove li tengono senza sapere come farli uscire, non vi pare?”
“Parli sempre come
se volessi unirti a noi, Brynna: non hai capito che non succederà?”
le disse
Rattigan, con un ghigno, guadagnandosi un’occhiataccia che ebbe il solo
risultato di far scoppiare a ridere il criminale. Topson le si avvicinò, osando
metterle una mano sulla spalla. Stava giusto per cercare di dirle qualcosa
quando lei, con un gesto stizzito, aveva scansato la mano dalla sua spalle e,
con passi lenti, era uscita dalla stanza e si era diretta nella sua camera. Il
dottore si rivolse verso Basil, che fece spallucce.
“Le passerà. Ora
dobbiamo pensare ad andare là dentro e…”
“E cosa, Basil? Tua sorella ha
ragione, non abbiamo un piano.” Lo interruppe Topson. “Non sappiamo cosa ci
aspetta una volta arrivati: non ha senso andare là e farsi catturare di nuovo,
ti pare? Inoltre siamo solo in tre, non sappiamo quanti avversari ci troveremo
contro.”
“Sono obiezioni giuste, dottore. O almeno lo sarebbero e noi
fossimo effettivamente in tre. Credo che il nostro professore, qui, abbia ancora
delle leve su cui fare affidamento.” Rispose il detective, rivolgendosi a
Rattigan, il quale gli rivolse un mezzo sorriso.
“Non mi ci vorranno che
pochi minuti per radunare tutti, una volta che saremo nelle fognature.” Replicò.
“Ora, se volete scusarmi, vorrei andare a prepararmi.” Concluse, prima di uscire
anche lui dalla stanza. Udirono i suoi passi in corridoio e, quando sentirono la
porta della sua stanza aprirsi e richiudersi, Topson si avvicinò
all’amico.
“Basil, sei sicuro di voler correre questo rischio? Noi, da
soli, contro i topi di Rattigan? E se decidessero di rivoltarsi?”
“Oh, è
ovvio che lo faranno.” Gli rispose l’Investigatopo, andando a sedersi in
poltrona, lasciando il dottore allibito.
“Se è tanto ovvio, perché ci
andiamo?” chiese, sedendosi di fronte a lui. Basil gli rivolse un
sorrisetto.
“Perché, benché l’obiettivo finale sia lo stesso, Rattigan
lotterà per vendicarsi di Moriarty e dei suoi. Facendo così, noi avremo una
maggiore possibilità di liberare i Parlamentari nella confusione generale. E’
rischioso, lo so, ma probabilmente è la cosa migliore da fare.”
“E perché
non potremmo intervenire in un secondo momento? Perché non potremmo lasciare che
si scannino tra di loro e poi intervenire con l’aiuto di Scotland Yard?” chiese
di nuovo Topson.
“Perché i Parlamentari costituiscono un ottimo punto di
partenza per chiunque voglia mettere in atto il piano di Moriarty. Anche
Rattigan si è accorto che è una bella idea e non esiterà a metterla in pratica
se e quando riuscirà a battere il suo rivale. Un intervento secondario potrebbe
rivelarsi tardivo.”
Il dottore cercò qualcosa per poter ribattere, ma
alla fine si arrese: in effetti, Basil aveva ragione ed il suo piano poteva
anche funzionare. Sospirando, fece un cenno di assenso. “D’acccordo. Suppongo
che dovremmo andare a prepararci allora.” Disse, alzandosi in piedi.
L’investigatopo annuì. “Direi di sì. Vai avanti, io passo a salutare
Brynna poi vengo a prepararmi.”
Topson lo salutò con un cenno del capo
ed uscì, imitato poco dopo dall’amico che si diresse verso la stanza della
sorella. Giunto davanti alla porta, bussò e, ricevuto il permesso per entrare,
fece il suo ingresso. Brynna era seduta alla scrivania, presa da quella che
sembrava una correzione di un copione teatrale. Le si avvicinò e si sedette sul
letto.
“Allora è deciso, partite senza di me.” Disse lei, senza
guardarlo.
“Ti prego, non diventare come Cornelia.” Le rispose lui.
“Ora non mi offendere Sherringford, non ce n’è bisogno” replicò lei,
voltandosi e sorridendogli. “Lo capisco, so che sarei un peso per voi nelle mie
condizioni. Volevo solo vedere come sarebbe andata a finire questa storia. Beh,
suppongo che mi dovrò rassegnare.”
Lui ricambiò il sorriso e le prese le
mani, sebbene l’improvvisa arrendevolezza della sorella lo
sorprendesse.
“Sono felice che tu abbia compreso.” Le disse comunque. La
sorella gli strinse le mani.
“Inoltre, stasera Selena, per consolarmi,
ha detto che mi porterà ad una festa. Non temere, ci andrò con una parrucca e
tanto trucco.” Gli disse, affrettandosi poi a tranquillizzarlo. “La notizia
della mia scomparsa non si è diffusa, ma non voglio comunque dare nell’occhio
con tutti questi lividi. Ho anche il sospetto che questa sia una scusa della mia
cara amica per non darmi tempo di avere colpi di testa.”
Ah ecco, ora la
riconosceva. Basil si trovò a ringraziare mentalmente la signora Ansmauser per
aver trovato il modo di distrarre Brynna e di tenerla sotto controllo senza
farle perdere la calma.
“Sono felice di sapere che sarai al sicuro.
Divertiti, mi raccomando.”
Lei sbuffò.
“Sarà estremamente noioso,
già lo so. Ad ogni modo, ho deciso di cogliere al volo quest’occasione per
uscire di casa. Spero di non dovermene pentire. Ora vai però, ti devi ancora
preparare. Stai attento, per favore.” Gli disse, baciandolo sulla
fronte.
Lui le sorrise ed uscì dalla stanza, incontrando Selena sulla
porta e quasi scontrandocisi. “Scusami. Vi lascio ai vostri preparativi, buona
serata.” La salutò, prima di andare nella sua camera. La topolina lo guardò
confusa, prima di avvicinarsi a Brynna, chiudendosi la porta alle
spalle.
“Non gli hai detto dove stiamo andando?” le chiese, sedendosi sul
letto.
“Gli ho detto che andavamo ad una festa, lui non ha voluto i
dettagli ed io non glieli ho forniti.” Fu la risposta di Brynna, a cui seguì un
sospiro da parte di Selena.
“Non sarà molto contento.”
“Suvvia,
anche se non lo fosse, cosa mai potrebbe farmi?” le chiese l’altra, voltandosi
verso di lei. “Inoltre non è detto che sia per forza di cose pericoloso. Quel
ragno non ci tiene a farsi vedere in pubblico, sono certa che non ce lo
troveremo davanti.”
“Me l’hai già detto e ti credo. Comunque mi sento più
sicura sapendo che Tobias ha deciso di accompagnarci” le rispose l’amica,
alzandosi ed andando all’armadio, aprendolo. “Allora, che colore
scegli?”
“C’è qualcosa di nero?”
“Brynna, per l’amor del cielo,
hai portato il lutto troppo a lungo.” Replicò la topolina, cercando tra gli
abiti. “Inoltre, ora come ora, metterebbe in risalto il tuo fisico debilitato.
Che ne dici di un bel bianco?”
“E rischiare di rovinarlo? No, che altri
colori ci sono?”
Le due rimasero a discutere per un po’ sui dettagli di
ciò che avrebbero indossato e a malapena si accorsero del fatto che la porta al
piano inferiore si era aperta e richiusa per far uscire Basil, Topson e
Rattigan.
FINE DEL CAPITOLO