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Autore: Vanel    13/02/2014    8 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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Le mattine, monotonamente passavano, mia madre sempre più isterica e io e mio padre prossimamente martiri.

Fortunatamente, la mattina del 15 aprile mia madre rimase a dormire, così ebbi la possibilità di fare una colazione tranquilla con papà.

-"Tesoro, voglio darti una bella notizia"

-"Dimmi papà!"-Chiesi un po euforica, mi mancavano le belle notizie

-"Sono riuscito a trovare una casa di cura a portata di tua madre, e non costa neanche molto, sai, lei ha bisogno di cure, ieri ho navigato un po su internet, oggi pomeriggio andrò a parlarci, serve solo la mia firma e finalmente non dovremo più subirla!"

-"Dici sul serio? Papà questa si che è una bella notizia!"

-"Ho poi letto, che la sua malattia mentale col tempo peggiorerà, perciò bisogna agire adesso, altrimenti potrebbe essere capace persino di uccidere"-Mio padre poi iniziò a tossire per qualche minuto, probabilmente aveva mal di gola, e tornò nel suo discorso.

-"Oggi però vorrei che tu venissi con me"

-"Va benissimo papà"

-"Ti vengo a riprendere a scuola, Stasia, poi andiamo a mangiarci una pizza, ti va?"

-"Papà è fantastico, finalmente tutto andrà per il meglio! Dopo tutti questi anni di sofferenza..."

-"Stasia, te l'avevo detto io, bisogna sempre lottare per i propri ideali, sempre"

-"Dai su Stasia, muoviti che sennò fai tardi a scuola!"

-"E tu a lavoro, papi!"

-"Oggi non vado a lavoro, ho preso un giorno..."

-"Va bene! Beh io vado, allora ci vediamo all'uscita, ciao papà, e grazie, questa è stata una delle più belle notizie che potevi darmi"

-"Ci vediamo Stasia, ricordati che ti vengo a prendere dopo, aspettami e non essere impaziente!"-Mi disse papà sorridendomi e cominciando a ridere

Non appena arrivai a scuola, davanti la porta della mia classe c'era Luca, si limitò solo a lanciarmi un'occhiata per poi ignorarmi, finalmente.

-"Ciao"-Era Erika

-"Ehi Erika, Fabiola ancora non arriva?"

-"Oggi no, va a trovare la nonna"

-"A proposito Stasia, ti va di venire al cinema con me oggi? Vorrei vedermi Hunger Games!"

-"Anche io! Ma oggi non posso, facciamo domani?"

-"Perfetto, domani c'è anche Fabi"

Era da tanto che non uscivo con delle amiche, anzi forse non ci ero mai uscita "ufficialmente", ma le cose stavano per cambiare.

Durante la ricreazione, dovetti tornare in classe per prendere i soldi per la merenda, ma non appena ero sul punto di entrare qualcuno mi prese il braccio e me lo strinse con forza.

-"Luca! Lasciami!"-Gridai

-"Zitta errore"

-"Cosa diamine vuoi?"-Risposi staccandomi dalla sua presa

-"Non ti agitare, ma volevo giusto dirti che domani ci vado anche io al cinema"

-"E quindi?"

-"E' già difficile sopportarti a scuola, figurati al cinema, perciò non ci andare, non mi va di vedere la tua stupida faccia di cazzo anche li"

-"Ma stai bene? Io ci vado, non mi faccio comandare da te! E poi quello ad avere una faccia di cazzo sei tu!"

-"Non mi sfidare, non avresti bisogno di altri problemi, resta a casa domani"

-Ma te l'ho già detto che sei un pezzo di merda? E anche che ti credi tutto tu ma non sei nessuno? Solo perchè quelle tre galline ti stanno dietro non vuol dire che sei DIO! Domani mi sopporterai, che tu lo voglia a no, e sappi che ti eviterò, perchè solo guardandoti vorrei prenderti a pugni"-Luca mi guardò stupito e ferito? Oh certo che no, quello era uno sguardo del tipo 'me la pagherai'.

Presi i soldi e lo liquidai, lui insieme a mia madre doveva raggiungere la casa di cura.

Durante l'ora di Storia, la prof ci riportò i compiti e mi ritrovai quasi ad esultare dopo aver visto quel sette, era un bel giorno, l'avrei ricordato di sicuro il 15 aprile.

Era finalmente l'ora di uscire, stavo attendendo con un po di impazienza l'arrivo di mio padre già dalla prima ora, la voglia di mangiare la pizza era troppa!

Erika mi salutò e io rimasi fuori dall'uscita mentre fingevo di messaggiare con il cellulare cercando di non incontrare gli sguardi degli altri.

Luca mi passò avanti calpestandomi un piede e io gli tirai un calcio facendolo così girare, in cambio ricevetti un'occhiata minacciosa, non mi faceva paura, anzi, l'avrei preso a botte volentieri.

Ormai erano passati già 10 minuti dall'uscita e di mio padre neanche l'ombra.

Dovevo essere solo paziente, già, vero mi metteva imbarazzo aspettare li come un palo il suo arrivo.

Era passata esattamente mezz'ora, e allora gli inviai un messaggio:

"Papà, ricordati che oggi devi venire a riprendermi.:-)"

Lo smile era giusto per non far notare la seccatura.

Quaranta minuti, quaranta fottutissimi minuti e lui ancora non arrivava.

Fu così che scelsi di tornare a casa a piedi, dovevo essere paziente, ma ormai la mia pazienza aveva superato il limite.

Appena stavo per giungere a casa, notai la macchina della polizia parcheggiata fuori il cancello.

Che diamine era successo?
Mia madre! Mia madre si era uccisa?

Tutte le ipotesi plausibili mi stavano divagando per la mente finché non mi feci forza e varcai il cancello.

Una donna-poliziotto non appena mi guardò abbassò lo sguardo dirigendosi lentamente verso di me.

Ero preoccupata, avevo l'ansia, non riuscivo a capire l'accaduto.

Mi abbbracciò e mi strinse forte, mentre io ero rimasta immobile cercando di capire qualcosa.

Non appena vidi mia madre uscire di casa in condizioni orribili:gridava, si tirava i capelli, e piangeva.

Improvvisamente venni presa come da un lampo e urlai anche io:"PAPA'!!"

-"Tesoro mi dispiace, non avresti dovuto saperlo così"-Continuò la donna

-"Cosa cazzo è successo a mio padre? Cosa gli ha fatto quella strega!?"

-"Tuo padre ha avuto un infarto mentre guidava l'auto, è morto"

Quelle parole mi uccisero.

Non sentivo più il cuore battere, non sentivo più nulla dalle mie orecchie e di seguito, neanche la mia vista riusciva a mettere a fuoco.

Iniziai a vedere dei puntini neri, non sentivo più il mio corpo, stavo morendo anche io?
Si, io in quell'attimo volevo morire, volevo raggiungere mio padre, non c'era più motivo di restare in terra, per me sarebbe stato l'inferno, io senza lui, non potevo, non era la mia vita, io ero morta, come voleva mia madre.


 

Sentivo delle voci, un po confuse, dei rumori simili a quelli dei computer.

Con lentezza spalancai le palpebre, ero in un ospedale.

Mi sentivo stordita, perchè mi avevano salvato? Perchè?

Un'infermiera si avvicinò a me accarezzandomi la fronte

-"Stai meglio"

-"No"-Risposi a bassa voce

-"Devi farti forza, tuo padre.."

-"Non dirlo"-Fu quasi una supplica

L'infermiera si asciugò qualche lacrima per poi tornare a guardarmi negli occhi.

-"So come ci si sente"

Si alzò e andò via, mentre io non riuscivo a colmare quel vortice che si era aperto dentro di me.

Guardai la finestra, il cielo limpido, le nuvole candide, ciò che di bello c'era nella primavera, ma io non riuscivo più a vederlo come una volta, lo vedevo con occhi diversi, occhi di chi aveva perso tutto.

-"Papà, papà io ti aspetto, non sarò impaziente lo prometto"-Dissi sottovoce

-"Papà vienimi a prendere, portami via da qui"

-"Papà, sono io"-Gridai con ormai gli occhi pieni di lacrime

Venni raggiunta da dottori e infermiere che disperati mi guardavano, tutti quegli occhi puntati su di me, occhi che non erano in grado di capirmi.
 

Passarono cinque giorni, tornai a casa, fu un trauma, quelle stanze, i suoi vestiti, la mia camera, avevo perso tutto, nonostante tutti quei oggetti erano ancora presenti "la loro anima" era andata via, via per sempre.

Non avevo la forza di restare in piedi, passavo le ore sopra il letto.

Mia madre invece, sembrava essersi ripresa, era venuta anche a conoscenza della clinica dove doveva essere mandata.

La odiavo, ancora di più.

Fingeva, faceva l'attrice, la povera vedova di un uomo d'oro che non era riuscita mai ad amare.

Io invece, venivo definita "la maleducata", perchè quando veniva gente in casa a farci el condoglianze, non scendevo mai.

Il 23 aprile, venne celebrato il suo funerale.

Quel giorno non pioveva, ma il cielo era tutto nuvoloso.

Non uscivo di casa da giorni ormai, vedere la sua lapide, la sua foto, mi fece solo più male.

Mia madre che abbracciava cugini e parenti fingendosi dispiaciuta, doveva morire lei, non lui.

Alzai lo sguardo e vidi un uomo molto distinto fare le condoglianze a mia madre per poi dirigersi verso di me.

Aveva un volto famigliare, l'avevo visto già da qualche parte:Carlo Grandi.

-"Mi dispiace tantissimo, lui per me è stato un grande amico"

-"Un grande padre"-Aggiunsi cercando di non piangere

-"Come farai con tua madre?"

-"C-come?"

-"Tuo padre mi disse che era malata, ho capito anche che lei mente, le sue sono lacrime di coccodrillo"

-"Finalmente qualcuno che se n'è reso conto"-Risposi abbassando lo sguardo

-"Se hai bisogno, io potrò aiutarti"

-"Grazie"

La sera stessa, il medico di famiglia venne a parlare con mia madre, e io nascondendomi nelle scale ascoltai ciò che aveva da dire:
-"Suo marito era cardiopatico, la sua situazione peggiorava, ciò che inalava nella fabbrica di certo non lo aiutava, il 14 aprile si era sentito male a lavoro, stava per avere un infarto"

-"Non mi disse nulla"-Rispose mia madre

Ecco perchè il 15 non era andato a lavoro.

-"Purtroppo l'infarto è imprevedibile, ancora condoglianze signora"

-"La ringrazio"-Rispose mia madre portandosi un fazzoletto sugli occhi.







 

E' stato molto difficile scrivere questo capitolo.

Avevo in mente questa scena dall'inizio della storia, temevo di fallire, poiché è una scena molto forte, che probabilmente nessuno si aspettava.

E' stato difficile anche perchè, ho quasi pianto nella scena dell'ospedale, quella in cui Anastasia incita il padre a riprenderla.

Spero tanto di non avervi deluso e di essere riuscita a entrare nel profondo delle vostre emozioni.

Mi scuso per il ritardo del capitolo, ma in questo periodo non avevo nessuna ispirazione per la storia, che sembra fortunatamente tornata.

Spero tanto di leggere una vostra recensione,un grazie di cuore a tutti voi che seguite la mia storia.:)
Vanel-

  
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