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Autore: Archaix_Lemixia    14/02/2014    2 recensioni
Uno squarcio temporale. Il destino dei mondi viene diviso in due realtà distanti ma unite. La prima è la storia di Roxas. La seconda inizia da un piccolo incidente... Che rischierà di cambiare le sorti dell'intero universo. Una porta. Tre chiavi. Tre cuori. Un unico destino.
" “Queste vengono dette Keyblade e sono in grado di raccogliere i cuori che gli Heartless possiedono. Il luogo in cui tutti i cuori raccolti si riuniscono si chiama Kingdom Hearts. Quando sarà completo noi tutti potremo ricevere quello che desideriamo di più: un cuore.”
Le due Nobody guardarono con stupore i due oggetti nelle loro mani: forse la cosa più preziosa che esistesse al mondo, ed era lì davanti ai loro occhi.
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“Game over. Credevo che avresti resistito di più davvero mi hai deluso, ma ve bene così. Ora che sono libero la mia vendetta sarà ancora più dolce”
Poi due fari gialli si accesero in mezzo al nulla, minacciosi, piantati su di lei
“Ascolta, quando troverai i cuori del Caos, distruggili. Non lasciare traccia o il nostro mondo scomparirà per sempre…”
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ATTENZIONE: DAL CAPITOLO 12 DIVENTERA' CROSSOVER. elenco dei mondi GIA' visitati:
- CALL OF DUTY
- SUPER PAPER MARIO
- HUNGER GAMES
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH 358/2 Days
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Sarebbe dovuto essere ormai mezzogiorno nel mondo che Non Esiste, ma stranamente in quella città chiamata Traverse Town il tempo non era allineato con gli altri mondi. La causa probabilmente era la stessa che aveva provocato il crash fra quel mondo e la Fortezza Oscura. Questo particolare era quello su cui le nostre protagoniste si erano soffermate: sembrava essere una cosa accaduta da tempo ma loro non se ne erano accorte minimamente quando avevano cominciato le  incursioni nei più svariati mondi esistenti. Solo in alcuni la situazione era sembrata strana ma avevano creduto che fosse una caratteristica di quel mondo. Ma era venuto il momento di far luce sulla cosa.
Così, mentre i ragazzi si erano costruiti un alibi come protettori della luce contro un mondo popolato dalle tenebre, Bexyk si era avvicinata all’uomo che era rimasto appoggiato alla porta per tutto il tempo, guardandole con un aria di sufficienza.
“Ehi, senti… Potresti rispondere alle nostre domande? Sai com’è, siamo un po’ confuse…” disse lei, mordendosi la lingua sapendo d star mentendo perché non poteva davvero essere confusa. Il tizio sembrò acconsentire, perché si portò una mano alla bocca per togliere lo spillo che tratteneva con le labbra: “d’accordo, signorina. Ma alla fine sarete voi a rispondere alle nostre” disse puntandoglielo in faccia come per far segno di non scherzare con lui. Bexyk deglutì, senza sapere perché lo aveva fatto, e l’uomo si presentò:
“Ragazzi, prestate un attimo l’attenzione. Devo parlare con le ospiti quindi non fate casino. Dicevo, il mio nome è Cid, ma non vi dirò altro su di me. Cosa volete sapere?”
Lemixia alzò la mano: “Io vorrei sapere cos’è questa storia dell’incidente con i due mondi e perché è successo”
Cid si mise una mano dietro la nuca, massaggiandosi la testa: “Beh è una storia lunga: dovrebbe essere successo appena un mese fa, eppure qui ne sono passati tre. E questo è a causa del grande vuoto che si sta creando fra i mondi, che sta distorcendo tutto l’universo e che è apparso senza una ragione apparente. Quindi il tempo qui è sfasato da quando la Fortezza Oscura ci ha colpiti.  L’unica cosa che sappiamo è che potrebbe essere opera di..”
 “Cosa un grande vuoto che sta distorcendo i mondi!?” esclamò Lemixia, interrompendo il discorso. Cid sembrò infastidito da ciò, ma fece finta di niente: “Umpf- esatto. Non sappiamo nulla di esso a parte che si sta ingrandendo sempre di più. E la sola cosa che possiamo fare è lottare contro il tempo e gli Heartless per ora, ma Merlino ne sta studiando l’origine e dice che potrebbe aver scoperto già qualche cosa… Comunque, sappiamo che dietro a questo forse ci sono degli uomini che vanno in giro con delle cappe nere, e se non sbaglio VOI ne indossavate alcune prima. Ora potete dirci chi siete voi?” finì la frase con una nota decisamente cupa, come per sottolineare il fatto che le estranee erano loro e non lui. Che erano loro le persone di cui non fidarsi.
Lemixia:“Oh è vero dove sono i nostri cappotti!?”
Cid: “ve li abbiamo tolti perché non deste nell’occhio mentre entravamo nel quartiere protetto. Ma non cambiate discorso fra poco ve li ridaremo, chi siete veramente voi?”
Le tre Nessuno si scambiarono delle occhiate furtive, l’una in cerca della risposta nell’altra. Fu Bexyk a parlare: “beh siamo entrate a far parte di un gruppo di tizi con ‘sti cappotti che cercano di ottenere uno scopo, e compiamo solo azioni nobili come lo sterminio di massa di Heartless o le ricognizioni in mondi nuovi per avere maggiore conoscenza. Come voi, questo -grande vuoto- ci è sconosciuto”.
Era stata brava, era riuscita a parlare di loro senza rivelare nulla allo stesso tempo. Probabilmente non era la risposta che si aspettava e che nemmeno si voleva aspettare Cid, che si schiacciò il naso scl pollice e chiuse gli occhi: sapeva bene quando qualcuno mentiva e non c’era traccia di menzogna in quelle risposta schietta: “Tsk, capisco, quindi non potete aiutarci. Bene, dato che siamo a corto di aiuti non aspettatevi supporto morale o altro..” disse più fra sé e sé  che a loro, e andò ad appoggiarsi nuovamente al muro vicino alla porta.
“Oh non ne abbiamo bisogno... Sappiamo esattamente cosa fare vero ragazze?” rispose Bexyk allontanandosi da loro e avvicinandosi ad una piccola finestra che dava sull’esterno: da lì si poteva vedere che erano al secondo piano di una specie di hotel, e il paesaggio sembrava già più abitabile che da vicino al castello. Già, il castello…
La torre con il simbolo a forma di cuore era così alta che si vedeva addirittura da lì, nonostante fossero parecchio lontani da quel luogo. Il castello maledetto, così come lo chiamavano i locali, conteneva di sicuro tutte le risposte che cercavano: come mai si era formato questo “Grande vuoto”, come mai loro tre erano diventate Nessuno, e forse anche le risposte del’arcano mistero dei cuori… L’unica cosa che bisognava fare era trovare il coraggio di entrarci. Peccato che nessuno,a parte pochi stolti o folli, si era mai addentrato all’interno del castello o anche solo era riuscito a superare quel terrificante fossato fatto di Heartless… Nessuno con un minimo di buonsenso avrebbe deciso di andarci. Ma vi sembra che le nostre tre Nessuno ne avessero?
Bexyk la indicò in modo che tutti potessero capire, e poi esclamò: “O beh allora noi andiamo, siete con me?”, mettendosi le mani sui fianchi come se la scelta fosse naturalissima e sensatissima. Evan, Cid e tutti i presenti nella stanza si accigliarono terribilmente e cominciarono a sudare freddo: “No non potete vi prego è pericoloso! Un mio amico ci era andato e non è più tornato!!” Evan si era aggrappato alla manica di lei e la tirava con forza per non farla andare, sembrava davvero spaventato, che forza pensò Bexyk: quindi è quella la faccia dello spavento?
“Ma che siete matte? Non si torna vivi da quel posto, e poi ci stiamo già lavorando noi alla situazione…”
“A noi non importa nulla della situazione andiamo lì per scoprire i fatti nostri, e se troviamo le risposte ai vostri problemi tanto meglio no? Non saremmo una gran perdita per voi” ribatté Bexyk, che nella sua indifferenza sapeva essere molto convincente. Cid si portò una mano al viso* e annuì: “vero, non siamo noi a obbligarvi. Ma state attente, vi terremo d’occhio” disse diffidente, ma sentiva che c’era qualcosa in loro per cui valeva la pena di fidarsi.
 
Il castello era ancora più grande visto da vicino. E anche più inquietante. In effetti le grandi guglie che sovrastavano il cielo con aria cupa e il grande fossato che in qualche modo avrebbero dovuto attraversare non avevano un aspetto tanto accogliente… Ma le nostre eroine non se ne preoccuparono, ed essere riuscite ad arrivare fin là non avendo neanche un capogiro era già un traguardo. Ma ora come si passava di là? Fu Lemixia a dare la risposta, con una naturalezza che fece sbattere un coppino* in faccia a Bexyk e ad Archaix con un “perché non ci avevo pensato?”
Lemixia disse: “Ma scusate apriamo un varco oscuro ed è fatta, no?”
Vabbe. Archaix alzò un braccio davanti a sé e si concentrò, facendo scaturire dalla sua mano l’ombra del portale che si espanse fino a formare l’ellisse nera e blu di tenebre. Lemixia, prima di entrare nel corridoio, si avvicinò al fossato e guardò giù: centinaia, migliaia, milioni di piccoli Shadow la stavano fissando con uno sguardo altamente omicida che avrebbe fatto accapponare la pelle anche ai più duri di cuore, ma lei non sentì niente a parte un lieve ribrezzo. Ma nell’attimo di distrazione, una figura sgusciò veloce dal suo nascondiglio e si infilò nel varco oscuro prima che questo fosse chiuso, senza farsi scoprire.
Arrivate dall’altra parte del fossato, le tre Nobody si ritrovarono davanti ad un enorme portone nero come la pece, impenetrabile. Stavano giusto pensando a come aprirlo quando dietro di loro, dal varco oscuro, uscì ansimante la figura di un ragazzino.
“EVAN!!!!” esclamò Archaix quando vide il ragazzino cadere a terra tra scatti di nervi: “ma che ci fai qui!? Non puoi venire con noi è troppo pericoloso, e sei stato fortunato a non essere risucchiato nelle tenebre non devi neanche avvicinarti ai varchi oscuri!!” lo rimproverò con voce ferma e un tono arrabbiato, anche se in realtà non lo era. Il piccolo Evan si alzò a fatica: “anf, anf, c-che cos’era quello..?” stava balbettando, prima di riprendere conoscenza.
“Oh s-scusatemi è che il m-mio amico… Voglio ritrovarlo” disse solo, appoggiandosi a lei. Lemixia e Bexyk la guardarono con uno sguardo tipo: “non si arrenderà mai tanto vale portarlo con noi” e Archaix sospirò, anche se non di sollievo. Si rimisero alla ricerca di una via per entrare nel castello, quando Lemixia guardò le altre due e con una Reg Face al posto del viso disse: “ma non possiamo teletrasportarci dentro?”
 
Così, dopo aver brillantemente risolto il problema **, i segreti del castello maledetto li attendevano, aspettando solo il momento di essere scoperti. Quello in cui si erano ritrovati era un grande atrio centrale, sul cui pavimento sfoggiava un lungo tappeto color rosso sangue che partiva dal’entrata e terminava davanti alla grande rampa di scale che portava ad un piano superiore, con tre porte identiche e nere. I muri erano tappezzati di strani arazzi dello stesso colore rosso acceso, che risaltava sullo sfondo completamente nero, su cui erano disegnati dei simboli bianchi a forma di cuore. Ai lati del gran salone altre due porte, all’apparenza ermeticamente sigillate e di colore nero, sembravano quasi dipinte. Ogni cosa sembrava irreale, lì dentro.*** Eppure in mezzo a tutta quell’oscurità, Lemixia sentiva stranamente una piccola presenza familiare, come se una parte di sé fosse rinchiusa da qualche parte lì dentro. La stessa sensazione la sentiva Archaix anche se con intensità minore, ma c’era qualcos’altro, una presenza oscura circondare l’intero castello, una specie di aura. C’era qualcosa lì con loro. O qualcuno.
Bexyk, sprezzante del pericolo e insensibile alla paura (come da aspettarsi da un Nessuno ovvio) mosse i primi passi al centro della sala, guardandosi intorno con circospezione: sentiva vagamente la presenza di qualcosa di familiare, qualcosa che le apparteneva da dentro e che la chiamava. Evan invece aveva solo la paura come compagna di viaggio: “R-ragazze aiuto ho p-paura…” disse con un filo di voce , muovendo qualche passo indietro e facendosi piccolo piccolo.
“Non aver paura, ci siamo noi qui” Archaix cercò di calmarlo, evocando la sua Keyblade: la sensazione di potenza che provava quando impugnava quell’arma era incommensurabile, sentiva di poter sconfiggere giganti e orchi e draghi e qualsiasi forza oscura le si parasse davanti. Evan si spaventò un attimo nel vedere quella chiave dalle forme della volta celeste, i cui colori seguivano il trionfo della luce fino all’ascesa delle tenebre, ma si fidò di lei e smise di tremare. A questo punto anche a Lemixia e Bexyk venne voglie di evocare le loro armi, e così una seconda Keyblade dal fulmine iridato e due chakram color fuoco violetto illuminarono la stanza.
“Sentite anche voi?” disse ad un tratto Lemixia che, acutendo i sensi, captò il suono di una flebile voce provenire dalla porta al centro alla fine della grande scalinata. “è vero sento anche io. Che cos’è?” disse con un filo di voce Bexyk. Non potevano saperlo. L’unica cosa da fare era andare a vedere di persona.
 
Salirono silenziosamente la rampa di scale voltandosi ad ogni passo, una densa sensazione di ansia avvolgeva ogni angolo della sala come se fossero sorvegliati. Come di topi in una trappola, che hanno scelto di caderci dentro. Sembrava tutto tranquillo però, nulla presagiva qualcosa di strano o malefico a parte quella sensazione di oppressione, e arrivati in cima alla scalinata non successe nulla. Boh, forse magari non avrebbero trovato niente e si sarebbero fatti quattro risate tornando indietro. La mano di Bexyk era in bilico fra l’aprire la maniglia e il ritirarsi in caso di pericolo…
“Oh al diavolo” disse e aprì la porta di scatto. Questa si spalancò facendo uscire una folata d’aria gelida verso l’esterno e facendo rabbrividire i presenti, per poi acquietarsi un istante dopo. “è stato il vento. Ne abbiamo la prova” Bexyk continuò indifferente e proseguì in avanti, seguita dalla piccola compagnia. Evan più di tutti stava sudando freddo come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, l’unica cosa che voleva era poter tornare a casa ma ormai era troppo tardi, doveva proseguire. Nella nuova stanza, che sembrava più essere un lungo e largo corridoio scuro, proseguiva lo stesso tappeto rosso ma man mano si andava avanti cominciava a tingersi di un delicato violetto, mentre gli arazzi presenti ai lati procedevano con lo stesso tono sfumato. Questa volta su di essi era disegnato il simbolo di un viso sorridente: tre mezzelune rovesciate a formare degli occhi e una bocca, decisamente inquietante.
Proseguirono in silenzio, avviandosi verso la porta. Si ritrovarono nella stessa identica sala. Aprirono la porta nuovamente e trovarono un’altra sala identica. C’era qualcosa che non andava. Tornarono indietro di tre stanze, quattro, cinque… Tutte uguali. Eppure non avevano percorso così tanta strada, che stava succedendo!? Archaix si fermò d’un tratto e si avvicinò ad uno degli arazzi, osservando il disegno che si ripeteva sopra di essi. La luna di sinistra era nera, quella della bocca era rossa e quella a destra era gialla. Qualcosa le diceva che quell’effige l’aveva già vista…
“C’e c’è Archa?” scoperto niente?” chiese Lemixia avvicinandosi all’arazzo che la compagna stava inconsciamente accarezzando con i polpastrelli. “N-no niente…” stava per rispondere lei quando sentì qualcosa dietro la stoffa. Spostò l’arazzo delicatamente e ci trovò uno specchio. “O forse si.”
Dietro ogni effigie c’era uno specchio, ognuno così lucido da riflettere i fiochi bagliori di luce emanati dalle armi delle Nobody. Dietro a tutti tranne uno.
“Guardate, qui c’è un passaggio!” esclamò Lemixia, che aveva trovato un uscio senza porta che sbucava dietro un arazzo.
Di una stanza identica a quella di prima.
“O forse no.” Si disse sconsolata.

Ripeterono questa operazione più volte, muovendosi all’interno di questo labirinto in cui erano chissà come entrate, e finalmente sbucarono in una nuova sala. Questa era molto più grande delle altre, le pareti erano di un nero corvino alternato da linee bianche irregolari che convergevano tutte in un unico punto dall’altra parte della stanza, su una porta contrassegnata da un cerchio bianco. Gli stessi arazzi alle pareti, stavolta dipinti alternativamente di viola scuro e giallo sporco, lo stesso tappeto ora completamente viola.
Al centro di esso vi era disteso un ragazzo privo di sensi.
“ABEL!!!” gridò Evan in un misto di gioia e di preoccupazione, e gli corse incontro: non appena fu a pochi passi da lui questo scomparve in una nuvola di polvere, lasciando integro solamente il suo cappello color verde scuro.
“A-Abel…” il ragazzo crollò in ginocchio, afferrando il cappello e stringendoselo al petto, cercando inutilmente di trattenere le lacrime. Non poteva essere, non poteva...
Bexyk si portò la mano al petto in segno di rispetto, Lemixia si coprì la bocca con le mani senza un motivo, come se dovesse soffocare un urlo che non sentiva di dover fare o un pianto che non le veniva da dentro, Archaix rimase immobile. Immobile a fissare l’immagine riprodotta dagli arazzi. No, non andava bene, c’era qualcosa che non andava, quella che avevano appena visto era solo l’illusione di un ragazzo che era stato portato via da qualcuno di sicuro, quindi quel qualcuno ora era lì. Era lì per loro.

“Non potete passare di qui…”
Una voce. Una voce a dir poco agghiacciante venne come sussurrata da ogni angolo della sala inondandola di un denso strato di penetrante follia. Le Nessuno potevano sentirla a malapena data la loro impossibilità a provare qualsiasi cosa, ma avvertivano distintamente che intorno a loro si era formato qualcosa di nuovo e pericoloso.
“Non potete passare…
Non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare non potete passare…”
“AAAAAAARGHHHH!!!!”
Evan, d’altro canto, lo sentiva benissimo. Sentiva che ogni singola cellula del suo corpo veniva schiacciata dal peso soffocante di una forza maligna e le sue vene pulsare di dolore; si accasciò a terra portandosi immediatamente le mani alle orecchie per non sentire quella voce ma inutilmente, era entrata nel suo cervello e lo stava torturando con il piacere di un folle che guarda agonizzare le sue vittime prima di finirle. Archaix non ci pensò neanche un attimo che lo prese in braccio e tornò indietro, verso l’uscita.
Bexyk:“Ma dove vai!?!?”
“Non potrà resistere a lungo non so che succeda ma dobbiamo portarlo fuori di qui!” rispose lei senza pensare a nulla, agendo solamente per mezzo di una cosa chiamata istinto. Senza paura, senza timore. Solo istinto.
Lemixia annuì, anche lei sentiva vagamente qualcosa di pericoloso e corse verso l’uscita, seguita da Bexyk. Stavano per raggiungere il portone quando questo si animò e di scatto si richiuse provocando un tonfo talmente grande da sbalzarli tutti all’indietro, sul pavimento freddo.

“Non sarà così facile… ora siete entrati, anche se vi era proibito…. E ora non potrete più uscirne… mai più…”

Evan si contorceva dal dolore stringendosi le mani alle orecchie più che poteva, il suo battito cardiaco stava aumentando pericolosamente e tossì sangue. “Evan!!” Archaix si rialzò in piedi ma non riuscì a fare neanche un passo che tutto intorno a lei divenne opaco e distorto, le pareti si contorcevano con il pavimento e i simboli rossi a forma di sorriso giocavano fra di loro trasformandosi in volti mascherati dal sorriso sadico, facendosi sempre più grandi, più intensi.
E non resse.
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Intanto, al Castello che Non Esiste:
“Eccomi capo, che cosa volevate?”
“Perché non le stai controllando?”
“ma oggi è vacanza…”
“Si ma nessuno ha detto loro che non potevano avventurarsi in mondi nuovi giusto?”
“…Perché che è successo?”
“Perché in questo momento stanno rischiando la vita niente meno che alla Fortezza Oscura!!!”
“Opporc- *sparisce in un varco oscuro*”
 
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*= facepalm XD
**= ok, non proprio brillantemente. Diciamo che ci siamo fatti quattro risate. La soluzione è sempre quella più semplice… XD
***= la descrizione non vi torna? Niente panico, è solo la risistemazione del nuovo inquilino. Già, chi sarebbe tanto folle da abitare lì dentro vi starete chiedendo? Beh abbiamo trovato la persona giusta… (ammesso che sia un essere umano, nn lo sappiamo esattamente)
 
 
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“…U-ugh.. ma che è successo…”
Lemixia aprì gli occhi, ma dovette richiuderli subito, a causa dell’accecante luce che si ritrovava puntata su di essi. Dov’era?
Si alzò dolorante, guardandosi le mani guantate e sporche di sangue. Il suo? Se le portò entrambe alla bocca tastandosela leggermente e constatò che effettivamente era suo. Aveva perso i sensi… Chiuse gli occhi, se li coprì con le maniche, per riuscire a ricordare quello che era successo: erano entrate in una sala del castello, molto grande, poi una voce li aveva come catturati e imprigionati dentro e Evan stava male, ma tutto ha cominciato a girarle attorno ad una velocità assurda e poi il buio. E adesso si ritrovava da sola, in un bosco che sembrava appena uscito da un attacco di palle di fuoco spuntate da chissà dove, devastato, e sembrava che fosse mezzogiorno. Ma dato che il fuso orario sembrava sbalzato fra le dimensioni, poteva essere passato un minuto come potevano essere passati due giorni. Si guardò attorno, socchiudendo gli occhi e acutendo i sensi come aveva spiegato loro un giorno il Freddo Accademico. Gli alberi erano di vario genere, soprattutto pini, ma alcuni non sembravano neanche naturali. Poi una cosa sembrò luccicare in mezzo al fogliame, di un bagliore argentato, per scomparire l’attimo dopo bel buio. Nemici? No, non potevano essere, gli Heartless non possono avere quel tipo di colorazione. E se fosse una specie ancora sconosciuta a loro? Non ci pensò neanche un istante e allungò le mani davanti a sé per evocare la sua Keyblade scintillante… Ma non successe nulla. “What!?” riprovò ancora e ancora, ma sembrava che avesse perso la capacità di evocare la sua preziosa arma. Fantastico, proprio ora che ne aveva bisogno; senza alternative, si mise in piedi e si avvicinò al tronco di quel pino tanto sospetto e osservò con sguardo acuto il fitto fogliame che lo ricopriva, scorgendo infine la provenienza di quel bagliore che l’aveva attirata.
“Una telecamera!?” scattò all’indietro e balzò sul primo albero che si ritrovò vicina, per nascondersi a quell’aggeggio infernale che neanche sapeva come aveva fatto a riconoscere dato che non aveva mai visto qualcosa di simile mentre era Nobody. Com’era possibile, la stavano spiando, e da quanto? Non trovò la risposta perché la sua attenzione fu catturata da un mugugno dietro di lei: si girò di scatto e si ritrovò davanti a una Bexyk svenuta, e ancora avvolta nel mondo dei sogni. “Bexyk, sei tu? stai bene? Che cos’è questo posto?”
“Broccoli…”
“Bexyk svegliati!!!!” le gridò nelle orecchie per fare prima, non voleva perdere un attimo di più. La Nobody spalancò gli occhi e si rizzò in piedi dal non-spavento, e si portò le mani alle orecchie: “Un po’ più rumorosa no eh?” disse, prima di accorgersi di essere sopra un albero e quindi di dover moderare i movimenti; si aggrappò al tronco, osservando intorno a lei quel poco che riusciva a vedere da sotto le fronde di quello strano albero: un fitto bosco pieno di alberi di varie specie e dimensioni, del tutto innaturale, perforato da varie chiazze di una luce accecante e martoriato da quelle che avrebbero potuto essere palle di cannone o uno sclero di Axel.
“Ma dove siamo?” chiese senza scomporsi. Lemixia alzò le spalle, segno di saperne quanto lei, e la invitò ad abbassae la voce perché probabilmente erano sorvegliate da una telecamera. “Una telecamera!?” esclamò lei, subito prima di tapparsi la bocca per aver parlato troppo forte. “Si una telecamera. Non so come mai ricordo cosa sia ma so che non possiamo farci filmare da quella, siamo sempre in incognito. Oh, e io non posso più evocare la mia Keyblade” concluse lei  mostrando i palmi vuoti in segno di impotenza. Subito Bexyk si accigliò e stese le braccia davanti a sé per vedere se i suoi Chakram fossero ancor utilizzabili, per poi ricordarsi di essere aggrappata al tronco e si riagganciò. “proviamo dopo. Dov’è Archa?”
Cavolo, è vero. Lemixia si tastò subito il petto ma non sentì nulla, segno che per fortuna era vicina…
 
Archaix non era infatti molto distante da loro, anzi per la precisione era svenuta sotto un albero accanto a quello su cui erano appollaiate le due ragazze. Un leggero movimento catturò l’attenzione delle sue orecchie, che riattivarono il cervello e la sua mente: aprì lentamente gi occhi, stringendo i denti a causa del dolore che ancora le pulsava alla testa, che tentò di allevare massaggiandosi con le mani.. Ma quando le vide sporche di sangue, ricordò tutto: EVAN!!
Si alzò di scatto, sentendo quel vuoto alla testa che viene ogni volta che ci si è appena svegliati ed appoggiandosi al tronco dell’albero per non cadere; si guardò intorno freneticamente per scorgere almeno qualche traccia di quello che fino a poco fa era il castello maledetto, ma tutto attorno a lei c’era solo una distesa di alberi fitti e densi, distrutti in parte in più punti da qualcosa o (molto più preoccupante) da qualcuno. Le ragazza gridò il nome del bambino a pieni polmoni, non aspettandosi una risposta. Sentì però qualcosa muoversi da sopra un albero dietro di lei, un fruscio impercettibile, e scattò subito in avanti per scoprire cosa fosse: si ritrovò faccia a faccia con Lemixia, che per lo spavento (se così potessimo definirlo) perse la stabilità e gridò cadendo all’indietro atterrando su un altro ramo. Archaix gridò anch’essa e cadde pure lei.
“AAARGHH!!!”
“AAAARGH!!!”
“A-Archa? Sei tu?”
“Lemixia? cosa ci fai qui sopra?”
“è una lunga storia, sali presto!”
E così, dopo che tutte e tre si furono riunite spiegarono la loro breve versione dei fatti, cercarono di capire dove erano finite: in un campo di battaglia abbandonato forse? Nulla sembrava più quadrare, e rimpiangevano il momento in cui avevano aperto un varco a caso per poi ritrovarsi forse nella città più disastrata dell’intero universo, e adesso erano state catapultate in un ennesimo mondo sconosciuto e la scritta del suo nome non era ancora apparsa davanti a loro. E per di più nessuna delle tre riusciva più ad evocare le proprie armi o ad aprire un varco oscuro, per cui erano bloccate lì e pure indifese.
“Beh, peggio di così non potrebbe andare. Propongo di scendere da qui e andare a capire in che razza di posto siamo finite” disse Bexyk facendo le spallucce, prima di venir attirata da un bagliore argenteo alle spalle della compagna Lemixia: “Lemi… che cos’è quel…” chiese lei, indicando con un indice la provenienza del bagliore. Lemixia si voltò e…
“Oh M**** un’altra telecamera filiamocela!!!!” esclamò “allarmata” e saltò giù dall’albero senza neanche pensarci, seguita dalla altre due, correndo il più lontano possibile da lì. Il paesaggio sembrava non cambiare mai, a parte i segni di buchi e bruciature che andavano diminuendo mano a mano, ma sembrava davvero che quel bosco fosse infinito. E in ogni angolo una stramaledetta telecamera che, costantemente, si muoveva nella loro direzione per filmare ogni singolo momento della loro permanenza in quel luogo. Possibile che avessero registrato la loro intera conversazione, che tutti i segreti da loro detti fossero stati rivelati a chissà quale nemico che le stava spiando e da chissà quanto?? Correvano in tutte le direzioni alla ricerca di un punto di protezione, ma in ogni dove sbucava fuori quell’aggeggio fastidioso. Finché non raggiunsero una piccola radura in mezzo agli alberi, con un buco al centro, in cui giaceva una ragazza priva di sensi. Che ci faceva lì, e chi era? E perché il suo corpo, inerte, era inciso da tagli, escoriazioni, da strane punture dall’aspetto non poco preoccupante e una gamba rovinata come se fosse stata colpita da una palla di fuoco!?
All’improvviso, senza una motivazione apparente, le lettere del nome di quel mondo si degnarono finalmente di fare la loro comparsa e formare attorno a loro la scritta di un nome che però non sembrava il nome di un mondo.
“Hunger Games?” disse ad alta voce Lemixia, massaggiandosi il mento. Sembrava il nome di un videogioco.
E invece si sarebbe rivelato una cruda realtà.

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“Eccomi qua, mi desiderava? Il compito da voi assegnatomi sta procedendo con grandi esiti, e fra poco sarete in grado di collaudare il dispositivo.”
“Perfetto. Quanto al buco nero, non c’è modo di fermarne il processo, giusto?”
“Oh mio signore io l’avevo avvertito sui pericoli che si potessero incontrare sulla via del successo, e il suo scopo è alquanto pericoloso come lei sa. Questa è soltanto la reazione inversa, come una stanza che si riempie di ombre e oscurità per prepararsi alla venuta della luce della verità.”
“Quindi stai dicendo di non preoccuparmi di questa faccenda non poco preoccupante?”
“Mi stupisce signore, e io che credevo che lei non si preoccupasse mai! Ma non dovrete farlo, me ne occuperò io. E poi, dopo la venuta del vostro mirabile piano ogni problema diverrà effimero e insignificante dico bene?”
“Uhm, hai ragione. Va, mio fidato servo, continua a tenere d’occhio la Triade e impedisci a chiunque di torcere loro un capello. Ci tengo alle loro vite”
“Come desiderate allora io  vado. Ciao.”
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Angolo delle autrici:
uhm si comincia a capire qualche cosa… Quindi sto Grande Vuoto è la causa di tutto? Boh, si vedrà…
Archa: come boh? Non è questa la causa di tutto?
Autrici: diciamo in parte… *ghigno malefico*
Bexyk: che avete in mente di fare…?
Autrici: oh niente, niente…
Lemixia: questo è preoccupante… Mi raccomando ragazzi non mancate al prossimo appuntamento e scusate queste due se postano con ritardi di millenni…
Autrici: EHI!! Il saluto dobbiamo farlo noi, perché dobbiamo precisare alcune cose… per esempio, che siamo nel mondo di Hunger Games, che Xemnas ci sta costantemente guardando (senno come faceva a sapere quelle cose?) e non ha ancora mosso un dito per noi, e che un nuovo e oscuro personaggio sta lentamente entrando in scena.
  
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