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Autore: Ivola    14/02/2014    4 recensioni
Accendi il microonde sbuffando, dopodiché cominci ad apparecchiare per una sola persona. Un solo piatto, un solo bicchiere, un solo paio di posate, un solo hamburger precotto.
Ecco, non avresti potuto trascorrere San Valentino migliore. D’altronde sei stata tu stessa a lasciare Luis, esattamente due settimane fa. La colpa è tua.
Mentre l’hamburger gira solitario all’interno del fornetto, cerchi il telecomando della televisione, frugando sotto i cuscini del divano e sotto il divano stesso: devi averlo sicuramente lasciato lì l’ultima volta che ti sei addormentata guardando uno squallido film dell’orrore – un paio di sere fa, se non sbagli.
Recuperi il telecomando con un triste sorriso di trionfo e quasi meccanicamente accendi la piccola televisione a parete.
Che tristezza. Danno un altro film horror.
Genere: Horror, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Niente di importante da dire, solo che stamattina mentre ero nell'autobus mi è balzata in testa quest'idea e non ho saputo resistere. Dopotutto siamo in tema, no? E poi, io e San Valentino non andiamo d'accordo♥
Enjoy, e fatemi sapere che ne pensate se vi va :3

 








Happy Valentine’s day!


x



E’ già sera, e tu non vedi l’ora che questo San Valentino di merda sia finito.
Hai passato la giornata a incartare regali al negozio, sorridendo quanto più falsamente ti era possibile e augurando una felice giornata a tutti i ragazzi che passavano in boutique per fare i regali alle loro stupide fidanzate. Giovani uomini avvenenti, ragazzi impacciati, latin lover, mariti… tutta gente che sperava di compiacere le proprie donne.
Accendi il microonde sbuffando, dopodiché cominci ad apparecchiare per una sola persona. Un solo piatto, un solo bicchiere, un solo paio di posate, un solo hamburger precotto.  
Ecco, non avresti potuto trascorrere San Valentino migliore. D’altronde sei stata tu stessa a lasciare Luis, esattamente due settimane fa. La colpa è tua.
Mentre l’hamburger gira solitario all’interno del fornetto, cerchi il telecomando della televisione, frugando sotto i cuscini del divano e sotto il divano stesso: devi averlo sicuramente lasciato lì l’ultima volta che ti sei addormentata guardando uno squallido film dell’orrore – un paio di sere fa, se non sbagli.
Recuperi il telecomando con un triste sorriso di trionfo e quasi meccanicamente accendi la piccola televisione a parete.  
Che tristezza. Danno un altro film horror.
Prima di poter cambiare, il microonde manda un leggero squillo, segno che l’hamburger è pronto. Vorresti prepararti qualcosa di contorno, ma non ne hai voglia. Vorresti cambiare canale e magari guardare una di quelle fiction struggenti e strappalacrime, ma decidi che, no, non ne hai voglia.
Del resto questo è un giorno come un altro, San Valentino è una festa assolutamente inutile.
Se una persona ne ama un’altra, ti sei detta, deve amarla tutto l’anno e non solo il quattordici di febbraio.
Ignorando quasi del tutto il film e immersa nei tuoi pensieri, cominci a tagliare l’hamburger laconicamente. Infilzi la forchetta nella carne, la porti alla bocca, mastichi e ingoi. Una volta, due, tre. Dopo un po’ l’hamburger è finito e non hai più fame.
Sparecchi, abbandoni piatto e bicchiere nel lavandino e, togliendoti le scarpe, ti accasci letteralmente sul divano, in preda alla malinconia.
Sei proprio una stupida. E’ questo ciò che hai cominciato a ripeterti. Luis era un ragazzo d’oro, ti amava. Forse ti ama ancora. E tu sei stata una vera stronza a lasciarlo così, con un misero messaggio.
“Dobbiamo prenderci una pausa, non sono pronta per una relazione seria”, così avevi scritto e fino a questo momento non te n’eri affatto pentita.
La verità è che sei egoista e vigliacca, non hai avuto nemmeno il coraggio di fargli una telefonata.
Provi a concentrarti sulla televisione. L’assassino sta squartando la povera e malcapitata vittima con una motosega. Bla, bla, bla, sempre la solita solfa; mai un poco di originalità.
Poi senti bussare il campanello, e i tuoi occhi corrono immediatamente all’orologio accanto al frigorifero. Le ventidue e quaranta.
Ti domandi chi possa essere a quest’ora, ma ti precipiti lo stesso ad aprire.
«Chi è?» domandi, prima.
«Amore, sono io.»
Il cuore ti balza immediatamente in gola. E’ la voce di Luis, la riconosceresti tra mille. Forse vuole perdonarti, forse vuole ancora stare con te.
Decidi di aprire. La porta emette un leggero rumore metallico, poi rivela la slanciata figura del tuo ex fidanzato.
Luis è lì, sorridente, regge in mano una scatola rossa abilmente infiocchettata.
Vorresti piangere di gioia, ma ti trattieni. Vorresti saltargli al collo e stringerlo forte come hai mai fatto prima d’ora, ma ti contieni.
«C-cosa ci fai qui?» mormori appena, ancora troppo stordita e felice come una quattordicenne al suo primo appuntamento.
«Ti ho portato un regalo» risponde lui, con la voce un po’ atona.
Squadri il suo volto, e per un secondo una strana angoscia si fa strada dentro di te. E’ terribilmente pallido, e i suoi occhi sono decorati da occhiaie violacee.
«Un… regalo?»
Luis ti porge la scatola e tu la prendi tra le mani. Non sembra molto pesante.
«Io… grazie» sussurri, in imbarazzo. Non sai bene cosa dirgli.
«Aprilo» ti incita, le braccia ferreamente incrociate al petto. Per un brevissimo istante ti domandi perché se ne stia in quella posizione rigida e perché si sia appuntato il giubbino fin sotto il collo, ma la curiosità prende il sopravvento.
Ti basta un attimo per sciogliere il grosso fiocco che lega la scatola, lo lasci cadere a terra senza nemmeno accorgertene. Cominci a sentire uno strano odore penetrante, che subito ti punge le narici.
Apri la scatola, ancora prima di notare le mani sporche di sangue ti Luis, e un rivolo scarlatto che gli cola di lato alla bocca.
Un improvviso e violento conato di vomito ti ottunde i sensi e la ragione, e insieme ad esso ti coglie un prepotente giramento di testa. Senti che le gambe non ti reggeranno a lungo.
Lì, nella scatola, c’è una massa informe rosso cremisi, pulsante come se avesse vita propria. Quasi ne senti il rumore – un rumore che ti sembra assordante. Tum-tum, tum-tum.
Un cuore. Il cuore di Luis. E’ tuo.
E, proprio accanto, un biglietto intriso di sangue: “Buon San Valentino, Ariana!












   
 
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