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Autore: agaetis    14/02/2014    7 recensioni
La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto. [Alda Merini]

I sette baci di Arthur e Merlin, le sette tappe del loro amore.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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La tavolozza ha sette mutamenti

 

La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto.
                                                                                          Alda Merini



Il Quinto
 

Il quinto fu sincero, per entrambe le facce della medaglia.   

Il gran giorno era arrivato: il suono pomposo delle trombe riempiva tutta la cittadella, le file di gigli che costeggiavano la gradinata del palazzo lasciavano un profumo dolce nell’aria, e oltre alla sala principale preparata per la cerimonia, si aveva già l’acquolina in bocca al solo avvicinarsi alle cucine di coorte, dove la scia dei succulenti arrosti conquistava le narici.

Merlin stava correndo a destra e a manca dalla prima campana del giorno, le gambe gli dolevano e pulsavano, ma nel castello erano tutti indaffarati e nessuno aveva un attimo di pace. Il borbottio continuo della gente lo stava rintronando. Non aveva ancora visto il Principe quella mattina, doveva essere tirato a lucido per l’evento, e servitori più specializzati di lui lo stavano sicuramente già sballottando da una parte all’altra per renderlo perfetto nel suo giorno migliore.

Sistemata l’ennesima tovaglia per il pranzo riservato a nobili e cavalieri, andò a dare un’occhiata nelle stanze reali, per vedere se tutto procedeva per il verso giusto.

L’abitudine gli fece percorrere quella strada a occhi chiusi, e in men che non si dica si ritrovò lungo il corridoio delle Sue stanze, ma qualcosa non andava: una decina di servitori erano in fila oltre le porte sbarrate delle stanze di Arthur, urlando e gesticolando animatamente contro le guardie.

Si avvicinò a quel vociare…

«Non può non farci entrare!»

«Abbiamo un compito da svolgere!»

«Un matrimonio non si prepara da solo!».

Capì la situazione. Riusciva quasi a sentirli, i passi di Arthur pesati sul pavimento in ebano, il suo avanti e indietro lungo la stanza, le falcate dalla finestra al letto, dal letto al tavolo.

«Ma che diavolo succede qui?» chiese alla guardia che bloccava le porte.

«Il re oggi non vuole assolutamente che entri nessuno nelle sue stanze».

«Lascia fare a me»

«Ma Merlin…»

«Sono il suo servitore»

«Anche tutti loro» gli mostrò la guardia con un braccio, anche se lo sguardo cui andò incontro gli fece capire che non sarebbe servito a nulla controbattere.

Il rapporto tra Arthur e Merlin era risaputo. Era il suo servitore, certo, ma era il solo che sapeva temprare l’animo del nobile, e chiunque lavorasse a coorte poteva giurarlo.

Così la guardia aprì la porta per far entrare Merlin, che prima che la richiudesse gli sussurrò «Non fare assolutamente entrare nessun altro, nessuno» e l’ultima cosa che vide fu l’annuire della guardia.

 

Merlin prese un respiro profondo e si voltò: c’erano libri sparpagliati per terra, pagine strappate ovunque, le coperte del letto sgualcite che ricoprivano il pavimento, e poté giurare di vedere le piume d’oca del cuscino sul lampadario. Arthur era nel mezzo di quel marasma, i calzoni addosso e una camicia bianca i cui bottoni erano stati chiusi nei buchi sbagliati. Rabbioso, si avvicinò a Merlin a grandi passi.

«Che ci fai tu qui?» gli inveì contro «Avevo detto che non volevo vedere nessuno!».

«Arthur, non mi sembra il caso» Merlin mise davanti a sé una mano per fermarlo «Tutto il regno è in fermento solo per voi, dovete prepararvi!».

«Vattene via»

«Arth-»

«Merlin. Ho detto Vattene via» ripeté Arthur, facendo grandi respiri come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento.

«Perché vi comportate così?»

L’espressione di Arthur s’irrigidì a quella domanda, e spalancò gli occhi incredulo.

«Tu, ma come ti- oh, dannazione!» e fece grandi passi verso il camino spento, rovesciando con una sola manata i cimeli d’argento prima ben esposti sulla mensola. Caddero sul pavimento come un tuono in tempesta.

Merlin gli si avvicinò di fretta. «Mi volete dire che vi succede, ancora?»

Arthur aveva appoggiato le mani sulla mensola appena svuotata, e adesso fissava il pavimento sotto di sé. Riprese fiato, chiuse lentamente gli occhi, e quando si decise a riaprirli pesò le parole che uscirono dalla sua bocca, la voce estremamente calma.

«Ti sei mai sentito incatenato, Merlin? Voler mostrare a tutti ciò che sei, ma non potere?»

Merlin sentì un fremito lungo la schiena «sì».

Arthur non aveva intenzione di continuare, così fu Merlin a spronarlo: «Perché dite questo?».

«Sai, se non fossi il re, sarebbe tutto più facile».

«Ne abbiamo già parlato. La vita non è mai facile»

Arthur voltò la testa verso di lui con la bocca socchiusa, riflettendo sulle sue parole. «Forse, ma alcune scelte lo sarebbero»

«È così difficile per voi sposarvi e pensare al vostro futuro?».

Arthur si allontanò finalmente dalla mensola, rimanendo in piedi di fronte al suo servitore.

I suoi capelli neri come la notte erano scompigliati, al solito. Gli occhi azzurri erano contornati da lievi occhiaie, il fazzoletto sgualcito allacciato malamente al collo, e spostava il peso del suo corpo da un piede all’altro. Non ci riusciva proprio, a stare fermo.

Arthur prese il suo mento fra indice e pollice e gli si avvicinò così tanto da sfiorare le sue labbra «Non vuoi proprio accettarlo, eh?» si riallontanò.

Le labbra di Merlin erano dischiuse, e si muovevano a un respiro che diventava affannato, sempre di più. Boccheggiava guardando dritto negli occhi di Arthur, cercando una risposta a quel gesto.

Ma non voleva realmente trovarla, aveva paura della cruda verità. Il suo sguardo volò per un attimo alla finestra, da dove provenivano urla di baldoria.

«Dovete prepararvi, è un giorno importante» e come se non l’avesse sentito, si diresse verso il letto, dove buttata malamente stava la giacca da cerimonia, sfarzosa e luccicante nei suoi decori in oro.

La raccolse e quando si girò Arthur lo aveva raggiunto, pronto a farsi vestire, senza proferir parola.

«Avete tutti i bottoni fuori posto» sorrise Merlin, anche se il suo viso rimaneva teso come un pezzo di legno. Riappoggiò la casacca sul letto dietro di sé e sistemò i bottoni della sua camicia, in rigoroso silenzio, solo il borbottio della cittadella in sottofondo. «Ecco fatto» disse dopo aver terminato il lavoro.

«Mer-»

«Siete in ritardo, dovete andare» non voleva permettergli di dire una sola parola. Doveva sposarsi e chiudere lì questo loro sciocco teatrino; andava avanti da troppo tempo.

Ma evidentemente anche Arthur la pensava allo stesso modo. Gli si avvicinò, così che Merlin rimase bloccato tra lui e il letto.

«Vuoi davvero che la sposi?» disse avanzando ancora, facendo perdere l’equilibrio a Merlin, che pur di non cadere si aggrappò con un braccio al suo collo. «Arthur, potrebbero vederci da un momento all’altro, non mi sembra il caso».

«Rispondimi»

«No, non ti deve importare quello che io voglio».

«E invece m’importa, non posso farci niente».

Merlin sbuffò scuotendo la testa «Dobbiamo andare», ma Arthur mise un ginocchio sul letto e si protese in avanti, obbligando un Merlin contrariato a cadere supino sul letto; sopra di lui, Arthur a carponi. «Arthur!»

«Vuoi vedermi fra le sue braccia?»

Merlin risbuffò e si guardò attorno deglutendo, per poi fissarlo negli occhi. Guardavano solo lui, e in quel momento pensò di non aver mai visto nulla di più bello.

«Eh? Vuoi sentirmi mentre la chiamo Mia amata ogni giorno?».

Era perfetto, il suo viso. Anche così rosso, tremante e arrabbiato.

«I nostri baci? Puro diletto? Merlin! So che non lo credi davvero!» Gli urlò addosso e finalmente si sfogò. Quella situazione era difficile per entrambi.

Merlin deglutì e chiuse gli occhi, non riusciva più a mantenere il contatto con i suoi.

Lui non voleva vederlo fra le braccia di Guinevere, non voleva che la chiamasse Mia amata e no, i loro baci non erano stati un incidente. E se n’era accorto quella notte, quando la sola paura di morire era riuscita a riavvicinarli.

Ma non riusciva ad accettarlo. Arthur sarebbe stato il re di Albion, e doveva avere una moglie pronta ad amarla e a dargli un erede, non lui.

Ora sentiva il respiro di Arthur pervadergli le orecchie, pesante e irregolare. Era tornato il silenzio tra loro.

 

«Merlin, io…» sussurrò, e Merlin socchiuse gli occhi, notando il viso di Arthur farsi più rilassato… più vicino «Ho davvero voglia di baciarti».

Si ricordò di quando l’aveva conosciuto, di quando l’aveva baciato nella tenda, di quando lo aveva accompagnato a ogni incontro con Gwen. Gli tornò sulla punta della lingua quella gelosia provata, quella morsa allo stomaco nel vederli insieme. Mentre ora era lì, Arthur era solo suo.

Schiuse le labbra e sussurrò sulle sue: «Allora fallo».

Arthur non se lo fece ripetere. Lo baciò, e le mani di Merlin si allacciarono attorno al suo collo, mentre con una mano Arthur si reggeva sul materasso, e con l’altra accarezzava il suo fianco sotto di sé.

Fu un bacio irruento, e Arthur non avrebbe voluto più separarsi dalle sue labbra. Anche Merlin era dello stesso avviso. Ne voleva di più, sempre di più. Inarcò la schiena per avvicinarsi a lui e Arthur lo tenne stretto a sé.

La passione li aveva avvolti. Arthur lo riappoggiò totalmente sul letto, e dopo avergli dato un ultimo bacio a fior di labbra, si spostò un po’ più in basso, ad accarezzare con le labbra la mascella di Merlin, a baciare lentamente il suo collo, mentre sentiva le sue mani intrecciarsi fra i capelli.

Fu quando baciò più ardentemente il suo pomo di Adamo che sentì un gemito uscire dalle labbra di Merlin, e un brivido gli percorse la schiena. Alzò il viso:

«Vorrei farlo all’infinito» sussurrò Arthur sulle sue labbra, accarezzandogli il fianco.

La barriera attorno a Merlin si era spezzata, non riusciva a non sorridergli «Lo farai».

«Ti sei deciso, finalmente?» sbuffò, lasciandosi andare a una risata.

«Io…» Merlin era ancora ammaliato dal vedere Arthur ridere così vicino a sé «mi sono accorto che, se ci stiamo comportando così, forse vuol dire che, insomma, il destino vuole… questo» e quando finì di parlare Arthur gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra, mentre i suoi occhi brillavano di felicità.

«Resta il fatto che siete in ritardo, Sire» disse poi Merlin, tornando al tono che usava tutti i giorni con Arthur, come se non fosse successo niente, e come se non fosse ancora letteralmente sotto di lui sul suo letto matrimoniale.

«Già, devo sposarmi…» sussurrò Arthur con gli occhi spalancati, mentre si metteva più comodo con i gomiti ai lati della testa di Merlin. Si era dimenticato del matrimonio, di Guinevere, e di Camelot. «A te non dà fastidio?»

«Posso sopportare. Il popolo ha bisogno di un erede in cui sperare dopo di voi» disse Merlin, accarezzandogli i capelli.

«Ma adesso te-»

«Ci sono, e ci sarò»

«Me lo prometti?»

Occhi negli occhi «Sì, Arthur».

«E come faremo, beh, con… con tutti?»

«Tranquillo, ci penseremo su. Adesso alzati da qui e vai.»

 

Il quinto fu sincero, per entrambe le facce della medaglia.   









Note:
Buonasera, e buon San Valentino a tutti! :)
Scusate la lunghissima attesa, penso che ormai chi legga questa storia ci si sia abituato :/ non per scusarmi, anzi, sono proprio una frana coi tempi c___c

Comunque, ringrazio tantissimo voi lettori, chi fra voi recensisce, chi mette fra i preferiit-ricordati-seguiti e chi legge e basta :) siete importantissimi!

La storia è quasi giunta al termine... mancano ancora solo due baci :)
Spero di non farvi aspettare troppo per un mio prossimo aggiornamento :(


Tanti baci a tutti
Mara

P.S.: ho cambiato nome, già :) diciamo che questo è un po' più impronunciabile dell'altro, ma sono sempre mavruz ahahahah ;)
   
 
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