Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Akane92    14/02/2014    20 recensioni
"Io avevo sempre avuto una cotta per Tom, fin da quando ero una bambina. Ed ora me lo sarei ritrovato a pranzo a casa mia, come accadeva anni prima, come se nulla fosse cambiato. ( ... ) « Tom, reciterai in un film di mia sorella! » esclamò Jane, mettendo una mano sulla spalla del migliore amico.
« Beh, se lei lo vorrà » rispose, guardandomi con la coda dell’occhio."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lingerie
 

Quel giorno, sul set, Nicolas non mi lasciò sola neanche per un attimo. Mi fu accanto fin dal momento in cui arrivai insieme a Nat.
Non appena lo vidi, lo ringraziai nuovamente per le rose e gli chiesi scusa per aver rifiutato il suo invito a cena, sperando che la cosa finisse lì. Invece, no. Non si allontanò da me neanche per un secondo, stando in silenzio durante le riprese, parlandomi di tutto e di più durante le pause, chiedendomi ogni cosa, dicendo che voleva conoscermi meglio.
Se fino al giorno prima ero convinta che si comportasse così solo per gentilezza ed educazione, ora ero abbastanza sicura che un minimo di interesse per me doveva averlo.
Tutto ciò, ovviamente, non piacque a Tom, che si era accorto di tutto quanto. Spesso alzava gli occhi al cielo, o mi mandava da lontano sms del tipo: “Ma non si stanca mai di parlare?”, oppure “A breve i suoi occhi si consumeranno, a furia di fissarti.”, o “Se continuo a guardarlo male, dici che capisce che deve smetterla?”. Per non parlare di quanto mi torturava quando eravamo soli, a casa mia o a casa sua, con frecciatine varie. Neanche io lo risparmiavo, visto che anche le attenzioni di Melissa nei suoi confronti pian piano aumentavano, sebbene le sapesse nascondere meglio di quanto facesse Nicolas.
Questa storia andò avanti per tutta la settimana delle riprese, fino al venerdì pomeriggio, quando finalmente avemmo un paio d’ore in più di libertà.
Mia sorella aveva invitato me, Nat, Adam, Tom e le sue sorelle in un locale non molto lontano dalla zona in cui abitava la mia migliore amica, che quindi decise di rapirmi subito dopo la fine delle riprese per poter fare un po’ di shopping insieme, prepararci ed andare al locale. Anche Tom approfittò di quelle ore per incontrare dei colleghi che non vedeva da un po’.
Io e Nat passeggiammo per tutta Oxford Street, entrando nella maggior parte dei negozi, ma alla fine l’unico negozio in cui comprai qualcosa fu Primark: jeans a sigaretta e camicetta nera, appena scollata sulla schiena e chiusa con un fiocco. Nat, però, mi costrinse ad andare con lei in uno dei suoi negozi preferiti, Victoria’s Secret, e non solo, mi costrinse anche a comprarmi un completino intimo, nero anche quello, per la modica somma di quaranta sterline.
« Da Primark ho pagato un jeans ed una camicia trentacinque sterline, e tu mi hai fatto spendere quaranta sterline per due piccoli pezzi di stoffa! » scherzai, uscendo dal negozio.
« Si chiamano reggiseno a balconcino e perizoma, Cassie »
« Restano sempre due piccoli pezzi di stoffa, quasi inesistenti e trasparenti »
« Vuoi che Tom ti veda con addosso le tue mutandine con i cupcakes sopra? »
Arrossi immediatamente.
« Non credi che preferirà questo bellissimo completino? » domandò, mostrandomi il suo solito sorriso malizioso ed indicando la piccola bustina rosa che avevo in mano « Ricordati di dirgli che è tutto merito mio, quando te lo strapperà di dosso! » terminò la frase con una risata.
« Natasha! » la rimproverai, non riuscendo però a trattenere una risata.
« Oh, avanti, non ti sei accorta di come ti guarda? Ti spoglia con gli occhi. »
« Mi spoglia con gli occhi?! » ripetei, continuando a ridere.
« Sì, cara. Forse sei stata troppo occupata a tenere buono Nicolas questi giorni e non ti sei accorta di come ti guarda Tom. Fidati, ti spoglia con gli occhi »
« Se lo dici tu, ora possiamo cambiare conservazione prima che io diventi ancora più rossa di quanto io già sia diventata da quando hai iniziato a parlare? »
« Sai cosa fa quando ti guarda? »
Alzai gli occhi al cielo. « Lo prendo per un no, allora »
La feci ridere io questa volta. « Si passa la lingua sulle labbra e socchiude gli occhi. Probabilmente non se ne accorge neanche lui, ma lo fa »
« E questo secondo te significherebbe che mi spoglia con gli occhi? »
« Certo! »
« Non potrebbe semplicemente avere le labbra secche e non vederci bene? Porta le lentine per gli occhi, sai? »
« Aww, Cassie, ti adoro quando cerchi di contraddirmi con la tua ingenuità eppure dentro di te sai che ho sempre ragione, su queste cose » mi dette un bacio veloce sulla guancia « Ora torna del tuo colore naturale, altrimenti in metro ti fisseranno tutti! »
 
Ovviamente, Natasha mi costrinse ad indossare il nuovo completino sotto le nuove cose che avevo comprato da Primark, e mi prestò un paio di tacchi neri, non molto alti, grazie al cielo. Una cosa positiva di quell’intimo c’era però: mi risaltava il seno, sotto la camicetta nuova. Nonostante quel piccolo particolare, però, guardandomi allo specchio, in camera di Nat, mi sembravo un piccolo mostriciattolo.
« Nat? »
« Mmm? »
« Come sto? » le domandai, ancora davanti allo specchio.
Lei mi fu accanto, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Mi sorrise. « Sei bellissima »
« Ok. Ora guardami senza pensare al bene che mi vuoi e rispondi di nuovo alla domanda »
Alzò gli occhi al cielo. « In quale modo vuoi essere insultata? »
« Avanti! »
« Perché dovrei dirti una bugia, sentiamo? Stai benissimo. Lo sai che non ti avrei mai fatto comprare vestiti che non ti stessero bene. »
Sbuffai. « Perché ha scelto me? » le chiesi, guardandola attraverso lo specchio.
« Oooh, è questo il problema. Sei per caso entrata nella fase “Lui è bellissimo ed io sono un mostro, perché allora vuole me?”? Perché potrei prenderti a schiaffi in tal caso »
Non risposi, abbassando semplicemente lo sguardo.
« Cassie, ti prego, dimmi che non lo pensi sul serio »
« Nat, l’hai visto? »
« Sì, l’ho visto. Ed ho visto anche te » esclamò, indicandomi allo specchio.
« No, no. Concentrati su di lui, ok? È bellissimo, no? » lei annuì, visibilmente scocciata, ma io ormai ero partita in quarta « E’ dolce, premuroso, un gentiluomo come pochi. Ed è famoso, in tutto il mondo! Ogni ragazza cadrebbe ai suoi piedi e lui potrebbe avere chiunque. Ragazze che, sicuramente, sono molto più belle e meno complicate di me. Quindi, perché io?! »
« Partendo dal presupposto che ritengo questa conversazione priva di senso, l’unico che può risponderti è lui stesso. Perché non trovi a fargli questa domanda? »
« Scherzi, vero? Mi prenderebbe per matta »
« Magari è una delle caratteristiche di te che lo fanno impazzire »
« Non glielo chiederò mai »
« Ne sono sicura. Quindi, posso dirti ciò che penso senza che tu poi pensi che l’abbia detto solo perché ti voglio bene? »
Annuii, in silenzio.
Nat mi prese le spalle, scuotendomi un po’. « Tu sei bella, Cassie. Sia dentro, che fuori. Sono sicura che a lui piaci così come sei, così come ti conosce da una vita. Devi solo avere un po’ più di autostima, anzi, magari molta più autostima. Detto questo, vuoi che ti renda ancora più bella in modo che il tuo bellissimo gentleman impazzisca nel vederti? »
« Sai fare i miracoli? »
« No, ma so rendere mossi i tuoi capelli e truccarti al meglio ».
 
Nat era davvero riuscita, non so con quale magia, a rendere mossi i miei capelli lisci in maniera eccezionale, sembravo essere appena uscita da un salone di bellezza. Mi truccò poco, come le avevo chiesto, e poi sistemò se stessa. Lei invece sembrava essere appena uscita da una rivista di moda.
Adam ci venne a prendere alle nove e trenta e un quarto d’ora dopo eravamo fuori dal locale. Erano già tutti lì: mia sorella, Frank, Tom e le sue sorelle.
Gli Hiddleston sembravano risplendere di luce propria, erano tutti e tre stupendi. Non che mia sorella fosse da meno, la gravidanza le donava.
Non avevo avuto occasione di parlare con Tom su come comportarci davanti a Jane, Emma e Sarah, quindi nel momento in cui tutti si alzarono per salutarci, cominciai a sentirmi un po’ a disagio.
La prima ad abbracciarmi, o meglio, stritolarmi, fu mia sorella. Fu strano sentire la sua pancia, dentro la quale stava crescendo il mio nipotino, o nipotina, tra di noi. Al nostro abbraccio si unì anche Frank, ridendo.
« Ciao piccola Cassie! »
Dietro di noi, sentii la risata di Tom. Lui mi salutò con un bacio sulla guancia, sussurrandomi all’orecchio, mentre si allontanava, « Sei bellissima ».
« Grazie » pregai che la poca luce che c’era in quel locale evitasse che qualcuno si accorgesse del mio rossore.
Salutai anche Emma e Sarah, contenta di rivederle, e poi Tom mi fece spazio, indicandomi il posto accanto al suo. Finii per sedermi fra lui e mia sorella, di fronte alla mia migliore amica.
Mia sorella domandò subito come stessero andando le riprese e fu Tom a risponderle, spiegandole un po’ di cose, tralasciandone altre. Alla fine, aggiunse che quel giorno avevamo finito prima, avendo finalmente un po’ di pomeriggio settimanale libero e disse che lui l’aveva passato a casa di un amico, nella zona di Westminster.
« Io, invece, ho portato tua sorella a fare shopping! » esclamò Nat, rivolgendosi a Jane.
« Fammi indovinare, ha comprato solo da Primark? » domandò mia sorella.
Alzai gli occhi al cielo.
« Ovviamente, ma poi l’ho costretta ad accompagnarmi da Victoria’s Secret! »
« Mi hai anche costretta a comprare qualcosa da Victoria’s Secret! » aggiunsi, calcando di più sulla parola comprare.
« Non ci credo! » esclamò mia sorella « Le hai fatto comprare un completino intimo decente e coordinato?! Come hai fatto? Sono anni che la porto in quel negozio e non ha mai voluto comprare nulla! » si rivolse a Nat, ma fui io a risponderle.
« Te l’ho detto, mi ha costretta! Comunque, è un semplice completo nero »
« No, Cassie, non è un semplice completo nero » mi corresse Nat, per poi tornare a rivolgersi a mia sorella « E’ uno stupendo completino nero, di pizzo, formato da perizoma e reggiseno a balconcino! » specificò.
Mi misi una mano sul viso, per nascondermi dalla vergogna. Era proprio necessario che tutti sapessero come fosse il mio intimo?
Sarah si intromise nella conversazione, chiedendo a Nat se fosse arrivato qualcosa di nuovo in negozio, e la mia migliore amica cominciò a descrivere praticamente ogni cosa, piano per piano. Mentre la loro conversazione andava avanti, sentii il respiro di Tom vicino a me, e poi il suo sussurro: « Mi piacerebbe vederlo, questo completino nero ».
Sentii il mio cuore accelerare all’improvviso, ed il calore che avevo alle guancie si trasferì anche in zone più basse del mio corpo. Mi voleva morta, per caso?
Allontanai la mano dal mio viso solo per guardarlo. Aveva gli occhi socchiusi e si era passato, per un attimo, la lingua fra le labbra, sebbene queste fossero sollevate in un piccolo sorriso malizioso. Allora lo faceva davvero, Nat aveva ragione!
Mi limitai a fargli un sorriso imbarazzato, tornando poi a guardare mia sorelle per concentrarmi su altro. Dopo aver mangiato, chi voleva poteva andare direttamente al bar a chiedere dei drink in più.
La prima ed unica volta in cui mi alzai fu per accompagnare Nat, approfittando anche per dirle ciò che avevo visto poco prima. « Visto? Te l’avevo detto! » mi disse, tutta contenta.
Il resto della serata scorse alla perfezione, a parte che per un piccolo particolare. Al tavolo eravamo rimasti solo io, Tom, Jane ed Emma, mentre tutti gli altri erano al bar per chiedere altro da bere. Emma stava raccontando del nuovo ragazzo con cui stava uscendo ultimamente e Tom, probabilmente convinto del fatto che entrambe fossero concentrate nella conversazione per badare a noi, mi prese la mano, sotto al tavolo, accarezzandola delicatamente. Ci sorridemmo, senza dirci nulla. Mia sorella, però, si voltò all’improvviso verso di noi, abbassando lo sguardo e notando le nostre mani intrecciate. Io la notai per prima e sciolsi la presa, prendendo il mio cellulare e facendo finta di niente. Non vidi cosa successe dopo, troppo impegnata a fingere di dover controllare qualcosa sul telefono.
Jane non disse nulla, né parlò di Tom durante il tragitto in macchina, mentre mi accompagnava a casa. Si era offerta lei stessa di accompagnarmi, sebbene poi guidasse Frank, e Tom non osò controbattere.
Una volta a casa, ricevetti un suo sms: “Ti va di andare a correre insieme domattina?”
“Sì! Ma non sarai troppo stanco, poi?”
“No, anzi, sarò più carico. Ti spiace se porto il cambio e faccio la doccia da te? Così siamo sicuri di non fare tardi per le riprese.”
“Va bene”
“Sarò da te alle sette.”
Alla sette?! Erano l’una di notte passate e lui voleva andare alle sette a correre per poi lavorare dalle dieci in poi. “Ok, uomo instancabile!”
“A domani, allora. Sappi, comunque, che stasera ho fatto una fatica enorme per riuscire a non toccarti e soprattutto baciarti. Eri splendida. E quella storia del completino non ha fatto altro che peggiorare la situazione.”
Sorrisi davanti al display del mio cellulare. “Dimenticati il completino e mettiti a dormire.”
“Non dimenticherò mai quel completino, non finché non avrò la fortuna di vederlo con i miei occhi. Buonanotte, Cass, il bacio te lo do domani.”
“Non vedo l’ora! ‘Notte, Tom.”
 
« Tu sei troppo puntuale! » esclamai, aprendo la porta di casa a Tom, alle sette di mattina precise.
« Buongiorno anche a te » rispose, sorridente come sempre. « Posso lasciare questo dentro? » domandò, indicando con un cenno del capo il borsone che aveva in mano.
Annuii, facendolo entrare e chiudendo la porta. « Mi metto le scarpe e sono pronta ». Scappai in camera mia e mi infilai velocemente le scarpe sportive, tornando da Tom in salotto. Non avevo notato, presa dalla fretta, com’era vestito.
Pantaloni neri, maglietta nera e rossa, scarpe bianche e nere. Sportivo, eppure Bìbellissimo ugualmente. Come diavolo faceva?
« Sono pronta! » esclamai.
Tom si avvicinò a me, cingendomi la vita con un braccio e tirandomi verso il suo corpo. Mi baciò, delicatamente, ed io non mi opposi.
« Ora lo sono anche io ».
 
Cominciammo a correre una volta arrivati ad Hyde Park. Vedevo chiaramente che Tom restava al mio passo, senza accelerare troppo, altrimenti sarebbe stato un bel po’ di metri avanti a me. Parlavamo, mentre correvamo, del più e del meno, fino a quando Tom, con un ghigno divertito, mi fece una domanda.
« Allora, è comodo quel completino? »
Alzai gli occhi al cielo. « Nat doveva stare zitta, ieri » tentai di fare la seria, ma non mi riuscì molto bene. « E poi, non è mica il mio primo completino »
« Ah, no? » chiese lui, fin troppo interessato.
« No. Solo che non ne avevo di così.. trasparenti e, ehm, .. sexy? »
« E’ una domanda? » chiese in una risata.
« No, no! Non so semplicemente come definirlo. Ripeto, non ne avevo simili »
« Perché, gli altri come sono? » azzardò a domandare. Lo guardai un attimo. Era divertito, ma anche a lui faceva paura aver fatto quella domanda.
« Mi stai seriamente chiedendo del mio intimo? Perché, in tal caso, non ho intenzione di risponderti »
« Va bene, scusami »
« Tu mi risponderesti se ti chiedessi del tuo intimo? »
« Per me è facile, ho tutti boxer neri! »
« Bene, allora so cosa regalarti a Natale: boxer di tutti i colori! »
Lo feci ridere, almeno.
Dopo quasi quaranta minuti pieni di corsa, dovetti fermarmi e sedersi su una panchina, per riprendere fiato.
« Magari per oggi può bastare » esclamò Tom, sedendosi accanto a me.
« Ma no, posso farcela » ero poco credibile, visto che avevo detto quella frase con il fiatone, mettendoci più del dovuto.
« Cass, non voglio farti stancare troppo. E poi, voglio parlare »
« Di cosa? »
Riprese fiato, prima di cominciare. « Credo che Jane sospetti qualcosa, ma io non c’entro! Non l’ho fatto apposta! » alzò le braccia, in segno di difesa.
« E’ per la storia della mano? Magari non ha visto bene, in fondo era un po’ buio .. »
« No, non per quello. Tu eri al bar con Nat ed io ti stavo guardando, solo guardando, immerso nei pensieri. Tua sorella mi ha dato un pizzico, chiedendomi perché ti stessi guardando il sedere! »
Sgranai gli occhi. Oh. Mio. Dio. « E tu che hai detto?! »
« Ho detto che ero semplicemente sovrappensiero e non mi ero neanche accorto che tu eri davanti a me. Cosa potevo dirle? Non credo mi abbia creduto, però. Poi c’è stata la mano. Mi ha guardato un po’ storto, quando ci siamo allontanati »
« Storto? »
« Sì, sai.. » tentò di mimare lo sguardo di mia sorella, ma mi fece ridere « Ok, no, non faceva ridere quello di tua sorella »
« Però non ha detto nulla, no? »
Scosse la testa.
Sospirai. « Meno male »
« Beh, tanto prima o poi dovremo dirlo a tutti, no? » lo guardai, confusa « Che stiamo insieme » specificò, tranquillo.
Il mio battito cardiaco aumentò all’improvviso. Lui se ne accorse.
« Cosa c’è? »
« Nulla » risposi, subito. Lui mi guardò male, sapeva che mentivo. Sospirai. « Hai detto che .. che stiamo insieme, e che dobbiamo dirlo a tutti »
« E il problema sarebbe ..? » mi incitò, confuso.
« Ho paura a .. a dirlo alle nostre famiglie. Ho paura che la prenderanno troppo bene, che saranno troppo felici, e che poi .. insomma, fra noi.. »
« Andrà male? » terminò lui per me. Rise, ma non era divertito, anzi. « Da quanto stiamo insieme, Cass? Una settimana? E già metti in dubbio tutto? »
« Non metto in dubbio niente. Ho solo paura che, col tempo, tu possa stancarti di me »
« Stancarmi di te?! E cosa sei, un giocattolo? »
« Non hai capito »
« Ho capito, invece » si alzò all’improvviso « Andiamo a casa » impose, cominciando a camminare.
Mi alzai anche io, seguendolo. « Posso almeno spiegarti cosa intendevo? »
Lui non mi rivolse neanche per un attimo lo sguardo. « Non qui. A casa » dopodiché, muto.
Brava, Cassandra, hai rovinato tutto.
 
Le prime parole che mi rivolse furono quando arrivammo a casa mia.
Fu un sollievo sentire la sua voce, sebbene dura. « Perché vai in cucina? »
Quasi sussultai nel sentirlo così. « Visto che ho un po’ di tempo, faccio dei biscotti per domani, lo avevo promesso a mamma .. Tu vai pure a fare la doccia »
Alzò gli occhi al cielo. « Ti aiuto »
« Posso fare da sola, tranquillo »
« Ti aiuto » ripeté, sorpassandomi ed andando in cucina.
Presi utensili ed ingredienti, posandoli sul tavolo. Presi fiato, prima di parlare. « Mentre mi aiuti, puoi anche ascoltarmi? » domandai, mentre lui aveva già iniziato a versare la farina in un contenitore.
« Ti ascolto »
« Ti ho già detto che con te sto bene, anzi, benissimo. Una favola. Non credevo di poter stare così bene, a dir la verità. Da quando ci sei tu, da quando sei tornato, è cambiato tutto, in meglio. Non vorrei mai, mai, che accadesse qualcosa. Ma poi penso che non vivo davvero in un favola, che la realtà è sempre crudele. Tu sei il figlio della migliore amica di mia madre, il migliore amico di mia sorella …  e non solo. Sei un attore magnifico che viaggia in tutto il mondo, conosce gente, fa nuove esperienze! Hai bisogno di qualcuno che riesca a soddisfarti, in tutto e per tutto. Io chi sono mai per riuscirci? Ho solo paura di questo. Ho paura che un giorno, quando capirai che non sono alla tua altezza, le nostre famiglie ci resteranno male. Non quanto ci resterò male io, questo è sicuro, però male ugualmente. » feci una pausa. Tom per tutto il tempo aveva continuato a girare con un cucchiaio di legno la farina con le uova, senza distogliere un attimo lo sguardo. « Capisci? » domandai, alla fine.
Lui finalmente posò il cucchiaio e mi guardò. Non era lo sguardo dolce e felice a cui ero abituata. Era duro, arrabbiato. « Vuoi sapere chi sei tu, Cassandra? Sei la figlia della migliore amica di mia madre, la sorella della mia migliore amica, una scrittrice di fama mondiale, che viaggia in tutto il mondo, conosce gente e fa nuove esperienze » era impressionante, aveva ripetuto le mie stesse parole « E sai cosa mi importa di tutto questo? Nulla. Tu non mi piaci perché sei queste cose. Certo, sono fiero di te, molto fiero, e sono contento che tu faccia parte di una famiglia che amo anche io, ma finisce qui. Tu mi piaci per come sei. Sei intelligente, con te posso fare discorsi demenziali e discorsi acculturati, perché mi capisci. Sei simpatica, hai il senso dell’umorismo, posso prenderti in giro senza avere paura che tu ti possa arrabbiare, mi fai ridere. Sei timida, riservata, sensibile, dolce, e ti adoro per tutto questo. Sai anche essere una dura, quando vuoi e con chi vuoi. In più, sei una bellissima ragazza. Tu sei questo, Cassandra, ed è per questo che mi piaci.» fece una pausa, riprendendo fiato. Nel frattempo, avevo perso il controllo del mio battito cardiaco. « Ne ho avute di ragazze, Cass, fidati, e non c’è stata mai nessuna che mi abbia preso come te, perciò mi sto arrabbiando. Perché mai dovrei stancarmi di te? Non sei un giocattolo! A meno che tu non cambi all’improvviso, diventando esattamente l’opposto di quello che sei, questo » indicò prima me e poi lui, lo spazio fra noi « non cambierà. Potrà solo migliorare. Sta già migliorando, per quello che mi riguarda. Lo capisci? »
Annuii. « Mi dispiace. Io non intendevo farti arrabbiare »
« Smettila di sottovalutarti, per favore. Io non sono migliore di te, siamo pari. Ti faccio anche io la stessa domanda: tu potrai stancarti di me, un giorno? »
« No »
« E allora perché mai io dovrei stancarmi di te? »
Alzai le spalle.
Tom fece un respiro profondo, come per calmarsi. Si avvicinò a me, sollevandomi il mento con una mano. « Non sottovalutarti. Te lo ripeto, così magari lo capisci. Sei la ragazza migliore che io abbia conosciuto, insieme a tua sorella e le mie sorelle. Tu però hai qualcosa in più: mi fai impazzire. Letteralmente. Ogni volta che ti guardo. »
Mi tirò a sé, abbracciandomi. « Mi spiace di essere stato duro, ma voglio che tu capisca »
« Ho capito »
« Quindi, possiamo dirlo alle nostre famiglie? Possiamo dirgli che stiamo insieme?  Che ho ufficialmente perso la testa? »
Risi, contro il suo petto. « Possiamo »
« Bene » sciolse l’abbraccio « Mi trovo comunque costretto a fartela pagare per ciò che hai osato pensare »
Corrugai le sopracciglia. « Che significa? »
Un ghigno si levò sul suo viso. Si voltò, mise la mano nel contenitore pieno di miscuglio di farina e uova, e ne prese un po’.
« No, Tom! No, ti prego, non puoi » cercai di pregarlo, avendo capito le sue intenzioni.
« Devi comunque farti la doccia, no? »
« Tom, non.. » ma fu troppo tardi. Con il braccio lungo che si ritrovava, riuscì ad arrivare fino alla mia testa, ai miei capelli, per la precisione, riempiendoli di uova e farina.
Rise, ed io lo seguii a ruota. Non potevo non ridere, prima di tutto, perché con tutto ciò che mi aveva detto mi aveva riempito di felicità, il cuore, il corpo intero. Secondo, era bellissimo quando rideva e la sua risata era contagiosa. Terzo, era una situazione buffa. Quarto, ma più importante, avevo già programmato la vendetta.
Con una mossa veloce, approfittando del fatto che lui fosse troppo impegnato a ridere, presi l’intero contenitore e con un piccolo salto riuscii a svuotargli il contenuto in testa, tutto quanto.
Smise improvvisamente di ridere, troppo shockato. Mi guardò, sorpreso, divertito. Io dovetti coprirmi la bocca con entrambe le mani per non ridergli in faccia.
« Questo non dovevi farlo, Cassie » calcò molto sul “non”.
Si tolse, con delicatezza, il contenitore dalla testa. Invece, senza delicatezza, ma con fretta e forza, riuscii a sollevarmi con un solo gesto. Mi ritrovai con la pancia poggiata sulla sua spalla sinistra, la faccia contro la sua schiena, ed entrambe le gambe bloccate dalle sua braccia, mentre lui camminava tranquillo per casa mia.
« Tom! Dove diavolo vai?! Lasciami! » tentai di divincolarmi, ma non mi permetteva di muovermi.
« Che domande fai? Ti porto a fare la doccia! » mi spiegò, ridendo.
Inutili furono le mie proteste, verbali e non.
Mi portò fino in bagno, aprì la porta della doccia, aprì l’acqua, e mi ficcò dentro, sotto l’acqua gelata, ridendo insieme a me. « Tom! E’ fredda! » urlai, tentando di uscire.
Non potevo. Lui si era parato davanti a me, impedendomi di fare qualsiasi cosa. Bene, pensai, io non potevo uscire? Allora sarebbe entrato anche lui, in doccia!
Lo presi per il colletto della maglietta e lo tirai verso di me, facendolo finire sotto il getto dell’acqua.
« Cazzo, è fredda! » urlò, senza smettere di ridere.
Tentai di uscire ma lui me lo impedì, bloccandomi con entrambe le braccia. Mi prese per la vita, tirandomi. Finii con il corpo sul suo.
Lo baciai, senza pensarci due volte. Lui non si oppose, anzi. Rispose al bacio, facendo di nuovo incontrare le nostre lingue, mentre l’acqua continuava a scorrere su di noi. Il bacio continuava a farsi più intenso, come, fino a quel momento, non era mai stato.
Tom mi fece spostare, facendomi finire con le spalle al muro. Poi, continuando a baciarmi, mi sollevò. Finii con le gambe attorno alla sua vita e le braccia attorno al suo collo. I miei ormoni stavano dando una festa, nel mentre. Tom, per tenermi ancora sollevata, posizionò le mani sul mio sedere. Il. Mio. Sedere. Se non fossi stata tanto impegnata a baciarlo e con la mente annebbiata, sarei stata in uno stato di imbarazzo totale.
Non ci saremmo fermati, non facilmente. Ma il fato aveva deciso diversamente.
Suonò il campanello, tre volte.
Sia io che Tom aprimmo gli occhi, fermandoci, ancora con le labbra vicine. Fu lui ad allontanarsi « Chi può essere? »
« C’è solo una persona che suona così il campanello .. »
Lui mi fece rimettere in piedi, delicatamente. Fu strano vedere lui rosso in viso, per la prima volta. Mi divincolai velocemente, uscendo dalla doccia. « Chi?! » domandò Tom.
« Mia sorella! »
Il campanello suonò ancora, mentre io mi toglievo scarpe e calzini. « Un attimo! » urlai, sperando mi avesse sentito.
« Che stai facendo?! » chiese Tom, con voce sorpresa, mentre mi sfilavo i leggins bagnati di dosso.
Mi voltai verso di lui. Mi guardava con occhi spalancati. E curiosi. E non mi guardava negli occhi. « Girati, tu! »
Lui alzò subito lo sguardo sul mio viso, voltandosi e ricominciando a ridere. « Scusami »
« Mi metto l’accappatoio, così capisce che non sono andata subito ad aprire perché ero sotto la doccia » spiegai, togliendomi anche la maglietta e prendendo l’accappatoio.
« Tecnicamente, eri sotto la doccia. Solo che non eri sola »
« Zitto! Ora puoi girarti » obbedì. Mi infilai il cappuccio, visto che in testa avevo ancora quello schifo tutto appiccicoso « Tu resta qui, non muoverti e non fare niente di rumoroso finché non va via! Chissà cosa potrebbe pensare .. »
« Va bene » mi voltai, verso la porta « Cass? »
« Che c’è? »
« Adoro le mutandine con i cupcakes » esclamò, sorridendo malizioso.
Gli tirai un asciugamano addosso, prima di chiudere la porta del bagno alle mie spalle.
« Arrivo! » urlai ancora, dirigendomi verso la porta d’ingresso.
Mi guardai un attimo al piccolo specchio che avevo in salotto, notando che ero anche io tutta rossa in viso. Ma ormai non potevo non andare ad aprire.
« Scusami, ero in doccia! »
Mia sorella mi guardò male. « Hai fatto stare in piedi una donna incinta per non so quanti minuti, dovresti vergognarti » scherzò, entrando in casa.
« Beh, per colpa tua sto sgocciolando per tutta casa »
« Sei sola? » chiese, sedendosi sul divano.
Perché quella domanda? « Sì, certo. Perché? »
« Sai, passavo di qui, ed ho notato la macchina di Tom parcheggiata proprio qui sotto »
« Ah, sì? Magari è di qualcun altro.. »
« No, è proprio la sua
« Ah. Non so, magari qualche suo amico o collega abita da queste parti. Tu non lo sai? » chiesi, vaga.
« Non saprei » disse. Sorrideva. Perché diavolo sorrideva?! « Ora lo chiamo e chiedo »
« No! » per poco non urlai.
Jane mi guardò confusa. « No? »
« Ecco, ehm, magari è ad un colloquio di lavoro! Potresti disturbarlo. Alle dieci sarà sul set, posso chiedergli io cosa ci faceva da queste parti »
« Un colloquio di lavoro? Di sabato? Alle otto e quindici di mattina? »
Deglutii il nulla. Non sapevo più cosa inventarmi e mia sorella era già col cellulare in mano ed il numero di Tom sul display. Alzai le spalle.
« Beh, io provo » disse, infine.
Pregai con tutta me stessa che Tom avesse messo il silenzioso al cellulare, che non cominciasse nessuna suoneria o squillo vario. Ma ovviamente, non fu così.
La tipica suoneria dell’IPhone cominciò a farsi sentire, mentre il sorriso di mia sorella si faceva sempre più ampio. Abbassai il capo. Dovevo sembrarle un’idiota.
La suoneria si faceva sempre più forte, fino a quando Tom non comparve in salotto. Imbarazzato, ma non quanto me, con un leggero sorriso sulle labbra, ancora in tuta, bagnato fradicio e con i capelli sporchi di uova e farina.
Mia sorella, quando lo vide, sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
« Ma che cavolo stavate combinando voi due?! E soprattutto, eri in doccia con mia sorella?! »
Tom alzò le braccia. « Ehi, sono vestito, non mi vedi? Posso spiegarti tutto »
« Da quanto tempo mi state mentendo? Che succede fra voi due?! »
Alzai lo sguardo e notai che anche Tom aveva fatto lo stesso, ci stavamo domandando chi dovesse spiegarle tutto, mentre Jane ruotava la testa in continuazione, non sapendo chi guardare. « Parlate! » sbraitò.
« Ok, ok! Calmati, però » Tom si sedette accanto a mia sorella, cominciando a raccontarle tutto, dall’inizio, fin quando non arrivò al perché eravamo conciati in quel modo.
Jane rise, sentendo l’ultima storiella. « Lo sapevo che fra voi due c’era qualcosa! Ieri sera vi siete presi per mano, poi. » spostò lo sguardo su di me « Aaaw, sorellina! » mi abbracciò « Sono così felice che tu ora stia con lui! » mi lasciò andare, per voltarsi verso Tom, « E tu! » lo indicò, con fare minaccioso « Tu prova soltanto a farla soffrire, a farle versare anche una sola lacrima, e dovrai vedertela con me! E sai bene che picchio duro! »
Tom rise. « Non ho alcuna intenzione di farle del male, Jane »
« Allora sono felice anche per te! » abbracciò anche lui, incurante del fatto che fosse tutto bagnato.  « Posso dirlo alla mamma? »
« No, Jane! » le risposi subito. Guardai Tom, e fu lui a spiegare.
« Diremo tutto noi. Domani siamo a pranzo dai vostri genitori, magari lo faremo domani » mi guardò, per cercare conferma.
Annuii. « Sì, domani » e sorrisi.
Jane restò con noi per un altro po’, ma poi dovemmo chiederle di andare via visto che eravamo ancora in quelle condizioni e dovevamo andare sul set. Ci lavammo, separatamente, e ci vestimmo in tempi record in modo tale che alle dieci fummo sul set.
Pensavo che per quel giorno le sorprese sarebbero finite, che sarebbe andato tutto come sempre, ma ovviamente, per l’ennesima volta, mi sbagliavo.
Nicolas, durante una pausa dalla riprese, mi aveva chiesto nuovamente di uscire. Io avevo rifiutato, dicendogli che avevo altri impegni ma ringraziandolo ugualmente, sebbene le sue attenzioni cominciassero a dar fastidio anche a me. Nat, che aveva sentito e visto tutto, lo andò a riferire a Tom, prima ancora che potessi farlo io, visto che Nicolas comunque continuava a girarmi intorno.
« Sai che c’è? Mi sono rotto » sentii dirgli all’improvviso, alle mie spalle.
Mi voltai, confusa. « Ti sei rotto? »
« Sì! » annuì, convinto. Si avvicinò a me, mi prese per la vita, dicendomi « Tu sei la mia ragazza. Mia, solo mia. Non ho alcuna intenzione di dividerti con nessuno. » e mi baciò, davanti a tutti. Davanti a Nat, Luke, Nicolas, Melissa, Bob e tutto il resto del cast e della troupe.
Tom Hiddleston era un uomo davvero imprevedibile e che sapeva come sorprendere, tutti quanti.





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Ciao a tutti! :)
Per farmi perdonare dei precedenti ritardi, eccovi subito il nuovo capitolo, anche abbastanza lungo :D
Spero vi piaccia! 
Vi ringrazio ancora per le stupende recensioni che mi lasciate, lo farò sempre! Grazie anche a chi segue e mette fra i preferiti la storia! GRAZIE! <3

Ho iniziato una nuova long-fic, questa volta con protagonista Loki, se volete dare un'occhiata vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2458114&i=1  :D

questo è il mio facebook, se volete aggiungermi: https://www.facebook.com/profile.php?id=100002389063197&ref=tn_tnmn

Alla prossima, un bacio a tutti!
  
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