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Autore: hola1994    17/02/2014    3 recensioni
(E' LA PRIMA STORIA COMPLETAMENTE MIA... SPERO CHE SIA COINVOLGENTE)
April, vive a New York... una città distrutta da malattie e zombie, li ha creati lo stato, per, farsì che la gente paghi le tasse, i criminali vengono mangiati da loro. All'inizio tutto pare andare bene, poi, però, non più... uccidono senza permesso, ecco, perché, il governo ha deciso di creare nuove città su Saturno e Giove. I posti per l'astronave sono limitati! Chi sta bene parte, invece, gli altri no... sono inutili, verranno mangiati dagli zombie... se non muiono prima di malattie strane o inguaribili! April, spera nella selezione. E' l'unica possibilità che ha per la sopravvivenza. CI SARANNO ZOMBIE, ALIENI, VAMPIRI, LICANTROPI E FANTASMI
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Violenza
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à QUESTO CAPITOLO E' MOLTO VIOLENTO E TRISTE,  CHI SI IMPRESSIONA EVITI DI LEGGERE!
CAPITOLO 3: MORTI!
April guarda fuori dalla porta intanto che aspetta il sonno. Ma non deve attendere molto, dopo poco arriva...
Ricordo di April.
Mamma ha sempre detto che siamo state create in laboratorio, non come gli altri esseri umani. Un giorno ero con Beatrice al parco, alla festa della sua migliore amica, e senza volerlo ho tirato fuori gli artigli! Tutti mi hanno guardata spaventati, solo mia sorella non pareva sconvolta.
”PORTATELE VIA! NON LE VOGLIAMO VICINO AI NOSTRI FIGLI!”gridarono alcuni genitori a mia madre.
“Oh, guardate: io ho gli artigli, invece, voi no!”
“April, dai smettila! Si spaventano!”
“Come vuoi... Anche se è divertente!”
Sulla strada di casa abbiamo trovato una bassotta-nana tremante di freddo. Era sera. Lei aveva le orecchie lunghe, cadenti e nere; occhi sporgenti, grandi e neri; zampe corte marrone scuro; anche la schiena e la coda erano scure. Mi sono avvicinata a lei e ho notato che non aveva paura di me, quindi l'ho presa e ci siamo dirette a casa.
”Come la chiamiamo?”
“Evie... forse? Ti piace?” ho chiesto a Beatrice.
“Sì! È molto bello, sorellina.”
Evie da quel momento mi ha seguita da tutte la parti. Quella sera ero stesa sul divano con lei addosso che dormiva tranquilla sulle mie gambe, fino a quando non siamo andati a letto. Là sono cominciati i guai: tremava e piangeva disperata! Mamma e Beatrice hanno provato a consolarla, ma lei nulla... non ne voleva sapere. Dopo un po' papà l'ha presa e subito Evie ha smesso di piangere.
”Non piangere... nessuno ti abbandona più!”
Evie lo guardava con i suoi occhi enormi, come se capisse le sue parole. Quando l'ha lascia andare, per qualche ora è rimasta in silenzio, ma poi ha ricominciato. Meno male però che era già mattina! Io e mia sorella siamo uscite in giardino con Evie. Lei era come la nostra ombra.
”Ehi Evie, guarda! Ho la tua ciambella!”
“No. Ora ce l'ho io... non più lei!”ha detto Beatrice prendendola dalle mie mani. La cagnolina si è voltata e ci è corsa incontro festosa; voleva il suo gioco. Mia sorella glielo ha lanciato e appena Evie lo ha visto gli è saltata sopra. Poi qualcuno ha fischiato. Dal cancello è arriva Matt, io e lui eravamo amici, ma Evie non poteva saperlo, così gli ha ringhiato contro.
”Ohh... come si chiama questa cagnolina?”ha chiesto il mio amico.
“Evie. L'abbiamo presa da poco!”ho risposto accarezzandola sulla testa.
“L'avete comprata o trovata?”
“Trovata in strada, sono stata l'unica a cui non ha ringhiato...”
“Come mai? È strano non ti pare?” ha domandato curioso.
“Forse va a simpatia... Evidentemente tu non le piaci, però!” ho ribadito con tono scherzoso.
“Vi lasciamo un po' da soli, dato che Evie continua ad abbaiare e dà fastidio.” ha detto mia sorella, mentre iniziava a prendere Evie. Tuttavia la cagnolina non voleva, per questo si è contorta tutta! Dopo vari tentativi è riuscita a convincerla e a portarla in casa. Matt e io siamo usciamo dal cancello. Evie ci ha visti ed è saltata fuori dalla finestra aperta, arrivando da noi ringhiando.
”No dai, finiscila di fare la stupida!” le ho detto spingendola lontano noi.
“Scusa, April! È scappata prima che riuscissi a prenderla!” una volta arrivata, Beatrice l'ha portata nuovamente dentro.
I miei giorni erano così, sereni in compagnia di Evie, fino a una sera di Gennaio.
”Vado a fare la doccia, posso?” ho chiesto a mio padre mentre mi dirigevo già verso il bagno. Mamma e Beatrice poco dopo sono usciti per andare da un'amica di famiglia, invece Evie dormiva sulla poltrona tranquilla.
Stesa in quel modo sembrava una salsiccia che cammina.
”Sì! Io vado con Evie giù, a dopo!”
Dopo, con calma, ho asciugato i capelli senza accorgermi che Evie non tornava da me. Ho guardo l'ora agitata: erano le 20.15.
In quel momento papà è salito insanguinato. ”Papà, Evie... sta bene?”
“No! Non sta bene... Ha rotto il cranio sotto la ruota! Vado dal veterinario.”
“Ok aspettami! Prendo il telefono.”
Evie era stesa di lato, dall'orecchio perdeva sangue e respirava male. Aveva del liquido nei polmoni. L'ho presa, poi ho mandato un messaggio a Beatrice: "Evie ha avuto un incidente... È finita sotto la ruota, le hanno schiacciato il cranio. C'è tanto sangue in strada! Chi che le ha fatto questo non se ne è nemmeno accorto... Povero, è disperato. Non si dà pace..."
Quando siamo arrivati Evie è stata intubata inutilmente.
”Volete portarla a casa?” ha chiesto il veterinario comprensivo.
Non volevo vederla, non me la sentivo.
”Oh no... Non ce la faremmo a vedere il cadavere...” ha risposto papà con tono triste.
“È meglio che vado di là... Preferisco ricordarla viva.” ho detto, spostandomi nell'altra sala.
“Scusa, non l'ho vista. Mi dispiace!” si è scusato con aria agitata quello che l'aveva investita.
“Non è colpa tua... Poteva succedere a tutti...” ho risposto per rincuorarlo, era davvero dispiaciuto. Dovevo essere io quella da consolare, visto che Evie abitava con noi, ma proprio non riuscivo a essere arrabbiata.
Poi dalla porta di quella spoglia stanza d'ospedale entra Matt. Guarda April senza espressione. Felicità, tristezza, rabbia... non sa più cosa significano.
   
 
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