CAPITOLO
9: Di incomprensioni, magie con i capelli e
incredibili nozze
Dopo
aver ritrovato i paggi, che li avevano condotti nelle
loro stanze, i due ragazzi si erano dati appuntamento per qualche ora
dopo,
avviandosi ognuno nella propria camera, scambiandosi occhiatine mielose.
Anna
si era richiusa la porta alle spalle, appoggiandovisi
pesantemente contro, sospirando felice: aveva fatto un altro passo
avanti con
Kristoff, ed era sicura che con un po’ di studiata dolcezza e
di persuasione,
il ragazzo l’avrebbe chiesta in moglie nel giro di qualche
settimana.
Poi,
stanca e provata dalle troppo emozioni di quella
mattinata, si era buttata sull’enorme letto a baldacchino che
stava al centro
della stanza, sprofondando tra i cuscini di broccato panna, e si era
addormentata di nuovo, cullata dalla lieve brezza salmastra che muoveva
le
leggere tende di georgette.
Qualche
ora dopo venne svegliata da un lieve bussare alla
porta, che la ridestò dai suoi sogni su un futuro favoloso e
splendente al
canto di Kristoff: “Si!”- subito saltò a
sedere sul letto, guardandosi attorno
per capire dove si trovasse.
-“Vostra
Altezza, la regina Primrose, mi ha mandata per
aiutarla.”- la voce di una giovane donna le giunse piano
dalla porta.
Anna
si precipitò alla porta, aprendola, spaventando la
cameriera,
che saltò sul posto prima di inchinarsi velocemente.
-“Aiutarmi?”-
chiese scettica la principessa.
-“S-si,
per aiutarla a vestirsi e ad acconciarsi i
capelli…per le nozze.”- disse in un soffio la
ragazza, che poteva avere si e no
la sua età, tenendo lo sguardo fisso in terra.
-“Oh…si,
certo. Vieni, entra.”- Anna la fece entrare,
richiudendo la porta e dandosi mentalmente della stupida: aveva portato
tutto
quello che le occorreva, ma aveva dimenticato la sua fidata Grace. Per
fortuna
la regina era stata più previdente di lei, altrimenti
sarebbe arrivata al
matrimonio in sottana e scarpe da camera.
-“Da
dove vuole cominciare?”- la ragazza continuava a
guardarla di sottecchi, senza indugiare troppo con lo sguardo sulla sua
esile
figura.
-“Ehm…credo
che sarebbe meglio cominciare da un bagno caldo.
Che ne dici?”-
-“Come
desidera.”-
-“Puoi
guardarmi, non ti mangio
mica!”- la rassicurò Anna, divertita.
Non
sapeva quanto tempo fosse passato da quando Lucy, il
nome della cameriera che le aveva mandato la regina, era entrata in
camera sua
e l’aveva aiutata a preparare il bagno caldo che tanto
desiderava. Dopo essere
rimasta a mollo per mezz’ora, accarezzata dalla schiuma
profumata che la
ricopriva interamente, Lucy l’aveva aiutata a vestirsi e le
aveva accarezzato
ed intrecciato i capelli, in modi che nemmeno pensava possibili.
Ora
si stava ammirando in tutto il suo splendore allo
specchio, con gli occhi luminosi di Lucy puntati sulle spalle:
“Come ti
sembro?”- chiese Anna tutta emozionata.
-“Un
incanto, Vostra Altezza.”-
-“Beh,
se sono così è anche merito tuo, chi ti ha
insegnato
a fare quelle ‘magie’ con i capelli?”- le
chiese mentre si aggiustava qualche
ciuffetto fuori posto.
-“Ho
quattro sorelle più piccole*, maestà, tutte con i
capelli
lunghi e rossi come i suoi… quando sono a casa mi chiedono
sempre di
intrecciarli in strane acconciature, e così faccio
pratica.”- le sorrise,
lusingata del fatto che la principessa apprezzasse le sue doti.
-“Immagino
tu sia una sorella maggiore eccezionale! Ora che
ci penso, potrei imparare anch’io, facendo pratica sui
capelli di Elsa…sono
sicura che me lo lascerebbe fare.”- Anna già
fantasticava sulle varie
acconciature a cui avrebbe potuto sottoporre i capelli lisci e chiari
della
sorella.
Lucy
ridacchiò, portandosi una mano a coprire la bocca. Poi
si ricompose, sentendo i rintocchi del campanile della basilica della
città,
puntare le quattro di pomeriggio: “Vostra Altezza, la
cerimonia inizierà fra
mezz’ora, forse è meglio cominciare ad andare. Le
assicuro che non sarà facile
trovare posto a sedere, tutto il popolo è stato invitato a
partecipare alle
nozze.”
-“Oh,
certo, certo…devo solo recuperare Kristoff, sperando
che sia pronto e poi possiamo andare.”-
-“Allora
io andrei, se ha bisogno di me non esiti a
chiamare.”- Lucy le fece un inchino e fece per andarsene, ma
Anna la bloccò in
un abbraccio stritolante.
-“Grazie
mille per avermi aiutata, non so davvero come avrei
fatto senza di te.”- la principessa la trattenne per le
spalle, mentre la
giovane arrossiva fino a far scomparire le lentiggini che le
puntellavano il
viso.
-“P-prego…è
stato un onore.”- sorrise appena e poi scomparve
dietro la porta.
Anna
si rimirò di nuovo allo specchio: “Oggi per la
prima
volta mi divertirò!”- disse sorridendo alla se
stessa riflessa- “Beh so di
averlo detto anche l’altra volta…però
poi sappiamo tutti com’è andata a finire,
vero?! Beh, oggi sarà diverso!”-
Mentre
si avviava verso la porta, un verso disperato
attraversò le pareti della sua camera e le giunse alle
orecchie: “Ma che…?”-
Uscì
dalla stanza e con passo svelto giunse alla porta di
Kristoff, bussando con forza. Nessuno rispose, ma Anna sentiva i
grugniti di
disappunto del ragazzo e i rumori che provenivano
dall’interno: “Kristoff, so
che sei lì dentro! Ti decidi ad aprire?”- si mise
le mani sui fianchi
aspettando che la porta si aprisse, ma non fu così,
sentì solo il silenzio
calare oltre l’uscio.
-“Ti
giuro che se non apri entro cinque secondi, butto giù
la porta a calci…sai che ne sono capace! Le porte non mi
fanno più paura
ormai…”- disse, accostando la bocca alla fessura
della porta.
-“Va
bene, l’hai voluto tu…UNO!”-
cominciò urlando –“DUE!”-
il ragazzo si ostinava a non aprirle –“TRE!
QUATTRO!”- Anna alzò un pugno,
pronta a colpire il legno laccato, ma la chiave che girava nella toppa
la
fermò.
Kristoff
rimase fermo sulla soglia a fissarla, con il pugno
alzato e un’espressione singolare sulla faccia: a
metà tra la rabbia e
l’ilarità. La principessa gli diede una breve
occhiata e poi cominciò a ridere
di gusto, tenendosi allo stipite della porta, e maledicendo mentalmente
il
corsetto stretto che non le permetteva di ridere e respirare a dovere:
il
ragazzo aveva il viso rosso e i capelli biondi tutti arruffati; la
camicia
fuori dai pantaloni, con alcuni bottoni agganciati nelle asole
sbagliate; i
pantaloni infilati al rovescio e uno stivale calzato e un altro no; ma
ciò che
fece ridere di più la principessa, fu la vista del
fazzoletto di seta, che il
ragazzo avrebbe dovuto legare perfettamente al collo, messo a
mo’ di bavaglino.
-“Ma
insomma…sei ancora così?”- disse
asciugandosi una
piccola lacrima che le era sfuggita impunemente dall’occhio
destro.
Kristoff
fece un verso strano, quasi infastidito: “Non vedo
cosa ci sia da ridere!”
-“Appunto
non hai visto…hai dato uno sguardo allo specchio?
Non credo proprio, altrimenti, staresti ridendo anche tu.”-
Anna continuava a
trattenere le risate, respirando con calma, ma la faccia scocciata e
frustrata
del ragazzo era troppo divertente.
-“Allora,
quanto ancora hai intenzione di ridere?”- Kristoff
la guardò imbarazzato, non sapeva nemmeno lui se per il
fatto che Anna lo
vedesse conciato in quel modo assurdo, o che la principessa si fosse
praticamente intrufolata un passo alla volta, nella sua camera.
-“Siamo
suscettibili oggi, non è vero?”- Anna gli si
avvicinò studiando quello che aveva tentato di indossare il
ragazzo. Poi gli
sfilò il fazzoletto dal collo e lo lanciò sul
letto alla sua sinistra, e
cominciò a sbottonargli la camicia.
-“M-ma
che stai facendo?!”- il ragazzo la fermò con le
mani
tremanti.
Anna
gli rivolse uno sguardo interrogativo, con un
sopracciglio alzato: “Ti sto
aiutando…permetti?”-sbottò divertita.
-“Oh…ma
certo! Cos’altro sennò…”-
Kristoff voleva
sprofondare nel pavimento e non uscirne mai più; aveva fatto
l’ennesima
figuraccia.
-“Cosa
accidenti pensavi stessi facendo?!”- la principessa
si concentrò per un secondo sui bottoni della camicia,
riflettendo tra sé e poi
arrossì di botto, arrivando alla conclusione più
logica. Lo colpì in pieno
petto con una manata: “Oh Kristoff…m-ma come puoi
pensare una cosa del
genere!”- sbottò rossa in viso.
Il
ragazzo indietreggiò impercettibilmente temendo una
sfuriata da parte della principessa: “Ma io non ho detto
nulla…l’hai pensato
tu!”- cercò di scusarsi.
-“Si,
ma la risposta era scritta a caratteri cubitali sulla
tua faccia da pesce lesso!”- Anna era imbarazzatissima,
sentiva il sangue
affluirle alle guance e il rombo del cuore nelle orecchie
–“ Smettila di
ridere…vuoi che ti aiuti o no?”
Kristoff,
annuì serio, facendo scomparire il sorrisetto
idiota che gli increspava le labbra. Finì di abbottonarsi la
camicia da solo e
poi la guardò, aspettando di ricevere direttive sulla
prossima cosa da fare.
-“Allora?”-
chiese in attesa.
-“Allora
sei un disastro… per prima cosa devi toglierti i
pantaloni e metterli alla dritta, se non te ne fossi accorto li hai
infilati al
rovescio. Poi devi infilarci la camicia e devi allacciarti in vita
quella
fascia…si, proprio quella che hai buttato sul
paralume.”- gli disse indicandogli
la pregiata stoffa appesa in malo modo sulla lampada ad olio sul
comodino.
-“Ehm,certo.”-
annuì come un bravo scolaretto e fece per
sfilarsi i pantaloni, ma si fermò giusto in tempo, lanciando
uno sguardo
eloquente ad Anna- “Hai intenzione di guardare
o…”
-“Oh
mio dio. Stai rasentando l’osceno! Smettila.”-
disse
voltandosi , rossa in viso, realizzando solo in quel momento che si
trovava
nella sua stanza, mentre lui, alle sue spalle si spogliava.
-“Hey,
sei tu che ti sei infilata in camera mia!”- disse
ridacchiando
divertito, mentre sistemava il disastro che aveva fatto
-“Fatto.”- disse
soddisfatto.
Anna
si voltò piano: “Ottimo, chi ben comincia
è a metà
dell’opera!”- disse mentre recuperava la fascia sul
paralume e il panciotto sul
letto.
Gli
infilò il gilet e poi girandogli attorno gli legò
bene
la fascia in vita. Osservò per un momento il suo operato e
sorrise: da una
parte era felice di quello che aveva realizzato e dall’altra
si gustava la
figura statuaria del ragazzo, per una volta non coperta da strati e
strati di
indumenti pesanti.
-“Bene,
ora passiamo al fazzoletto…cosa pensavi che fosse?
Un bavaglino?”- gli domandò mentre gli alzava il
colletto della camicia e gli
faceva passare la seta lungo il collo. Un brivido caldo scese lungo la
schiena
del ragazzo facendolo tremare.
-“Aspetta,
devo indossarlo per forza?”- le chiese
preoccupato.
-“Certo,
che domande. Il fazzoletto è parte integrante di un
completo da uomo, non può non esserci!”- gli
rispose la principessa mentre
cercava di fare un nodo perfetto.
-“Ma
io non voglio indossarlo, non mi sentirò a mio agio con
tutto questo indosso, figuriamoci con questo!”-
protestò lui, fermando le mani
indaffarate della principessa e sciogliendo il nodo che lo stava
soffocando.
-“Non
lo indosseresti nemmeno per mille baci?”- chiese Anna
battendo le ciglia, mentre si alzava in punta di piedi per raggiungere
l’altezza del ragazzo, cercando di essere quanto
più seduttiva e persuasiva
possibile.
-“No.”-
le rispose seccamente Kristoff, poggiandole le mani
sulle spalle e facendola tornare alla sua altezza normale.
-“Nemmeno
per mille e uno?”- ribatté lei mettendo il broncio
come una bambina capricciosa.
-“Nemmeno…ho
deciso! Sarò irremovibile.”- disse incrociando
le braccia al petto, sentendosi oppresso da tutti quegli strati di
stoffa
costosa.
-“E
se io, cioè noi…”- cominciò
lei mordicchiandosi il
labbro inferiore e arrossendo, tirandolo giù per il
fazzoletto.
-“A-anna!”-cercò
di divincolarsi lui- “Ma che stai facendo,
stai tentando per caso di uccidermi?!”
Anna
aveva stretto così tanto la presa, che il fazzoletto
sembrava fosse diventato un cappio; e poi non poteva avvicinarsi
così tanto a
lui con quella faccia, stretta in quel vestito, promettendo certe
cose…promettendo cosa poi? Non lo sapeva nemmeno lui; sapeva
solo che doveva
scrollarsela di dosso altrimenti…
-“Oh,
scusa certo. Perché sei diventato tutto rosso?”-
indagò preoccupata.
Kristoff
la guardò inebetito, passandosi una mano tra i
capelli e sospirando pesantemente: “C-credo sia ora di
andare, non trovi?”-
Anna
annuì sorridendo, non accorgendosi minimamente del
turbamento del ragazzo. Prese la giacca dal letto, dove Kristoff
sembrava
avesse rovesciato l’intero baule, e gliela passò.
Lui la infilò con calma,
guardando in ogni direzione, eccetto che in quella di Anna, per evitare
ulteriori pessime figure.
-“Possiamo
andare.”- sentenziò quando ebbe finito.
-“Aspetta,
dove credi di andare? Non dimentichi niente?”-
Anna gli si accostò di nuovo, invadendo il suo spazio
vitale, avvicinandosi
così tanto che i loro respiri si fusero in uno. La
principessa riprese da dove
aveva finito con il fazzoletto e poi a lavoro ultimato lo prese sotto
braccio e
lo portò allo specchio.
-“Siamo
davvero carini, non trovi?”- il riflesso nello
specchio sorrideva al ragazzo e lui si imbambolò a fissarla.
Da
quando era entrata in camera, non aveva fatto molto caso
a come era vestita Anna; ma ora guardandola meglio si rese conto di
quanto
fosse meravigliosamente bella.
-“Sei
bellissima…”- lo cacciò fuori tutto
d’un soffio, senza
pensarci su due volte. In quel momento era certo che il suo cervello e
la sua
bocca non fossero collegati.
-“Grazie!”-squittì
arrossendo Anna- “Nemmeno tu sei niente
male.”- lo canzonò spingendolo piano.
-“Ehm…d’accordo.
Credo dovremmo
andare.”- Anna lo trascinò con sé fuori
dalla stanza, felice di essere lì con
lui.
Proprio
come le aveva anticipato Lucy, trovare posto a
sedere nell’enorme chiesa non fu facile. Per la
verità nemmeno riuscire ad
entrare fu molto semplice: infatti centinaia di persone spingevano al
portale
d’ingresso, nella speranza di intravedere almeno da lontano
la futura coppia di
sposi.
Anna
non aveva mai visto tanta gente tutta insieme e nemmeno
Kristoff: la folla dei partecipanti alle nozze, si estendeva a perdita
d’occhio
dal piazzale antistante l’entrata della basilica, fin
giù nelle strade
acciottolate del regno, dove festoni e ghirlande rendevano
l’atmosfera
suggestiva e festosa.
All’interno
la situazione era la medesima, tranne per il
fatto che tutta la folla era stipata nelle lunghissime panche di legno,
lungo
tutta la navata centrale.
La
coppia non aveva mai visto tanta gente in un solo posto:
Anna aveva passato la maggior parte della sua vita rincorrendo gli echi
delle
voci degli inservienti nei corridoi del castello, e tutta quella calca
la emozionava
e la spaventava allo stesso tempo; Kristoff d’altronde aveva
sempre fuggito la
compagnia degli esseri umani, persino degli altri tagliatori di
ghiaccio, e
aveva trovato più confortante l’amicizia
silenziosa di Sven, quindi quella
situazione non poteva che intimidirlo oltre ogni dire.
La
principessa si stringeva forte al suo braccio, per timore
di perderlo nella fiumana di gente che li spintonava e gli passava
accanto.
Tra
tutte le teste che scrutavano lo sposo impaziente
sull’altare, Anna intravide Lucy, intenta a rabbonire quattro
bambine con i
capelli fiammeggianti raccolti in numerose trecce. La cameriera vide la
coppia
attraversare la navata centrale alla ricerca di un posto per
accomodarsi e con
un timido sorriso fece segno alla principessa di accomodarsi in due
posti
liberi nella panca dietro quella in cui sedeva lei.
-“Milady,
mi sono permessa di conservarle un posto…”- le
disse Lucy appena lei e Kristoff si furono seduti.
-“Grazie
infinite. Mi hai salvata per la seconda volta
oggi…ehm volevo dire ‘ci’! Lui
è Kristoff, il mio accompagnatore.”- disse
indicando il ragazzo- “Kristoff, lei è
Lucy…l’artista di quest’opera
d’arte!”-
indicò elettrizzata l’acconciatura sulla sua testa.
-“Molto
piacere…Oh queste sono le mie sorelline. Quelle su
cui faccio pratica.”- sorrise Lucy, rivolgendo un cenno del
capo al ragazzo e
poi tornando a concentrarsi sulla principessa.
Le
quattro bambine, sentitesi chiamare in causa si voltarono
all’unisono verso la coppia, sfoderando dei luminosissimi
sorrisi, mentre le trecce
sulle loro teste ramate dondolavano allegramente.
Kristoff
sobbalzò sul posto, preso alla sprovvista, mentre
Anna si sporse verso le bambine, elargendo sorrisi e complimenti:
“Siete
proprio belle, sapete? Vostra sorella mi ha molto parlato di voi
quattro…siete
molto fortunate ad averla come sorella maggiore.”- qualcosa
nel petto della
principessa, s’incrinò a quelle parole,
lasciandola per un momento turbata. Poi
si riprese, regalando alle quattro, il più brillante dei
sorrisi: “Allora, come
vi chiamate?”
La
più grande fece per aprire bocca, ma la più
piccola l’anticipò:
“Amber, Violet, Ella e Cassy.”- rispose di corsa,
inciampando con la lingua nei
buchi lasciati dai dentini caduti, nel pronunciare l’ultimo
nome. La maggiore
la guardò male, e la piccolina fece spallucce, come per
scusarsi.
Anna
rise di gusto a quella vista: “Sono dei nomi
bellissimi. Comunque io sono Anna di Arendelle.”
Le
bambine si portarono le mani alle bocche, rimaste
spalancate a quella rivelazione: “Quella Anna di Arendelle?
La sorella della
regina di ghia…”- la bocca della bambina venne
tappata prontamente da Lucy, che
rivolse ad Anna il più mortificato degli sguardi.
-“Si,
sono la sorella della regina di ghiaccio, meglio
conosciuta come Elsa regina di Arendelle!”- rispose con
nonchalance, come se
quell’appellativo accostato al nome di Elsa non la
infastidisse. In effetti non
le dava propriamente fastidio, ma ciò che le dava noia era
essere sempre
additata come ‘la sorella di’ o ‘la
figlia di’, mai solo come Anna e basta. Non
c’era storia con Elsa, lei sarebbe sempre stata la seconda in
tutto. Ma ciò non
le dispiaceva, sollazzarsi nell’ombra della sorella le era
sempre risultato
semplice.
Mentre
rifletteva su questi pensieri due delle bambine,
quelle nel mezzo, si scambiavano alcune parole sussurrate
nell’orecchio. Anna
le guardò con un misto di dolcezza e di rimpianto: lei non
avrebbe più potuto
godere di quella complicità con Elsa. Ormai il tempo dei
segreti sussurrati a
voce bassa era passato. Come anche quello dei sorrisini complici, come
quello
che si stava formando sulle facce delle bambine in questione.
-“Voi
due siete fidanzati?”- la vocina di una delle bambine
la riscosse dai suoi pensieri.
Anna
sentì Kristoff irrigidirsi al suo fianco e trattenere
il respiro: “Ehm…si.”- rispose
semplicemente il ragazzo.
-“E
quando vi sposerete? Avrete dei bambini? E se si uno
potrà chiamarsi come me?”- chiese loro la
più piccola, con gli occhi luminosi e
sognanti.
-“Amber!”-
la rimbottò Lucy, diventando tutta rossa-
“Perdonatela lei fa sempre
così…ignoratela.”- dicendo
così, prese tra le
braccia la bambina e la fece voltare verso l’altare. Ma le
altre tre
continuavano a guardarli, nell’attesa di una risposta:
“Allora?”
Anna
non voleva deludere i sogni romantici di quelle quattro
pesti, raccontando loro la triste storia di come era stata abbindolata
dal principe
dei suoi sogni, e di come il suo attuale fidanzato volesse aspettare in
eterno
prima del grande passo. Non sapeva davvero cosa rispondere e si
voltò verso
Kristoff, nella speranza di un suo aiuto; ma il ragazzo guardava le tre
bambine
come se fossero dei mostri, con gli occhi spalancati dal terrore: non
bastava
Anna con tutte le sue pressioni, ora ci si mettevano anche quelle tre!
Per fortuna la coppia
venne salvata sul filo del rasoio, dal suono dell’organo che
cominciò a suonare
una marcia nunziale. Il brusio incessante della folla si
fermò di colpo e tutti
gli occhi si puntarono sull’ingresso della navata, sulla
soglia della quale, un
attimo dopo, tra la luce soffusa del pomeriggio, si intravide una
sagoma
indistinta.
L’attenzione
delle quattro bambine si spostò velocemente
dalla coppia silenziosa alla figura, che pian piano prese la forma di
un
cavallo, bardato a festa, che a passo di marcia attraversava la navata,
con il
cuscino delle fedi. Dalla testa dell’animale piovevano decine
di fiori colorati
e Anna si chiese come facesse a fare una cosa del genere. Aguzzando la
vista,
dovette trattenere un gridolino, quando si rese conto che non era il
cavallo a
far cadere i fiori, ma uno strano animaletto verde, molto simile ad una
strana
lucertola, che cambiava colore in base ai fiori che lanciava.
Mentre
l’attenzione della coppia di Arendelle era catturata
dalla strana scenetta, un mormorio eccitato si levò dal
resto degli invitati,
intenti a guardare già alle spalle del cavallo: due figure,
sottobraccio,
scivolavano regali lungo il tappeto viola che copriva la navata fino
all’altare. Re Thomas teneva stretta la figlia, guardandola
con uno sguardo
felice, orgoglioso di quel raggio di Sole piovuto tra le sue braccia;
Rapunzel
gli sorrideva timidamente, con gli occhi verdi luminosi come due gemme
preziose,
mentre la sua attenzione veniva calamitata sulla figura in piedi al
fianco
dell’officiante, sull’altare.
-“Wow!”-
Kristoff, che fino a quel momento si era limitato
solo ad osservare e a registrare tutto quello che gli accadeva attorno,
non
riuscì a trattenersi, ricevendo come ricompensa una gomitata
nelle costole da
parte della principessa permalosa seduta al suo fianco.
Anna
lasciò perdere un attimo dopo, seguendo lo sguardo
della cugina, saldamente legato a quello del suo futuro sposo, che
evidentemente emozionato, la attendeva impaziente di unire per sempre
la sua
vita a quella della principessa perduta.
Quando
re Thomas lasciò la presa sulla mano della figlia,
affidandola a Eugene, l’officiante cominciò con la
sua orazione: “Amici
carissimi, siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio di
Rapunzel e
Eugene; essi vivranno la loro vita insieme come marito e
moglie…”
Molto
presto Anna si ritrovò a riflettere sulle parole
pronunciate dal prete: “alla base di un buon matrimonio devo
esserci fiducia e
fedeltà reciproca, bisogna essere pronti a sacrificarsi per
il bene
dell’altro…amare vuol dire ammettere di aver
sbagliato, accettare di aver
bisogno di qualcuno al proprio fianco.”
La
principessa si ritrovava in pieno in quelle parole: lei
si fidava ciecamente di Kristoff, e giurava di essere pronta a tutto
per lui…e
poi per quanto riguardava la storia di ammettere di aver sbagliato, lei
lo
faceva di continuo, e più di una volta aveva dato prova di
aver bisogno di
qualcuno al proprio fianco, che la tirasse fuori dai guai o che
semplicemente
l’abbracciasse non facendola sentire sola. Lei era pronta, in
realtà lo era
dalla tenera età di dodici anni, ma questi erano particolari.
-“…nella
concordia e nella pace.”- il prete prese un lungo
respiro, frenando i pensieri di Anna, facendo tornare la sua attenzione
sulla
coppia all’altare- “Posso avere gli
anelli?”
Il
verso di spavento di Rapunzel echeggiò in tutta la
basilica, quando il cavallo che avrebbe dovuto consegnare le fedi, si
fece
avanti ricoperto da un liquame nero e con indosso un vestito da donna e
un
cappello a falda larga, di un tenue color ciclamino.
Eugene
prese cauto gli anelli e mentre ancora tutti erano
confusi da quel siparietto, l’officiante li
dichiarò marito e moglie: “Ehm…potete
baciarvi!”- i due non se lo fecero ripetere due volte e
suggellarono il loro
amore con un bacio appassionato.
L’intera
sala venne scossa da un boato di applausi e
incitamenti: uno strano gruppo di energumeni con elmi vichinghi, rideva
e
fischiava sguaiatamente; le sorelline di Lucy si abbracciavano
emozionate e
saltellavano sul posto; il cavallo sull’altare nitriva felice
e Anna…
-“Oh
mio dio, Anna! Cosa c’è?”- le chiese
preoccupato Kristoff
poggiandole un braccio sulle esili spalle, mentre lei si asciugava le
copiose
lacrime che le cadevano dagli occhi.
-“I-i
matrimoni…mi emozionano sempre!”- i singhiozzi la
scuotevano.
-“Ma
a quanti matrimoni hai partecipato fin ora?”-
Anna
lo fissò per un secondo: “Questo è il
primo.”
-“
Oh Anna…”- Kristoff avrebbe voluto dirle qualcosa
per
consolarla, ma venne interrotto prontamente da Eugene che gridava
dall’altare.
-“Pronti
per la baldoria più sfrenata che il regno abbia mai
visto?”-
Angoloautrice:
per scrivere questo capitolo c’ho messo una
vita; è lunghissimoooooo; è solo descrittivo, non
aggiunge nulla di che alla trama, ma vi prometto che nei prossimi
capitoli ci saranno colpi di scena; non mi piace, almeno in parte; devo
ancora rileggerlo
per correggere eventuali errori, ma voi fatemi sapere lo stesso cosa ne
pensate…pace.
Amen!
Ringrazio le 16 persone
che hanno inserito la storia tra le
preferite e le 27 che l’hanno inserita tra le
seguite…spero di non annoiarvi
troppo ;)