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Autore: Pachiderma Anarchico    20/02/2014    0 recensioni
--STORIA DA RIPRENDERE A BREVE--
2 anni sono passati dall'ultimo campionato mondiale e dalla sconfitta della BEGA.
2 anni dove la calma e la quiete hanno aleggiato sul mondo del Beyblade.
Ma qualcosa sta per cambiare.
Un viaggio inaspettato.
Una sfida ancora più grande.
Demoni che non possono essere cancellati, cicatrici che non possono essere dimenticate e uno sparo di luce nell'oscurità più nera.
Cosa sei disposto a sacrificare per salvare ciò che ami?
Cosa sei disposto a perdere per vincere?
Ci sono davvero attimi, in cui il corso degli eventi dipende solo da una tua scelta?
Forse perchè quando hai il sole dentro, non importa se fuori piove?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Un po' tutti, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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*IL FINE GIUSITIFICA I MEZZI*






-Vi piace?-

Emily alzó il polso dove dove brillava una catenina argentata a cui erano attaccati ciondoli dorati.

-Che carino!- 

Mao si buttó letteralmente sul letto per osservare le forme dei ciondoli luccicanti.

-Cosa..cosa sono?-

Emily pareva aspettare quella domanda da sempre. Si raddrizzó con un sorriso entusiasta sul volto allegro e rispose con voce solenne.

-Il moto di rotazione planetario in una scala lineare incentrata in un punto preciso dello spazio allineato in una retta scalare.-

Hilary, seduta sul letto, ansiosa di conoscere i pensieri di Emily su ció che era successo quel giorno a pranzo, realizzó in quel momento che l'amica non si limitava a riferire pettegolezzi o a commentare gli eventi, lei aveva un modo tutto suo di interpretare le situazioni paragonandole alla scienza e se c'era qualcuno che potesse stare con il professor Kappa quella era proprio Emily.

-Rei ti ha invitata?-

Mao sbuffó alzando lo sguardo sul soffitto.

Emily spostó gli occhi color cielo su Hilary, che faceva gesti ed espressioni alquanto espressive per far capire all'amica di non fare certe domande.

La scienziata accennó un sorriso e alzó le mani in segno di resa.

-E tu sei stata invitata?- domandó Mao con l'evidente intenzione di cambiar discorso.

Sulle labbra a forma di cuore di Hilary spuntó un sorrisino compiaciuto, ma prima che avesse il tempo di rispondere o le ragazze di fare altre domande..

Toc toc.

Due colpi sordi alla porta.

Hilary si alzó, quella dopotutto era la sua stanza, si passó una mano tra i lisci capelli castani e aprì la porta.

Ci vollero non meno di due secondi per capire che non c'era nessuno dinnanzi alla porta, ne in alcuna parte del corridoio.

La ragazza alzó le spalle e chiuse la porta, continuando l'interessante conversazione con le due donne.

 

*

 

Cercavo di rimanere lucido, di capire il perchè stessi avendo quei pensieri, quei pensieri che non facevano parte di me, ma la mia mente era un frammentare di ricordi e momenti, rompendo quelli non utili ai fini dello Scopo in tante schegge di vetro, impossibili da raggiungere.. Sentivo che non avrei dovuto essere li..non in quello stato..non in quel momento, ma le parole non riuscivano a concretizzarsi, ad assumere forma e sostanza..erano solo come dei pallidi spettri, delle pallide ombre, perse nello spazio e nel tempo della memoria, reconditi e inafferrabili come fumo tra le mani, scivolavano via come acqua sulla pelle.

Volevo urlare, gridare per avvertire..per avvertire.. NO!

Tu non devi farlo!

Questo..questo non sono io.. Ho paura, sento un'altra presenza dentro me, una presenza oscura e incalzante che divora la parte razionale del mio essere..combatto..lotto..la fermo..no.. È ancora qui.

Non c'é speranza

Si..c'è.

Lo farai.

No..no..

Il fine giustifica i mezzi.

No..n..

La voce mi muore in gola.

Sprofondo nell'oblio.

 

*

 

Più il ballo si avvicinava più le ragazze sembravano uscite da un film dell'orrore, quei demoni dalla bellezza mozzafiato capaci di far cadere ai loro piedi uomini e donne di ogni età, e che alla fine si avvenano sulla preda appena sedotta divorandone le carni e il cuore.

Erano suscettibili, si offendevano qualunque cosa tu dicessi perchè era sempre “la parola sbagliata al momento sbagliatissimo” e si preoccupavano di essere sempre perfette perchè dovevano essere invitate dal massimo numero di ragazzi possibili, anche se poi sarebbero andate solo con uno.

Era quasi una competizione diventata una guerra aperta, esse, infatti, si lanciavano sguardi ammonitori ogni volta che passava un ragazzo interessante e parlavano male di chiunque non fosse loro amica.

Le vittime di quel campo di battaglia erano i ragazzi ovviamente, costretti a convivere con le adorabili conigliette trasformate in serpi assetate di sangue, anzi, del loro invito, e persone come Takao ad esempio, si guardavano addirittura le spalle un minuto si e l'altro pure per accertarsi che non ci fosse qualche arpia dietro di lui.

D'altronde il blayder aveva le idee molto chiare su chi volesse invitare e non solo per un semplice insignificante invito per un semplice insignificante ballo, che per quanto le ragazze ci tenessero era questione di una notte.

Lui la voleva da un bel po' ormai, anzi forse da troppo, eppure c'era sempre qualcosa che lo bloccava, qualcosa che lo spingeva a dirsi caparbiamente tutte le volte “Lo faccio domani” e quel domani non arrivava mai.

Non c'era una volta in cui il cuore non mancasse un battito quando lei gli veniva incontro, non c'era attimo in cui il pensiero dei suoi occhi, grandi e innocenti, simili a quelli di un cerbiatto, non fossero nella sua mente.

La sua voce chiara e forte intercorreva nei suoi pensieri in modo quasi ossessivo, eppure quel maledetto domani non riusciva a persuadersi a farlo arrivare.

Spesso incontrava Aida, la bionda bleyder russa che aveva conosciuto alcune settimane prima, presentandosi come una blader capace e una lottatrice esperta.

Hilary non le aveva ancora perdonato il pugno che la russa le diede in piena faccia.

Se guardava Aida, se la osservava, la studiava, Takao si convinceva sempre di più che quella era la ragazza ideale per uno come Yuri.

Discreta, calcolatrice, distaccata, elegante e bella, aveva molti tratti in comune con il ghiaccio number one.

Ma se è vero che gli opposti si attraggono, ed era assolutamente vero, le cose si sarebbero complicate molto di più di quanto si potesse pensare.

 

*

 

-Perché siamo qui?-

Daichi si guardó intorno con l'aria innocentemente confusa e spaesata come lo sarebbe stata quella di un uomo delle caverne catapultato in avanti di miliardi di secoli.

-Una domanda da milioni di dollari- mormoró Kai arrancando dietro di loro con l'aria saccente e seccata di chi vorrebbe trovarsi in qualsiasi posto a fare qualunque cosa meno che quella.

I Blade Breakers si trovavano nel centro dei Caraibi, pullulante di negozi di ogni genere su un lungomare chilometrico.

Max alla fine si era deciso ad invitare Gemma al ballo e cercava un vestito che lo facesse sembrare per lo meno accettabile.

I capelli biondissimi colpiti dai raggi abbaglianti del sole Caraibico rendeva le sue ciocche quasi bianche.

Entrarono in una ventina di negozi, un po' per necessitá, un po' per ripararsi dal caldo cocente, per scoprire che in alcuni negozi l'aria era ancora più calda. L'Inferno era niente a confronto.

-Non riesco ad alzarmi il pantalone sono troppo sudato!-

-Questo colore mi sta bene?-

-Questi a che servono?-

-Daichi quelli sono tanga!-

Inutile raccontare nei dettagli le espressioni sconcertate e visibilmente seccate delle commesse, i tentativi di far stare seduto Daichi, la tentazione di Kai di fucilarli tutti sul posto.

-Tu hai invitato qualcuno?-

Quella particolare domanda colse quasi il giapponese in contropiede, ma dissimuló in modo esperto la sorpresa.

-Perché?-

Takao sorrise amichevolmente, conoscendo la fama dell'amico e constatando che era bello e voluto non ci avrebbe messo molto a trovare una ragazza con cui andare, la moltitudine avrebbe fatto la fila per lui.

Kai si alzó.

-Si- e così dicendo si congedó dagli altri uscendo nella calura estiva.

L'aria calda lo colpì sul viso e sulle braccia scoperte, la t-shirt nera era un tutt'uno col torace, mostrando e disegnando i muscoli ben definiti.

Arrivó fino al bar difronte, ringraziando il cielo che i tavolini all'aperto fossero coperti e protetti dal sole e si sedette comodamente su una sedia.

-Posso portarle qualcosa?-

-La cosa più simile a ghiaccio che puó portarmi.-

Si guardó intorno.

L'oceano cristallino si estendeva infinito all'orizzonte, dove la linea del cielo si perdeva tra le onde mentre il sole cristallizzava vetri sullo specchio azzurro.

-Kai Hiwatari- pronunció chiaramente una voce altezzosa e sicura. -Un nome, una garanzia.-

Il ragazzo si era giá voltato per trovarsi difronte una massa di capelli perfetti di un colore più ceruleo del cielo alle sue spalle, due occhi color del bronzo antico e una pelle olivastra e priva di imperfezioni scoperta dalla gonna di jeans che arrivava sopra al ginocchio, stretta e provocante nel modo in cui le fasciava le cosce, e un gilè di jeans che copriva la pelle fin sopra l'ombelico.

Ming Ming sorrideva amabilmente con la sua solita espressione maliziosa e consapevole di chi sa, o pensa, di avere il mondo ai suoi voleri.

Si sedette senza alcun invito o permesso, alzó una gamba sull'altra con aria affabile, mostrando un paio di stivaletti bordeaux col tacchetto.

-Ming Ming-  la accolse Kai in tono piatto.

Lei continuó a sorridere guardandolo dall'alto in basso.

-Peró..migliori sempre più man mano che passa il tempo.-

-Sono come il vino- rispose lui mettendo una gamba sull'altra come lei e incrociando le braccia. Un gesto di sicuramente tipico di lui.

-Sicuramente.-

Il modo in cui pronunció le sillabe era di una lentezza quasi innaturale.

-Cosa ci fai qui?-

-Passavo- rispose lei in tono vago.

-Passavi..- ripeté lui palesemente scettico.

-Poi ti ho visto.- disse con tono ovvio.

Adesso si spiegava tutto.

La sua prediligenza per la malizia e la sua propensione verso la bellezza continuavano ad attrarla dovunque ci fosse l'una o l'altra.

-Ming Ming dov'eri finita?- domandó il giapponese usando una voce disinteressata e gentile allo stesso tempo.

Efficace con chi non se l'aspettava, imprevista con chi non si conosceva, ma inutile con Ming Ming.

Ci voleva ben altro per cogliere di sorpresa una volpe dal pelo azzurro come lei.

-Potrei farti la stessa domanda-  ribatté lei passandosi disinvoltamente una mano smaltata tra i capelli.

La sua non-risposta riuscì a far sembrare Kai vagamente perplesso. Questo fece sorridere Ming Ming ancora di più. Non era da tutti perforare la maschera imperturbabile, impassibile e ferma come acciaio di Kai Hiwatari.

-Cosa intendi dire.-

-Cosa intendo dire?- la ragazza accennó una risata cristallina e acuta, falsa come gli occhi di cerbiatto che spiattellava dinnanzi alle sue vittime.

-Che ci fai tu tra questi? Quella scimmia dai capelli rossi ad esempio.. Daichi, dico bene?

Ho combattuto contro di lui due anni fa, ha avuto un colpo di fortuna- disse prima che il ragazzo potesse ricordarle chi è che aveva vinto.

-Se devi frequentare qualcuno dai capelli rossi meglio Yuri no?- sorrise maliziosamente anche citando la bellezza russa, ma tornó a guardare con desiderio Kai un attimo dopo.

-"Questi", o come ti piace definirli, hanno sconfitto la tua squadra una volta- rispose il giapponese in tono tranquillo. Il fatto che non avesse usato la parola "ex" per indicare la BEGA faceva sentire Ming Ming scoperta, troppo scoperta.

Non diede segno di sentirsi neanche lontanamente minacciata, ma i muscoli dell'addome iniziavano ad irrigidirsi.

-Solo perchè avevano te in squadra- ribbattè lei, piegandosi leggermente verso di lui.

-Solo perchè sono tutti dei validi elementi e lo sai benissimo, sei troppo intelligente per negarlo- il blader dagli occhi ametista sorride strafottente, mostrandosi soddisfatto della piega che aveva preso il discorso. Un terreno sicuro in cui poter sfoggiare tutta la sua sicurezza. -Anche il tuo orgoglio non puó negarlo.-

-E il tuo di orgoglio?- sbottó lei, abbandonando completamente i modi affabili e illusori. -Il tuo orgoglio di blader, di persona, di campione non ti dice che dovresti circondarti di persone che sanno davvero quello che fanno?-

Le labbra di Kai si incurvarono in un sorriso cospiratorio.

-Mi stai invitando in qualche gruppo Ming Ming?-

-Ti sto solo dicendo che ci sono elementi molto più forti e che solo combattendo con loro puoi capire davvero quanto riesci ad essere forte.-

Kai alzó una spalla con finta noncuranza, poi si avvicinó a Ming Ming, specchiandosi nei suoi occhi man mano che i loro visi si facevano più vicini e i loro respiri si condensavano in uno solo.

-O combattendo contro di loro.-

Proprio mentre la ragazza piantava, con uno scatto degno di un felino, le iridi bronzee nei rubini del suo interlocutore, egli si era giá alzato in tutta la sua presenza.

-Vi abbiamo sconfitto una volta, vi sconfiggeremo ancora una volta.-

Un occhio di fuoco adornato da folte ciglia nere si chiuse e aprì velocemente come un battito d'ali mentre Kai le faceva l'occhiolino e tornava dai suoi compagni.

 

*

 

Era pronto, saldo, fermo, determinato verso la sua scelta, forte di essere un campione, fiero nei suoi jeans cobalto e nella sua camicia bianca.

Non si ricordava qual'era l'ultima volta che aveva indossato una camicia, ma in quel momento critico si sarebbe messo anche un turbante arcobaleno se necessario.

Avanzava con passo sicuro attraverso il corridoio dell'ala femminile, il mento alto, il cuore che si ribellava dalla costrizione della cassa toracica sbattendo contro il petto come un tamburo in percussione.

Bussò alla sua porta, si passò nervosamente una mano tra la notte dei capelli e attese qualche secondo.

Secondi che si spingevano fino a sembrare minuti, lunghi e interminabili.

Sulla soglia apparve una ragazza dalla pelle chiara, i grandi occhi innocenti definiti da lunghe ciglia e le labbra a forma di cuore, che si incurvarono in un sorriso.

Hilary Tachibana sfiorò il ciondolo brillante che portava al collo, così, tanto per non stare li impalata.

Era cambiato qualcosa. Conosceva Takao dai tempi delle elementari, conosceva alla perfezione ogni sui difetto, ogni suo pregio, ogni sua mania, eppure adesso, oltre al sentimento dell'affetto, della familiarità e dell'amicizia, c'era qualche altra cosa. Qualcosa che sgomitava lenta e prepotente dentro lei, si faceva spazio, ne voleva sempre di più.

Che cos'era?

Vederlo li, difronte a lei, le provocò sensazioni contrastanti, crampi piacevoli di una singolarità disarmante allo stomaco e qualcosa di diverso.

Da un lato c'era la grande amicizia che li legava, dall'altro...

Takao si ritrovò a sorridere a sua volta e si tormentò una mano mentre schiudeva le labbra. Da quando era così difficile parlare? Lui parlava sempre, e a sproposito anche.

-Hilary..volevo chiederti..ehm..se ti andrebbe di venire al..-

Ma Takao non terminò mai la frase.

L'urlo lancinante che fendette l'aria in quel momento non glielo permise.

  
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