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Autore: Nymeria90    20/02/2014    1 recensioni
Tutti conosciamo la storia del comandante Shepard, ma della persona che era prima di diventare il paladino della galassia e dell’umanità sappiamo ben poco. La mia storia si propone di ricostruire le origini di Shepard prima che diventasse comandante, dalla nascita fino al suo arrivo sulla Normandy SR1.
“ La notte calò sul pianeta Akuze. Una notte senza stelle, illuminata solo dalla flebile luce di una piccola luna, lontana e stanca. Nel silenzio assoluto di un pianeta senza vita giacevano i corpi di chi, quella vita, aveva tentato di portarcela.
Cinquanta uomini e donne erano arrivati sul pianeta alla ricerca di gloria e conquista, di loro non rimanevano che i corpi spezzati sparsi per il deserto.
[...]. Erano morti tutti. Tranne uno.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Swan Lake


Atene, 2170
 
Il vento le sferzò le guance e i lembi del cappotto le picchiarono sulle cosce come ali stanche di un uccello che non sapeva più volare.
Faceva freddo lassù, sul tetto piatto del vecchio edificio sgangherato che chiamava casa, ma era il luogo più accogliente che conoscesse, lontano dalla strada, dalle risse e dalle puttane.
L’aria aveva un altro odore e quando il cielo era terso si riusciva a scorgere la luna e qualche stella; ma quella notte nulla brillava nell’alto dei cieli e lei fu grata di questo: non aveva voglia di guardare le stelle.
Sasha si avvicinò al bordo, guardando in basso dove la vita scorreva sempre uguale a se stessa. Era tardi e il buon senso le diceva di andare a letto, ma sapeva già che non sarebbe riuscita a riposare nel suo lettino traballante appoggiato alla parete da cui si sentivano tutti i rumori di quella casa che non era che il bordello in cui era nata e cresciuta.
- Serata tranquilla.-
Sasha rimase immobile ad osservare le, poche, persone, che transitavano sulla strada sotto di lei mentre la persona che aveva parlato si sedeva sul cornicione, lasciando penzolare le lunghe gambe a trenta metri da terra.
- Ci sono solo serate tranquille qui.- mormorò a denti stretti – Se Kobe continua ad impuntarsi presto non ci sarà più nessuno.-
- E cosa dovrebbe fare? Unirsi ad una banda, come te? Svendere le sue ragazze a tipi come Castillo?- non le sfuggì il sarcasmo con cui furono pronunciate quelle parole.
- Quelle ragazze sono già in vendita, con Castillo almeno mangerebbero.-
Sua madre era stata una puttana e Sasha sapeva bene che un altro al posto di Kobe l’avrebbe costretta ad intraprendere la medesima carriera. Invece, le era stata data la possibilità di scegliere tra il vendere e il rubare e aveva scelto di rubare.
Kobe non era un brav’uomo, ma aveva una morale, per quanto corrotta e deforme, un tempo era stato un uomo discretamente rispettato in quell’ambiente, ma adesso era solo un vecchio che aveva fatto il suo tempo. Non c’era più spazio nel mondo per uomini come lui.
- Parli di loro come se fossero bestiame, non persone. Vendere o rubare … sembra quasi che tu non voglia vedere altre scelte, un’altra vita. -
Sasha scrollò le spalle, allontanandosi dal vuoto che si apriva sotto di lei, quante volte aveva provato l’impulso di saltare solo per scoprire se era in grado di volare?
- Non esiste un’altra vita. - sibilò.
Sapeva bene che, se avesse provato a saltare, si sarebbe sfracellata sull’asfalto trenta metri più in basso: gli uomini non volano.
- Solo perché non la vedi non vuol dire che non esista.-
Sasha sbuffò – Perché non te ne vai a dormire, Daario? È tardi e questo non è il tuo posto.-
Il ragazzo non si mosse, rimase seduto sul cornicione a guardare il mondo che si stendeva ai suoi piedi.
Erano cresciuti insieme, lei e Daario, bambini di strada in un mondo senza leggi. La famiglia di Daario aveva una rosticceria lì di fronte e facevano affari proprio con le ragazze del bordello e i loro clienti, ma il declino di Kobe aveva condannato anche loro. Presto o tardi avrebbero chiuso il loro squallido bugigattolo e se ne sarebbero andati a cercare fortuna da qualche altra parte e Daario sarebbe partito con loro, lasciandola sola un’altra volta.
Era il suo unico, vero, amico e l’idea di perderlo la turbava più di quanto gli piacesse ammettere. Daario era l’unica cosa che le impediva di diventare come Curt.
Fu per questo che le parole che gli uscirono dalle labbra, seppur attese, la distrussero – Io me ne vado, Sasha: sono venuto a dirti addio.-
Si sentì sbiancare e gli voltò le spalle, per impedirgli di scorgere qualcosa, qualunque cosa, sul suo viso – Non ci credo. I tuoi genitori non possono chiudere da un giorno all’altro.-
- Infatti.- replicò il ragazzo senza scomporsi – Parto solo io. Loro rimangono qui, almeno finché non avrò abbastanza soldi per aiutarli a trasferirsi.-
- E dove vai?- ringhiò – Credi che farai fortuna semplicemente andandotene? Ti ritroverai in un tugurio peggiore di questo e senza nessuno a coprirti le spalle!-
Lo sentì sospirare mentre si alzava e si avvicinava a lei … il vento non era mai stato così freddo, la notte così buia, all’improvviso odiò quel luogo e tutto quello che rappresentava: era solo il tetto di un bordello, niente di più.
- Mi sono arruolato nell’Alleanza.- mormorò con voce incerta, ben consapevole di quello che la sua confessione avrebbe scatenato.
Sasha si voltò di scattò rossa in viso per l’indignazione e l’odio: l’Alleanza, ancora e sempre l’Alleanza.
- Come diavolo ti è saltato in mente? L’Alleanza non è posto per gente come noi.-
Un lampo d’ira distorse i lineamenti del ragazzo – E quale sarebbe il mio posto? Vorresti che mi unissi ad una banda come hai fatto tu? –
Sasha si strinse nelle spalle – Perché no? Almeno combatteresti per qualcosa di più concreto delle aspirazioni dei politici.-
Daario scoppiò a ridere, i denti bianchi che spiccavano nel buio – E tu per chi credi di combattere? Sei sul libro paga di uno degli uomini più pericolosi della città, un uomo che non si farebbe scrupoli nel vendere la sua gente per un grammo d’oro in più.-
Sasha lo fulminò con lo sguardo – Castillo combatte per abbattere questo regime corrotto, per impedire a quelli dell’Alleanza di svendere la Terra agli alieni e portare un po’ di giustizia a chi non ne ha mai avuta.-
- E questo chi te l’ha detto? Lui? Ogni giorno che passa lui diventa più potente e voi più miseri, sfrutta le paure della gente per volgerle a proprio vantaggio.- si avvicinò a lei, stringendole piano il braccio – Ti spremerà finché di te non rimarrà più niente, nemmeno quell’odio con cui ti riempi la bocca, e quando non avrà più bisogno di te ti abbandonerà, perché non gliene importa niente né di te né di quello per cui combatti e allora ti renderai conto che Castillo non ha altro Dio che il denaro.-
Sasha si liberò dalla sua presa, digrignando i denti contro parole che non riusciva a smentire ma che non aveva intenzione di accettare – Io so soltanto che quando la mia unica prospettiva era vendere me stessa per non morire di fame, Raul è stato l’unico a darmi un’alternativa, nella banda ho trovato una famiglia. Dov’era l’Alleanza?- strinse i pugni – Dov’era mio padre? Loro hanno scelto le stelle …- gli rivolse un’occhiata di disgusto - ... e a quanto pare lo hai fatto anche tu. -
Daario sospirò, passandosi una mano tra i folti capelli ricci, gli occhi castani che si perdevano nel buio – Tu combatti un nemico che non esiste, Sasha: non siamo soli nell’universo: o accettiamo questo fatto o soccombiamo cercando di negarlo. Il nostro futuro è tra le stello e questo, che ti piaccia o no, è un dato di fatto. Possiamo colonizzare nuovi pianeti per dare sollievo al nostro, comunicare con altre specie per accrescere il nostro sapere!- per un istante, mentre gesticolava con passione, Sasha s’illuse che quello che stava dicendo potesse essere vero - Prima di trovare gli alieni eravamo sull’orlo della distruzione, ora tutte le nazioni sono unite sotto un’unica bandiera: quella umana. Nell’Alleanza lavorano persone di ogni nazionalità che fino a qualche anno fa erano nemiche e ora lavorano fianco a fianco per traghettare la Terra nell’universo. È la nostra occasione di trasformare questo mondo in luogo migliore di quanto non sia mai stato.-
Il silenzio calò su di loro e Sasha si dimenticò per un istante del luogo in cui si trovavano, le sembrava di essere sospesa nel vuoto, da qualche parte di quell’infinito universo, a contemplare un sogno che le parole appassionate di un ragazzo avevano trasformato in realtà.
Si chiese se anche suo padre avesse condiviso quella frenetica passione, quella fede sconfinata in un umanità migliore e in idealizzate creature aliene.
Ma quando incrociò gli occhi di Daario, vibranti di passione, alle mente le tornarono altri occhi, occhi azzurri e vitrei pieni di sogni irrealizzati. Occhi morti.
Fece una smorfia e tornò sulla Terra, una Terra ben lontana da quel paradiso che Daario sognava di creare - E Mindoir?- domandò, la voce piena di veleno – Gli alieni hanno arricchito parecchio i coloni, in effetti, soprattutto con ferro e piombo. È questa la collaborazione che cerchi con loro?-
Daario sospirò – Mindoir è stata una tragedia ma …-
- Ma cosa?- ribatté, galvanizzata dall’esitazione di Daario – E cosa mi dici della Guerra del Primo Contatto? Le cose che i Turian hanno fatto a Shanxi, tutte le persone che hanno ucciso … - le ritornarono in mente le parole di Curt – Loro non sono umani, Daario, non lo saranno mai.-
Il viso di Daario era impassibile – Forse è per questo che confido in loro.- sussurrò.
Sasha scosse il capo e allargò le braccia, lasciandosi sfuggire una risata tra l’incredulo e il sarcastico, era pronta ad annientarlo di parole ma Daario la interruppe con un mezzo sorriso e l’aria stanca – Potremmo andare avanti tutta la notte e non saremmo mai d’accordo.- sospirò – Immagino che sia inutile chiederti di arruolarti insieme a me … anche se hai due anni meno di me potresti …- la voce gli morì in gola quando incrociò il suo sguardo.
Daario abbassò gli occhi, sconfitto – Avevo immaginato un addio diverso, ma avrei dovuto saperlo che avresti reagito così.- allungò una mano verso di lei che si scansò, Daario lasciò cadere il braccio, ferito – Bene, suppongo che questo risolva tutto … allora addio, Sasha: spero che tu possa trovare quello che stai cercando.-
Lei non rispose e si voltò per nascondere gli occhi pieni di lacrime, rabbiose e disperate. Lo sentì allontanarsi, mentre il vento, gelido vento, le aggrediva il viso quasi a schiaffeggiarla. Infilò le mani in tasca e le sue dita sfiorarono qualcosa di liscio e sottile, strinse le dita attorno alla fotografia, accartocciandola nel palmo della mano, si voltò, singhiozzando come la ragazzina che era.
- Ecco, prendi questa!- ringhiò mentre lui si voltava, sorpreso e speranzoso, al suono della sua voce. Gettò la fotografia accartocciata ai suoi piedi – Scappa tra le stelle come ha fatto lui, forse lo incontrerai e potrete continuare a sognare insieme, senza di me. -
Daario chiuse gli occhi – Oh, Sasha …- si chinò a raccogliere la fotografia mentre lei gli dava nuovamente le spalle vergognandosi delle lacrime che scendevano incontrollate sul suo viso; ma questa volta Daario non aveva intenzione di cedere, la prese per le spalle, costringendola a voltarsi e la strinse in abbraccio che, inconsciamente, aspettava da sempre.
- Io non ti sto abbandonando, sto solo crescendo.- le sussurrò all’orecchio – E se tu non fossi così testarda lo capiresti.- si staccò leggermente da lei per guardarla negli occhi – Nessuno verrà a salvarti, nessuno verrà a prenderti: se vuoi cambiare la tua vita fallo e basta.- le premette la fotografia nella mano – Hai passato tutta la vita ad aspettare un uomo che non sa nemmeno che esisti. Lui non arriverà e se lo vuoi trovare devi andare tra le stelle a cercarlo.-
Sasha deglutì e abbassò lo sguardo sulla fotografia logora e stropicciata che teneva in mano – Io … io ci penserò, non posso prometterti altro.-
Daario le sollevò il mento con le dita, non era mia stata così vicina a lui, profumava di sole e spezie, la pelle scura e il naso aquilino, aveva passato la vita accanto a lui e solo adesso si accorgeva di quanto stesse perdendo.
- Non metterci troppo, ragazzina, hai imboccato una strada pericolosa e presto sarà tardi per tornare indietro.-
Si chinò su di lei, sfiorandole le labbra con un bacio che sapeva di occasioni perdute e tempo sprecato.
Quando se ne fu andato rimase sola, in balia del vento, il cielo nero sulla testa, un fotografia sgualcita in mano e, sulle labbra, il sapore del rimpianto.
 
 
 
 
 
 

 
  
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