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Autore: dreamey    20/02/2014    7 recensioni
Quando la vita sembra prendersi gioco di te; quando sai perfettamente quanto sia importante quel minuto; quando ti rendi conto che ti accade proprio quello che non avresti mai creduto possibile; quando la persona che non avresti mai assolutamente pensato, diventa l'amore della tua vita.
Quando un litigio tra perfette estranee per un taxi,si trasforma in un'inaspettata storia d'amore.
E' quando accade tutto questo, che scopri che la vita ti ha regalato i momenti più preziosi della tua esistenza.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Finalmente sono riuscita a pubblicare!
Gli orari di lavoro mi tengono un pò impegnata.. Ma alla fine ce l'ho fatta! Anche se un tantino tardi, è pur sempre ancora giovedì!
Vi lascio al secondo capitolo.. Spero che vi piaccia e non vi deluda :)
Buona lettura :)
 
2 capitolo
 
Pioveva, pioveva e faceva freddo. Pioveva da almeno due ore e non accennava a smettere.
Di corsa Arizona, era uscita dal portone del suo appartamento e si era diretta verso la sua auto per raggiungere l'ospedale.
Non aveva con sè l'ombrello, l'ultimo che aveva, lo aveva rotto. Come tutti gli altri del resto e, non si decideva mai a comprarne uno nuovo.
Arrivata vicino la sua macchina, cercò disperatamente le chiavi, non si ricordava se le avesse messe in tasca o in borsa. Era pignola solo per tutto ciò che riguardava il suo lavoro. Per tutto il resto era lei, la buffa,imbranata, distratta Arizona.
Con gesti veloci girava nelle tasche del suo giaccone e nella sua borsa, maledicendo la sua inspiegabile riluttanza a comprare un ombrello.
Era una persona ottimista in fondo, ogni giorno, al risveglio, sperava sempre che fuori ci fosse il sole. Era per questo che pensava di non aver bisogno di un ombrello. Ma lì, a Seattle non era come in Africa.
-  La prima cosa che farò ogni volta che tornerò dall'Africa, sarà comprare un ombrello. Non posso crederci che qui piova quasi sempre.-
Disse a se stessa appena fu al coperto e all'asciutto nell'abitacolo della sua macchina.
Aveva vinto un premio prestigioso e aveva deciso di realizzare il suo sogno. Curare i piccoli umani che più di tutti avevano bisogno di cure. Le sue cure.
Era già primario a Seattle, e presto raggiunse un accordo col capo Webber per fare in modo di realizzare il suo sogno, senza abbandonare il suo prestigioso incarico.
Il capo, non ci aveva pensato due volte ad accettare la proposta, non avrebbe lasciato che uno degli elementi migliori del suo ospedale, andasse via.
Così,  ogni sei mesi, prendeva l'aereo, per andare dall'altra parte del mondo. E ci restava lì due mesi.
Era dura affrontare un viaggio di diciotto ore ogni volta, ancora più dura per lei, che aveva paura di volare.
Ma non le importava, ciò che contava davvero era fare quello che aveva da sempre sognato. E lei stava vivendo il suo sogno, sia a Seattle che in Africa.
Quando le fu assegnato il suo incarico al Seattle Grace, era il primario più giovane dell'intero ospedale.
Sapeva di essere brava nel suo lavoro, era la sua passione, ma fu ugualmente sorpresa quando ebbe la promozione. In fondo aveva da poco superato i trent'anni.
Poi aveva vinto il Carter-Madison, che le aveva dato la possibilità di realizzare l'altro suo sogno.
Ma ancora, non era riuscita ad abituarsi alla differenza di clima tra un continente e l'altro.
- Devo comprare al più presto un ombrello-  decise, prima di mettere in moto.
Era appena tornata dall'Africa, e sarebbe dovuta restare a Seattle per altri sei mesi, prima di ritornare nel caldo continente. Si, l'ombrello era necessario.
-  Hai dimenticato il phon in Africa?- Esordì Teddy non appena vide entrare Arizona in ospedale, notando i suoi capelli scompigliati e leggermente bagnati.
- Buongiorno anche a te Teddy-  rispose Arizona all'amica con tono sarcastico non appena le fu vicina.
- Fammi indovinare- continuò ancora l'amica scherzando.
- Si, Teddy, spero sempre che ci sia il sole-
- E ti ostini a non comprare l'ombrello. Ma Seattle non è l' Africa, Arizona- continuò Teddy sorridendo all'amica.
- Sta zitta. Piuttosto andiamo che mi offri un cappuccino caldo. Non sai quanto mi sia mancato- affermò prendendo sottobraccio l'amica e dirigendosi al bar.
Ridendo raggiunsero il bancone.
Allora, ci sono novità? Cosa è successo in questi due mesi in cui ero via?- si fermò per dare un boccone al suo pound cake, poi continuò con la bocca ancora quasi mezza piena- e non dirmi niente, perchè lavoriamo al Seattle Grace, e qui succede sempre qualcosa-
- Veramente una novità ci sarebbe, Arizona-  Tentennando Teddy, cominciò a rispondere ad Arizona, che era sicura, non avrebbe preso per niente bene la notizia.
- Mmm, lo sapevo. Dai forza spara.  Di cosa si tratta? -sorrise all'amica leccandosi il pollice.
Visibilmente in imbarazzo, Teddy mostrando un sorriso non molto deciso, rispose tutto d'un fiato:
- Callie Torres lavora qui, da poco più di due settimane.-
Il sorriso sparì immediatamente dal viso di Arizona, che spalancò la bocca palesando la sua incredulità alla notizia.
- Intendi Calliope Torres?- riuscì solo a pronunciare non appena ne fu capace.
- Vedrai che non sarà difficile, dovrete.. beh,..- Teddy abbozzando leggermente un sorriso, cercò di tranquillizzare la bionda con un discorso che non sembrava fondato persino nemmeno a lei.
- Dovrete solo impegnarvi a convivere civilmente. Eravate delle specializzande allora, ora siete due primari, saprete senz'altro comportarvi in maniera professionale- a quel punto sollevò lo sguardo, per incontrare quello di Arizona, che intanto aveva gli occhi chiusi in due fessure.
- Cosa? Primario?- Teddy se è uno scherzo ti converrebbe dirmelo subito.
- No Arizona, Callie Torres è il nuovo primario di Ortopedia.-
- Sono appena tornata e già vorrei ripartire.- disse sospirando riprendendo a bere il suo cappuccino con lo sguardo perso nel vuoto. Ovviamente il ricordo di quegli anni, non tardò ad arrivare.
***
- Non ce la faccio più, il pronto soccorso mi sta uccidendo.- Aveva esclamato Callie  sedendosi in modo non molto composto sulla sedia del tavolino del bar.
Erano in pausa-pranzo, raggiunse il gruppo di specializzandi che già si stava godendo i pochi minuti di riposo. E tra i quali c'era anche Arizona.
- La chirurgia è roba da duri.- esordì Arizona posando il suo bicchiere di frullato sul tavolino. Con un mezzo sorriso sarcastico aggiunse - Come ha detto il capo il primo giorno? Ah si.. verrete messi sotto pressione. A qualcuno di voi sarà chiesto di andarsene. - Il suo tono era aspro e diretto e non evitò di certo lo sconcerto degli altri tirocinanti che, giorno dopo giorno, stavano cominciando ad abituarsi ai continui battibecchi tra le due.
Dopo aver fatto un ultimo sorso al suo frullato, riprese a parlare ad una Callie che la guardava fissa con occhi minacciosi.
- Perciò, conviene che sia tu ad andartene, prima che siano loro a chiedertelo.-
Dicendo questo, allargando la sua bocca in un largo e bellissimo sorriso, alzandosi in piedi e  scostando la sedia pronunciò:
- Guardati intorno, saluta la concorrenza, Calliope!-  indicò se stessa con un gesto del braccio, il suo tono era rimasto sarcastico nonostante il sorriso.
Dal canto suo, Callie, con un sorriso stampato in faccia enormemente finto, le rispose:
- Non crederai davvero che io possa avere paura di una che si è fatta fregare il taxi davanti agli occhi, Arizona?!-
 A quella risposta, Callie, vide il viso di Arizona  contrarsi in una smorfia di disappunto. Aveva incassato il colpo.
Tutti notarono come il sorriso sparì all'istante dal volto della bionda, lasciando spazio all' imbarazzo e all'irritazione.
- Oh, non stai sorridendo più ora. Giusto, a causa di questo, hai cominciato a perdere già dal primo giorno!-
Callie continuò a rimarcare la sua risposta, continuando a rivolgere il suo finto sorriso ad una Arizona che si era improvvisamente ammutolita.
Alzandosi anche lei per poterla guardare dritta negli occhi, riprese :
- A quanto pare due a zero per me, viso d'angelo. Benvenuta nella mia arena.-
Aggiunse prima di voltarsi di spalle ed andarsene:
- Ah, buona fortuna. Ti servirà.-
Sin dal primo giorno, tra le due si era instaurata una specie di guerra fredda.
E quando si ritrovavano nello stesso posto, lo scontro era inevitabile.
Erano quasi alla fine della prima settimana di tirocinio. Gli specializzandi furono smistati a gruppi di quattro nei vari reparti.
Lo specializzando capo, aveva assegnato ad ognuno dei tirocinanti di turno nel reparto di chirurgia generale, dei compiti ben precisi sui pazienti ricoverati.
- Starò in sala operatoria tutto il giorno, chiamatemi solo se si tratta di una questione  di vita o di morte. Si tratta di mansioni semplici: controllate i monitor, i pre e i post operatori, somministrate la terapia. -Avanzando di qualche passo, indicando col dito i primi due specializzandi che si trovò di fronte, continuò - Voi due, occupatevi dei post-operatori.- Poi, spostando lo sguardo di lato, aggiunse - Torres e Robbins, voi due vi occuperete  dei pre- operatori. E mi raccomando,cercate di non ammazzare nessun mentre io sono via.-
Dicendo questo, la dottoressa Evans, lanciando un'ultima occhiata al gruppo dei quattro specializzandi, sparì in ascensore.
Erano capitate nello stesso gruppo, stesso reparto, stesso compito assegnato.
Questo significava, dover passare molto tempo insieme, e soprattutto, con contrarietà da parte di entrambe, significava dover lavorare, collaborare insieme. Fare gioco di squadra.
Ma nessuna delle due era intenzionata a fare tutto ciò.
Ognuna voleva primeggiare sull'altra. Seguire al meglio i casi clinici per potersi poi ritrovare in sala operatoria con la dottoressa Evans.
Il compito di entrambe, consisteva nel preparare i pazienti per l'intervento chirurgico.
Ovviamente, non solo la più preparata, ma anche la più furba, avrebbe sgomitato l'altra.
Tra tutti, c'era un caso clinico che maggiormente richiamò l'attenzione di entrambe.
Si trattava di un paziente sui sessanta anni ricoverato con una diagnosi tale, da dover richiedere il trapianto del fegato.
Ma effettuando i vari test pre -operatori, entrambe si resero conto che non era stata effettuata una giusta diagnosi.
Di collaborare insieme, non volevano saperne. Ognuna delle due voleva a tutti i costi prendersi il merito di aver diagnosticato correttamente la patologia.
- Non vieni a mensa con noi, Arizona?- Disse un'affamata Teddy, dopo aver raggiunto l'amica che ancora non aveva lasciato il reparto in cui era stata assegnata.
- No, Teddy. Non posso assolutamente allontanarmi da qui. Devo guadagnare a tutti i costi questo caso, non posso lasciarmelo fregare proprio da lei.- Senza nemmeno sollevare lo sguardo dalla cartella clinica, Arizona rispose decisa all'amica.
- Non vedo nessuna Callie, qui. Sarà andata a mensa anche lei. Andiamo, Arizona, puoi concederti anche tu cinque minuti di pausa.-
-   Non mi importa di quello che fa lei. Anzi, sai che ti dico? Meglio così, mi rende le cose estremamente più facili, quella sciocca.-
E forse, sarebbe stato così, se solo non si fosse accorta, nemmeno un quarto d'ora dopo, che Callie, non era con gli altri a mangiare, ma seduta nella stanza del paziente, sommersa da varie carte, ad appuntare qualcosa sulla sua agenda personale.
Era trascorsa un'intera giornata, ed entrambe avevano passato il tempo a studiare carte e scartoffie varie, a prescrivere smisurati test di laboratorio, a fare ricerche incessanti sui libri e su internet.
Fino a quando, Callie, aveva rallentato la presa.
E questo significava una sola cosa. Era giunta alla diagnosi definitiva.
Il giorno dopo, avrebbero dovuto sottoporre il caso diagnosticato correttamente allo specializzando capo.
- Che c'è, hai intenzione di passare tutta la notte qui in piedi a studiare?- La voce di Callie raggiunse di soppiatto Arizona, che era con la testa china a leggere e scartare diversi esami clinici.
Incurante del fatto che la bionda non l'aveva degnata di una sola parola, la mora continuò imperterrita:
- Lascia perdere, rassegnati. Il caso ormai è mio.-
- Tu non sai chi è Arizona Robbins. Ti sbagli di grosso se pensi che possa lasciar perdere proprio ora. Vincerò io questa volta, Calliope.-  rispose rimarcando sarcasticamente il nome dell'altra.
- Come ti pare- le sussurrò a bassa voce Callie, poggiando il braccio sul bancone e avvicinandosi al viso di Arizona lasciando solo qualche centimetro di distanza dai loro visi.
Fu in quel momento, che Arizona notò l'agenda nel taschino del camice dell'altra. La risposta era senz'altro lì.
"Il merito sarà tutto mio, puoi scommetterci, Torres"  disse tra sè con uno strano luccichio negli occhi ancora fissi sulla schiena dell'altra che si era ormai allontanata.
 
- Ottimo lavoro, Robbins. Preparati, alle due sarai con me in sala operatoria.-
Aveva giocato sporco. Parecchio. Non lo avrebbe mai creduto possibile, lei, che non aveva mai avuto bisogno di sotterfugi per risultare la migliore.
Ma questa volta, lo doveva ammettere. Quella Calliope Torres le stava dando del filo da torcere. Era brava, lo era quanto lo era lei.
Approfittando di un attimo di distrazione dell'altra, era riuscita ad impossessarsi di quell'agenda. Ci aveva sbirciato dentro e, come aveva previsto, le note appuntate, l'avevano portata dritta alla diagnosi.
Battendo sul tempo l'altra, era riuscita a prendersi tutto il merito.
- Lo ammetto, sei stata brava Robbins.- Poi, mettendosi in linea d'aria dell'altra, ma in direzione opposta, Callie  avvicinando la sua bocca all'orecchio di Arizona, continuò - Ma ti avverto, goditi la festa, perchè non si ripeterà più.- detto questo si allontanò da lei.
Era stata brava, e non avrebbe destato nessun sospetto, se non avesse commesso quel singolo errore.
- Ho bisogno di dirlo a qualcuno. Per cui, ora sto per farlo, ma tu non devi giudicarmi, ok?- Leggermente in imbarazzo, Arizona, raggiunse Teddy, che era in piedi vicino al tabellone degli interventi.
- o..ok- rispose semplicemente la bionda con gli occhi verdi, accennando un debole sorriso.
- Ho barato. Ho rubato, letteralmente. Ho fregato l'agenda alla Torres dal suo armadietto mentre era nella stanza del medico di guardia a dormire. E non ne vado fiera. Ma quella, quella è così odiosa, che...
Non fece in tempo a finire la sua frase.  Alle sue spalle, la voce dell'ultima persona che si sarebbe dovuta trovare lì, la fece letteralmente raggelare.
- E tu sei così vile e .. stronza- Intanto, la mora, con evidente disprezzo sul volto, le si era parata davanti.
- Ammettilo davanti a me, se ne hai il coraggio, hai vinto solo perchè  hai trovato la risposta bella e pronta grazie ai miei appunti.-
Teddy, quasi terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere, cercava di proferir parola, ma invana.
Callie, avanzava verso Arizona, che nonostante tutto riuscì a mantenere lo sguardo fiero.
- Andiamo Torres, ammetti invece che questa volta, sono stata io a riuscire a fregare te. Arrivo proprio adesso dalla sala operatoria. L'intervento è stato strepitoso. Sai, dovresti essere più furba, stare più attenta alle tue cose.- Con tono strafottente, e riuscendo a mantenere fermo lo sguardo, Arizona era riuscita a rispondere ad una Callie, che sembrava volesse sbranarla viva.
- Io, non devo ammettere proprio niente. Per l'ultimo briciolo di dignità che ti è rimasto, ammetti che non è stato tuo il merito-
- Non sarà, mio il merito, Calliope, ma resta il fatto, che comunque ho vinto io. Devi farti squalo se vuoi andare avanti. Altrimenti, faresti meglio ad accettare il consiglio che ti ho dato giorni fa, se non sei in grado di lottare, faresti meglio a ritirarti.-
Sorridendo sarcasticamente, la oltrepassò, lasciandola lì in piedi con ancora tutto il suo disprezzo sul volto.
Si odiavano, letteralmente.
 
Erano passati poco più di due mesi dall'inizio della loro specializzazione e,  tra gli specializzandi, era in atto una competizione. Sia Callie che Arizona, insieme agli altri tirocinanti, avevano vissuto ventiquattro ore su ventiquattro in ospedale. Si trattava di una gara di chirurgia con un sistema a punti e, chi avesse vinto, avrebbe conquistato un premio promesso dallo specializzando capo.
 E in quei quattordici giorni di gara, tra le due immancabilmente, la tensione non era mai venuta meno.
Prova dopo prova, il numero dei partecipanti diminuiva; chi non era troppo veloce, troppo ambizioso, troppo agguerrito, era fuori dal gioco.
Alla fine della gara,  le uniche a rispecchiare quelle caratteristiche, furono proprio loro due.
 Nelle ultime prove degli ultimi tre giorni, la sfida, si tenne interamente tra loro due.
Furono giorni di assoluta tensione, inimicizia e ostilità. Giorni, durante i quali ognuna, aveva fatto dell'ospedale la propria arena. E come succedeva spesso nelle arene, furono spietate.
- Arizona, se continui così sarai sfinita prima di domani.- Con tono preoccupato, Teddy, cercava di convincere Arizona a mollare un pò la presa. - Sono due settimane che vai, anzi andate avanti così. Vivete in pratica in questo ospedale. Questa gara ti sta ossessionando.-
- E' la mia partita ok?- con tono esasperato rispose all'amica che la guardava dubbiosa. -E' la mia rivincita. Siamo rimaste solo noi nella gara. Io e lei. Callie è la mi avversaria. Sarò io a vincere!-
Arrivò finalmente l'ultimo giorno della gara, ognuna aveva accumulato nelle svariate prove, il proprio punteggio. Avrebbe vinto, ovviamente, chi avesse avuto il punteggio più alto.
Nessuna delle due, però, era a conoscenza dei punti ottenuti dall'altra. 
L'ultima sfida, consisteva nel conquistarsi un complicato intervento di neurochirurgia.
- Ritirati già da ora, quell'intervento sarà mio.-  la voce aspra di Arizona le giunse alle spalle.
Callie,  era in piedi davanti al tabellone degli interventi.
- Questo lo vedremo, ma ne dubito fortemente.- Rispose la voce tranquilla della mora.
Poi girandosi verso la bionda, stampandole un sarcastico sorriso,le passò oltre lasciandola lì in piedi.
Non riuscivano a stare per più di cinque minuti nello stesso posto. L'aria diventava subito elettrica.
Per poter prendere parte a quell'intervento, dovevano superare un'ultima prova.
La prima che fosse riuscita a forare il fondo di un bicchiere, esattamente al centro, avrebbe vinto l'ultima gara e si sarebbe ritrovata in sala operatoria come primo assistente.
Fu Arizona a vincere.
La prima del corso a fare un intervento da primo assistente.
Vinse tutte le prove con lo scarto di due punti.
Era riuscita finalmente a pareggiare i conti con Callie.
- Ti ho stracciata, su tutte le prove.- Con tono beffardo, sussurrò all'orecchio ad una Callie visibilmente infastidita.
- Non ti esaltare tanto biondina, sono solo due punti di differenza. Ricordati che sono stata io, quella che ha cominciato a farti fuori. Sarò sempre più avanti di te.- Lo disse mentre finiva di ripiegare meticolosamente il suo camice.
Arizona, intanto aveva raggiunto la porta. Si fermò solo un ultimo istante per aggiungere:
- Questo lo vedremo, anche se in queste due ultime settimane è stato il contrario.- Le improvvisò un largo, stupendo sorriso - Buonanotte, Torres.-
Era nel mezzo del corridoio, percepì l'ira dell'altra richiudere con forza l'armadietto. Non smise di sorridere.
****
- Altman, cos'è successo alla Robbins? Fissa il vuoto sconvolta.- La voce di Mark,che intanto le si era messo a sedere accanto,  destò Arizona dai suoi pensieri.
- Niente, ha appena saputo che la Torres lavora qui e come presto ve ne accorgerete, tra loro non corre buon sangue- gli rispose Teddy sospirando e bevendo il suo caffè.
- Già, Sloan, non potevo sperare in un rientro migliore. Il mio incubo degli anni da specializzanda, ora lavora qui.-
- Andiamo Robbins, non è per niente male la latina. Anzi, ho intenzione di chiederle di uscire, un giorno di questi.-
- Accomodati pure, fammi solo un favore, tienila quanto più puoi lontano da me.-
- Questo non sarà difficile,-  rispose Teddy ridendo - dato che nemmeno voi due vi sopportate tanto.-
- Perchè l'ho apertamente rifiutato.-
- Solo perchè sei gay, altrimenti saresti cascata come tutte ai miei piedi.-
- Ti sbagli, è proprio per questo il motivo per il quale non ti sopporto, Sloan. E ficcatelo bene in testa, non sarei mai venuta a letto con te, nemmeno se fossi stata etero. Non fai altro che essere insopportabile tutto il giorno.-
- Smettetela voi due vi prego- la voce di Teddy, mise fine a quel giornaliero battibecco - lasciatemi finire in pace il mio caffè.-
Tornò a casa dopo quasi un'intera giornata trascorsa in sala operatoria.
Si buttò sul divano, senza nemmeno prendersi il disturbo di togliersi il giubbotto.
Ad un tratto, nella sua mente balenò il ricordo della notizia di quella mattina.
"Non posso crederci che sarò costretta a lavorare con lei."
Si alzò di scatto in piedi, dirigendosi verso il bagno. Un bel bagno caldo era proprio quello che le serviva.
  
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