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Autore: dreamey    13/02/2014    8 recensioni
Quando la vita sembra prendersi gioco di te; quando sai perfettamente quanto sia importante quel minuto; quando ti rendi conto che ti accade proprio quello che non avresti mai creduto possibile; quando la persona che non avresti mai assolutamente pensato, diventa l'amore della tua vita.
Quando un litigio tra perfette estranee per un taxi,si trasforma in un'inaspettata storia d'amore.
E' quando accade tutto questo, che scopri che la vita ti ha regalato i momenti più preziosi della tua esistenza.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Eccomi di nuovo con un'altra storia. Amo moltissimo leggere, ma non mi considero per niente una scrittrice.
Scrivo e pubblico senza nessuna pretesa, soltanto, mi piace condividere qui, le idee che mi vengono in testa :).
Cercherò di pubblicare un capitolo alla settimana, casualmente è capitato il giovedì, il mio secondo giorno preferito della settimana( sono sicura che questa cosa non importi a nessuno, ma comunque..)..
Spero che la lettura di questo e dei prossimi capitoli sia piacevole!
Ringrazio in anticipo chi si ritroverà a leggerla e chi vorrà recensirla :)
Detto questo.. vi lascio al capitolo..
 
 
La vita ti sorprende
quando sei impegnato a fare altre cose.

- John Lennon -
 
Capitolo 1

Era il primo giorno della sua nuova vita e Callie,  non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinarlo.
Aveva puntato la sveglia presto quella mattina, per non fare tardi il suo primo giorno di lavoro.
Erano da poco passate le prime luci dell'alba quando parcheggiò la sua auto. Scese dalla macchina e trattenne il fiato per una manciata di secondi, come in trance, fissò l'imponente stabile che sarebbe diventato il suo ospedale.
Il freddo pungente di quella mattina, le provocò un brivido di freddo che la percorse tutta e si mise a battere i piedi.  " Se solo mi fossi messa qualcosa di più pesante addosso" si rimproverò con evidente disappunto.
L'inverno era arrivato in tutta fretta a Seattle, si rese conto subito, portando con sè un'intensa ondata di gelo.
Ogni suo passo scricchiolava sul terreno ghiacciato, mentre si dirigeva verso le porti scorrevoli dell'ospedale.
Finalmente entrò, e un dolce e agognato tepore la avvolse con suo grande sollievo.
Non appena varcò la soglia, si sentì invadere da un'ondata di entusiasmo, non vedeva l'ora di cominciare il suo turno di lavoro e conoscere i nuovi colleghi.
Diede un rapido sguardo intorno e con passo deciso si incamminò per raggiungere l'ascensore.
Si sentiva forte, di nuovo, dopo tanto tempo e si sarebbe gettata nel suo lavoro con la determinazione di dare il meglio di sè.
Si, non avrebbe permesso a nessuno di rovinare la sua nuova vita.
Dopo essere passata dal capo Webber,per i soliti convenevoli, scortata da una gentile e alquanto chiacchierona  infermiera, si diresse verso gli spogliatoi riservati agli strutturati.
Pian piano, mentre si dirigeva alla porta, riuscì a percepire voci e risate dei suoi futuri colleghi che si stavano preparando per un nuovo turno di lavoro.
Col sorriso sulle labbra bussò e si accinse ad entrare.
E come immaginava,  le giunse in un istante l'aria di familiarità che si respirava in quel luogo.
Non smettendo di sorridere avanzò nella stanza richiudendo la porta alle sue spalle.
 All'istante calò il silenzio nella stanza.
Stava per aprire bocca per presentarsi, ma fu subito interrotta dalla veemenza di un bellissimo uomo in camice che le si avvicinò e stampandole uno dei suoi sorrisi più ammiccanti le disse:
- Ciao, tu dovresti essere Callie Torres, il nuovo primario di Ortopedia,giusto?
Senza aspettare risposta, col suo solito fare sicuro le porse la mano e con stretta sicura si presentò.
- Mark Sloan, molto piacere, il golden boy di chirurgia plastica-
Presa alla sprovvista dall'audacia del bel dottore e, molto divertita dalle parole dell'uomo, stava per rispondere qualcosa ma fu nuovamente interrotta, questa volta si trattava di una donna dai lineamenti asiatici, che avanzò verso di lei porgendole la mano e presentandosi, non prima però, aver deriso il suo collega.
- Ti è andata bene, oggi si è limitato solo alla chirurgia plastica, dovresti vederlo quando si pavoneggia per l'intero ospedale. Cristina Yang, la dea di cardiochirurgia-
- Senti chi parla, Cristina, tu non sei stata da  meno- al suono di una nuova voce Callie ,si era leggermente voltata per vedere a chi appartenesse, e anche questa volta non riuscì a proferire parola, una donna, magra, con un'espressione davvero molto dolce, le si stava avvicinando porgendole la mano
- Io sono Meredith Grey, chirurg..-
Prima che la donna potesse terminare la sua presentazione, fu interrotta anch'essa da una voce maschile molto affascinante.
Callie si voltò percependo la presenza dell'uomo che avanzava da dietro, accennò anche lei un sorriso e allungò la mano incontrando quella dell'uomo che stava avanzando verso di lei con uno charme che apparteneva a pochi.
- Si, Grey come Allis Grey, se te lo stessi chiedendo, io sono Derek Shepherd il suo futuro marito nonchè..-
- Il genio della neurochirurgia- Lo interruppe il simpatico dottore dai capelli ramati. - Piacere, Owen Hunt, chirurgia d'emergenza.-
- Benvenuta nella nostra grande famiglia-  una voce dolce le sopraggiunse alle spalle, apparteneva a una minuta dottoressa dai capelli rossi con un viso molto simpatico, constatò Callie.
- April Kepner, molto piacere-
- Piacere tutto mio- rispose la nuova dottoressa restituendo la stretta di mano. - Spero di entrare a farne parte il più presto possibile.- aggiunse, regalando uno dei suoi migliori sorrisi ai suoi nuovi colleghi.
-  Beh, ne fai già parte, dal momento che da oggi sarai una di noi-  si affrettò a rispondere Meredith.
 
Era entusiasta, era stato facile, addirittura più del previsto.
Sembravano davvero tutti una famiglia, e mentre si cambiava, sorrise pensando di essere fortunata di entrare a far parte della loro squadra, di lavorare con eccellenti chirurghi, che sarebbero diventati la sua seconda famiglia per lei. Lei che con la sua prima di famiglia, aveva tagliato tutti i ponti.
 
-Callie, Callie Torres, finalmente!-
Sentendo chiamare il suo nome, e riconoscendo la voce della sua vecchia amica, Callie alzò all'istante gli occhi dalla cartella che stava compilando, e si affrettò a ricambiare l'abbraccio della donna che le si era avvicinata con slancio eccessivo.
- Addison Montgomery, come stai?-
- Benissimo. Sono così felice che finalmente  tu abbia accettato il posto di primario al Seattle Grace-
- Te l'avevo detto che prima o poi ti avrei raggiunta-
Si erano conosciute al college, e avevano stretto amicizia sin dai primi tempi, erano compagne di stanza, e frequentavano buona parte delle lezioni insieme. Fino alla specializzazione. Lì le loro strade si erano divise, avevano scelto ospedali diversi, posti diversi, una aveva scelto di specializzarsi in chirurgia ortopedica, l'altra, l'affascinante rossa, come tutti la chiamavano ai tempi del college, chirurgia neonatale.
Poi erano diventate colleghe, avevano lavorato per più di quattro anni nella stessa clinica privata, fino a quando,poi, entrambe, non avevano ricevuto un'offerta di lavoro migliore.
Era toccato prima ad Addison, che senza pensarci due volte, si era trasferita a Seattle il giorno dopo della proposta di lavoro, poi, dopo qualche mese, ad una più ponderata Callie, che ci pensò su diversi giorni prima di accettare. Gran parte della sua decisione, era dovuta non solo alla presenza certa della sua amica che avrebbe trovato lì a Seattle,ma anche ai suoi recenti e smisurati scontri in famiglia, con la quale, trasferendosi, aveva deciso di chiudere definitivamente.
Il prospettarsi di una nuova vita, lontano da tutti, dalla sua città, dalla sua famiglia, dai sui vecchi problemi, la persuase più che mai ad accettare quell'improvvisa e inaspettata proposta di lavoro.
La prima settimana di lavoro aveva dato i frutti sperati, entrò subito tra le grazie dei nuovi colleghi, rimasti da subito colpiti dal suo carattere dolce e comprensivo ma nello stesso tempo forte.
Tutti erano rimasti affascinati dalla bella dottoressa latina e dalle sue spiccate doti lavorative.
" Nel suo campo è un genio" ripetevano spesso quando si trovavano a parlare di lei, delle sue innovative operazioni chirurgiche e soprattutto del suo contributo alla ricerca medica americana grazie ai suoi studi sulla cartilagine.
Gli specializzandi facevano a gara per poter partecipare anche solo ad uno dei suoi interventi.
Non fece fatica ad ambientarsi e, come primario di chirurgia ortopedica, fu ben presto ben voluta da tutti.
Col passare dei giorni, diventò quasi una consueta routine ritrovarsi al bar con i suoi colleghi e sedersi al tavolo con loro in mensa durante l'ora di pranzo.
Lavorava in quell'ospedale da poco più di una settimana e già le sembrava di aver fatto da sempre parte di quella alquanto bizzarra squadra di chirurghi.
Entrò subito in confidenza con tutti, in particolar modo con Cristina Yang, con la quale insieme ad Addison, condivideva lo stesso appartamento.
Si era trasferita da poco a Seattle, e dopo tre giorni trascorsi in una solitaria stanza d'albergo, decise di cercare casa.
 La Yang, che cercava proprio in quel periodo una coinquilina con la quale poter dividere l'affitto, non ci pensò due volte a proporre l'offerta alla nuova collega che, con evidente entusiasmo accettò subito.
Si trattava di un appartamento a pochi passi dall'ospedale e data la comodità nel raggiungere il luogo di lavoro in meno di cinque minuti, Addison, enfatizzando la sua teoria di quanto fosse più conveniente dividere l'affitto in tre invece di due, si era guadagnata anche lei una stanza in quell'appartamento.
Ben presto fu organizzata una serata tra donne nel loro nuovo appartamento.
Serata trascorsa molto piacevolmente tra sole colleghe donne, alla quale parteciparono anche Teddy Altman , primario di cardiochirurgia, che era rientrata da lavoro dopo sei giorni di ferie e con la quale già si conosceva, si erano infatti conosciute quando erano specializzande al John Hopkins Hospital a Baltimora, avevano trascorso molto tempo insieme durante il loro periodo di specializzazione diventando buone amiche. Poi seguendo ognuna la propria strada, si erano perse di vista.
 E Miranda Baily, la nazista di chirurgia generale, che dal primo istante l'aveva conquistata col suo fare apparentemente duro, ma pieno di spiccata ironia.
Si, decisamente la sua nuova vita cominciava davvero a piacerle.
 
Il tempo a Seattle era quasi sempre nuvoloso, quel giorno non pioveva, ma il sole non voleva saperne di uscire.
Callie amava le limpide giornate soleggiate, aveva vissuto per tanti anni in un posto dove non mancavano mai il sole, le belle giornate, il cielo azzurro e sereno. Spesso si sedeva fuori il porticato della sua casa a guardare la forma strana delle nuvole bianche in contrasto col cielo azzurro; le piaceva viaggiare con la fantasia ed immaginare a cosa assomigliassero quei batuffoli d'ovatta sopra la sua testa.
Sognare ad occhi aperti era una delle poche cose che la faceva stare bene e, il suo lavoro, era in cima alla sua lista. E nonostante non capitasse spesso che il sole splendesse alto nel cielo di Seattle e, si ritrovasse a camminare sotto la pioggia, o sotto il cielo grigio e spesso nuvoloso, ogni giorno,  si svegliava comunque grata , serena e col sorriso sulle labbra, percorreva il tratto di strada che dal suo nuovo appartamento la separava dall'ospedale, sapendo che sarebbe andata a svolgere un lavoro che l'appassionava con tutta l'anima.
- Un cappuccino, grazie-
Infreddolita dalla temperatura invernale della sua nuova città,  si era subito diretta al bar dell'ospedale per sorseggiare qualcosa di caldo prima di cominciare il suo turno di lavoro. Al primo sorso, benedì subito quella bevanda che cominciava a scaldarla.
Col bicchiere ancora fumante in mano, si diresse verso il tavolo dove erano seduti i suoi colleghi.
- Torres! Qui accanto a me c'è un posto- il primo a parlare fu Mark, che non smentendo mai la sua immancabile indole da marpione, le rivolse uno dei suoi sorrisi più seducenti.
- Sloan, non lamentarti poi se la piccola Grey non vuole saperne di te.-  Con il suo solito tono beffardo, Alex Karev, aveva in un secondo smontato le intenzioni del "dottor bollore". Poi rivolgendosi alla nuova arrivata, riprese:
- Io comunque sono Alex Karev, sto in chirurgia pediatrica. Avevo sentito del tuo arrivo.-  Non aspettando la risposta della sua interlocutrice, facendo un ultimo sorso al suo caffè, esclamò ancora - Ora sarà meglio che vada, quella rompiscatole della Robbins rientra oggi-
Callie, con un'espressione indecifrabile in volto era ancora rimasta in piedi.
- Oh, non farci caso, continuiamo a chiedercelo anche noi come uno del genere possa lavorare in chirurgia pediatrica.-
- Oh, smettetela. Alex è così, se ne va in giro con quella sua aria da bullo per nascondere il fatto che in fondo è un tenerone.
-  Piccola Grey, tu vedi sempre il buono in tutti. -
Ma non era questo quello a cui stava pensando. Quel dottore, con quella sua aria schietta le era risultato subito simpatico.
Era il nome che aveva pronunciato prima di andarsene, che l'aveva fatta rimanere di stucco.
Improvvisando un sorriso a tutti si era messa a sedere accanto a Teddy.
- Ha detto Robbins? ... Quella Robbins?-  le bisbigliò subito all'orecchio appena si fu seduta.
- Si, Callie, Arizona Robbins lavora qui, è il capo di chirurgia pediatrica.- le rispose subito Teddy, mantenendo un tono basso di voce.
- Non posso crederci che tu non me lo abbia detto prima, Teddy!
- E io non posso crederci che tu non lo sapessi ancora, Callie!-
- Lavoro qui da due settimane, come potevo saperlo se sta rientrando solo oggi a lavoro?-
- Ehi, sono passati anni, eravate solo delle specializzande. Ora siete cambiate, siete cresciute , siete più mature.-
- Beh, stando a quello che ha detto Karev, non mi pare che poi lei sia cambiata più di tanto. Il fatto è questo,  quella Robbins stronza era e stronza sarà rimasta.- Parlava ancora a bassa voce, ma non potè fare in modo di usare un tono che enfatizzasse la sua ultima frase.
- Ehi, non dimenticarti che lei era mia amica e lo è ancora Callie. E non è così tanto stronza.-
- Sei anche mia amica Teddy, come lo eri ai tempi della specializzazione-
- Me lo ricordo benissimo, non era il massimo stare con voi due, era una sfida continua tra voi.
-  Mi ha praticamente reso la vita impossibile per cinque anni. Credimi, non ho mai conosciuto una persona più odiosa, antipatica, competitiva come lo era lei.
- Odiosa, Callie? - Teddy la fermò e con un mezzo sorriso sulle labbra continuò a parlare. - Andiamo Callie, le girava praticamente intorno l'intero ospedale, a te non è mai piaciuta, anzi, voi non vi siete mai piaciute sin dal primo giorno di specializzazione.-
- Era competitiva sino all'osso, Teddy. Lo hai detto tu, era una sfida continua tra noi, voleva a tutti i costi mettermi i bastoni tra le ruote solo perchè... - fece una piccola pausa, poi sospirando continuò - le fregai il taxi il primo giorno.-
- Cosa? era questo il motivo del vostro incessante odio?-
-Beh, non solo.-
Quella domanda di Teddy, riportò indietro Callie di quasi dieci anni.
 
***
Ce l'aveva fatta, era stata accettata al John Hpkins Hospital per la sua specializzazione.
Non stava più nella pelle quando ricevette quella lettera, che la riconobbe subito, portava il marchio di una delle più prestigiose università degli Stati Uniti, e lei, era stata accettata. 
Poco meno di un mese più tardi, era con le valigie in mano pronta a realizzare in parte il sogno della sua vita: si sarebbe specializzata nell'ospedale che da sempre aveva sognato quando ancora era una studentessa di medicina.
Stava attraversando la strada per raggiungere i parcheggi dei taxi che si trovavano dall'altra parte.
Era leggermente in ritardo, si accorse subito dall'atro lato, che l'ultimo taxi ancora disponibile, era appena partito, e non ce n'erano altri.
Era giunta a metà strada tra una carreggiata e l'atra, quando ne vide avvicinare uno, senza pensarci due volte, corse incontro a quella macchina gialla, che l'avrebbe portata a realizzare il suo sogno.
Non si accorse però di aver tagliato la strada ad una ragazza, che era lì ferma, dal lato giusto ad aspettare anche lei un taxi.
Così lo fermò, ma mentre stava aprendo lo sportello per entrarci, fu bloccata da una mano che le teneva fermo il braccio.
- Cosa credi di fare? Questo taxi è mio.-
- Cosa? sono stata io a fermalo. Ora se non ti dispiace lasciarmi il braccio, andrei perchè sono in ritardo-
- Tu non vai da nessuna parte con il mio taxi-
- Senti biondina, l'ho fermato prima io, perchè ti ostini a ripetere che sia il tuo? Aspetta il prossimo.-
A quell'affermazione, la ragazza bionda non ci vide più e con tono ancora più aspro della mora continuò a rispondere .
- Perchè sei così sciocca da non essertene accorta di avermi tagliato la strada.-
Nessuna delle due voleva darla vinta all'altra, così tra una frecciata e l'altra, la discussione continuò per qualche altro minuto, con sconforto del tassista che proprio non voleva saperne di entrare in quell'assurdo litigio.
Spazientita Callie, sospirando rumorosamente continuò:
- Allora, se la metti così, la sciocca qui tra noi due sei proprio tu, visto che ti sei fatto fregare il tuo taxi. Per l'ultima volta biondina, stacca le tue mani dal mio braccio.
Presa dal litigio e dall'urgenza di guadagnarsi l'unico taxi presente al parcheggio, Arizona, la biondina, non si era resa conto che ancora faceva presa sul braccio della sua alquanto scorbutica interlocutrice.
Prima di staccare la sua mano, puntò i suoi limpidi occhi blu in quelli nocciola dell'altra, fulminandola in un solo istante.
- Ascolta brunetta, sei riuscita a fregarmelo solo perchè mi sei passata davanti e io ero ferma nel posto giusto ad aspettarlo. Oltre che essere sciocca sei anche molto arrogante ed incivile.-
- Tu chiami incivile me?  Ti ricordo che mi hai strattonato il braccio per tutto il tempo.-
- Non lo avrei fatto se non mi fossi trovata davanti una sfacciata come te.-
- Ed io non mi sarei comportata così se non fossi stata così insolente.-
Si guardarono di nuovo fisse negli occhi, con sguardo di sfida.
Il tassista, divertito da quel botta e risposta, ne approfittò dell'unico attimo di silenzio tra le due per prendere parte alla conversazione.
- Allora, volete decidervi voi due, o dovete continuare così ancora per lungo?-
- Abbiamo già deciso, ovviamente il taxi è mio. Esordì Callie accingendosi ad aprire lo sportello della macchina. Con sorriso beffardo continuò guardando con aria vittoriosa la bella bionda:
-Lo hai ammesso anche tu che te lo sei lasciata fregare. Buona fortuna col prossimo.- Lanciandole un ultimo finto sorriso entrò richiudendosi lo sportello e lasciando l'altra senza possibilità di replica.
Arizona, rimasta per pochi secondi esterrefatta dal comportamento dell'altra, sospirando e scuotendo la testa con espressione incredula, infastidita andò incontro al nuovo taxi che era appena giunto.
Non aveva altro tempo da perdere, non avrebbe lasciato che quella brunetta impertinente le rovinasse un giorno così importante. Non voleva fare tardi proprio il suo primo giorno di specializzazione.
E sarebbe arrivata in tempo, se solo non avesse preso il taxi sbagliato.  A metà strada, del tragitto che la separava dall'ospedale, la macchina si mise a fare dei rumori strani, dopo qualche istante, cominciò ad uscire fumo dal cruscotto. Il tassista allora, fu costretto a fermarsi per evitare di mandare in ebollizione il motore.
- Non ci posso credere, proprio il primo giorno! Se quella lì non si fosse messa in mezzo, non mi sarebbe successo tutto questo!- Con un tono tra il rassegnato e l'infastidito, Arizona cominciò a dare voce ai suoi pensieri, senza nemmeno rendersi conto di farlo ad alta voce, richiamando l'attenzione del tassista che le suggerì di scendere dall'auto poichè a minuti sarebbe giunto un altro taxi.
Il problema fu però, che di minuti ne trascorsero ben quindici. Era ufficiale. Era in netto ritardo già il primo giorno di specializzazione. Lei, che in tutto ciò che faceva, che l'appassionava, era di una precisione inaudita.
 Arizona Robbins era pignola, precisa, meticolosa, fiscale. La prima della classe.
E ora, a causa di una prepotente sconosciuta, era costretta a cominciare il suo primo giorno di specializzazione in uno dei modi peggiori.
Giunse finalmente in ospedale, con trenta minuti di ritardo, varcò la soglia dell'edificio, e con passo spedito, si diresse verso gli spogliatoi destinati ai tirocinanti.
Appena si fu cambiata, raggiunse il gruppo di giovani dottori in divisa celeste, tra i quali sarebbe dovuta esserci anche lei da almeno mezz'ora prima.
Erano fermi, in mezzo alla sala ad ascoltare quello che aveva da dire il loro "specializzando capo".
Si intrufolò in mezzo a loro sperando di non essere notata dalla dottoressa in divisa blu che parlava.
Speranza vana.  Lo specializzando capo, aveva appena interrotto il suo discorso. Alzò lo sguardo e vide che stava guardando proprio lei. Si preparò alla battuta che inevitabilmente ne sarebbe seguita. E infatti non tardò ad arrivare.
- Tu-  con tono alquanto aspro, lo specializzando capo, indicando col dito Callie, che era ben posizionata avanti, esordì - Potresti gentilmente spiegare alla nuova arrivata cosa vi è stato detto appena avete indossato la divisa che portate addosso?-
Callie, presa alla sprovvista, voltandosi indietro per vedere chi fosse il destinatario della sua risposta, appena la scorse ne rimase sorpresa. Non si aspettava potesse essere lei. Poi prontamente aprì bocca per parlare -  Non è consentito arrivare in ritardo.- Poi, dopo averla guardata fissa negli occhi per una manciata di secondi, tornò a girarsi frontalmente.
Lo sguardo sorpreso e nello stesso tempo gelido dell'altra, la fecero sentire leggermente in colpa.
- Esattamente- riprese la dottoressa Evans. Lanciando un'ultima occhiata alla ritardataria, aggiunse- Spero che quello che è successo oggi, non si ripeta più, dottoressa...- fece una pausa, per consentire all'altra di rispondere.
- Robbins, Arizona Robbins.- Inevitabilmente, si era appena guadagnata tutti gli sguardi divertiti dei suoi futuri colleghi. In quel momento, sentì crescere l'odio nei confronti di quella sconosciuta che le aveva fatto guadagnare la sua prima brutta impressione. Lei, che era la prima del suo corso quando era ancora una studentessa.
Avrebbe dimostrato a tutti quanto valeva e decise che avrebbe fatto di tutto per rendere la vita impossibile a quella ragazza, che in quel momento, rappresentava la causa dei suoi problemi.
La voce del capo, la distolse dai suoi pensieri di vendetta.
-  scendere in campo.
-Guardatevi intorno, salutate la concorrenza.-
Nell'udire tali parole, le due si voltarono a guardarsi contemporaneamente con sguardo capace di raggelare l'altro.  Ognuna, avrebbe cercato di annientare l'altra.
-Otto di voi passeranno a una specializzazione più facile, cinque di voi non reggeranno la pressione e a due di voi verrà chiesto di andarsene. Questo è il punto di partenza, la vostra arena, la vostra partita... dipende da voi-
Smisero di guardarsi non appena il capo mise fine al suo discorso. Si erano guardate per tutto il tempo con aria di sfida.
E loro erano pronte, ognuna avrebbe costruito la sua arena, e avrebbe dato inizio alla sua partita.
***
Il suono del cercapersone, la distolse dai suoi ricordi.  Si alzò in tutta fretta dal tavolo e corse a prepararsi per raggiungere il pronto soccorso.
Le emergenze che seguirono ad un tragico incidente, l'avevano trattenuta in sala operatoria per tutto il giorno.  Esausta, era tornata a casa in cerca di un meritato riposo. Il suo turno era durato più di dodici ore, ma almeno, non aveva avuto spiacevoli incontri.
Perchè , Arizona Robbins, rappresentava questo per lei.  Era un intoppo per la sua nuova vita, che stava procedendo per il meglio. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinargliela, men che meno lo avrebbe lasciato fare proprio a lei.
  
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