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Autore: S_h_a_e_L    20/02/2014    9 recensioni
Gli occhi verdi del salvatore si fermarono in quelli del mostro che aveva devastato le loro esistenze per sempre, il bagliore rossastro che le illuminava si spense a poco a poco lasciando il posto a calde iridi nere.
Voldemort era sparito lasciando il corpo di Tom Riddle.
[...]
Chiuse per un attimo gli occhi: immagini del passato, di un presente che sperava non sarebbe mai esisto e di un futuro che traballava in bilico si presentarono scorrendo davanti agli occhi.

[...]
In quel momento, solo in quel momento, comprese che la felicità è una scelta. Spaventosa, dolorosa e sofferta, ma la migliore delle scelte possibili.
Capì che aveva desiderato compiere quella scelta tanto tempo prima, per quel motivo era tornato indietro e riuscì ad amarlo, non come aveva amato quegli occhi argento, lo amò come aveva imparato ad amare la vita e per lui imparò ad amare anche la sua colpa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Harry, Harry/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
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Allora, chi ha già letto una mia storia.... sa che adoro le luuuuunghe premesse, che annoiano tutti, compresa me. 
Potrei partire con una ri-presentazione alla Troy McLure:
- Salve! Probabilmente vi ricorderete di me come l'autrice di: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=739267&i=1  UNICA USCITA
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1194123&i=1 IL MALE MINORE
oppure, ultima, ma prima (perchè in teoria dovrebbe essere la mia preferita): 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=615798&i=1 The world forgetting, by the world forgot.

Bando alle ciance e ciancio alle bande: questa sciocchezzuola che mi appresto a postare ha tanti anni, in realtà, chi si ricorda di me, sa che parlavo sempre di una long in cantiere, ecco dovrebbe essere questa. 
Ho deciso di postarla anche grazie al sostegno della mia meraviglievolissima Beta: Lolly! 
A cui dedico tutte le scene più ingarbugliate!
Con la sua benedizione, vi auguro una buona lettura, fatemi sapere!


Declaimer: Ovviamente, e per miserevole sfortuna, I personaggi, l'ambientazione e la scenografia non sono miei, ma di Mamma Row, io manipolo solo i fatti tentando di giustificare la mia fame di Drarry o Harry/Tom. 





La Felicità è una.....Colpa.



Dicono che a legarti alla vita sia la felicità, macchie di felicità sparse qui e là negli anni, chiodi nell’anima che la tengono saldamente ancorata alla vita.

Guardando il corpo morto davanti ai suoi occhi, Harry Potter, comprese una di quelle verità che la gente tende ad ignorare; il dolore, più che la felicità, tiene la mente e il cuore incollati alla vita.

Se ne era reso conto nel momento in cui aveva sfiorato il sangue del suo nemico mortale, aveva lì compreso di non avere più scopo e non lo sapeva, non sapeva che morto lui... sarebbe morto anche il resto: alberi, fiumi, i colori e persino i cuori.

Era diventato schiavo del dolore? No, qualcosa di più sottile, semplicemente senza quell’essere davanti ai suoi piedi, la sua vita aveva perso la sua funzione principale, forse l'unica.

“Uno non può morire se l’altro vive. Uno non può vivere se l’altro muore.”

Sarebbe stata una morte sottile e subdola, Harry Potter avrebbe continuato a respirare e a mangiare, forse sarebbe anche riuscito ad addormentarsi alla sera, ma i giorni e i mesi e dopo questi anche gli anni sarebbero stati vuoti, l’anima se non l’avesse già da quel momento abbandonato,gli si sarebbe marcita in petto.

La chiave della profezia era quella frase, che ora trovava eco nel vuoto del corpo del Salvatore che non era riuscito a salvarsi.

Era finita. Intorno a lui non rimaneva niente. La scuola era praticamente distrutta, i suoi amici talmente provati e feriti nell’animo che non sarebbe bastata una vita intera di felicità a ripagare del tutto il dolore.

Gli occhi verdi del salvatore si fermarono in quelli del mostro che aveva devastato le loro esistenze per sempre, il bagliore rossastro che le illuminava si spense a poco a poco lasciando il posto a calde iridi nere. Voldemort era sparito lasciando il corpo di Tom Riddle.

Si sentiva perso, Harry, le parole della profezia continuavano a vorticare nella sua mente e forse... forse, finalmente era riuscito a capirle, ma quella comprensione aveva sostituito tutte le altre; non riusciva a capire, per esempio, cosa dovesse provare in quel momento: Sollievo? Felicità?

Non provava sollievo a guardare quelle iridi nere senza vita, ne aveva provato un briciolo e solo uno, quando aveva visto il dolore nelle iride scarlatte di Voldemort, ma ora non c’era più niente.

La felicità.. Harry aveva sempre avuto un rapporto di contrasto con la felicità, quanto più il bambino sopravvissuto la ricercava, tanto più questa sembrava allontanarsi; fino a scomparire all’alba di quel giorno in quegli occhi cremisi accecati dalla morte.

“L’amore è la tua arma, l’amore è il tuo potere. La tua facoltà di amare ti aiuterà.”

Ogni fibra del suo essere gli urlava che non c’era modo che amasse, non più.

Allora aveva vinto e perso allo stesso momento, era possibile?

Credeva che sarebbe arrivato il suo momento a quel punto, aveva rincorso quella felicità in maniera così maniacale che quasi non si era soffermato su altro, nient’altro.

Intanto continuava a ripetere che l’amore per lui era morto. Morto… che quel traguardo fosse da sempre stato un errore?

Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, dicevano. A lui non era mai stata data, ma un tempo gli dissero che era potente e con quelle parole in mente in quel preciso istante iniziò a domandarsi a che servisse il potere se non a creare possibilità e venne fulminato dal desiderio di crearsene una.

Un’ultima possibilità, la loro.. e gli dispiacque, davvero, ma non pensò neanche per un minuto, che tentare di essere felici fosse una colpa. Che quella possibilità, che gli stava scavando il petto, fosse un errore.

Curiosità. Una curiosità morbosa nacque dentro il petto del moro e si propagò in ogni fibra del suo essere risvegliando l’anima che fino a poco prima sembrava evasa da quella prigione di carne e sangue.

Un se. Un se si accese nella sua mente e con lo sguardo apatico che ormai accompagnava ogni suo pensiero, si vestì degli abiti del destino e iniziò ad accarezzare il pensiero di poter… provare a giocare con il filo del tempo.

Forte della libertà della solitudine e della devastazione della guerra, Harry passò l’ora successiva allo scontro recuperando il proprio baule e riempiendolo di tutto ciò che gli apparteneva, monete, abiti, libri, tomi di scuola e non.

Tutte le eredità trascinate dalle morti che avevano costellato la sua esistenza, poi raggiunse lo studio del professor Silente; completamente smembrato e gettato all’aria. Si voltò a guardare il volto sorridente del vecchio preside nel quadro che torreggiava la stanza ormai fredda e impersonale.

“ Parti figliolo? ”

“ Si, Preside. Ci vediamo lì “


_____________________________________


Smaterializzarsi, come di consueto, fu spiacevole al limite del doloroso, ma sarebbe stato assurdo badare a quel formicolio ed ignorare i numerosi tagli sporchi di sangue raggrumato e asciutto.

Malgrado la confusione della guerra, Harry, guardandosi intorno riuscì a stupirsi di quanto il ministero fosse più ordinato e ufficiale del solito, attraversando l'atrio deserto non pote' far altro che ascoltare i rintocchi dei propri passi fino all'ascensore.

Con una calma insolita e spettrale, raggiunse il nono piano, trovandosi in un atrio ricoperto completamente da pareti e pavimento scuri, l'ufficio misteri in tutto il suo fascino.

Harry sentiva vibrare il proprio potere come richiamato, nelle orecchie una cantilena proveniente dalle porte e in quel momento avanzò, si affido a quella cantilena e aprì una qualsiasi di quelle porte senza maniglie e senza iscrizioni.

Seppe di trovarsi nella stanza del tempo, quando un ticchettare ossessivo lo accolse, arrivò alle giratempo, passeggiando tra le bolle che a diverse altezze mostravano aggeggi dai più semplici ai più complicati, fino a raggiungerne uno molto complesso, poggiato su una pergamena dove un calcolo d'aritmanzia si intravedeva, nella piega ingiallita dal tempo.

La giratempo che più somigliava ad un congegno costruito a metà, riempiva perfettamente il suo palmo.

In quella stanza, irraggiungibile, tracciando sul pavimento immacolato linee rituali con il proprio sangue, Harry Potter, svanì.

Chiuse per un attimo gli occhi: immagini del passato, di un presente che sperava non sarebbe mai esisto e di un futuro che traballava in bilico si presentarono scorrendo davanti agli occhi. Non appena il tremore si attenuò non si lasciò nemmeno il tempo di scorgere il luogo in cui era arrivato e si smaterializzò

“Chi diavolo sei?”

Harry Potter aprì lentamente gli occhi, occhi neri fissarono incantati le iridi verdi del ragazzo sopravvissuto.

“Orfin Gaunt, il mio nome è Harry. Da oggi sarò il figlio che avresti sempre voluto..”

Un sogghigno malinconico si trasformò lentamente in una smorfia sarcastica, l’erede di Salazar tentò invano di proteggere la propria mente dall’invasione di quelle iridi brillanti, ma tutto ciò che poté fare fu assistere ad un lampo smeraldo fatto di immagini e ricordi in cui la frase pronunciata dal ragazzo si incastonò a perfezione.

Harry strinse il piccolo oggetto dorato tra le dita e, in briciole, lasciò che accarezzasse il terreno. Il gioco era iniziato e per togliersi qualsiasi possibilità di fallire, si era precluso l’unica via di fuga.

Era il 1 Ottobre del 1941, Harry Gaunt avrebbe iniziato a frequentare il quinto anno di Hogwarts il 17 Ottobre dello stesso anno, alla mano l'anello appartenuto a Salazar con incastonata la pietra della resurrezione.












Aspetto consigli e commenti ^^
  
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