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Autore: Sanae Nakazawa    03/12/2004    19 recensioni
Qualcosa la rese inquieta quella notte. Qualcosa che le attanagliava lo stomaco ormai da qualche giorno. Quando si vive un'esperienza terribile è difficile riabituarsi a vivere, a sorridere come un tempo. Scese in cucina quando qualcuno le soggiunse alle spalle...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Casa Weasley di notte appariva totalmente diversa da come la si poteva trovare appena qualche ora prima. Il frinire delle cicale era il rumore più evidente e, un freddo innaturale, pervadeva la grossa cucina, posta poco dopo l'ingresso dell'abitazione.
Tutto era immobile. Persino il vecchio orologio appeso alla parete, di giorno così efficace, puntava tutte le lancette verso un'unica direzione: a letto.
Hermione cacciò la testa scompigliata oltre la tendina della finestra. Quella notte di fine estate era davvero piacevole. La brezza le accarezzò le guance e fece svolazzare appena qualche ciocca sfuggita alle trecce.
Il tempo sembrava non passare mai.
In genere non soffriva d'insonnia o, sarebbe meglio dire, che in tutta la sua vita non aveva mai avuto problemi a dormire, se non ultimamente.
Si rigirava nel letto, osservava il soffitto. Gli occhi spalancati e neppure il minimo senso di sonnolenza.
Erano due giorni ormai che andava avanti così, precisamente da quando era arrivata alla Tana per passare qualche giorno spensierato prima di tornare a scuola, col dubbio di sopravvivere fino alla fine del trimestre.
Cercò di scacciar via quei pensieri e si avvicinò alla credenza, osservandone il legno consumato e gli affettuosi decori che la signora Weasley aveva aggiunto per abbellire quei mobili che di bello avevano davvero poco.
Sfiorò con le dita i contorni dello stipo quando sentì dei passi alle sue spalle. 
"Hermione...? Che miseriaccia ci fai qui?"
La ragazza sobbalzò violentemente e per poco non finì a terra per lo spavento. Dietro di lei un Ron completamente arruffato e dall'aria assonnata, la squadrava con circospezione come se il trovare qualcuno alzato a quell'ora fosse quasi un'atto criminale.
Aveva indosso un paio di calzoncini rosso fragola e una maglia dei Cannoni di Chudley visibilmente troppo stretta. Visto così era l'essere più buffo che si potesse trovare in una cucina a quell'ora di notte.
Dopo essersi ripresa Hermione sbottò in una risatina nervosa "Non riuscivo a dormire...semplice no?"
Aspettò che l'amico controbbattesse, giusto per lo sfizio di battibbeccare, ma, con sua grande sorpresa, questo annuì e si lasciò cadere sulla prima sedia a portata di mano.
"Neanche io..." sospirò il ragazzo, con aria afflitta oltre che distrutta dal poco sonno "...poi ho sentito dei rumori e...beh ne ho approfittato per scendere a dare un'occhiatina"
La ragazza si strinse nella camicia da notte avvicinandosi. Mise da parte la prospettiva di litigare per scaricare il nervosismo, accennò un sorriso che parve più una smorfia forzata, ed imitò l'amico sedendosi e poggiando i gomiti sul vecchio tavolo ricoperto dalla tovaglia multicolor.
"Che hai? Ginny russa?" fece Ron cercando di sdrammatizzare, notando l'aria funerea dell'amica.
"Nulla Ron..." rispose Hermione, disegnando con le dita piccoli cerchi sulla superfice di panno "...un pò di tristezza passeggera. E tu?"
Il ragazzo si lasciò cadere totalmente col capo sul tavolo "Idem. Ma non riesco a trovarne la ragione. Credo solo sia sonno arretrato, Herm. Forse è lo stesso per te". La ragazza scuotè il capo e gli occhi le diventarono lucidi all'improvviso.
Sapeva perfettamente perchè non riusciva a dormire. Come sapeva perchè da sveglia un peso le attanagliava lo stomaco.
Quell'estate, al Ministero, aveva vissuto la più terribile esperienza della sua vita. Aveva rischiato di morire, visto i suoi amici combattere con qualcosa di molto, troppo, pericoloso.
Poi c'era Sirius. Gli era molto affezionata, anche se tendeva troppo a rimproverargli i suoi atteggiamenti da ragazzone mai cresciuto. Non aveva mai immaginato che potesse morire e tutto le sembrò improvvisamente triste e vuoto senza di lui.
Non sapeva come rivolgere la parola ad Harry ed ogni cosa che faceva le sembrava inadeguata. L'amico ancora doveva riprendersi dallo shock, o perlomeno così insisteva a dire la signora Weasley ogni volta entravano in argomento.
Ma lei si era ripresa?
Tutti quegli avvenimenti le pesavano sulle spalle come un grosso macigno. Forse non avrebbe mai più sorriso, o perlomeno mai più come prima.
Aveva visto troppo male, troppe lacrime, troppo sangue. Guardò Ron e il cuore le si riscaldò improvvisamente.
La sua più grande paura era quella di perdere lui. In quel caso non avrebbe messo in gioco il suo sorriso, ma il resto della sua esistenza.
Guardò ancora una volta quell'espressione sconsolata che aveva un non so che di tenero ed indifeso. Decise di non farsi vedere piangere, voleva che Ron non la credesse triste.
"Sai cosa ci vuole in questi casi?" saltò su Hermione, come rinvigorita tutta d'un tratto. 
Ron si limitò a scuotere la testa, sospirando, in senso di diniego.
"Qualcosa di ipercalorico da mandare giù! Lo faccio sempre quando sono triste e mi sento dieci volte meglio!" sorrise lei alzandosi e dirigendosi verso la credenza.
Il ragazzo fu tentato di buttar lì una battutaccia ma preferì tacere e si limitò a fissare ogni minimo movimento dell'amica. Le sue spalle, piccole e dritte, si muovevano freneticamente in armonia col resto del corpo.
Si sollevava in punta di piedi per afferrare qualcosa molto in alto, si chinava per mestare qualcos'altro.
La osservò assorto, mentre la linea degli slip le emergeva con una sottile zona ombrosa, sulla camicia da notte.
"Sai per caso dov'è lo zucchero?" il ragazzo saltò riprendendosi dalla concentrazione di poco prima. Si alzò svogliatamente facendo cigolare la sedia il meno possibile "Dovrebbe essere finito. Aspetta vado a prendertene dell'altro"
Detto questo scomparì oltre le scale. Hermione si guardò intorno e l'allegria posticcia di poco prima svanì tutto ad un tratto.
Sentì nuovamente le molecole del suo corpo pesare dieci volte in più e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
Osservò il pentolino in rame poggiato sul fuoco emettere i primi rigoli di fumo e, alle sue spalle, i passi di Ron scendevano velocemente le scale.
Non doveva farsi vedere piangere. Non voleva.
Si attaccò più che poteva al fornello scongiurando che lui le posasse lo zucchero accanto senza guardarla.
"Hermione? Ecco...lo zucchero io non l'ho trovato, potresti dare un'occhiata tu?"
"S..Si" rispose lei con una vocina strozzata. Ron si rese conto all'istante che c'era qualcosa che non andava e si avvicinò dandole uno strattone alla spalla.
"Ehi? Che succede?" chiese burbero. Ma la ragazza non rispose e si limitò a singhiozzare silenziosamente, col capo chino sul pentolino che emanava un vago odore di bruciato.
Lui corse a spegnere il fuoco e si ritrovò a fissare l'agglomerato marroncino che fino a poco fa stava cuocendo.
"Latte al cioccolato..." mormorò fissando ipnotizzato quello che doveva essere il suo spuntino notturno. Hermione non accennava a voler smettere di piangere e lui le cinse i fianchi abbracciandola forte da dietro.
"Cos'hai 'Mione? Non è da te piangere a questo modo" le sussurrò all'orecchio, solleticandole il lobo col respiro. Lei chiuse gli occhi e tirò su col naso rumorosamente "E'...tutto Ron...io...non so quanto ancora resisto...è così difficile far finta di niente..."
Ron sospirò tristemente, stringendola più forte a se. Hermione sentì che in quel momento, se lui non l'avesse sorretta, sarebbe caduta a terra, tanto le gambe le erano diventate molli.
Restarono così a lungo cullati dalla dolcezza di quella notte estiva fresca e silenziosa. Ron, dopo essere stato immobile a lungo, schioccò un veloce bacio sul collo alla ragazza che parve tornare in sè solo in quel momento. Allungò le mani verso il pentolino in un gesto frenetico "M...mi dispiace...si è bruciato tutto. Lo rifac..." ma lui la strinse talmente forte da proibirle alcun movimento.
"Non ce n'è bisogno" bisbigliò sorridendo imbarazzato "tu sei il mio latte al cioccolato"

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FINE

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
Per la serie "quando le persone passano quattro ore al giorno in treno e non sanno cosa diavolo fare se non scrivere oneshot lampo"!
Perdonatemi il temporeggiamento, ma il capitolo sei di Soffio proprio non mi usciva ;_; Come sempre mi blocco sulla parte finale, è una mia prerogativa.
Ora vorrei solo darci una rilettura e cambiare qualcosina, il problema è che, avendone deciso il finale e non il mezzo, mi ritrovo con la scheramata bianca, il puntatore lampeggiante, e la mente vuota ;_;.
Che disastro che sono eh ;_;?

Sanae
Hogwartstoryline


 

 

  
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