Forever,
it’s a promise.
L’odore
di disinfettante potrebbe coprire il continuo
ansimare di Alessandro, se solo non lo conoscesse così bene
da essere abituata
al suo respiro mansueto, a momenti impercettibile. Se Franca fosse solo
un
infermiera, una di quelle ragazze tutte sorrisi e carezze che pur di
staccare
un’ora prima premerebbero un cuscino sul viso dei pazienti
più impegnativi,
penserebbe che quel signore malinconico sulla cinquantina sia solo
triste e
accaldato.
Se
fosse un infermiera non intuirebbe, quindi, che quella
tristezza sarebbe in grado di ucciderlo senza troppi scrupoli. E tutto
per una
diagnosi arrivata al momento sbagliato.
Una
colpa che Franca avrebbe dovuto nascondere
sapientemente, come i soldi sotto il cuscino del figlio piccolo che non
avevano
mai potuto veder nascere, come le camicie vecchie del marito, buttate
tra i
panni sporchi pur di non vedergliele addosso.
Ma
come è possibile nascondere un male che, nonostante la
bravura nel fingere un sorriso, nonostante il dolore lancinante al
petto che la
divorava ogni volta che parlava, decide di scavarti una fossa che non
è
possibile rammendare?
Un
demone che non si ferma nemmeno davanti all’amore
più
temerario del mondo.
«Perché
non me lo hai detto subito?» rompe il silenzio
Alessandro, la voce flebile provata dal carico di tensione che grava
sul suo
cuore affannato, impegnato a reggere il colpo. Gli occhi cerulei dritti
in
quelli di Franca che non sa tenere lo sguardo del marito spaventato.
La
voce di Alessandro è perentoria, non accetta più
scuse:
stavolta, nemmeno il migliore dei sorrisi sarà capace di
distoglierlo dalle sue
emozioni di per sé poco durature. E Franca, dal canto suo,
sa che il tempo per
nascondersi non c’è più, portato via
dalla malattia.
Probabilmente,
il suo tempo scadrà a breve.
«Avevo
paura e non volevo spaventare anche te. Conoscendo il
tuo buon cuore, appena l’avresti saputo avresti mollato il
lavoro e saresti
andato anche in capo al mondo pur di trovare una cura, fino ad
inventarla tu
stesso. O sbaglio?» chiede Franca, esausta.
Il
silenzio attonito del marito non fa che confermare la sua
teoria. L’uomo, visibilmente in difficoltà dalla
prontezza nel rispondere della
moglie, cerca qualcosa per ribattere.
«I
soldi sarebbero spariti pur di trovare un farmaco che
avrebbe solo prolungato qualcosa che, presto o tardi, sarebbe comunque
tornato.
E io sono davvero stanca, amore mio.» risponde Franca,
rubando al marito
l’occasione per chiarire la sua visione delle cose,
spiazzandolo ancora una
volta con la sua forza d’animo, più potente di
qualsiasi medicina.
«È
troppo presto. Non puoi andartene adesso, io non sarei
pronto.»
Il
tono è supplichevole, le gambe robuste dell’uomo
sembrano
sul punto di cedere sotto il peso delle future
responsabilità. La bocca è
contratta in una smorfia di dolore che non riesce a sciogliersi, gli
occhi sono
già spenti, consci di una luce per loro essenziale in
procinto di spegnersi.
«Aspetterai.
E ti prometto che farò lo stesso.»
«E
se non volessi aspettare? Se non ne fossi capace?»
«Non
dire stupidaggini.» replica secca la donna.
Passa
qualche minuto prima che una delle due voci torni.
«Quanto
ti resta, ancora?»
«Tesoro,
io…» Ma il respiro di Franca le si strozza in
gola,
una sensazione asfissiante le circonda il petto, facendo venire meno la
sua
voglia di spiegarsi col marito che, paralizzato dal terrore, si limita
a
guardarla a bocca aperto, lo sguardo vitreo, il cuore a mille.
«Tesoro,
i tumori si possono curare. Non è impossibile, se
solo…»
«Non
voglio e, in ogni caso, ormai si tratta solo di pochi
giorni. Perdonami, amore. Ma non posso combattere contro qualcosa di
così
grande. Non posso scegliere, stavolta.»
Basta
quel dettaglio, quell’ultimo pezzo necessario a
completare il puzzle, per far crollare Alessandro: l’uomo
forte, che spesso si
divertiva a portarla in giro sulle spalle solo per vederla scoppiare a
ridere,
adesso è in bilico di un baratro, che non avrebbe aspettato
un secondo di più
per inghiottirlo del tutto.
Dov’era
finito quell’uomo indistruttibile? Franca non lo
sapeva.
Ma
sapeva come aiutarlo a risalire il fondo.
«Ale?»
«Dimmi
amore mio.»
«Mi
hai promesso di volermi fino alla fine, ricordi?
Promettimelo ancora. Promettimi che resterai, anche quando guardarmi ti
farà
male. Promettimi che al funerale racconterete quel che di me vi fa
sorridere,
non il contrario. Promettimi che non ti scorderai di me.»
Alessandro
non indugia un secondo e stringe le mani fragili
della moglie quando dice, così piano da poter sembrare un
sussurro, «Te lo
prometto.»