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Autore: seasonsoflove    22/02/2014    12 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rumbelle Hamburger!Date








Quella sera, dopo la punizione, Robert entrò in casa stranamente di buon umore.
Appoggiò il sacchettino del pane sul tavolo della cucina, e salì in camera, dove vide qualcosa che gli fece completamente passare ogni buon proposito.
La camicetta di Belle giaceva sul suo letto con un biglietto accanto:
 
Mi dispiace, ho provato di tutto ma questa macchia è indelebile! Né io né tua zia(*) siamo riuscite a lavarla via. Scusa!
Torno per le otto e mezzo, se vuoi c’è del riso in frigo.
Ti voglio bene Bobby
 
Era la calligrafia di sua madre. Fissò un momento il biglietto disperato, soffermandosi sul “Bobby”. Quanto odiava quel nomignolo. 
Abbassò lo sguardo sul letto: in mezzo alla camicia troneggiava l’enorme macchia rossa.
Ora era rosa, leggermente più sbiadita, ma era pur sempre lì.
Belle aveva avuto ragione, ancora una volta.
Regina si era assicurata che la granita al lampone fosse indelebile.
Sbuffò arrabbiato e lanciò la camicia sulla scrivania, dopodiché si tuffò nel letto infilando la testa nel cuscino e riflettendo sul pomeriggio appena trascorso.
Non era andata male.
Lui e Belle avevano persino chiacchierato civilmente dopo il disastroso inizio.
Certo, erano frasi di circostanza, le classiche domande che vengono poste quando si inizia a conoscere qualcuno.
“Dolce o salato” “Che tipo di film preferisci guardare” “Qual è il tuo libro preferito”.
Sempre meglio di nulla però.
Sbirciò il cellulare. Magari gli aveva scritto…no.
Non voleva andare da Belle e dirle che non era riuscito a sistemare le cose.
Non voleva vedere quel suo mezzo sorriso rassegnato e spento.
Non voleva vederlo mai più.
Si alzò e iniziò a camminare nervosamente intorno per la stanza.
Riprese in mano la camicia e la guardò.
“Avolnea Boutique” lesse sull’etichetta.
Gli pareva che fosse un negozio in centro, forse vicino alla Biblioteca, abbastanza chic e costoso.
E poi improvvisamente gli venne un’idea.
Chissà se era ancora in tempo…afferrò la giacca ed uscì di corsa, sentendo una leggera fitta al ginocchio.
 
 
 
“Mamma…sono a casa” disse Regina chiudendosi la porta alle spalle.
Non udì risposta; si fermò pensierosa nell’ingresso, e avanzò lentamente.
Lanciò uno sguardo alla macchietta di cioccolato sulla borsa…era quasi invisibile.
Vedendo che sua madre non si palesava col suo solito ghignetto, decise di salire in camera.
Entrò, tirò un sospiro di sollievo e si buttò sul letto.
Chiuse gli occhi, sfinita. Le ginocchia indolenzite per la punizione, il fastidioso odore di candeggina ancora nel naso…
Sentì una fitta di rabbia e dolore ripensando a quella mattina.
 
“Mi dispiace per come mi sono comportato l’altra sera”
“Posso passarci sopra”
 
Regina soffocò un singhiozzo nel cuscino.
 
“Non ha senso continuare”
“Hai bisogno di me”
“No, non è così. Lo pensavo ma non è così”
 
Digrignò i dento e strinse forte i pugni fino a farsi quasi sanguinare i palmi delle mani.
 
“E’ per la French?”
“Cosa diavolo c’entra lei adesso”
“Mi tradisci con lei, vero?”
“Lei è solo un’amica, non c’entra nulla. E’ una decisione che proviene da me”
 
L’aveva persino supplicato.
Regina aveva abbandonato ogni difesa e si era messa a piangere davanti a Robert Gold, dopo che lui le aveva consegnato le sue cose indietro.
 
“Mi dispiace che le cose siano andate così”
 
E le aveva dato una leggera pacca sulle spalle.
L’aveva lasciata.
Per la French, ne era sicura ora.
Regina non poteva neanche spiegare a parole la rabbia che aveva provato nel vederli dirigersi insieme verso l’archivio.
Lui e Belle French.
Dovevano pagargliela cara entrambi.
 
 
 
 
 
 
Era passata una settimana dall’inizio della punizione, e la situazione era rimasta circa invariata.
Regina lavorava di malavoglia con i suoi due compagni, e meditava crudeli vendette mentre raschiava via la sporcizia dagli angoli più remoti della scuola.
Tink passava interi pomeriggi insieme a scopa, detersivi e ai suoi auricolari.
Killian si era dato per malato il secondo giorno e non si era fatto più vedere a scuola: il piano avrebbe anche funzionato se non fosse stato scoperto da August Booth mentre ordinava, al Rabbit Hole, un bicchiere di prestigioso Jack Daniel’s. Alle dieci di mattina.
 
 
 
Tra Belle e Robert invece le cose andavano piuttosto bene, considerati i loro trascorsi.
 
 
La mattina del cinque febbraio Robert Gold si diresse spedito verso l’Avolnea Boutique, prima di andare a scuola. Si strinse la sciarpa intorno al collo.
Faceva decisamente freddo per essere febbraio.
Avrebbe voluto starsene al calduccio a casa sua ancora per una mezz’oretta, ma quella mattina aveva un compito molto importante da svolgere, e neanche il gelido vento di Storybrooke l’avrebbe fermato.
Uscì soddisfatto dal negozio circa dieci minuti dopo, con un morbido pacchettino nella borsa e il portafogli decisamente alleggerito.
 
 
 
“Che faccia Regina” commentò Tink, il pomeriggio di quel cinque febbraio, vedendo la mora entrare a passo spedito nello sgabuzzino, e con un’impressione infernale stampata sul volto.
L’altra non la degnò neanche di uno sguardo, si infilò la sua divisa senza fare troppe storie, afferrò il necessario per pulire e si dileguò.
Tink sbuffò, si armò di scopa e paletta, infilò gli auricolare ed iniziò a spazzare il corridoio.
Killian grazie al cielo era stato relegato al cortile.
Erano circa le quattro e mezza quando la biondina, finito il corridoio, passò davanti ad un’aula vuota, e sentì singhiozzare.
Si fermò bruscamente. Non era educato spiare qualcuno.
Ma il suo curioso animo da giornalista fremeva per saperne di più.
Lentamente, senza fare rumore, infilò la testa dentro l’aula e rimase sconvolta da ciò che vide.
Regina era seduta in fondo alla classe, con la testa appoggiata sul banco, e piangeva piano.
Tink trattenne il respiro.
Non l’aveva mai vista in quello stato.
Aveva un lato umano, certo, ma non immaginava umano fino a quel punto.
Sapeva poche cose su di lei: era a dieta, sua madre era una persona intransigente, le piaceva la cioccolata…e a quanto pare piangeva, come una qualunque adolescente.
Incuriosita si chiese quante cose le persone non sapevano sulla bella cheerleader. E si chiese se qualcuno si fosse mai preso la briga di provare a conoscerla.
Tutto sommato Tink era un animo buono e pieno di speranza nei confronti dell’universo.
Senza pensarci due volte si avviò verso il distributore delle bevande, inserì le monetine, e aspettò pazientemente che la cioccolata calda finisse di scendere nel bicchierino.
Dopodichè lo afferrò e si diresse decisa verso l’aula dove aveva visto Regina.
Bussò leggermente le nocche sulla porta prima di entrare, respirò profondamente e si palesò.
Lo sguardo di Regina incontrò quello della nuova arrivata, che rimase imbarazzata all’ingresso dell’aula dondolandosi da un piede all’altro.
“Ti ho preso una cioccolata calda” esordì bruscamente.
“Vattene” rispose Regina con asprezza, la voce ancora rotta dal pianto.
“Puoi anche fingere che vada tutto bene, ma con me non funziona”
“Non mi interessa nulla, vattene”
Tink appoggiò il bicchierino di cioccolata sulla cattedra, poi girò il volto e fissò Regina intensamente.
“Se vuoi berla è qui. E se hai voglia di parlare, sono nell’area ristoro”
Detto questo lasciò l’aula e Regina in preda alla confusione e alla rabbia.
 
 
 
 
 
 
Lovely girl won’t you stay
Won’t you stay
Stay with me
All my life I was blind
I was blind
Now I see
(1)
 
 
 
 
 
 
 
Mentre Belle camminava davanti a lui, appena finita la loro punizione giornaliera, la sera di quel cinque febbraio, Robert strinse convulsamente le mani intorno alla borsa.
Gli pareva che la camicetta pesasse come piombo.
Uscirono in cortile e si fermarono.
“Allora…ci vediamo domani” disse infine Belle.
“Aspetta, devo darti una cosa”
Aprì la borsa e le consegnò la camicia.
Lei trattenne il fiato, sorpresa, dopodiché la afferrò e la aprì.
“Non ci credo!” Esclamò.
“Credici!”
“E’ pulita! E’ …meravigliosa! E’ come nuova” strillò felice.
Gold sorrise soddisfatto.
Il suo piano aveva funzionato, e niente lo rendeva più contento di vedere Belle esultare.
“Come diavolo hai fatto!”
“Te l’ho detto, mia madre è un asso in queste cose!”
Belle saltellò sul posto, dopodiché buttò con slancio le braccia intorno al collo di Robert e gli scoccò un bacio sulla guancia.
Lui la sollevò leggermente e la fece dondolare sul posto, sentendo il cuore esplodere di una leggerezza e di una felicità indescrivibile.
Non aveva mai potuto farlo con Regina.
Non poteva abbracciare Regina, figuriamoci se avesse provato a sollevarla.
“Grazie” gli sussurrò Belle all’orecchio.
“E di cosa”
Si staccarono e la ragazza si sciolse in un sorrisone enorme.
“Sei stato carinissimo, davvero, grazie!”
“Smettila di ringraziarmi, era il minimo che potessi fare…dopo quello che ti ho fatto passare”
Belle guardò un attimo per terra, poi si avvicinò.
“C’è…qualcosa che posso fare per ricambiare il favore?”
Gold deglutì. La lista delle cose era piuttosto lunga, ma forse era meglio contenersi…
“Vieni a cena con me questa sera” le disse.
“Cosa?”
“E’ tardi, sono le sette…andiamo a mangiare qualcosa insieme, poi ti riaccompagno a casa in macchina”
Belle inclinò la testa e si morse il labbro.
“Non sono vestita da serata elegante” tentò.
“Non ce n’è bisogno, sei bellissima comunque”
“Ruffiano”
“Solo sincero”
“Dove mi porteresti?”
“Dove desideri”
Belle ci pensò su.
“Ho voglia di un hamburger” disse poi.
“E hamburger sia. Andiamo da Granny’s?”
“Perfetto”
“Sia chiaro” precisò lei minacciosa “Non è un appuntamento. Perciò niente mosse strane o impreviste”
“Ricevuto”
Granny’s era una graziosa tavola calda non troppo lontana dalla scuola.
Faceva i migliori hamburger della città, delle vere delizie.
Mentre camminavano vicini, Robert realizzò improvvisamente che era la prima volta che uscivano insieme.
Non era un’uscita ufficiale, non era un appuntamento, ma era la prima volta.
Resistette alla tentazione di prenderle la mano.
O forse poteva…? No, lei aveva specificato che si trattava di un’uscita amichevole. Avrebbe rispettato il suo desiderio, non avrebbe forzato le cose.
Belle rabbrividì e si strinse nel cappotto.
“Fa davvero freddo per essere febbraio”
Robert era sempre stato un tipo piuttosto sicuro di sé ma in quel momento si sentì un ragazzino alle prime armi.
Si armò di tutto il coraggio che aveva e passò dolcemente un braccio intorno alle spalle di Belle, cercando di non essere comunque invadente o inopportuno.
La ragazza si bloccò.
“Credevo non fosse un appuntamento”
“Non lo è”
“Quindi perché…”
“Sentivi freddo, ho solo… pensato di riscaldarti”
Lei ridacchiò e ripresero a camminare.
“Quindi ti piacciono gli hamburger” riprese lui.
“Sì. A volte vorrei che mi piacessero di meno”
“Come mai?”
Belle fece un gesto eloquente con le mani intorno alla pancia e Robert scoppiò a ridere.
“Non se ne parla neanche! Non iniziare anche tu con questa storia!”
“Anche?”
“Sì. Regina mi ha già tediato abbastanza in passato”
“Oh”
“Non farti questi problemi, non ne hai bisogno, sei perfetta così”
Lei sorrise. Era bello stare con Robert, aveva il raro dono di farla sentire sempre a suo agio e…stranamente bella. Sentendo il suo braccio leggermente appoggiato sulla sua spalla realizzò improvvisamente che era felice e serena, per la prima volta dopo molto tempo.
Qualcosa dentro di lei la incitava a girarsi verso di Robert, baciarlo, stringerlo e smetterla con quella farsa e con quel continuo fuggire.
Fuggiva perché aveva paura. E se improvvisamente si fosse ricordato del fatto che lui era popolare e lei era una sfigata? E se fosse tornato da un giorno all’altro con Regina? E se…
C’erano un po’ troppi “se” nel suo ragionamento.
I suoi pensieri vennero interrotti da Robert stesso che si fermò davanti a Granny’s.
“Prima le signore” disse ghignando leggermente e aprendole la porta.
Belle alzò gli occhi al cielo ed entrò nel locale.
Li fecero accomodare ad un tavolo vicino alla vetrata.
Belle si sedette nervosa e si lisciò la gonna. Tamburellò le mani sul tavolo.
“Nervosa?” chiese Robert, consultando pensieroso il menù.
“Un po’” ammise lei.
“Perché? Non è un appuntamento” accennò lui sorridendo.
“Mi innervosisce non essere vestita da sera”
“Neanche io sono vestito da sera”
“Hai una camicia”
“Io ho sempre una camicia”
“Perché indossi solo le camicie?”
“Perché mi piacciono. Sono un tipo classico” borbottò “Cosa prendi comunque?”
“L’hamburger piccolo”
“Patatine?”
“Tu le prendi?”
“Facciamo così: dividiamo una porzione grande di patatine”
Ordinarono.
Belle controllò il cellulare.
“Sei davvero nervosa” commentò Robert.
Belle sospirò.
“Non…sono nervosa. E’ solo strano per me, tutto qua”
“E’ strano uscire con un amico?”
“E’ strano uscire e basta”
“Sai, mi sono sempre chiesto perché tu fossi così…sola. Voglio dire, non c’è un motivo reale”
La ragazza spostò lo sguardò da Robert, al bancone (forse nella speranza di vedere i loro piatti arrivare e dover concludere così il discorso).
Dopo un po’ si decise a rispondere.
“Non è un problema per me stare da sola. Molte persone non mi piacciono, non mi fanno sentire a mio agio… e se una persona non mi piace faccio fatica ad aprirmi. Ma non per superbia”
“Non ho mai pensato fosse superbia”
“Sono felice così, capisci? Ora sto con Tink, e con lei mi trovo bene”
 “E con me?”
Belle sorrise e non rispose.
Finalmente vennero serviti. Per un po’ rimasero in silenzio divorando i rispettivi hamburger.
“Ketchup?” chiese Robert.
“Mh, sì dai”
Belle allungò la mano per prenderlo, e Robert allungò la mano per passarglielo.
Le loro mani si scontrarono brevemente, ed entrambi arrossirono.
“Scusa” si affrettò a dire Belle.
“Colpa mia”
“No, colpa mia. Dovrei farmi servire da un galantuomo come te”
Gold scoppiò a ridere.
Finirono di mangiare.
Dopo un po’ lo sguardo di Belle cadde su un opuscolino pubblicitario a lato del tavolo. Lo afferrò e lo aprì.
“E’ il cinema Odeon. Carino, ma un po’ fuori città” disse Gold.
“E tu lo conosci perché…?”
“Danno qualche buon vecchio film. Ogni tanto ci andavo”
“Con…Regina?” chiese lei esitante.
“Scherzi? Non aveva tempo per queste cose. No, ci andavo da solo”
“Triste come cosa” osservò Belle.
“Non credo”
“I tuoi amici lo sanno che vai al cinema da solo?”
“No”
“Quindi lo consideri triste”
“No, non credo che capirebbero, tutto qui”
“Ecco, questo è il motivo per cui spesso preferisco stare sola”
Gold alzò le spalle con fare rassegnato, e Belle sorrise.
C’era una cosa che la stupiva profondamente, e che aveva scoperto di recente negli ultimi giorni: lei e Robert erano in sintonia.
Non su ogni cosa, avevano anche molti pareri discordi, ma stavano bene insieme.
A Belle piaceva passare del tempo con Gold, al di là di tutto ciò che era accaduto e che sarebbe potuto accadere; le piaceva come persona, come ragazzo e anche come amico.
La affascinava.
In quel momento Robert sfogliava le varie locandine del cinema.
“Danno Full Monty (2) ” disse ad un certo punto.
La ragazza soffocò una risata.
 “L’hai visto?”
“Chi non l’ha visto?”
“Quindi immagino che non ti andrebbe di rivederlo”
Belle giocherellò distrattamente con un tovagliolo. Aveva capito dove voleva andare a parare.
“Dipende” disse a quel punto.
“Da?”
“Dalla compagnia”
“In che senso?”
“Non andrei a rivederlo da sola, come fai tu”
“A me andrebbe di rivederlo da solo. Io potrei andare lì, magari domenica pomeriggio alle cinque. Se vuoi puoi venire anche tu e in caso se ci incontriamo lo possiamo guardare insieme, o da soli però seduti vicini”
In quel momento la cameriera portò il conto.
Robert tirò fuori il portafogli e le consegnò un bigliettone da venti.
“Tenga pure il resto”
“No” disse Belle con voce incolore.
La cameriera la guardò stupita.
“Oh scusi, non dicevo  a lei” si affrettò a chiarire Belle. “Gold, per favore…paga solo per te”
“Non esiste”
La ragazza tirò fuori dal portafogli una banconota da dieci e la diede alla cameriera.
“Questo è per me, paghiamo separato”
“No!” esclamò Robert.
“Gold, non mettermi in imbarazzo, non voglio che paghi!”
“Belle, voglio offrire io”
“Non se ne parla! Non era un appuntamento, quindi non offri tu”
La poveretta che stava di fronte al loro tavolo seguiva la discussione guardando prima uno poi l’altra, come in una partita di tennis.
“Ascolti…M-meghan” Disse Robert leggendo la targhetta sulla camicia della cameriera “Tenga solo la mia banconota, okay?”
“Ehm…” iniziò.
“No!” protestò Belle alzando la voce. Iniziava a scaldarsi.
“Belle, facciamo così, ne parliamo fuori!”
“Ho detto che non devi offrirmi nulla, non mi farai cambiare idea. Ognuno paga per sé”
Smollò con violenza la banconota da dieci alla cameriera, dopodiché afferrò le sue cose e si alzò.
Gold rimase a fissare la scena allibito.
Meghan lo guardò incerta sul da farsi.
“Tenga comunque i venti” disse lui senza pensarci troppo, e seguì Belle fuori dalla tavola calda.
 
La trovò seduta fuori su un muretto, imbronciata, mentre scriveva qualcosa al telefono.
“Belle, si può sapere che diavolo era quello?” iniziò lui.
“No! La domanda te la faccio io!” protestò lei bellicosa.
“Ho solo cercato di fare una cosa carina! Perché devi sempre…rompermi le uova nel paniere?”
“Non si tratta di questo. Avevamo stabilito che era un’uscita amichevole ma tu sapevi che non era così!“
“Solo perché ti volevo offrire la cena!?”
“La offriresti a Jones?”
“Ma che razza di discorso è!?”
Belle respirò a fondo.
“Se cominci ad offrirmi cene, e cose simili…io inizio a sentirmi dipendente. Ma in senso negativo, nel senso che iniziò a sentirmi in colpa e cose simili. Poi magari ho paura di non darti abbastanza in cambio e-“
“Tu sei pazza! Darmi in cambio che cosa esattamente? Se ti offro la cena non pretendo niente in cambio!”
“Ma sono io che mi sento in debito. Per favore, ti chiedo solo di rispettare le mie decisioni”
Rimasero in silenzio per alcuni momenti.
Poi Belle riprese.
“Se l’invito al cinema è ancora valido…verrei volentieri”
Robert si passò una mano nei capelli, nervoso.
“Non vuoi più?”
“Sì io…certo che voglio”
“Cosa c’è adesso?”
“Niente”
“Bugiardo”
“Sono un bravo bugiardo”
“Per niente”
La scrutò torvo.
“Mi destabilizza un po’ questa situazione”
“Destabilizza anche me”
Si guardarono un momento, poi Robert propose di tornare alla macchina.
“Sempre che tu non ti senta in debito con me anche per questo”
Belle sbuffò annoiata.
Camminarono sul marciapiede quasi deserto. Era ora di cena, e gli abitanti di Storybrooke erano chiusi al caldo nelle loro case.
Non c’era anima viva all’aperto.
Gold strisciava i piedi mogio mogio. Aveva sperato di riuscire a passare una bella serata, senza discussioni e senza litigi…ma Belle era testarda. Poteva essere dolce, gentile e adorabile, ma era un muro quando ci si metteva.
Una cosa stupida come offrirle un Hamburger si era trasformato in una questione di stato e aveva rovinato la bella atmosfera.
Rimasero entrambi in silenzio per quasi tutto il viaggio.
“Dove abiti?”
“Via de Beaumont numero dodici” (3)
Giunsero con ma macchina di fronte alla casa di Belle. Robert la adocchiò senza farsi vedere. Era carina, modesta ma graziosa. Sorrise pensando che una di quelle stanze era la camera di Belle.
“Allora ehm…” iniziò lei “Grazie per il passaggio, e per la bella serata”
Gold sorrise amaramente.
“Bella serata”
“Sì, bella serata. A me è piaciuta” ribadì lei.
“Già. Ci vediamo”
“A domani”
La guardò saltellare verso casa con un senso di malinconia che lo pervadeva.
Non riusciva ad entrare nella sua vita.
Nonostante tutti gli sforzi ancora la porta era irrimediabilmente chiusa.
Stava per rimettere in moto il motore quando si accorse che Belle era tornata indietro e in quel momento si accingeva a bussare sul finestrino.
“Ho dimenticato una cosa” mimò con le labbra.
Entrò rapidamente in macchina.
“Hai dimenticato la sci-“
Venne interrotto dalle morbide labbra di Belle che si posarono decise sulle sue.
E proprio come quella notte all’ospedale, rimase stordito ed estasiato da quella sensazione. Sentì la mano di Belle sulla guancia e rabbrividì.
Quando si staccarono Belle sorrise dolcemente contro le sue labbra.
“E’ stata davvero una bella serata” mormorò.
“Wow…mi fa piacere”
Lei gli scoccò un ultimo bacio veloce, prima di uscire dall’auto e correre definitivamente dentro casa.
 
 













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1) Big Parade - Lumineers
2) Ehm Ehm. Full Monty...scusatemi, dovevo farlo. Spero che capirete
3) Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, scrittrice de "La Bella e la Bestia" 
(*) La mamma e la zia di Robert sarebbero le due filatrici che l'hanno cresciuto (3x08)


Hello dearies!
Innanzitutto scusatemi: ci ho messo un pochino a pubblicare questo capitolo, ho avuto una vera e propria crisi mistica. Quel tipo di crisi in cui scrivi e ogni cosa che scrivi ti fa venire voglia di impiccarti. Spero sia normale.
Comunque eccoci qua :) Questo capitolo non mi ha entusiasmato particolarmente, ma l'hamburger date è l'hamburger date, come potevo tralasciarlo? Purtroppo però non sono proprio soddisfattissima del risultato ma...in ogni caso eccolo.
Nel prossimo capitolo vedremo cosa sta succedendo a Regina, come reagirà e...Beh, diciamo che una certa Salvatrice tornerà a colpire! 
Fatemi sapere come sta procedendo, i vostri pareri ora contano più che mai!
Quindi ringrazio di cuore tutti coloro che recensiscono (a cui risponderò a brevissimo), quelli che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite o da ricordare; ringrazio anche i lettori silenziosi, e spero che il lavoro vi piaccia (ma vi invito ad esprimervi, cosicchè io possa sapere se c'è qualcosa che non quadra)! 

Alla prossima (quindi a presto, mi auguro), e grazie ancora per il sostegno che mi dimostrate!
Seasonsoflove

 
   
 
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